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mercoledì 22 luglio 2009

Vigevano: altra contestazione a Caselli!


Ieri sera, anche nella tranquilla e pacificata città di Vigevano, in occasione di una nuova tappa della presentazione del libro del presunto magistrato democratico Caselli, un gruppo di compagni e compagne in maniera spontanea ha deciso di presenziare all'appuntamento facendo sentire la propria indignazione e opposizione all'operazione repressiva Rewind.Il gruppo di contestazione è riuscito ad arrivare davanti all'ingresso della festa dove si teneva la presentazione e nonostante le minacce di cariche e di denuncie da parte della digos di zona è stato aperto uno striscione, si è volantinato, urlato slogan e fischiato, riuscendo a disturbare non poco e ad attirare l'attenzione dei cittadini rispetto al contenuto dell'iniziativa.La contestazione ha ricordato che la campagna Rewind non è la sola che ha colpito i movimenti, ma esistono costruzioni giudiziarie apposite per cercare di cancellare le lotte soprattutto quando queste si dimostrano radicate nei vari settori sociali, e per questo tra i vari slogan abbiamo urlato che la solidarietà va a tutti i compagni/e colpiti dalla repressione.Non solo. Abbiamo voluto anche avvisare che la convinzione è ferma: la repressione non potrà mai "arrestare" la volontà di cambiamento dell'esistente e di giustizia sociale.

Di seguito alcune foto del presidio e il volantino distribuito durante l'iniziativa.

"I movimenti non si arrestano" è la firma-slogan utilizzata dal gruppo.

La solidarietà non si "arresta"!
Oggi Vigevano ospita Giancarlo Caselli, presentato come eroe della Repubblica italiana, che per tutta la vita si è impegnato alla lotta contro il "male", procuratore generale di Torino che, come ultimo trionfo, grazie all'operazione Rewind, ha impersonificato nuovamente il "bene" arrestando, senza processo, 21 compagni e compagne che il 19 maggio hanno manifestato a Torino contro il G8 University Summit.A due mesi di distanza dalle cariche delle "forze dell'ordine" contro il corteo studentesco che protestava contro il G8 dell'Università a Torino, la magistratura fa arrestare 21 compagni e compagne, indagarne un'altra ventina, perquisire il centro sociale Askatasuna di Torino e Radio Sherwood a Padova.La violenza di questi arresti e il chiaro intento repressivo purtroppo non ci stupiscono, nella loro funzione di esplicita intimidazione e per le mobilitazioni contro la vetrina del G8 all'Aquila, soprattutto nel momento in cui il presidente del consiglio Berlusconi vede "appannata" la sua aurea vincente, a tal punto da venir messa in dubbio la presenza dell'Italia ai prossimi vertici internazionali.Una guerra di bassa intensità che ha come unico scopo quello di eliminare qualsiasi forma di opposizione in cui le lotte dei movimenti e gli episodi di conflitto sociale vengono riprese dai giornali solo quando si verificano scontri e si effettuano arresti dando in ogni caso la solita versione che gli organi repressivi vogliono far passare. Della progressiva erosione dei diritti non se ne parla e in tal modo i media mostrano la loro complicità con la loro completa subordinazione alle varie forme di democrazia autoritaria.Questa repressione subisce un'accellerazione preventiva, proprio perché siamo in una fase di profonda crisi strutturale e di sistema del capitalismo, nella quale le voci di dissenso, politiche e sociali, allo sfruttamento di classe e all'impoverimento generalizzato dei lavoratori e della lavoratrici, stanno emergendo nei territori e nei differenti luoghi della produzione del profitto, così come in ambito universitario ove viene progressivamente ridotta la possibilità di un sapere aperto a tutti sempre più limitato ai pochi in grado di permetterselo.In tal contesto di perfezionamento di un controllo sociale sempre più pervasivo e di limitazione degli spazi di opposizione è ben inquadrabile il disegno di rimozione dalla stessa storia della coscienza dei movimenti di lotta, dell'idea di una società altra e radicalmente alternativa, non più fondata sullo "sfruttamento dell'uomo sull'uomo".A colpi sia di manovre e teoremi giudiziari, sia della repressione poliziesca minuta e quotidiana, sia di un revisionismo storico fatto proprio anche dalla stessa sinistra cosiddetta socialdemocratica, il tentativo centrale è quello di estirpare ogni forma di immaginario rivoluzionario da un corpo sociale e di classe sempre più sfruttato e precario.Partendo dal presupposto che il diritto a manifestare il proprio dissenso è un diritto innegabile e che i 21 compagne e compagni arrestati non sono colpevoli di null'altro che questo, ci chiediamo di quale medaglia od onorificenza è da attribuire al procuratore Caselli.Ci chiediamo se la "sicurezza" tanto decantata ed il "male" tanto temuto siano sostenuti da questo sistema in quanto necessari alla propria sopravvivenza o considerino realmente i bisogni di ogni individuo di questa società, ovvero la sicurezza di un'istruzione per tutti e di tutti, non revisionista e meritocratica, la sicurezza del lavoro e sul lavoro, la sicurezza del diritto alla casa, dei servizi pubblici (tra cui la sanità) e degli spazi sociali, la giustizia di una società egualitaria che rispetti ogni individuo senza distinzione di classe o di razza.Ma noi crediamo che la risposta sia no, non è questa la sicurezza che, con la repressione, il nostro sistema ci garantisce, ma quella di una società che continuerà a sopravvivere sullo "sfruttamento dell'uomo sull'uomo", delle esangue distinzione tra buoni e cattivi cittadini, tra chi ha diritti e chi non ne ha.

Contro la criminalizzazione dei Movimenti!

Solidarietà agli/le arrestati/e!Liberi/e tutti e tutte subito!

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