IN PRIMO PIANO

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domenica 27 giugno 2010

...E ADESSO MULTATECI TUTTI



SABATO 3 LUGLIO dalle ore 14.00
Nel parco davanti al Municipio di Nerviano in Via Marzorati

FESTA POPOLARE CONTRO L'ORDINANZA N.34

MUSICAGIOCOLERIA STREET SOCCER (portate i palloni)
BIRRA E SANGRIA PANINI E ANGURIE WRITERS (inoltre verra allestito uno spazio mostre libero) Venite tutti in BICI

Programma:dalle ore 15.00 Live set Hip-Hop con:S.S. 33GLXOSS

Dalle ore 18.00 Aperitivo con DJ-SET dei BOOM BOOM SOUND

dalle 20.00 DJ-SET con JOE CARUGO (Electro)PERRY DJ From BOLGIAKURTANOIZE (goa-trance)
VI ASPETTIAMO RIPRENDIAMOCI NERVIANO

Comitato No Ordinanza

no.ordinanza34@gmqail.it

sabato 26 giugno 2010

QUESTA È L’EUROPA! UNA BANDA DI MALAFATTORI PROTETTI DAGLI SBIRRI

BUCAREST: ASSALTO AL PALAZZO PRESIDENZIALE

Il premier Boc vuole tagliare del 25 percento i salari e del 15 percento le
pensioni. Centinaia di romeni hanno tentato di prendere d'assalto oggi il palazzo presidenziale
durante una protesta contro i tagli già approvati dall'esecutivo che colpiscono
salari pubblici e pensioni.
I manifestanti chiedono al presidente Traian Basescu di non firmare la legge, che prevede un taglio del 25 percento dei salari e del 15 percento delle pensioni.
La polizia antisommossa ha respinto un'ondata di circa 600 persone che tentava di scavalcare la barricata di fronte al palazzo.

mercoledì 23 giugno 2010

venerdi 25 giugno ore 21.30 LA GRANDE CRISI DEGLI ANNI '00

Stiamo vivendo una crisi strutturale del sistema capitalistico.
A tre anni dallo scoppio della bolla dei mutui sub-prime, dopo il crollo della Grecia e della Spagna, non si può più dare la colpa a qualche “cattivo” speculatore. E non è un caso che la storia economica recente presenti un susseguirsi di gravi crisi finanziarie. Approfondiamo le cause, i meccanismi e i possibili sviluppi in un incontro audiovisivo con:

Toni Iero
esperto di mercati finanziari

Giorgio Gattei
docente Università di Bologna

C.S.A. VITTORIA
via Muratori, 43_ tel 02-5453986
www.csavittoria.org

25 Giugno SCIOPERO GENERALE!

SCIOPERO GENERALE!

Facciamo pagare la crisi ai padroni e ai loro governi di centrodestra e centrosinistra!

I compagni e le compagne del C.S.A. Vittoria invitano a partecipare alla mobilitazione e sciopero generale di venerdì 25 giugno 2010 e sostengono con forza la decisione dei lavoratori/trici riuniti in assemblea alla Maflow di convergere sino all'ASSOLOMBARDA, sede in cui riduzione dei salari, diffusione della precarietà, aumento dello sfruttamento e tagli alla spesa sociale sono programmati dai padroni, reali responsabili della crisi in cui versa l'economia mondiale.
Riteniamo questa la scelta politica più coerente con l'ineludibile obiettivo della ricomposizione dei percorsi di lotta che agitano il territorio metropolitano: obbligo (e sfida) che, in questa fase, dovrebbe caratterizzare l'azione politico-sindacale prescindendo da sterili logiche di bandiera e/o di appartenenza per sviluppare un fronte di classe il più ampio e determinato possibile che rifiuti e denunci con chiarezza l‘ “opposizione concertativa” della CGIL comunque pronta, ove venissero ristabilite le condizione per una “corretta concertazione”, a tornare al proprio ruolo di gestione e di garante della perpetuazione dell'attuale organizzazione capitalistica dei rapporti di classe.
Alla ferocia dell'attacco classista sferrato dal padronato e dai suoi complici di classe (governi, partiti e sindacati conniventi) deve essere necessariamente opposta, da coloro che subiscono le conseguenze della crisi, l’unità dei lavoratori (e, in generale, degli strati popolari) per recuperare un rapporto di forza tale che permetta la costruzione di una risposta efficace in una prospettiva anticapitalista.
Le diverse forme in cui si sta sviluppando l'offensiva capitalistica alle condizioni di vita e di lavoro di milioni di proletari (comunque non limitata ai confini nazionali di ogni paese) è infatti sempre più stringente e tesa alla conclusione di quel percorso di devastazione delle residue garanzie e del salario dei lavoratori necessario per recuperare margini di profitto sempre più risicati.
La socializzazione delle ingenti perdite e dei debiti accumulati che, sin dall'esplosione della crisi ha caratterizzato le prime misure adottate per attenuarne le conseguenze, è necessaria ma non sufficiente al capitalismo italiano che, conscio dell'occassione irripetibile che comunque la crisi offre, ha programmato la cancellazione definitiva tra gli altri del diritto di sciopero e del contratto collettivo nazionale di lavoro.
Il contratto separato sottoscritto da Federmeccanica con la complicità di FIM e UILM, il collegato lavoro, la manovra finanziaria, il progetto di riforma dell'art. 41 della costituzione per eliminare qualsiasi vincolo sociale all'azione economica capitalistica e il ricatto cui sono sottoposti i lavoratori e le lavoratrici di Pomigliano d'Arco (laboratorio per un futuro di sfruttamento non limitato a quella singola fabbrica), svelano la volontà di annientare la capacità di resistenza collettiva e sindacale dei lavoratori contro l’arroganza e lo strapotere padronale.
L’affondo sulle privatizzazioni di scuola e università, il tentativo di smantellare definitivamente la pubblica amministrazione anche attraverso l’attacco ai lavoratori pubblici e i tagli al personale, il razzismo diffuso, sono ulteriori strumenti utilizzati per recuperare quote di profitto in una situazione di crisi generalizzata.
E, ribadiamo, per combattere tutto questo è necessario che ogni momento di conflittualità, ogni vertenza che si sviluppi sia nei luoghi di lavoro su salario e condizioni di lavoro che sul territorio sul diritto alla casa, a una sanità pubblica ad una socialità non mercificata, debba superare le proprie specificità ed essere finalizzata a rafforzare un fronte di contrapposizione sociale alle politiche neoliberiste per creare e organizzare percorsi di lotta generalizzati per migliori condizioni di vita dei lavoratori e delle lavoratrici e porre la questione del superamento dell’attuale organizzazione capitalistica del lavoro.

La lotta e l’unità tra lavoratori di ogni settore è l’unica arma che abbiamo per dire ai padroni che non abbiamo nessuna intenzione di pagare i costi della loro crisi!

NERVIANO - COMUNICATO ASSEMBLEA NO ORDINANZA

A conferma del diffuso malcontento nei confronti dell’ordinanza n°34, l’assemblea cittadina convocata dal Comitato NO ORDINANZA, lunedì 4 Giugno in P.za Vittoria, ha visto partecipare circa un centinaio di persone tra cui moltissimi giovani di Nerviano.

Nelle quasi due ore d’incontro, si sono alternati interventi di ragazzi (le prime vittime di quest’ordinanza), genitori e abitanti della piazza; ciò che è emerso in particolare è il senso di profonda indignazione per un provvedimento che viene vissuto come una grave ingiustizia sociale perpetuata nei confronti dei giovani che, ancora una volta, vengono considerati un problema da chi ci amministra piuttosto che una risorsa. Molti interventi si sono concentrati anche sull’importanza delle piazze come luogo di aggregazione pubblico dove vivere una socialità basata sull’incontro di idee e persone, senza che alla base ci sia lo scopo di lucro dei locali o dei centri commerciali.

Al termine si è convenuto che l’unico problema giovanile a Nerviano è l’assenza di uno spazio pubblico di aggregazione sul territorio che, seppur previsto dal programma elettorale, l’amministrazione non ha mai considerato una necessità, denotando in questo modo la sua scarsa sensibilità alla tematica.

Il comitato chiede quindi l’annullamento dell’ordinanza n°34 in quanto profondamente ingiusta e vile, e soprattutto la creazione immediata di uno spazio pubblico di aggregazione sul territorio (da realizzarsi convertendo aree già esistenti), come vera e unica soluzione al “problema” giovanile.

Il prossimo appuntamento è previsto per Sabato 3 Luglio con un’iniziativa di piazza per portare avanti le nostre richieste.

Comitato NO ORDINANZA

martedì 22 giugno 2010

REFERENDUM DI POMIGLIANO:UNA PISTOLA ALLA TEMPIA!!!

Con il piano Marchionne pare proprio che gli operai in Italia, potrànnovedere un futuro da sogno, fatto di verdi praterie dove scorreranno fiumidi latte e miele e l’abbondanza, la ricchezza ripagherà loro dai sacrificie dalle sofferenze patite.
Peccato perché questo resterà solo un bel sogno, perché sappiamo che ilsistema dei padroni agli operai riserva tutt’altro.Perciò l’uomo del “miracolo” dopo aver ben spremuto ogni goccia di sudore esangue operaio, accumulando un bel malloppo, se ne andrà a goderseloassieme ai suoi bravi, secondo un vecchio trito e ritrito copione.E questo perché noi operai vogliamo solo continuare a sognare una vitamigliore, mentre nei fatti viviamo una vita di merda, restando relegati auna condizione moderna di schiavitù.Una condizione peggiore di quella dello schiavo dei tempi dell’antica Roma,perché almeno allora lo schiavo risultava un valore da mantenere da non fardeteriorare nel tempo, mentre oggi siamo una merce usa e getta.
Smettiamo di dormire, non è attraverso l’evasione la fuga che potremomodificare la nostra realtà ma solo affrontandola, lottando per cambiarla.Diversamente un incubo dopo l’altro, sarà la sola vita che ci prospettiamo.

IL Marchionne ha studiato bene come e quando far passare questa ulterioreoperazione di sfruttamento operaio.
Operazione per la quale viene supportato da sindacati che storicamente sonosputtanati perché palesemente asserviti alla logica padronale, e per questada sempre sono pronti a firmare qualsiasi cosa a danno degli operai.Un operazione lanciata e non a caso in contemporanea ai mondiali di calcio,perché i padroni sanno quanto è bestiale la vità oggi in fabbrica deglioperai e quanto bisogno hanno gli operai di sollievo di distrazione dallafatica dalla sofferenza fisica e mentale, alla quale vengono ogni giornosottoposti.Sanno i padroni quando colpire, quando si abbassa la guardia, quando si èstanchi e sfiniti quando si è sfiduciati e ci si sente circondati daun’infinità di problemi che non trovano una soluzione e si cerca una pausa.

Marchionne gioca sporco ama giocare facile, infatti dopo aver messo incassa per due anni gli operai, con salari miserabili, questo grazieall’eredità della concertazione, la politica attuata dai sindacati delpadrone quelli con la firma facile, che ricade sulla pelle operaia, sipresenta a loro dicendo o accettate o chiudiamo.Questo sapendo in partenza di aver vinto, avendo messo agli operai unapistola alla tempia. Noi operai dobbiamo sostenere gli operai diPomigliano, che si oppongono a questo infame accordo, anche perché non èvero quello che dicono che riguarderà solo la loro fabbrica, perché verràrivolto a tutti i metalmeccanici.Riportiamo uno dei passaggi in merito:“

15. CLAUSOLE INTEGRATIVE DEL CONTRATTO INDIVIDUALE DI LAVORO”

Le Parti convengono che le clausole del presente accordo integrano laregolamentazione dei contratti individuali di lavoro al cui interno sono daconsiderarsi correlate ed inscindibili, sicché la violazione da parte delsingolo lavoratore di una di esse costituisce infrazione disciplinare dicui agli elenchi, secondo gradualità, degli articoli contrattuali relativiai provvedimenti disciplinari conservativi e ai licenziamenti per mancanzee comporta il venir meno dell’efficacia nei suoi confronti delle altreclausole.

”Tradotto dal sindacalese, significa che riguarderà tutti i metalmeccanici.

Quei Ruffiani che hanno fatto la manifestazione a Pomigliano in favoredell’accordo, solo perché la maggioranza di loro non lavora in catena,hanno dimostrato di non saper vedere al di là del loro naso e di aver pocamemoria.Nell’agire come quegli impiegati a Mirafiori che negli anni 80 facendo lamarcia dei “quarantamila”aiutarono la FIAT a sconfiggere la lotta deglioperai, pensando così di garantire se stessi a scapito degli altri, ma chepoi vennero a loro volta trombati, dimostrano di non aver compreso lalezione.Vogliono condannarci alla schiavitù completa e vorrebbero pure il nostroconsenso.

Confindustria, politici di destra e di sinistra, sindacalisticompiacenti, giornalisti ecc. ecc. tutti ci chiedono di accettare la curadi Marchionne, accettando di lavorare come bestie per far fare la bellavita a loro. Vogliono farci la pelle in maniera “democratica” però, “osiete favorevoli o chiudiamo”. Operai, Non dimentichiamoci di FIM, UILM,FISMIC e UGL ricordiamoci il ruolo avuto da questi soggetti per la nostraulteriore svendita.

Operai dobbiamo svegliarci e in fretta, riprendiamo nelle nostre mani lanostra vita riorganizzandoci con una nostra politica una nostra finalitàper i nostri bisogni e interessi reali che restano opposti e contrari aquelli dei padroni che ci sfruttano. Smettiamo di sognare e sperare che lecose cambino, perché il domani, un nostro possibile domani diverso dalpresente al quale siamo costretti possiamo cambiarlo solo noi lottando.

RSU S.I.COBAS NEW HOLLAND MODENA21/06/2010

S.I.COBAS MODENA

mercoledì 16 giugno 2010

Lettera dei lavoratori Fiat di Tychy a quelli di Pomigliano

La lettera di un gruppo di lavoratori della fabbrica di Tychy, in Polonia, ai colleghi di Pomigliano d'Arco che stanno per votare (il 22 giugno) se accettare o meno le condizioni della Fiat per riportare la produzione della Panda in Italia.

La Fiat gioca molto sporco coi lavoratori. Quando trasferirono la produzione qui in Polonia ci dissero che se avessimo lavorato durissimo e superato tutti i limiti di produzione avremmo mantenuto il nostro posto di lavoro e ne avrebbero creati degli alti. E a Tychy lo abbiamo fatto. La fabbrica oggi è la più grande e produttiva d'Europa e non sono ammesse rimostranze all'amministrazione (fatta eccezione per quando i sindacati chiedono qualche bonus per i lavoratori più produttivi, o contrattano i turni del weekend)A un certo punto verso la fine dell'anno scorso è iniziata a girare la voce che la Fiat aveva intenzione di spostare la produzione di nuovo in Italia. Da quel momento su Tychy è calato il terrore. Fiat Polonia pensa di poter fare di noi quello che vuole. L'anno scorso per esempio ha pagato solo il 40% dei bonus, benché noi avessimo superato ogni record di produzione.Loro pensano che la gente non lotterà per la paura di perdere il lavoro. Ma noi siamo davvero arrabbiati. Il terzo "Giorno di Protesta" dei lavoratori di Tychy in programma per il 17 giugno non sarà educato come l'anno scorso. Che cosa abbiamo ormai da perdere?Adesso stanno chiedendo ai lavoratori italiani di accettare condizioni peggiori, come fanno ogni volta. A chi lavora per loro fanno capire che se non accettano di lavorare come schiavi qualcun altro è disposto a farlo al posto loro. Danno per scontate le schiene spezzate dei nostri colleghi italiani, proprio come facevano con le nostre.In qusesti giorni noi abbiamo sperato che i sindacati in Italia lottassero. Non per mantenere noi il nostro lavoro a Tychy, ma per mostrare alla Fiat che ci sono lavoratori disposti a resistere alle loro condizioni. I nostri sindacati, i nostri lavoratori, sono stati deboli. Avevamo la sensazione di non essere in condizione di lottare, di essere troppo poveri. Abbiamo implorato per ogni posto di lavoro. Abbiamo lasciato soli i lavoratori italiani prendendoci i loro posti di lavoro, e adesso ci troviamo nella loro stessa situazione.E' chiaro però che tutto questo non può durare a lungo. Non possiamo continuare a contenderci tra di noi i posti di lavoro. Dobbiamo unirci e lottare per i nostri interessi internazionalmente.Per noi non c'è altro da fare a Tychy che smettere di inginocchiarci e iniziare a combattere. Noi chiediamo ai nostri colleghi di resistere e sabotare l'azienda che ci ha dissanguati per anni e ora ci sputa addosso.Lavoratori, è ora di cambiare.

Originale tratta da libcom.org/news/letter-fiat-14062010

lunedì 14 giugno 2010

Sabato 19 Giugno Festa Popolare contro la crisi @ CSA Vittoria

Sabato 19 giugnodalle ore 17

FESTA POPOLARE CONTRO LA CRISI
Sabato 19 giugno dalle ore 17 via Muratori, dall'angolo con via Friuli fino alla Cascina Cuccagna, si trasforma in una piazza contro la crisi, contro il razzismo, per la solidarietà tra i popoli, con banchetti di controinformazione politica e culturale su lavoro e precarietà, razzismo, casa, Palestina, guerra, Paesi Baschi, Kurdistan, America latina e con una libreria a prezzi popolari, materiale video, proiezione di filmati...

e dalle ore 19

Cena popolare con grigliata in piazza e piatti vegetariani, cucina etnica e musica popolare con i Ciapa No e la chitarra rivoluzionaria di Marco, sound-system con Dario dei Canipomisi e Dj Linux
Una piazza di resistenza popolare perchè: "loro creano le crisi e vogliono che noi ne paghiamo i costi!!!"

Centro Sociale Autogestito Vittoriavia Friuli ang. via Muratori-Milano
Tel. 02-5453986

vittoria@ecn.orgwww.csavittoria.org

venerdì 4 giugno 2010

A sostegno di Jessica

E' stata iniziata la raccolta di fondi a favore di Jessica. Qui i primi contributi con le prossime iniziative in programma

Milano, 03 giugno 2010

DATA AZIENDA Cifra (euro)

03. giu.2010 M.P. 50
03.giu.2010 Atm – Milano(dep. Salmini) 50

Totale 100

Per info su come contribuire lottaeresisti@yahoo.com

Per inviare messaggi di solidarietà a Jessica jessica.resiste@tiscali.it

martedì 8 giugno dalle 18.00 partecipiamo in
massa al primo presidio davanti il deposito ATM
Palmanova in Via Esterle

Figlie di un dio minore

Chiamiamola Joy, è una delle tante figlie di un dio minore, giunte in Italia da paesi rovinati dallo sfruttamento e dall’oppressione.e bianchi, alcuni in divisa, tutti pronti a cavarle il sangue. E quando ha alzato la testa, è caduta dalla padella nella brace. Nella brace dei Centri di Identificazione ed Espulsione. Grazie a una legge dello Stato italiano, il pacchetto sicurezza, che impone agli extracomunitari di lavorare, e basta. A qualunque condizione. Se fanno sentire la loro voce, il padrone li lascia a casa, e addio permesso di soggiorno. E allora si aprono le porte dei CIE, lager di Stato dove regnano l’arbitrio e la violenza. Dove l’unica colpa è quella di aver perso il posto di lavoro e di essere costretti ad arrangiarsi, per vivere.Un inferno dei vivi, che per le donne è anche peggio. Joy, nel CIE di via Corelli a Milano, ha e-vitato per un pelo lostupro tentato dal capo dei secondini.

E tutto questo avviene nello Stato di «diritto», con la benedizione della Costituzione democratica della Repubblica italiana, che solo dei venduti o degli imbecilli si ostinano a difendere.Se ce ne fosse stato bisogno, la crisi ha fatto cadere la piccola foglia di fico democratica che na-sconde la realtà di un regime basato sullo sfruttamento e sulla violenza.Le umiliazioni e i soprusi, che i padroni e il loro governo impongono alle tante Joy «extra comu-nitarie», sono solo un’anteprima di quanto essi stanno preparando anche per le donne proletarie d’Italia, da sempre figlie di un dio minore. È quanto sta avvenendo, a Milano, dove Jessica Capozzi, ha detto NO alle stupide imposizioni di un capoccia.

JESSICA, RAGAZZA DI STRADA

Jessica Capozzi, lavoratrice di anni 34, con contratto a termine dell’ATM, è stata licenziata il 17 maggio, perchè ha osato criticare un malservizio al Direttore al Personale. Con il lavoro, ha perso anche la casa. Da allora, presidia il deposito Palmanova (in via Esterle 9), vive e dorme nella sua automobile, in segno di protesta contro il licenziamento. E, giustamente, esige di essere reintegrata.Jessica e Joy sono vittime dello stesso regime di violenza e sfruttamento imposto dai padroni.Ma sono anche vittime dell’atteggiamento remissivo di molti lavoratori italiani che, da troppi anni, hanno lasciato passare troppe porcherie. Senza reagire. E di questa remissione sono responsa-bili CGIL, CISL e UIL. Pronte a correre in aiuto dei padroni; pronte a difendere il proprio apparato, come forza di contrattazione. Ma sempre assenti, quando i lavoratori sono nella merda.Contro questo deleterio andazzo, le vicende di Jessica e Joy hanno dato il via a un’inversione di marcia.Dalla scorsa estate, Joy e le sue compagne sono al centro di un vasto movimento di lotta contro i CIE.In questi giorni, il presidio di Jessica davanti al deposito ATM ha visto la solidarietà di tutti i colleghi, che sostengono la sua iniziativa, le danno aiuto e hanno raccolto nel deposito Palmanova almeno 400 firme e altre si stanno raccogliendo negli altri depositi..Ma questo è solo il primo passo. Il “lieto fine” ci sarà solo se, insieme ai lavoratori, partecipiamo e sosteniamo anche dall’esterno le iniziative di lotta.Intorno a Jessica e a Joy si possono e si devono unificare i diversi fronti, per l’unità di tutti gli sfruttati, di ogni sesso e colore. La crisi non lascia alternative.

martedì 1 giugno 2010

TERRORISMO DI STATO!


31 MAGGIO: LE FORZE ARMATE DI ISRAELE ATTACCANO IL CONVOGLIO INTERNAZIONALE DI AIUTI UMANITARI CHE PORTAVA AIUTI PER LA POPOLAZIONE DELLA STRISCIA DI GAZA. ALMENO 19 MORTI E UN NUMERO IMPRECISATO DI FERITI E DISPERSI.


Nelle prime ore della giornata del 31 maggio, le 8 navi del convoglio umanitario internazionale che portavano cibo e medicine (10.000 TONNELLATE) per la popolazione della striscia di Gaza, colpita dall’occupazione militare e poi da un embargo che ha ridotto la popolazione allo stremo decisi e imposti da Israele, è stato attaccato dalla marina e dall’aviazione israeliana.
Si sa ancora poco sulle identità delle vittime, e niente ad oggi è dato sapere sulla sorte degli almeno cinque italiani presenti negli equipaggi della flotta pacifista, sebbene la Farnesina escluda che tra loro vi siano delle vittime.

“''Centinaia di soldati stanno attaccando simultaneamente le navi della flottiglia pacifista come se fosse una guerra''. Queste le ultime parole di un cronista dell'emittente Tv panaraba Al Jazeera nel collegamento in diretta TV da una delle navi della Freedom Flotilla in rotta verso Gaza. Poi, il collegamento satellitare è caduto.

Un attacco svolto dunque in diretta TV, diretto contro navi su cui erano imbarcati circa 700 volontari internazionali umanitari provenienti da 40 paesi, tra cui donne e bambini.

Questo a dimostrazione – ancora una volta – che la borghesia esercita la sua violenza ormai senza alcun pudore e senza alcuna pietà.
Secondo le organizzazioni umanitarie l’attacco è avvenuto in acque internazionali, a 75 miglia al largo della costa di Israele, in violazione del diritto internazionale”. E non è strano, visto che le leggi le fanno i padroni, ma sono tenuti a rispettarle solo i proletari e la povera gente.I giornali parlano da subito di pesanti ripercussioni politiche e di crisi internazionale. La Turchia ha chiesto ed ottenuto la convocazione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Proteste anche da varie parti. Immancabili quelle della commissaria dell’inutile “Alto Commissario dell'Onu per i Diritti Umani”, Navi Pallay, che si è detta scioccata per quanto accaduto. Obama ha chiesto ufficialmente spiegazioni, mentre l’Unione Europea ha chiesto la apertura di una commissione di inchiesta imparziale.
Il ministro degli Esteri italiano Frattini ha fatto sapere che già in mattinata "ha parlato con l'ambasciatore israeliano a Roma e ha chiesto” - bontà sua – “spiegazioni". "Ribadisco l'appello” – aggiunge Frattini – “che ha fatto più volte l'Unione Europea affinché nella striscia di Gaza , martoriata e sofferente possano arrivare senza ostacoli gli aiuti umanitari che sono necessari, fatti salvi ovviamente i controlli di sicurezza"
Ma alle dichiarazioni di circostanza di Frattini, da sempre cieco-complice di fronte ai crimini israeliani, si sono aggiunte subito le imbarazzanti dichiarazioni del sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica, che ha definito la missione della flotta pacifista come "una voluta provocazione"." Mantica ha detto anche che "era un'illusione pensare che Israele non reagisse visto che il principio della rappresaglia israeliana è un principio conosciuto nel mondo". Queste edificanti dichiarazioni del sottosegretario mostrano ciò che le borghesie di tutto il mondo pensano dietro la maschera pietista in cui si nascondono . Siamo assolutamente sicuri che tutto ciò non porterà a una diminuzione dell’appoggio dato a Israele da USA ed UE, anzi non porterà a nulla.
Al di là delle chiacchiere, e al di là delle differenti posizioni politiche dei vari Stati, dettate - sia quando condannano che quando coprono o appoggiano i soprusi e le guerre - solo ed esclusivamente alla difesa dei loro interessi politici ed economici e non certo al rispetto dei diritti umani, questa vicenda dimostra – per la milionesima volta - che vi sono Stati che, forti dell’appoggio internazionale delle grandi potenze, ignorano i più elementari diritti.
Emblematico di quale siano gli interessi che muovono la politica internazionale delle grandi potenze è il caso salito in questi giorni alla ribalta internazionale. Il presidente della Repubblica tedesca, Koehler, si è dovuto dimettere, dopo le polemiche divampate per una sua dichiarazione sui motivi della presenza delle truppe tedesche nel teatro di guerra afgano. Ecco le sue dichiarazioni: "Un grande Paese orientato
all'export come la Germania deve sapere che in caso di necessità è necessario anche un intervento militare per difendere i propri interessi, le libere vie di comunicazione commerciale, ma anche l'impedimento di instabilità di tipo regionale, che sicuramente si ripercuoterebbero negativamente sulle nostre possibilità in termini di commercio, posti di lavoro e salari”.
Della serie: costretto a dimettersi per avere – imprudentemente – detto la verità, una verità talmente impresentabile che non conviene dirla pubblicamente, alla faccia delle bugie sulle missioni di pace.

Iniziano ad arrivare, da parte di varie organizzazioni del movimento dei lavoratori italiani le prese di posizione di solidarieta’ e di denuncia. Solidarieta’ con i volontari umanitari attaccati e con i proletari e le masse povere palestinesi ridotte alla stremo dall’occupazione e dall’emargo. Denuncia del ruolo oppressivo dello Stato di Israele nel medio oriente e dell’appoggio – politico, economico e militare - fornito a questo Stato dalle grandi potenze imperialiste – Italia compresa – per difendere i loro sporchi interessi. Tagli ai salari, fame, disoccupazione e guerre sono facce di una stessa politica con cui la borghesia di tutti i Paesi tenta di difendere i suoi profitti minacciati dalla crisi e dalla concorrenza internazionale.

Invitiamo tutti i lavoratori italiani ed immigrati e tutte le organizzazioni a serrare le fila per rispondere colpo su colpo all’attacco portato avanti dalla borghesia a livello interno e internazionale. Ci aspettano tempi durissimi dai quali potremo difenderci solo ritrovando la solidarieta’-unità interna e internazionale tra i lavoratori e le masse povere di tutti i paesi.


si COBAS - www.sicobas.org