IN PRIMO PIANO

______________________________________

sabato 31 luglio 2010

Sitel Italy licenzia 74 lavoratori

Sitel italy, multinazionale delle telecomunicazioni, ubicata a Milano, in via Montecuccoli, 20 ha deciso di dare un colpo basso ai suoi 293 lavoratori.
Settimana scorsa, con una manovra meschina, sono stati aperti gli incartamenti per il licenziamento di 85 lavoratori ( 60 contratti a termine e 14 precari) per risolvere un problema strutturale riguardante un abbassamento del lavoro.
Sitel ha chiuso il suo bilancio dell'anno con un utile di 800 mila euro ma nonostante ciò ha fornito ai suoi lavoratori informazioni riguardo una serie di licenziamenti da effettuare nei prossimi 3 mesi.
Questi licenziamenti colpiranno 74 lavoratori su 293, lasciando fuori capi reparto e responsabili, così da poter colpire nel mucchio i lavoratori che in questi mesi hanno denunciato le irregolarità dei bilanci e del lavoro, che non manca per la crisi, ma che viene smistato o rifiutato dall'azienda che intende smobilitare i reparti e trasferire l'assistenza tecnica di alcuni colossi dell'informatica altrove.
Entro settembre il compartimento di Toshiba, 16 lavoratori, verranno lasciati a casa per trasferire il reparto in spagna dove il costo dei lavoratori è più basso e ridimensionati i reparti HP e Microsoft per spostarli in paesi dove il lavoro costa meno e si può sfruttare meglio.
Nessuna sicurezza viene data per i lavoratori che non verranno coinvolti nei licenziamenti, infatti l'azienda non assicura un inversione di tendenza dei volumi di lavoro per il 2011.
Dopo essersi arricchita (fino a ieri) con il precariato, adesso lascia a casa i lavoratori, ecco come va a finire con i nuovi lavori del Mercato Globale.

Sitel lavora per: HP Italy - Microsoft Italy - Toshiba Italy - Bosh

http://www.lavoratoricolsentersitel.info

lunedì 26 luglio 2010

PER LA DEMOCRAZIA NELLE FABBRICHE!

La democrazia (di carta) nella fabbriche e nei luoghi di Lavoro.

Il 14 e 15 luglio nello stabilimento della Marcegaglia di viale Sarca si sono svolte le elezioni della RSU.

La Fiom ha nominato quattro delegati con il 74% dei voti, la Flmuniti è stata esclusa con il 26% dei voti.
Questo risultato poco democratico è stato possibile grazie all’applicazione da parte della Fiom dell’accordo del 1993, con la nomina di 1/3 dei delegati, regola che nelle precedenti elezioni del 2007 non è stata applicata.

L’atteggiamento discriminatorio della Fiom è in forte contraddizione con l’attività svolta dalla stessa organizzazione, che nei mesi scorsi ha raccolto le firme e successivamente ha presentato una proposta di legge popolare sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro, per abrogare i privilegi elettorali previsti dall’accordo interconfederale, a favore di una rappresentanza eletta con il proporzionale puro.

Il coordinamento dei Lavoratori uniti contro la crisi non approva questa scelta, che fra l’altro punisce oltre che il sindacato di base, anche un esponente dello stesso coordinamento che tanto si è speso per costruire il percorso critico a cui molti delegati, Lavoratrici e Lavoratori di altre aziende hanno aderito.

Il Coordinamento Uniti Contro la Crisi, che in tutte le iniziative rivendica la costruzione dal basso delle linee sindacali, giudica la scelta della Fiom incoerente e penalizzante.
Chiede alla Fiom-Cgil di ritirare immediatamente la nomina del delegato a favore del Lavoratore eletto democraticamente dai Lavoratori.


· Per la Democrazia nei luoghi di lavoro!
· Per far pagare la crisi ai padroni!

Chiediamo a tutti i delegati e lavoratori, particolarmente agli iscritti FIOM, di inviare tantissime mail alla FIOM Nazionale in cui si richiede di essere coerenti sia in Marcegaglia che ovunque.

Le mail a cui scrivere sono:

organizzazione@fiom.cgil.it

sindacale@fiom.cgil.it


Coordinamento Lavoratori Uniti Contro la Crisi di Milano

Sesto San Giovanni 22 luglio 2010

Accordo Lavorando.it

n questi giorni è stato sottoscritto l'accordo sindacale anche per i lavoratori della cooperativa Lavorando.it di Livorno che svolge l'attività presso il sito della TAIMM di Varedo. A seguire vi sarà la trattativa per il recupero della parte economica relativa alla gestione della cooperativa che gestiva precedentemente l'attività nel sito. L'accordo è giunto anche grazie alla fermata dal lavoro dei lavoratori coinvolti.

per vedere l'accordo:

www.sicobas.org/stampa/190-accordo-lavorandoit

sabato 24 luglio 2010

Comunicato S.I.Cobas: accordo alla Coopservices a Monza

Ieri, dopo più di un mese dalla presentazione della nostra piattaforma di rivendicazioni (allegato1) alla coop Services presente nel sito dell'ARCO di Monza, si e addivenuti ad un accordo (allegato 2).Questo accordo è stato sofferto, soprattutto perchè i lavoratori hanno contro non solo la direzione della cooperativa, ma la stessa ARCO che è diretta in prima persona dal patron Riva che, nella tradizione dei dirigenti d'azienda dell'800, mantiene il comando con una rigidità assoluta. Per arrivare a questo risultato, però, tutti i lavoratori della cooperativa, ieri dalle 14.00 alle 18.00, hanno incrociato le braccia e costretto la cooperativa e Arco a sedersi al tavolo della trattativa e concedere la maggior parte delle richieste da noi fatte. Per prima cosa hanno ottenuto indennità non corrisposte dal contratto del 2007 e che il pagamento delle 1098,00 euro fossero date alla data del 28-07-20010, che dal primo di agosto sia corrisposta un'indennità sostitutiva mensa di 0.50 euro all'ora, cifra che sarà elevata a 0,65 euro a partire dal primo ottobre 2010; altra cosa importante, il riconoscimento al 100% di tutti gli istituti contrattuali a partire dal primo settembre e il riconoscimento di uno scatto d'anzianità. ma, soprattutto il riconoscimento del ruolo sindacale delle RSA che avranno un ruolo nell'organizzazione dei turni, orario di lavoro. Il rappresentante della UIL trasporti, che aveva un mese fa , con CGIL, e CISL, sostenuto presso l'azienda cooperativa che non volevano sedersi con noi al tavolo della trattativa a dovuto "ricredersi" e per non perdere il rapporto con i propri iscritti firmare l'accordo da noi voluto ed ottenuto.
ANCORA UNA VOLTA L'UNITA' DI LOTTA MOSTRATA DAI LAVORATORI HA RAGGIUNTO IL RISULTATO DESIDERATO.

per vedere l'accordo e la piattaforma:
www.sicobas.org/stampa/188-accordo-arco-monza

martedì 20 luglio 2010

Presidio contro il licenziamento di Jessica Capozzi dall'ATM giovedi' 22/7 dalle h. 16 alle 18

Giovedì 22-7 dalle ore 16 alle 18, davanti alla sede ATM di Foro Buonaparte 61 (MM1 Cairoli) presidio di solidarietà con Jessica Capozzi per ottenere il suo reintegro all'ATM di Milano. PARTECIPATE IL PIU' POSSIBILE.

Jessica Capozzi è stata licenziata da ATM. Finito il contratto a termine, non l'hanno più rinnovato. Jessica ha perso il lavoro, la casa, la possibilità di pensare al proprio futuro. Da allora vive e protesta in macchina di fronte al deposito ATM di via Palmanova.E' stata licenziata nonostante le ore di straordinario all'ATM siano senza fine, nonostante ci sia necessità di più autisti e più mezzi.

Jessica Capozzi condivide la sorte di tutti gli altri precari, il ricatto continuo di dover chinare la testa e subire umiliazioni per paura del mancato rinnovo di quel contratto di schiavitù che è il precariato, l'impossibilità di costruirsi un futuro senza la garanzia di un posto di lavoro a tempo indeterminato.
Poco importano le motivazioni pretestuose che hanno portato al mancato rinnovo del contratto.
La vera colpa di Jessica è quella di non aver accettato passivamente la situazione durante il periodo di lavoro, e, soprattutto di aver osato alzare la testa e rivendicare i propri diritti dopo il licenziamento.
Riportare Jessica al posto di lavoro non è semplicemente una soluzione di un caso individuale, ma un atto concreto di contrasto contro la precarizzazione di tutti i lavori, un tassello di una lotta più generale per ottenere

LAVORO STABILE, SALARIO, DIRITTI
per tutti i lavoratori, italiani e immigrati

Sindacato Intercategoriale Cobas
http://sicobas.org/
coordinamento@sicobas.org
Via Marco Aurelio 31, 20127 Milano tel/fax 02/49661440

lunedì 19 luglio 2010

Nuova lettera operai polacchi FIAT

Colleghi di Fiat Italia, noi ammiriamo enormemente la vostra lotta contro gli attacchi alle vostre condizioni di lavoro e i vostri diritti fondamentali.
Il licenziamento di Pino Capozzi mostra la vera natura dell'azienda per cui lavoriamo. E' un attacco al diritto basilare dei lavoratori di poter protestare e dissentire con le scelte della dirigenza.
Stiamo assistendo alla crescita di un nuovo totalitarismo - quello che viene chiamato "Corporate Power". Nei luoghi in cui i lavoratori sono troppo deboli per resistere esso si configura come un vero e proprio sistema di terrore. Disgraziatamente i sindacati qui a Tychy hanno deciso che noi dobbiamo starcene tranquilli, da bravi servi, e pregare Fiat di non toglierci il lavoro.
Ma alcuni di noi domani lavoreranno molto, molto lentamente. Sarà un piccolo segno di solidarietà verso di voi.

Tychy, 15 luglio 2010

sabato 10 luglio 2010

LA SPINTA! di LUGLIO

LA SPINTA! di LUGLIO

IN QUESTO NUMERO:

- Dal voto di Pomigliano una possibile ripresa della lotta

-Lettera dei lavoratori di Tichy a quelli di Pomigliano

- Non tutti pagano la crisi in Italia

- ricchezza e povertà

- Rinnovato il contratto tessile- Calzaturiero:
Inutile dire che è un contratto di Merda.

per leggerla cliccare sul link:

www.scribd.com/doc/34144102/LASPINTA-Luglio

venerdì 9 luglio 2010

Solidarieta’ agli operai della Mangiarotti

Il S.I.COBAS esprime piena solidarietà agli operai della Mangiarotti Nuclear che sono stati aggrediti e manganellati dalla polizia mentre stavano tentando di raggiungere la Prefettura.
Gli operai della Mangiarotti non chiedono altro che tornare a lavorare, non subire in modo supino i licenziamenti, per questo da dicembre sono in presidio permanente davanti alla fabbrica di V.le Sarca. Questa attività repressiva nei confronti degli operai della Mangiarotti (dove in precedenza era già intervenuta la polizia), come quella nei confronti degli operai delle cooperative (come a Cerro al Lambro), nasce dal fatto che lo Stato per conto dei padroni, conduce contro tutti i lavoratori, una guerra non dichiarata. E’ un attacco capillare che fa le sue vittime, che sono i morti sul lavoro, i morti causati dalle malattie contratte sul lavoro, dai licenziamenti, dal precariato diffuso, dagli affitti impossibili da pagare, dalle espulsioni perché non puoi esibire un permesso di soggiorno. Una guerra fatta in sostanza da atti che determinano un peggiorare delle condizioni di vita e di lavoro, dove le vittime sono solo da una parte: quella degli operai.

A quest’attacco settori di lavoratori cominciano a opporre una resistenza, ci sono degli esempi vittoriosi, alla INNSE, come nelle cooperative della logistica, contro il moderno schiavismo (che sarebbe meglio definire moderno caporalato). Una caratteristica comune di queste lotte è che spesso travalicano la legalità esistente, legalità che serve a imbavagliare la classe, creando problemi di “ordine pubblico”, in altre parole diventano un problema politico. E da qui che nasce la repressione e gli interventi polizieschi, repressione che colpisce qualsiasi organismo o gruppo di lavoratori che è o potrebbe diventare un centro di orientamento, promozione o direzione della classe.
Davanti alla falcidia di licenziamenti e del peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, come S.I.COBAS proponiamo un confronto con tutti i gruppi di lavoratori e realtà di lotta, per arrivare a costruire una strategia che unifichi le lotte per la difesa del posto del lavoro , del salario e l’organizzazione politica e sindacale dei lavoratori, dei disoccupati, degli immigrati. Questa strategia deve partire dall’assunto che la lotta va fatta comunque e in tutte le circostanze, anche nelle fabbriche in crisi dove i padroni (per realizzare maggiori profitti) de-localizzano la produzione, come pure nelle fabbriche che chiudono perché non sono in grado di sostenere la concorrenza, per un salario medio garantito ai disoccupati. Riteniamo inaccettabile il ricatto di chi sostiene che nelle fabbriche in crisi non rimane altro che contrattare, azienda per azienda, ammortizzatori sociali per rendere meno doloroso il licenziamento.

CONTRO I LICENZIAMENTI ORGANIZZIAMO LA RISPOSTA UNITARIA DI TUTTI I LAVORATORI NESSUNA CHIUSURA DI AZIENDE PUO’ ESSERE ACCETTATA SUPINAMENTE

GARANZIA DEL SALARIO PER GLI OPERAI E I PROLETARI ESPULSI DALLE AZIENDE
SALARIO MEDIO GARANTITO AI DISOCCUPATI

UGUALI DIRITTI PER TUTTI I LAVORATORI SOPRATTUTTO SE IMMIGRATI

ORGANIZZIAMO A SETTEMBRE UN’ASSEMBLEA DEI LAVORATORI CONTRO L’ATTACCO DELLA BORGHESIA ED IL SUO STATO

8.08.2010

giovedì 8 luglio 2010

Milano: polizia carica corteo operai Mangiarotti nuclear, 5 feriti

DA INFOAUT:

Dopo il festival gratuito delle manganellate andato in scena ieri mattina contro gli aquilani in piazza a Roma, quest'oggi altre violenze da parte delle forze dell'ordine, che hanno caricato gli operai della Mangiarotti nuclear a Milano.
Cariche contro gli operai. Gli agenti in assetto anti-sommossa hanno caricato a pochi passi dalla prefettura milanese, 5 i lavoratori rimasti feriti, uno di loro trasportato in ambulanza all'ospedale. Gli scontri tra operai e polizia sarebbero nati dal capriccio della questura di non permettere l'avvicinamento alla sede governativa; ridicole le motivazioni date in seguito, "gli operai non si sarebbero fermati nel punto prestabilito"... Quindi, all'imbocco di corso Monforte le caqriche.Le fotogallery degli scontri operai vs polizia:

Manganellate sugli operai: cinque feriti
Presidio per il lavoro

Giornata di lotta. La giornata di lotta degli operai della Mangiarotti nuclear è iniziata davanti al consolato francese per impedire che la committente Areva chiedesse il trasferimento delle commesse dallo stabilimento di Milano. La fabbrica milanese rischia la chiusura per il trasferimento della produzione a Udine. La Mangiarotti nuclear produce componenti per l'industria nucleare. Dopo un colloquio fra un gruppo di sindacalisti e il diplomatico francese, il corteo, a cui hanno partecipato anche una delegazione dei lavoratori della Maflow di Trezzano sul Naviglio e alcuni esponenti dei centri sociali milanesi, ha tentato di raggiungere la prefettura per chiedere al rappresentante provinciale del governo il rispetto di una sentenza che impone alla proprietà di mantenere la produzione nello stabilimento milanese.vedi anche:

Il blog delle rsu della Mangiarotti nuclear

Processo per la lotta alla FIEGE BORRUSO

Mercoledì 14 luglio 2010 alle ore 9,30 presso il Tribunale di Lodi si svolgerà il processo per lo sciopero iniziato il 30 dicembre 2009 alla Fiege Borruso di Brembio, in cui il coordinatore provinciale di Cremona del S.I. Cobas Fulvio Di Giorgio, e Gremi Ermir, uno dei lavoratori della cooperativa, furono arrestati per essere poi rilasciati il giorno seguente. L'accusa è di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. L’avvocato difensore, Sergio P., ha ottenuto dal giudice Stefania P. l’ammissione tra le prove dei filmati degli scontri realizzati dai Cobas stessi. I due imputati schierano sei testimoni a favore (con altri 28 disponibili) e certificati medici di pronto soccorso dei lavoratori che hanno subito le percosse; due poliziotti invece sosterranno la pubblica accusa, affidata al pm Silvana G.

Una breve sintesi della cronaca di quei giorni.

Il 30 dicembre 2009 gli operai della Fiege Borruso di Brembio (LO) - uno dei tanti insediamenti di logistica nel territorio a sud di Milano - in sciopero contro i licenziamenti, stavano manifestando, seduti pacificamente davanti ai cancelli della fabbrica, quando alcune decine fra agenti di polizia e carabinieri, li hanno caricati con violenza, malmenati, spedendone cinque all’ospedale, arrestando un operaio e il rappresentante sindacale del sindacato a cui i lavoratori facevano riferimento (S.I. Cobas).

La versione delle forze dell'ordine fornita alla stampa, sosteneva che il loro intervento era stato necessario per sedare una lite fra lavoratori (che nessuno degli osservatori imparziali ha potuto vedere), e di aver avuto due contusi al termine “degli scontri”.
Questa ultima affermazione è stata smentita sostanzialmente da tutti i testimoni che hanno invece sostenuto come gli unici a picchiare siano stati i poliziotti e i carabinieri.
Le bugie hanno le gambe corte, soprattutto quando solo tardivamente ci si accorge di essere stati filmati da una videocamera (dal filmato della videocamera, che inutilmente gli agenti hanno cercato di sequestrare, si può infatti vedere un ufficiale di P.G., A. D.L., minacciare di togliere ai lavoratori in sciopero il permesso di soggiorno; casualmente proprio questa persona è tra i “contusi”).

Dopo 82 ore di sciopero e picchetto ai cancelli, 35 lavoratori migranti della Fiege Borruso di Brembio, con la solidarietà di molti lavoratori accorsi a sostegno della lotta, conquistavano la vittoria sul campo, per tutti gli obiettivi rivendicati.

Alla fine, tutti i 68 lavoratori presenti nel sito di Brembio, hanno visto conservate le stesse condizioni normative e salariali che avevano prima della presa di posizione aziendale.

Sindacato Intercategoriale Cobas 7 giugno 2010

lunedì 5 luglio 2010

Pomigliano, alcune note della Rete Operaia ValSeriana

I recenti avvenimenti della Fiat di Pomigliano d’Arco ( Na ), con un referendum imposto dalla Fiat, dal Governo, dalla complicità di sindacati asserviti dichiaratamente al padronato, hanno, nonostante ciò, dimostrato che “resistere si può”. E lo hanno dimostrato i lavoratori stessi, i quali, nonostante il clima intimidatorio, le campagne di stampa terroristiche di TUTTE le cordate giornalistiche, l’avversione della cosiddetta “opposizione”, hanno detto “NO” al 40 %... Se viene fatta la tara degli impiegati, dei capi e capetti vari, non direttamente interessati alla cura “polacca” di Marchionne, se ne evince che, alla fine, gli operai Fiat hanno respinto il ricatto.
Certo, un referendum non cambia, non può cambiare, il corso della lotta di classe, che vede nella situazione attuale i lavoratori costretti alla difensiva, e pure rinchiusi nei particolarismi, dall’attacco del capitale nella crisi. Ma QUESTO referendum è pur un segnale significativo E delle potenzialità di lotta inespresse da parte dei lavoratori…E, d’altro canto, del ruolo mortifero che un certo opportunismo sindacale e politico svolge nei confronti di quei lavoratori ai quali dice di richiamarsi.

Citiamo molto rapidamente le posizioni dei dirigenti del PD. Questo partito è in modo evidente e dichiarato (si definiscono “liberal-democratici” ) al di fuori di ogni legame , anche immediato, con la classe proletaria. Dunque, per noi queste posizioni sono normali. Ci meraviglieremmo del contrario.

Pier Luigi Bersani, segretario PD, così si esprime alla Direzione del partito del 22/6/’10 :
“Siamo ad un passaggio delicato…noi diciamo che bisogna preservare gli investimenti e che non si faccia di Pomigliano un modello” ( “Il Manifesto” 23-06-’10 ).
Rosy Bindi, presidente del PD : “ Pomigliano deve restare un caso isolato “.
Enrico Letta, vicepresidente del PD : “...un Unicum “, mentre la”sinistra radicale “ è “fuori dalla realtà “ ( “IL SOLE 24 Ore “ 23/06/’10 ).

Dunque : niente paura; Pomigliano non si diffonderà se passano i “Sì “, perché questo è solo un trattamento speciale riservato a quegli assenteisti e camorristi di quello stabilimento…
La Marcegaglia, spera Bersani, dovrà pur prendere nota che in fondo siamo con loro, anzi siamo COME loro….

Fatta questa doverosa premessa, entriamo ora più addentro ad una questione assai dibattuta. E cioè, se –quanto-come ci siano state divergenze o rotture tra FIOM e CGIL ; se la CGIL stessa si sia collocata coerentemente dalla parte dei lavoratori ; se, infine, la linea assunta dalla FIOM non abbia a sua volta denunciato delle contraddizioni al suo interno.
Il 14/06, dopo la notizia delle intenzioni Fiat su Pomigliano, si tiene, sempre in questo luogo, un Attivo FIOM di dirigenti e delegati. Da questa riunione, come dal tavolo di trattativa, esce riconfermata la posizione FIOM che dichiara inaccettabili le condizioni Fiat su malattia e sanzioni allo sciopero.

Andrea Amendola, segretario provinciale di Napoli della FIOM, dichiara:
“Eppure alla CGIL nazionale, ma anche campana, chiedono una consultazione di tutti gli iscritti.” ( “Il Manifesto” 15/06/’10 ). Ribatte, sempre sullo stesso quotidiano, Michele Gravano, segretario campano della CGIL : “ …è l’unica strada ( la consultazione degli iscritti NDR ), i nostri si devono esprimere democraticamente, noi non possiamo prenderci la responsabilità di dire no…in Campania non possiamo permetterci di perdere gli investimenti. “.
Stiamo citando, e continueremo a farlo, un giornale, “Il Manifesto”, che tra l’altro è sì un “fiommino” dichiarato, ma è altresì un altrettanto convinto sostenitore dell’”opposizione sociale” della CGIL in Italia.

Infatti, il 15/06 questo quotidiano titola a tutta pagina : “ SU POMIGLIANO LA CGIL E’ UNITA “. Vengono all’uopo riportate, in sintonia, le delibere del CC della FIOM ed una nota della Segreteria Nazionale della CGIL dove, da parte FIOM, si dichiara la”piena disponibilità sull’organizzazione del lavoro” richiesta dalla Fiat ( sic ) ed il “no” invece a tutto ciò che vìola la Costituzione e la legalità. Da parte sua, la CGIL fa una dichiarazione di principio dove si proclama che i temi che coinvolgono i diritti individuali non possono essere contrapposti al lavoro.
L’entusiasmo a “sinistra” dura poco, perché già il 16/06 Federico Libertino, della Segreteria campana della CGIL, deve affrontare un’assemblea di iscritti FIOM, sempre a Pomigliano, e qui portare la linea della Confederazione ( solo campana ? ) :
“…gli operai-dice- devono andare a votare per difendere gli investimenti…” ( “Il Manifesto” 17/06/’10 ). Le urla ed i fischi, dice il cronista, non lo fanno terminare. E’ chiaro che sta sostenendo il “SI’” al referendum, cosa che del resto traspare nella stessa giornata da una dichiarazione del segretario generale Epifani, che dice: “ A occhio e croce credo che i lavoratori andranno a votare e che diranno sì : un sì all’occupazione, al lavoro e all’investimento. “ ( “Il Manifesto” 17/06/’10 ).

Sempre nell’assemblea citata, il segretario generale FIOM Maurizio Landini mette sul piatto i punti dei metalmeccanici CGIL : 1) Noi comunque non firmiamo, vada come vada il referendum, perché lo riteniamo illecito; 2) Che i lavoratori vadano a votare per non essere sottoposti ritorsioni; 3) Non diamo indicazioni di voto. Condivisibili le prime due posizioni, ma…la terza cosa vuol dire? Se il referendum è illecito e si va a votare per non subire ritorsioni, si vota “NO” perdio…se si è contrari alla minestra avvelenata di Marchionne !
O ci si vuole preparare il terreno per futuri “ rientri “ dalla porta di servizio ?
Tocca sempre allo stesso Amendola mettere il dito nella piaga. “ Non vorrei trovarmi- dice il segretario provinciale FIOM- domani con un volantino di FIM-UILM-FISMIC con su scritto “LA CGIL NON LA PENSA COME LA FIOM E VOTA SI’ “…mi sento pugnalato alle spalle.”
( “Il Manifesto” 17/06/’10 ).

Per non dire della segreteria nazionale FIOM che potrebbe fare altrettanto coi delegati di Pomigliano….
Qualche giorno dopo, i fratelli coltelli si ripropongono su “Il Manifesto” ( 23/06/’10 ). Ora tocca a Michele Gravano fare l’affondo. Intervistato da Francesca Pilla, egli sostiene la veridicità PD dell’ “Unicum”. La giornalista afferma che è proprio su questo punto che la CGIL ha spinto in questi giorni affinchè la FIOM modificasse le sue posizioni, garantendo gli investimenti e invitando i lavoratori a votare “SI “. Poi la domanda : “La FIOM ha anche definito una pugnalata alle spalle la vostra posizione…” Risposta: “ Si tratta di infantilismo politico ( “parlare di pugnalata” rettificherà poi lo stesso Gravano…ma erano le parole di Amendola !... ) Un accordo separato è sempre una ferita…Ci siamo battuti e ci battiamo affinchè la Fiat faccia gli investimenti, è un’occasione che la Campania non può perdere. Le condizioni di lavoro si possono sempre contrattare…”.

Nuova domanda : “ Però ci sono punti dell’accordo che sono anti-costituzionali. E’ vero o no ?
Risposta : “ I nostri giuristi ci stanno lavorando…Restiamo convinti che una volta garantiti gli investimenti ci possiamo battere insieme per eliminare quegli aspetti che consideriamo non positivi. “
Capita l’antifona? Altro che unità d’intenti tra CGIL e FIOM
Sarebbe un bel teatrino,se non ci andassero di mezzo i lavoratori. Poi il referendum, che mette a nudo tutte le “monnezze” e le ipocrisie attorno a Pomigliano.
Intervistata da Loris Campetti ( “Il Manifesto” 25/06/’10 ) Susanna Camusso, candidata in pectore alla successione di Epifani, alla domanda “ Come giudichi il risultato del referendum imposto dalla Fiat a Pomigliano?” così risponde :
“ I Sì e i No dicono che le persone che ci lavorano vogliono salvaguardare l’occupazione e che questa non può essere messa in alternativa ai diritti garantiti da leggi, contratti e Costituzione…è importante la conferma dell’investimento a Pomigliano ma è un errore continuare a perseguire la strada della divisione sindacale…”
Insomma, la CGIL vuole essere richiamata ai tavoli concertativi dai quali è stata estromessa !
Questa è la sua linea, confermata ampliamente dal recente Congresso Nazionale. Non vedere questo vuol dire mettersi le fette di salame sugli occhi e menare per il naso milioni di lavoratori. In attesa, magari, che qualche “evento” favorevole possa creare improbabili “sponde sindacali” a partiti ( vedi PRC ) che contano un bel nulla nelle lotte.
Tant’è che lo stesso Epifani, dopo il referendum, “distende gli animi” :
“L’azienda vada avanti, c’è tempo per riprendere in mano quei due o tre punti più controversi ( !!!??? ) e provare a condividerli anche con la FIOM. “ ( “Il Manifesto” 25/6’10 ). Dopo tutte queste dichiarazioni, coltellate, manovre di ipocrita “fratellanza”, noi della Rete Operaia riteniamo che siano sempre di più all’ordine del giorno le esigenze indifferibili di autorganizzazione, di collegamento, di generalizzazione delle lotte operaie su obiettivi decisi e perseguiti dagli operai stessi.

BERGAMO 30-06-‘10