IN PRIMO PIANO

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venerdì 31 luglio 2009

Ieri presidio all'ingresso dell'azienda nell'ex Alfa, entro il 25 agosto i lavoratori riceveranno quanto dovuto

Stipendi arretrati alla Caris, accordo azienda-lavoratori.
La Prealpina, 28 luglio 2009ARESE - (a.pal.)

Oggi riceveranno lo stipendio di maggio, il 25 agosto dovranno vedersi saldate tutte le pendenze i 98 lavoratori della Caris, dedita al trattamento e alla cernita di rifiuti speciali. Dopo la giornata di sciopero di venerdì e ieri mattina, i lavoratori, in maggioranza cinesi, romeni, bengalesi, aIbanesi ed egiziani, possono forse tirare un sospiro di sollievo per vedersi riconosciuti finalmente i loro arretrati, secondo modalità definite in un accordo tra lo Slai Cobas e le cooperative che hanno in appalto il lavoro all'interno della Caris, prima la Lsi di Vercelli e ora la Mosaico. «Lo stipendio di maggio sarà pagato per metà dalla Lsi e dalla Mosaico, che si impegna poi a pagare lo stipendio di luglio entro il 14 agosto. Per le spettanze rimanenti, la Lsi il 5 agosto pagherà il 50%, mentre per il saldo finale che chiuderà il contenzioso, il termine ultimo è il 25 agosto» spiega Renato Parimbelli dello Slai Cobas, che ha condotto la trattativa, dopo il presidio di ieri davanti ai cancelli della ditta, con intervento anche delle forze di polizia.«Resta inteso - avvisa Corrado Delledonne dello Slai Cobas - che se per il 25 del prossimo mese non si metterà tutto a posto come definito in questo accordo, saremo pronti a nuove forme di lotta». Ma questi ritardi di pagamento dipendono dalla crisi? «Assolutamente no - risponde Delledonne- perché alla Caris il lavoro è tantissimo e arrivano rifiuti anche dal napoletano. Durante il nostro presidio fuori dai cancelli della ditta perché venisse garantito quanto di dovere ai lavoratori, abbiamo visto entrare macchine di ogni tipo e cilindrata dei dirigenti, mentre ai lavoratori che devono mandare avanti una famiglia e pagare un mutuo, non viene garantito neanche lo stipendio».

martedì 28 luglio 2009

Starbucks, baristi e clienti uniti... nel sindacato

L'altra America.........

Nella catena di caffetterie se qualcuno non si presenta al lavoro perché malato o va al bagno durante il suo turno, può essere licenziato. Da questa pesante condizione è nata l’idea di organizzare dal basso una Union molto particolare
di Michele De Gregorio
Per conoscere le nuove frontiere del sindacalismo americano e le sue difficili battaglie per difendere i diritti dei lavoratori sempre più precari e meno pagati delle grandi catene del terziario (dalla ristorazione all’industria del divertimento) conviene fare una puntata al Mall of America (Moa). Il Moa, vicino alle Twin Cities di Minneapolis e St.Paul, nel Minnesota, è attualmente il secondo centro commerciale più grande degli Stati Uniti. Fondato nel 1992, con i suoi 520 punti vendita delle grandi catene commerciali, distribuiti su quattro piani, offre lavoro a più di 12.000 dipendenti. Grazie a una rete di compagnie di viaggio che offrono voli speciali, ogni anno il centro commerciale attira tra i 35 e i 40 milioni di visitatori, provenienti non solo dalle città gemelle e dagli Stati limitrofi, ma anche dall’Europa e dal Giappone. A differenza dei grandi centri commerciali del passato, che offrivano principalmente prodotti a prezzi vantaggiosi per le comunità suburbane locali, il Moa vorrebbe rappresentare sia una vetrina dei grandi marchi commerciali che un luogo di socializzazione, dove i suoi clienti possano sentirsi parte integrante di una global community. Così il Moa offre non solo negozi classici dove fare acquisti, ma anche diversi spazi d’incontro: un parco gigante di 10 ettari, un acquario, una “Cappella dell’Amore” e diversi punti di ristorazione, che permettono ai visitatori di stabilire un rapporto di intima familiarità con il luogo.

Uno di questi è la caffetteria della catena Starbucks, situata al primo piano. Apparentemente questa caffetteria non ha nulla di diverso rispetto agli altri negozi della multinazionale del caffè, diffusi ormai in tutto il mondo. Come tutti i coffee-shop di Starbucks, anche questo si riconosce dall’esterno per il logo verde con la sirena con le due code, stampato sulle grandi vetrate. Una volta dentro, i colori tenui delle pareti, le luci soffuse, le ampie poltrone e i comodi tavolini di legno infondono la tipica atmosfera piacevole e distensiva delle caffetterie di Starbucks. Così pure i suoi giovani dipendenti, i baristas, indossano il grembiule verde, fanno uscire dalle macchine fumanti frappuccinos, i bicchieroni di caffellatte corretti con diversi sciroppi, e sorridono ai clienti come prescritto dal codice di condotta aziendale.

Entrando in questa caffetteria nessuno sospetterebbe mai che dietro questa patina new age si “nasconda” una roccaforte controllata da combattivi lavoratori in lotta contro la loro azienda, capaci di organizzare un sindacato fortemente innovativo. Proprio in questo centro commerciale modello, dove le grandi catene sono riuscite a creare una cittadella avveniristica, coniugando le condizioni di lavoro della fabbrica di Dickens con l’estetica postmoderna di Blade Runner, nel 2006 i baristas di Starbucks si sono organizzati per rivendicare non solo paghe più alte e turni di lavoro più umani, ma soprattutto il diritto dei lavoratori di esprimere le proprie idee.

Questa battaglia per la democrazia nei luoghi di lavoro, che si è sviluppata sull’onda delle lotte dei baristas di New York, ce la racconta direttamente Erik Forman, un dipendente di Starbucks del Moa, licenziato ingiustamente il 10 luglio del 2008 per la sua attività sindacale e riassunto il 14 agosto dopo aver vinto la causa con la multinazionale. Forman ha ventiquattro anni ma già alle spalle dieci anni di lavoro precario e sottopagato. Al Moa è arrivato nel 2006 e si è subito scontrato con condizioni di lavoro particolarmente dure. “L’organizzazione dell’orario di lavoro di Starbucks è veramente imprevedibile – racconta –. Bisogna essere sempre disponibili a lavorare come e quando decidono i nostri capi. Ogni settimana pianificano il nostro lavoro come se stessero trattando dei chicchi di caffè e non dei lavoratori. La direzione utilizza un programma computerizzato chiamato Star Labor che, registrando i dati relativi alla vendita di ogni singolo prodotto, consente di elaborare turni settimanali su misura per ogni dipendente secondo le necessità aziendali. Ad esempio se è prevista una fascia oraria fiacca dal punto di vista delle vendite, rimaniamo a casa. Ovviamente molti attivisti del Swu (Starbucks Workers Union) hanno subìto forti riduzioni dell’orario settimanale come ritorsione per aver organizzato attività sindacali. Questa è una delle ragioni principali che ci ha spinto a organizzarci sindacalmente. I nostri orari di lavoro sono estremamente flessibili, possono cambiare da settimana a settimana e in alcuni casi essere ridotti a poche ore settimanali. Questo rende molto difficile per i baristas part-time poter fare progetti per il proprio futuro, riuscire a far fronte a spese improvvise, poter svolgere un secondo lavoro o badare ai figli.

Da Starbucks ogni barista ha un suo orario di lavoro personalizzato. Abbiamo solo dieci minuti di pausa ogni due ore, ma se siamo sottorganico non possiamo prenderci nessuna pausa. Se qualcuno non si presenta al lavoro perché malato o si prende una pausa per andare al bagno durante il suo turno, può essere licenziato. Inoltre molti di noi, in quanto lavoratori part-time, non riescono a raggiungere il numero di ore di lavoro sufficienti per poter accedere al piano di copertura sanitaria aziendale”. Da questa pesante condizione nasce l’idea di organizzare dal basso un sindacato. Forman: “Tutto ebbe inizio nell’autunno del 2006, quando parlai con una mia collega della necessità di costituire un sindacato. Tuttavia, quando venimmo a sapere dei licenziamenti di alcuni organizzatori della Starbucks Workers Union di New York per le loro attività sindacali, decidemmo di cambiare i nostri piani: prima di tutto occorreva stabilire dei contatti con i baristi delle altre caffetterie di Starbucks diffuse nell’area metropolitana (in quel periodo esistevano più di sessanta negozi di Starbucks concentrati nel centro di Minneapolis). Finché non avessimo raggiunto una larga base di simpatizzanti, il nostro comitato sarebbe rimasto una struttura sotterranea. Così è nato il nostro primo comitato organizzativo”. La difficoltà ulteriore del progetto risiedeva anche nel fatto che il settore era ed è caratterizzato da una forte mobilità occupazionale: l’alto turn-over degli addetti crea enormi difficoltà per riuscire a mantenere una rete organizzativa stabile tra le caffetterie e così già nel 2007 proprio a causa di questa forte mobilità questo primo comitato organizzativo praticamente non esisteva più.

“Così decidemmo di ristabilire una nuova rete e di uscire allo scoperto nella primavera del 2008 – riprende il sindacalista –, sviluppando un approccio organizzativo basato sulla forza dei rapporti di solidarietà tra i lavoratori e sull’azione diretta nei luoghi di lavoro: volantinaggi, picchetti, raduni di massa, blocco delle linee telefoniche, fermate improvvise e rallentamenti dei ritmi di lavoro”. In questa ottica è essenziale il coinvolgimento nelle proteste dei clienti, che diventano fondamentali per vincere la resistenza dell’azienda. Ad esempio quando la direzione generale di Starbucks la scorsa estate decise di chiudere seicento caffetterie molti clienti hanno fatto circolare delle petizioni con il sostegno dei lavoratori, in cui veniva chiesto che rimanessero aperte e venissero salvati i posti di lavoro.

L’Iww ha poi un’altra particolarità organizzativa: proprio per l’estrema mobilità del settore, i suoi iscritti non rimangono fermi a lungo in nessun luogo ma si spostano continuamente, restando membri del sindacato. L’iscrizione viaggia con i lavoratori e questo rappresenta una grande ricchezza: “Tutti i nostri membri devono diventare organizzatori attivi e sviluppare capacità d’iniziativa, di direzione e di trasmissione delle loro esperienze agli altri lavoratori – sottolinea Forman –, permettendo così al sindacato di espandersi in altri settori. Questo modello, che noi chiamiamo ‘sindacalismo solidale’, crea numerosi grattacapi ai nostri dirigenti aziendali”. Insomma: se il turn over è alto e il lavoro si sposta continuamente, il sindacato è forte quando non sta mai fermo e trasforma i suoi iscritti in sindacalisti a tutti gli effetti.

Insubordinazioni creativeL’ondata di mobilitazione che negli Usa sta sperimentando nuove forme di lotta sindacale a tutto campo, in tempi in cui la frammentazione del lavoro e la proliferazione di una massa di lavoratori precari e a bassi salari – spesso immigrati – ha reso particolarmente difficile la difesa dei loro diritti, è partita da New York, dalla celebre catena di Starbucks. Tutto è cominciato sei anni fa, quando i dipendenti di una caffetteria della grande catena, la numero 7.356, situata nel cuore commerciale di New York, all’angolo tra la Madison Avenue e la Trentaseiesima strada, svilupparono in modo sotterraneo forme creative di insubordinazione per formulare rivendicazioni collettive: aumenti salariali, fine del sistema dei turni settimanali flessibili, estensione del programma di assistenza sanitaria per tutti i dipendenti part-time che non raggiungono le quaranta ore di lavoro, cessazione dell’utilizzo di pratiche antisindacali e, infine, la possibilità per i singoli dipendenti di svolgere liberamente attività organizzative, anche nel caso in cui la maggioranza dei lavoratori non sia iscritta a un sindacato. Dal 17 maggio del 2004 grazie a questo piccolo nucleo, costituito originariamente da soli tredici membri, la più grande catena mondiale del caffè ha dovuto iniziare a fare i conti con la presenza nelle sue caffetterie di un sindacato militante: la Starbucks Workers Union (Swu) affiliata alla celebre Iww (Industrial Workers of the World).Da questa caffetteria di New York i lavoratori precari di Starbucks hanno iniziato un lavoro durissimo per organizzare e mobilitare i baristas, ricorrendo a picchetti mobili, pronti a spostarsi da un punto all’altro della città, a comizi e volantinaggi fulminei all’interno dei negozi o per strada, e al rallentamento del ritmo di lavoro nei momenti di massima affluenza dei clienti, grazie al sostegno esterno dei militanti dell’Iww, i wooblies. Una delle tattiche preferite da questi militanti, come spiega Daniel Gross, fondatore della Swu, consiste nel concentrarsi in gruppo in una caffetteria, mettersi in fila, ordinare qualcosa e pagare centesimo per centesimo. La campagna organizzativa dei baristi di Starbucks si è diffusa in altre grandi città del paese come Chicago, Minneapolis, Grand Rapids e nella baia di San Francisco. La catena del caffè non ha esitato a utilizzare ogni forma di intimidazione per scongiurare la sindacalizzazione di altre caffetterie, ma i nuovi wobblies hanno denunciato l’azienda al National Labor Relations Board (l’organo governativo che si occupa delle relazioni industriali), che fino a oggi ha sempre dato ragione al sindacato e imposto a Starbucks di riassumere i baristi licenziati, pagare i salari non corrisposti e cessare ogni forma di pratica antisindacale.La Swu promuove anche nuovi strumenti di collegamento tra i lavoratori che stanno facilitando dal basso la formazione di una vera e propria solidarietà internazionale: vengono diffuse video-interviste su Youtube, creati siti di controinformazione (www.wobblycity.org), newsletter, catene di e-mail, forum. Così, ad esempio, il 5 luglio del 2008 i baristi irlandesi, spagnoli e americani hanno manifestato insieme contro il licenziamento di Monica, dipendente di uno Starbucks a Siviglia, e Cole Dorsey, barista presso Grand Rapids, nel Michigan (Usa), entrambi cacciati per aver tentato di organizzare il sindacato nelle caffetterie. Insomma: è nata una rete organizzativa, formata da attivisti dei movimenti sociali e dei sindacati, che attraversa dal basso i paesi e i continenti, rivendicando migliori condizioni di lavoro e diritti per tutti i lavoratori precari del mondo.
(da Il Mese)

lunedì 27 luglio 2009

Atitech-Alitalia: blocchi a Capodichino

da Infoaut

Carrelli e masserizie per impedire l'accesso all'aerostazione napoletana dopo che l'azienda, ex polo di manutenzione Alitalia non riassorbita nella nuova società, ha annunciato l'imminente chiusura. I lavoratori dell'Atitech stanno bloccando da questa mattina l'ingresso dell'aeroporto di Capodichino, a Napoli. La protesta va avanti da quando una ventina di lavoratori ha occupato la rotonda di accesso , bloccando il passaggio delle automobili.I dipendenti dell'Atitech, ex polo di manutenzione della flotta aerei di Alitalia non assorbito dalla nuova societa' che fa capo a Cai, hanno bloccato con carrelli e masserizie l'accesso allo scalo aeroportuale per protestare dopo la mancata corresponsione degli stipendi e l'annuncio dell'azienda di imminente chiusura. I dipendenti hanno paralizzato il traffico lungo la strada che porta allo scalo, viale Ruffo di Calabria. La manifestazione di protesta è iniziata poco dopo le 12 e sta ancora creando disagi per i passeggeri costretti a recarsi agli imbarchi a piedi trascinando con sè i bagagli.Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Sdl hanno chiesto un "tempestivo intervento del governo e delle istituzioni locali affinchè vengano garantiti gli stipendi ai lavoratori. In assenza di risposte certe e tangibili - hanno spiegato i sindacati in una nota - si assumeranno le responsabilità tutte le istituzioni preposte delle pesanti ricadute che verranno determinate dalle inevitabili iniziative di lotta che hanno già avuto inizio da stamattina con il blocco di tutto il sedime aeroportuale".Se non ci saranno novita' entro il 30 luglio, il rischio e' che il polo di manutenzione degli aerei possa andare in liquidazione e i 650 dipendenti rispediti a casa.

mercoledì 22 luglio 2009

Vigevano: altra contestazione a Caselli!


Ieri sera, anche nella tranquilla e pacificata città di Vigevano, in occasione di una nuova tappa della presentazione del libro del presunto magistrato democratico Caselli, un gruppo di compagni e compagne in maniera spontanea ha deciso di presenziare all'appuntamento facendo sentire la propria indignazione e opposizione all'operazione repressiva Rewind.Il gruppo di contestazione è riuscito ad arrivare davanti all'ingresso della festa dove si teneva la presentazione e nonostante le minacce di cariche e di denuncie da parte della digos di zona è stato aperto uno striscione, si è volantinato, urlato slogan e fischiato, riuscendo a disturbare non poco e ad attirare l'attenzione dei cittadini rispetto al contenuto dell'iniziativa.La contestazione ha ricordato che la campagna Rewind non è la sola che ha colpito i movimenti, ma esistono costruzioni giudiziarie apposite per cercare di cancellare le lotte soprattutto quando queste si dimostrano radicate nei vari settori sociali, e per questo tra i vari slogan abbiamo urlato che la solidarietà va a tutti i compagni/e colpiti dalla repressione.Non solo. Abbiamo voluto anche avvisare che la convinzione è ferma: la repressione non potrà mai "arrestare" la volontà di cambiamento dell'esistente e di giustizia sociale.

Di seguito alcune foto del presidio e il volantino distribuito durante l'iniziativa.

"I movimenti non si arrestano" è la firma-slogan utilizzata dal gruppo.

La solidarietà non si "arresta"!
Oggi Vigevano ospita Giancarlo Caselli, presentato come eroe della Repubblica italiana, che per tutta la vita si è impegnato alla lotta contro il "male", procuratore generale di Torino che, come ultimo trionfo, grazie all'operazione Rewind, ha impersonificato nuovamente il "bene" arrestando, senza processo, 21 compagni e compagne che il 19 maggio hanno manifestato a Torino contro il G8 University Summit.A due mesi di distanza dalle cariche delle "forze dell'ordine" contro il corteo studentesco che protestava contro il G8 dell'Università a Torino, la magistratura fa arrestare 21 compagni e compagne, indagarne un'altra ventina, perquisire il centro sociale Askatasuna di Torino e Radio Sherwood a Padova.La violenza di questi arresti e il chiaro intento repressivo purtroppo non ci stupiscono, nella loro funzione di esplicita intimidazione e per le mobilitazioni contro la vetrina del G8 all'Aquila, soprattutto nel momento in cui il presidente del consiglio Berlusconi vede "appannata" la sua aurea vincente, a tal punto da venir messa in dubbio la presenza dell'Italia ai prossimi vertici internazionali.Una guerra di bassa intensità che ha come unico scopo quello di eliminare qualsiasi forma di opposizione in cui le lotte dei movimenti e gli episodi di conflitto sociale vengono riprese dai giornali solo quando si verificano scontri e si effettuano arresti dando in ogni caso la solita versione che gli organi repressivi vogliono far passare. Della progressiva erosione dei diritti non se ne parla e in tal modo i media mostrano la loro complicità con la loro completa subordinazione alle varie forme di democrazia autoritaria.Questa repressione subisce un'accellerazione preventiva, proprio perché siamo in una fase di profonda crisi strutturale e di sistema del capitalismo, nella quale le voci di dissenso, politiche e sociali, allo sfruttamento di classe e all'impoverimento generalizzato dei lavoratori e della lavoratrici, stanno emergendo nei territori e nei differenti luoghi della produzione del profitto, così come in ambito universitario ove viene progressivamente ridotta la possibilità di un sapere aperto a tutti sempre più limitato ai pochi in grado di permetterselo.In tal contesto di perfezionamento di un controllo sociale sempre più pervasivo e di limitazione degli spazi di opposizione è ben inquadrabile il disegno di rimozione dalla stessa storia della coscienza dei movimenti di lotta, dell'idea di una società altra e radicalmente alternativa, non più fondata sullo "sfruttamento dell'uomo sull'uomo".A colpi sia di manovre e teoremi giudiziari, sia della repressione poliziesca minuta e quotidiana, sia di un revisionismo storico fatto proprio anche dalla stessa sinistra cosiddetta socialdemocratica, il tentativo centrale è quello di estirpare ogni forma di immaginario rivoluzionario da un corpo sociale e di classe sempre più sfruttato e precario.Partendo dal presupposto che il diritto a manifestare il proprio dissenso è un diritto innegabile e che i 21 compagne e compagni arrestati non sono colpevoli di null'altro che questo, ci chiediamo di quale medaglia od onorificenza è da attribuire al procuratore Caselli.Ci chiediamo se la "sicurezza" tanto decantata ed il "male" tanto temuto siano sostenuti da questo sistema in quanto necessari alla propria sopravvivenza o considerino realmente i bisogni di ogni individuo di questa società, ovvero la sicurezza di un'istruzione per tutti e di tutti, non revisionista e meritocratica, la sicurezza del lavoro e sul lavoro, la sicurezza del diritto alla casa, dei servizi pubblici (tra cui la sanità) e degli spazi sociali, la giustizia di una società egualitaria che rispetti ogni individuo senza distinzione di classe o di razza.Ma noi crediamo che la risposta sia no, non è questa la sicurezza che, con la repressione, il nostro sistema ci garantisce, ma quella di una società che continuerà a sopravvivere sullo "sfruttamento dell'uomo sull'uomo", delle esangue distinzione tra buoni e cattivi cittadini, tra chi ha diritti e chi non ne ha.

Contro la criminalizzazione dei Movimenti!

Solidarietà agli/le arrestati/e!Liberi/e tutti e tutte subito!

lunedì 20 luglio 2009

Liberi e forti delle nostre ragioni


Tutti fuori dal carcere gli arrestati dell'inchiesta Rewind. Due agli arresti domiciliari, per alcuni l'obbligo di firma, per altri quello di dimora e per altri nessuna restrizione. 21 misure crollate dopo meno di due settimane sotto i colpi della mobilitazione e della solidarietà del movimento, che ancora una volta non ha avuto paura del teorema Caselli/Sparagna. Che l'inchiesta fosse un atto politico lo avevamo detto fin dall'inizio, quando si manifestò a due giorni dal G8, ne avemmo conferma leggendo gli atti, che esplicitatamene parlavano di arresti preventivi, di aree e soggetti pericolosamente antagonisti. Ne fummo certi quando vedemmo scendere in campo, davanti alle tv e ai giornali il procuratore capo Caselli che si spese utilizzando paroloni come organizzazioni paramilitari e quant'altro. La scia di certezze ci portò all'udienza del riesame dove il pm Sparagna resse l'accusa parlando di future bande armate e coniando il tunnel del rischio "dalla pietra alla p38". Fummo ulteriormente convinti di quanto sostenemmo dopo poche ore dall'operazione che si trattava di un momento di notorietà per la Questura di Torino che finalmente poteva sfoderare un pò di giacche e cravatte. Ci intestardimmo sulle nostre convinzioni quando vedemmo la fantomatica società civile e i partiti della sinistra fare attenzione a non esporsi contro Caselli, così come quel mondo dell'antimafia da salotto che per due slogan e quattro scritte si sentì in dovere di difendere colui che li rappresenta.Avevamo ragioni da vendere ed oggi i fatti dimostrano che arrestare 21 compagni, la maggior parte incensurati, con due reati a testa è solo una farsa malamente orchestrata, e che persino la legge di cui si forgiano i suddetti paladini, non può avvallare tanto. Non è finita chiaro, ma senza sbarre e manette e diverso.L'attacco che si è voluto portare parla il linguaggio simile ad altri teoremi del passato, della stessa famigliola del Pci, dove i conti con chi non è allineato alla miseria politica e sociale che amministrano le segreterie dei partiti, si regolano anche con la propria ala giuridica.Questa volta è andata male e sembra più una bacchettata sulle mani che altro cari democratici di ogni risma, che voi abbiate la radice nel partito o nella magistratura.L'onda anomala, così come il movimento antagonista non sono facili da arrestare, e mettendovi il cuore in pace, rimaniamo liberi e forti delle nostre ragioni, nel prossimo autunno, nelle vostre metropoli.


NETWORK ANTAGONISTA TORINESE

csoa Askatasuna - csa Murazzi - Collettivo Universitario Autonomo - Kollettivo Studenti Autorganizzati

sabato 18 luglio 2009

COMUNICATO : contratto cooperativa alla Bennet di Turate

Martedì 14-07-2009 i delegati della cooperativa T.I.M.E. Service della Bennet di Turate (CO) hanno siglato un accordo di grande rilevanza.
Questi lavoratori, seguendo l’esempio di quelli della Leonardo e Giava presenti alla Bennet di Origgio, hanno voluto con determinazione questo accordo che parifica le loro condizioni economiche ai loro compagni di Origgio.
È un accordo votato all’unanimità da una novantina di lavoratori in assemblea e che nella sostanza mette ne lle tasche dei lavoratori una cifra che varia dai 270 a 310 euro, il rientro in azienda di 4 lavoratori licenziati (il primo come pregiudiziale alla trattativa, 2 licenziati 3 mesi prima, il quarto 8 mesi fa) e soprattutto da fiducia
nella loro forza, se questa viene organizzata come è stato in questa situazione.
La piattaforma era stata ottenuta dopo aver minacciato lo stato di agitazione.
Mercoledì, giorno di paga, quelli del turno di notte , però, hanno incrociato le braccia perché la busta paga non corrispondeva in qualche punto a ciò che avevamo stabilito in sede di accordo.
Giovedì pomeriggio, chiariti i dissensi e disposto una verifica delle buste paga,si è conclusa questa trattativa e fase di lotta.
Uno, dieci, cento Origgio , avevamo intitolato un nostro volantino e così procediamo nella strada tracciata dalla lotta di Origgio e della DHL di Corteolona.
Un percorso difficile visto che operiamo in un settore, quello delle cooperative, dove sono presenti soggetti padronali molte volte attigui a settori della malavita , se non addirittura essi stessi malavitosi che riciclano il denaro sporco facendo affari d’oro.
Si deve sapere, tanto per fare un esempio, che le cooperative operanti prima del 27 giugno 2002, applicano una gradualità d’aumenti sui vari istituti che parte dal 20% e quasi tutte le cooperative, con la complicità dei sindacati confederali, applicano questo metodo, anche se nella maggioranza sono sorte successivamente a quella data.
E’ un sistema funzionale alle stesse aziende committenti, dove i lavoratori percepiscono salari paragonabili a quelli di un metalmeccanico se fanno tanti straordinari, spostano duecento colli di venti chili all’ora, fanno turni massacranti, lavorano in condizioni ambientali difficilissime se non proibitive e subiscono ricatti schifosi, perché sono nella stragrande maggioranza proletari immigrati.
La lotta, però, risveglia le loro coscienze e l’esperienza che stiamo facendo dimostra quale potenziale potranno esprimere, nella misura che prenderanno sulle loro spalle la responsabilità politica di essere una classe che lotta per sé.
In questa lotta una parte di essi ha compreso l’importanza dell’unità che debbono mettere in campo e soprattutto capito che la lotta va estesa ad altri magazzini, collegata ai lavoratori di altri settori e combattuta, sui temi che li riguardano, contro padroni e loro governi.

giovedì 16 luglio 2009

La solidarieta' e' un arma....

Hamaika Herri Borroka Bakarra !!

Il summit del G8 si è concluso e come al solito, a parte alcune dichiarazione di intenti, il dato che ne esce non è diverso da quello da quanto emerso nel passato. Infatti, mentre i potenti della terra hanno deciso le sorti del mondo cercando di scaricare la crisi sui lavoratori e sui proletari dei loro paesi e del resto del mondo, le loro polizie hanno approfittato per scatenare una nuova campagna repressiva nei confronti di coloro, in particolare contro i militanti dell’area antagonista, che combattono per rivendicare diritti e contrastare gli interessi degli imperialisti e delle lobby economiche. Una criminalizzazione che si è espressa in questo ultimo periodo a tutto campo. Dai 21 arresti degli studenti legati al movimento dell’Onda in Italia , ad assurde sentenze al di fuori dello loro stesso stato di diritto, agli arresti di militanti anti g8 in Europa in occasione del summit, alla scomparsa e alla carcerazione di militanti della sinistra patriottica Basca. Una guerra sporca e di bassa intensità che vuole togliere agibilità alla lotte di opposizione e alla stessa solidarietà internazionalista e questo anche attraverso gli ultimi episodi di Firenze quando in due giorni sono stati fermati alcuni compagni baschi e militanti del movimento antagonista fiorentino ad opera di agenti in borghese che con un operazione antiterrorismo stile Holliwood non hanno esitato a puntare le pistole alla testa dei malcapitati , sequestrandoli per un giorno , per poi essere rilasciati senza motivazione alcuna. Anche i media hanno avuto un ruolo da protagonista in questa campagna. In questa grave situazione politica, sociale ed economica, giornali e tv, non dimenticando il soldo di chi li paga, hanno giocato ad occultare la crisi generale e i fatti concorrendo alla campagna di criminalizzazione. Le lotte dei movimenti e gli episodi di conflitto sociale vengono riprese dai giornali solo quando si verificano scontri e si effettuano arresti dando in ogni caso la solita versione che gli organi repressivi vogliono fare passare. Della progressiva erosione dei diritti non se ne parla e in tal modo i media mostrano la loro complicità con i governi e il loro progressivo passaggio e la loro completa subordinazione alle varie forme di democrazia autoritaria. Tutto questo si inserisce, tra l’altro, nel progetto di costruzione della cosiddetta “fortezza Europa” al quale partecipano tutti gli ambiti, di destra e sinistra che siano, dell’arco istituzionale, repressivo e propagandistico sia di carattere nazionale che internazionale. Lo scopo ultimo è mantenere i profitti controllando ogni forma di conflittualità e attaccare ogni forma di alterità: non ultimi i recenti interventi legislativi e di propaganda sul tema della sicurezza con l’ennesima erosione dei diritti dei migranti, paradigma dello sfruttamento, con il reato di clandestinità. E’ in questo clima che si è preparato il summit dell’Aquila e su questa linea si vuole continuare a trattare l’insieme dei conflitti che si esprimono. Ma la repressione, sia nella forma poliziesca sia nella criminalizzazione ideologica, non è riuscita in nessun modo a mettere sotto silenzio i movimenti di resistenza e di opposizione. In Italia le iniziative di contrasto al G8 e di solidarietà nei confronti degli arrestati sono state importanti e continue e hanno contribuito ad affiancarsi alle rivendicazioni dei terremotati abruzzesi strumentalizzati dai governi che hanno partecipato al summit. In generale le varie realtà politiche dell’antagonismo e i movimenti in genere non si sono fatte marginalizzare dal violento attacco poliziesco ma hanno costruito insieme momenti di rivendicazione consapevoli del fatto che lo scopo ultimo della repressione è la tacitazione delle lotte per i diritti. E la lotta si esprime costantemente in più parti della stessa fortezza Europa. In particolare nei Paesi Baschi ,dove si sperimenta da anni la guerra sporca con arresti preventivi, violenti attacchi ai cortei, deportazione in carceri a migliaia di km da casa, messa in fuorilegge di partiti della sinistra che hanno ampio consenso della popolazione di Euskal Herria e non ultima la sparizione di compagni come Jon Anza , militante Basco con 21 anni di carcere alle spalle scomparso dal 18 Aprile nei Paesi Baschi francesi dove viveva con la sua famiglia in “esilio forzato”. Questa “sparizione” , questo sequestro ad opera degli apparati paramilitari franco-spagnoli , fa parte della guerra sporca che da anni infanga il Paese Basco e che piano piano viene sperimentata anche nel resto d'Europa (l'Italia in primis), facile ricordare quello che negli anni ottanta è stata la strategia repressiva operata dai GAL (gruppi paramilitari spagnoli , al comando dell' ex generale della Guardia Civil Enrique Rodríguez Galindo , al soldo del governo del Partito Socialista di Gonzales) che hanno macchiato di sangue le strade di Euskal Herria attraverso omicidi mirati a distruggere e minare la lotta del valoroso popolo basco. Questo però non è servito ai governi di Spagna e Francia nel determinare una “resa” del movimento anticapitalista e antifascista di Euskal Herria che nel rivendicare il diritto all’autodeterminazione e alla giustizia sociale rimangono da esempio europeo verso un nuovo mondo possibile. Il continuo attivismo della popolazione basca continua a rompere il muro del silenzio mentre la rete di intimidazione che vorrebbe metterli in un angolo non porterà a nessun risultato se non quello di continuare con più determinazione la lotta contro l'imperialismo Europeo e la macchina repressiva dell'infame fortezza Europa. La loro lotta è parte integrante dei movimenti di rivendicazione e di resistenza dei popoli e dei lavoratori dell’Europa e non solo. La loro lotta è fondamentale per cambiare lo stato di cose esistenti così come è fondamentale il lavoro in altre parti del mondo e in Italia sia di solidarietà con chi resiste in Euskal Herria sia di promozione delle lotte sociali del territorio di appartenenza. Finché il fronte di rivendicazione dei diritti e di solidarietà internazionale continuerà ad esistere ci saranno le condizioni per combattere la repressione e per costruire un mondo basato sulla giustizia sociale senza classi né padroni. Libertà per tutti i compagni arrestati !! Solidarietà con il Popolo Basco !! Hamaika herri borroka bakarra !! (tanti popoli un unica lotta) 13 Luglio 2009

Euskal Herriaren Lagunak Milano
(Amici/che dei Paesi Baschi)

fonte: eh-lagunak@gnumerica.org

EXPO 2015: ALBERGHI, GRATTACIELI E CENTRI COMMERCIALI E MOLTO ALTRO ...

Dieci miliardi di euro da spendere entro il 2015 fanno gola a molti speculatori finanziarie, banche, palazzinari e, di converso, a mafia e andragheta che già stanno vedendo come entrare in questo grosso affare. e il comune di Milano ha cancellato la commissione antimafia che avrebbe dovuto controllare le infiltrazioni mafiose come già denunciato dalla stessa magistratura Milanese..... La domanda è: chi ci quadagna da Questa montagna di soldi? I cittadini lavoratori che pa2;ano l'affitto no!Infatti ci sonopiù di mille pignoramenti per morosità sui mutui. Tra il 2006e il 2007gli espropri immobiliari per mutui non pagati sono aumentati del 32% (dati Istat) e la situazione si sta aggravando sempre di più. Le famiglie sotto sfratto sono oltre 10.000. Mentre per le case popolari la Regione Lombardia che gestisce l'ALER punta ad affitti di mercato, con lo scopo di eliminare completamente il canone sociale. Infine con la svendita, attraverso le cartolarizzazioni, degli immobili pubblici ai grandi gruppi immobiliari finanziari.I lavoratori veri nemmeno.L'Expo non porterà nemmeno un posto di lavoro in più a tempo indeterminato ma solo precarietà, insicurezza e morti sul lavoro come è già accaduto nella costruzione della fiera Rho -Pero. Anzi, l'area dell' Alfa Romeo di Arese è già inserita a pieno titolo nella possibile piattaforma di costruzione di mega alberghi di lusso e di ville con piscine per i ricchi. Non a caso stanno cercando di licenziare gli ultimi lavoratori che resistono impavidi da anni contro la speculazione e l'asservimento (di tutti i sindacati e i partiti) ai poteri forti dell' economia e della politica.Gli unici posti che "creeranno" saranno quelli precari -sottopagati e insicuri- dei cantieri, cantieri cheservono a dare "respiro" all' economia capitalista agonizzante.CHI CI GUADAGNA?Protagonisti di questo grande business sono i gruppi immobiliari (in testa Tronchetti Provera - Pirelli), finanziari (in testa Intesa-Sanpaolo e Unicredit), industriali (FIAT). In sostanza l'elite del capitalismo italiano. Tutto questo lo si deduce dai sei grandi progetti: CityLife (area della vecchia Fiera) a Ligresti, con la collaborazione della Compagni delle Opere; Montecity (con il nuovo quartiere di Santa Giulia) al "fallito" Zunino impegnato anche a Sesto San Giovanni nell'ex area Falk; le zone Garibaldi- Repubblica-Isola-Varesine al gruppo americano Hines accompagnato da una mobilitazione di banche nazionali: Intesa-San Paolo, Mediobanca, Banca Popolare di Milano, Montepaschi, Antonveneta ecc. Ci sono altri progetti, che vedono la partecipazione di Pirelli, FIA T, Cabassi e altri compari.NO! SOLDI ALLE BANCHE E ALLA SPECULAZIONE.SI! AL LAVORO STABILE E REGOLARE, CASA, DIRITTI, SANITA', TRASPORTI.Nulla di tutto questo è garantito. Ciò è dovuto dal fatto che questi diritti, che sono bisogni primari per i lavoratori, per il Capitale sono solo una merce.
E' ORA CHE LE ISTITUZIONI GUARDINO SERIAMENTE A QUELLO CHE STA SUCCEDENDO SUL PIANO DEL LAVORO E SULLO SPROFONDAMENTO NELLA POVERTA' QUELLO CHE I LAVORATORI VOGLIONO, SONO PROGETTI INDUSTRIALI E OCCUPAZIONALI SERI E DURATURI.
LAVORO VERO E NON PRECARIO PER I CASSINTEGRATI - DISOCCUPATI E GIOVANI DI TUTTI I COMUNI DELL'INTERLAND MILANESE.
USCIRE DALLA PRECARIETA' DAL DEGRADO DEI QUARTIERI POPOLARI, PER IL DIRITTO ALLA CASA, PER I SERVIZI NEI QUARTIERI, PER LA DIFESA DEI POSTI DI LAVORO.

Arese, 14 luglio 2009
Slai Cobas

martedì 14 luglio 2009

ESAB di Mesero: ORDINE DEL GIORNO dell' Assemblea aperta di venerdì. chiesta la revoca della chiusura dello stabilimento.

INDETTA UNA manifestazione il giorno 18 luglio 2009 davanti alla ESAB per continuare la battaglia contro i licenziamenti

ORDINE DEL GIORNO

Oggi 10 luglio 2009 si è tenuta l' Assemblea aperta alla ESAB di Mesero a cui sono intervenuti i lavoratori, numerosi delegati delle aziende del territorio, i rappresentanti delle forze politiche e del governo, delle istituzioni locali e regionali e delle forze sociali.Gli interventi hanno sottolineato la necessità di dare una forte risposta collettiva alla crisi unificando le lotte di tutte le aziende e preparando uno sciopero territoriale per settembre.In particolare per quanto riguarda la ESAB va respinta con forza la manovra speculativa della proprietà con la vendita dell'area che porta alla chiusura dello stabilimento e al licenziamento immediato di 85 lavoratori.L'assemblea chiede: 1) alle forze politiche e di governo di intervenire sulla proprietà per chiedere la revoca della chiusura dello stabilimento. 2) alle istituzioni locali di mantenere e rafforzare la destinazione d'uso dell'area a sito produttivo al fine di impedirne la vendita per fini speculativi.L'assemblea indice una manifestazione per il giorno 18 luglio 2009 con concentramento davanti alla ESAB alle ore 9,30 per continuare la battaglia contro i licenziamenti alle quale sono invitati a partecipare i lavoratori di tutte le aziende ed i loro famigliari, le forze politiche, sociali ed istituzionali.

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Nota informative sulla ESAB:
La Esab nasce in Svezia nel 1904, nel 1994 viene acquisita dalla CHARTER una società Inglese .A Mesero lo stabilimento è produttivo dal 1935 nel centro paese, nel 1979 si è trasferita in via Mattei; occupa un Area di 77000 metri quadri, quest’ultima ha un valore in bilancio di circa 5 milioni di euro, dopo la nuova viabilità il valore è aumentato a 13 milioni di euro.La Esab produce elettrodi e filo per saldatura, MIG, MAG, Filo per saldatura ad arco sommerso, e macchinari per saldatura.In Italia il fatturato della ESAB è di 100milioni di euro, con un utile di 10milioni, il fatturato totale è 1400milioni di euro, pari al 12% del mercato, il 49% del fatturato è prodotto in Europa. Nello stabilimento di Mesero si producono 8000 tonnellate di elettrodi, 11000 tonnellate di filo, su un mercato globale di 180000 tonnellate.Nello scorso anno la Esab ha acquistato da una procedura fallimentare uno stabilimento della LINKWELD a Terni con circa 50 Lavoratori dedicato alla produzione di filo “mag”.La Esab ha circa 29 stabilimenti di produzioni con 9000 dipendenti in tutto il mondo, Europa (Bulgaria, Romania, Cecoslovacchia, Polonia); Russia, India, Cina, Nord e sud America, La Esab ha centri di ricerca in Inghilterra, Svezia e Germania.E’ presente con consociati e agenti in più di 80 nazioni.I dipendenti della ESAB di Mesero sono 143, per 85 di questi è stata aperta la procedura di mobilità, le figure professionali interessate sono: gli addetti alla produzione, tutte le figure impiegatizie che lavorano per la produzione, e gli addetti al magazzino.La procedura è stata aperta il 22 giugno 2009 e dovrà concludersi il 05 settembre 2009.Il piano aziendale prevede il trasferimento delle produzioni nei paesi dell’est Europa, e l’apertura di tre grandi centri di vendita in Italia, Belgio, e Rep. Ceca, con lo smantellamento dello stabilimento Meserese.I Lavoratori con il Sindacato respingono il piano aziendale e chiedono la revoca della procedura di mobilità, e il contestuale mantenimento dell’attività produttiva.I dirigenti della CHARTER sono:Chief Executive Officer: Michael FosterChairman: Lars Emilson07 luglio 2009 I

Rappresentanti Sindacali ESAB

17-18-19 LUGLIO 2009 MUSIC 4 FREE SPACES – 3^ edizione

Musica – birra – salamelle – autoproduzioni - controinformazione
AREA EX-MECCANICA [NERVIANO]
Via Circonvallazione n.1
Per indicazioni stradali (clicca qui)
@mail: collettivoltreilponte@yahoo.it
Web: http://music4freespaces.wordpress.com
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- VENERDI’ 17 LUGLIO 2009 [ore 21.00]

THE JACKALS (rock)
THE JACKALS è l’antidoto allo “pseudo-rock” concepito esclusivamente per fini commerciali. Diversamente da molte rock-band costruite a tavolino, siamo autentici e completamente indipendenti. Portatori sani di groove, ci piace definire il nostro genere FREE ROCK per la nostra assoluta libertà da mode, cliché e ritmi standard in 4/4. Il nostro stile è costituito da melodie incisive e mai scontate, tempi dispari che amplificano l’irruenza della sezione ritmica e un muro di suono potente e aggressivo che spacca la faccia! [continua]

FOLLOW THE IDOL (hard rock)
L’unione di 5 stili differenti, 5 modi di vedere la vita uniti in un unico genere riescono a dare vita alla band FOLLOW THE IDOL. Ciò che spinge la band è semplicemente l’amore per la musica, la voglia di poter sorprendere e sorprendersi senza creare muri tra generi e persone. Non esiste genere, tutto ciò che può dare spunto o essere idea viene preso e elaborato. [continua]

- SABATO 18 LUGLIO 2009

[ore 15.00]
RASSEGNA MUSICALE DI GIOVANI BAND DEL TERRITORIO [info]
THE PROJECTS
ANONE’S FACES
MENDIGO

[ore 21.00]
GUIRAB (cornamuse palestinesi)
Il Campo di Burj el Chamali è situato al Sud del Libano, in una zona “calda”, a soli 7 Km dalla frontiera israeliana. E’ là, su un chilometro quadrato, che si affollano più di 20.000 rifugiati palestinesi. Ed è lì che è nato il più straordinario dei bagadoù, GUIRAB, formazione composta da 21 giovani musicisti, di età tra 13 e 25 anni. Due anni fa il gruppo, grazie alla “Ligue de l’enseignement” ed alla Regione, è stato invitato a Lorient (Ouest France), ed ogni loro prestazione è stata un successo (hanno sfilato nel centro città, a Lanester, a Hennebont, ecc.). [continua]

FIGLI DI MADRE IGNOTA (the spaghetti balcan band)
Alternando swing, ska, melodie balcaniche e klezmer, ma anche polke e innegabili tributi alla lezione di Carosone e Buscaglione, i Figli di Madre Ignota suonano dal vivo in serissimi abiti eleganti e indossando fez leopardati, presentando un live set contagioso e danzereccio, elettrico e divertente, battendo tutti i locali che capitano a tiro nel milanese (Bloom, Binario Zero, Indian Saloon, BluesHouse, Cascina Monlue’). [continua]

- DOMENICA 19 LUGLIO 2009
[ore 15.00]
RASSEGNA MUSICALE DI GIOVANI BAND DEL TERRITORIO [info]
SPONTANIKA
NOXA
EMANCIPATED GIRLS

[ore 21.00]
FRISER in “Il fiore meraviglioso” (canti partigiani in chiave moderna)
Il progetto “Il fiore meraviglioso” nasce dall’incontro tra il Circolo Culturale Anpi di Ispra, la ciurma di canto popolare dei Friser, i gruppi editoriali Altre Latitudini e La torre degli arabeschi, e l’associazione Suoni Sonori Onlus. Così, dal 25 aprile 2007, ogni anno, in occasione del 25 aprile esce un libro-cd di racconti orali degli ultimi partigiani viventi intorno al Lago Maggiore e di canti popolari a vario titolo “resistenti”. [continua]

ETTORE GIURADEI (cantautore)
Alle spalle un centinaio di date e un album che non ha lasciato indifferenti: una nuova alchimia di folk, rock e canzone d’autore, capace di evocare un’atmosfera fuori dal tempo. Intrecci di parole a creare situazioni sospese, intime ma sempre legate ad una realtà che non viene mai tralasciata. Racconti che si snodano attraverso abbandoni e ripartenze, in un caleidoscopio di emozioni che non può che coinvolgere e trascinare. Un concerto insieme vicino e distante, sanguigno e raffinato, in cui Ettore Giuradei mette il proprio istrionismo al servizio dell’accompagnamento, minimale eppure pieno ed avvolgente, di Marco Giuradei. A cavallo tra tradizione e rinnovamento, Giuradei promette di lasciare un segno importante nella nuova canzone d’autore italiana. [continua]



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Collettivo Oltre il Ponte
[C.P.A.] Corte Popolare Autogestita
GARBATOLA di Nerviano - Via Gorizia 8
www.collettivoltreilponte.it
http://collettivoltreilponte.wordpress.com
collettivoltreilponte@yahoo.it
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COME RAGGIUNGERE L’AREA DELL’EVENTO
Clicca qui
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Music 4 Free Spaces
quest'anno: Area Ex Meccanica [Via Circonvallazione 1]
http://music4freespaces.wordpress.com

giovedì 9 luglio 2009

LA SPINTA! N° 8 MESE LUGLIO

ARTICOLI :
- TRASPORTI,ISTRUZIONE,CASA,SANITA' SONO UN DIRITTO.
Piano, piano ce li stanno togliendo... ... riprendiamoceli!
- STORIA DI UN’ INCONTRO TRA LAVORATORI E LAVORATRICI
- CRISI : IN ARRIVO UNA NUOVA BOLLASPECULATIVA?
- I SACRIFICI DELLA LETTONIA PERSALVARE L’EUROPA
- LA BCE DA I SOLDI ALLE BANCHE PERSPECULARE.

http://www.scribd.com/doc/17236349/LASPINTAluglio

Alfa Romeo di Arese - Sciopero immediato

Alfa Romeo : 0ggi sciopero immediato con presidio partineria per rottura trattative da Innova Service.
Da 10 giorni la totalità dei 50 lavoratori ex Alfa di Innova Service, messi illegittamente in CIG, si sono regolarmente recati sul posto di lavoro. L'azienda aveva convocato per domani un incontro sindacale ma oggi lo ha disdetto, minacciando provvedimenti disciplinari. Sono sul posto polizia e carabinieri. Lo Slai Cobas fa appello ai lavoratori delle altre fabbriche e ai centri sociali per un presidio generalizzato settimana prossima ad Arese e per manifestazione Milano Dal Verme Expo 2015 giovedì 16 luglio.

mercoledì 8 luglio 2009

Solidarietà agli arrestati Liberi e libere tutte e tutti subito !

A quasi 2 mesi di distanza dalle cariche delle “ forze dell’ordine” contro il corteo studentesco che protestava contro il G8 dell’università a Torino, la magistratura di Torino fa arrestare 21 compagni e compagne, indagarne un'altra ventina, perquisire il centro sociale Askatasuna di Torino, la festa di radio Sherwood di Padova e numerosissime altre abitazioni.
La violenza di questi arresti e il chiaro intento repressivo purtroppo non ci stupiscono nella loro evidente becera funzione di esplicita intimidazione per le mobilitazioni contro l’appannata vetrina del G8 all’ Aquila, soprattutto nel momento in cui il presidente del consiglio berlusconi vede “appannata” la sua aurea vincente, a tal punto da venire messa in dubbio la presenza dell’ Italia ai prossimi vertici internazionali.
Ma il preciso obbiettivo è stavolta, crediamo, anche un altro, è cioè quello di colpire strutture politiche, compagni e compagne per annullare la prospettiva politica di arricchire movimenti territoriali o vertenzialità specifiche con contenuti e comportamenti che danno il senso di una radicalità anticapitalista, di troncare il legami di una prospettiva di conflitto dal corpo sociale di queste vertenzialità territoriali ( no tav, no dal molin, onda, no discariche....), impedire un salto di qualità politico ai movimenti azzerandone manu militari le ali più radicali che si pongono al di fuori delle regole compatibili dell’alternanza di governo e del parlamentarismo borghese.

Questa repressione subisce un’accellerazione preventiva, proprio perché siamo in una fase di profonda crisi strutturale e di sistema del capitalismo nel quale le voci di dissenso più o meno organizzate e le forme di resistenza, politica e sociale, allo sfruttamento di classe e, in sintesi, all’impoverimento generalizzato dei lavoratori e delle lavoratrici, stanno emergendo nei territori e nei differenti luoghi della produzione del profitto.
In tale contesto di perfezionamento di un controllo sociale sempre più pervasivo e di limitazione degli spazi di opposizione è ben inquadrabile il disegno di rimozione dalla stessa storia della coscienza dei movimenti di lotta dell’idea di una società altra e radicalmente alternativa, non più fondata sullo “sfruttamento dell’uomo sull’uomo”.
A colpi sia di manovre e teoremi giudiziari, sia della repressione poliziesca minuta e quotidiana, sia di un revisionismo storico fatto proprio anche dalla stessa sinistra cosiddetta socialdemocratica, il tentativo centrale è quello di estirpare ogni forma di immaginario rivoluzionario da un corpo sociale e di classe sempre più sfruttato e precario.

Per finire, noi non crediamo che la risposta alla repressione sia, di per se, un elemento aggregante, un terreno di scontro sulla base del quale si possa allargare il consenso o sul quale si possano innestare chissà quali progettualità, anzi è, evidentemente, un fattore che ci fa scivolare su un terreno difensivo; ma è proprio per questo che, al di fuori di ogni logica legalitaria di innocentismo o colpevolismo, va costruito un muro di solidarietà politica che difenda ogni militante fermato, indagato, o arrestato.
Contro questo disegno l’unica riposta possibile è l’autorganizzazione, la lotta e la generalizzazione del conflitto sociale, per una trasformazione radicale dell’esistente, per una società senza più classi ne padroni.

Solidarietà ai compagni arrestati !
Libere e liberi, tutte e tutti SUBITO !!

LA REPRESSIONE NON PASSERA’ !

I compagni e le compagne del C.S.A Vittoria

Via friuli angolo via Muratori 20135 Milano 02/5453986
www.csavittoria.org vittoria@ecn.org

martedì 7 luglio 2009

Gli arresti di Torino sospingono il No G8 di Roma: blocchi in città, cariche della polizia. 10 arresti. A Torino l'Onda occupa la Rai

da infoaut. www.infoaut.org

A 24 ore dall'inizio del G8 de L'Aquila Roma è blindata per l'arrivo dei capi di Stato che parteciperanno al vertice presienziato dal presidente del consiglio Berlusconi. Summit che si svolgerà nella martoriata terra abruzzese, colpita 3 mesi fa dal terremoto e strumentalizzata (nelle intenzioni) politicamente dal governo come teatrino in cui mettere in scena il G8, nel repentino cambiamento del sito comunicato nei giorni del post-sisma. Abruzzo che però invece si sta rivelando un terreno di non facile agibilità per il governo Berlusconi, alla luce della mancanza reale di concretezza delle promesse fatte e del montare delle proteste dei comitati popolari dei terremotati. Mobilitazioni che stanno cominciando ad essere una spina nel fianco per Berlusconi & soci, viste le schiette e rabbiose istanze che le iniziative dell'ultimo mese (dal libero accesso dentro L'Aquila alle fastidiose passerelle politiche nelle città colpite) gli ha con determinazione posto. Ma il luogo in cui, per forze di cose, si esprimerà maggiormente l'opposizione al vertice sarà Roma, strettamente legata a L'Aquila anche per le necessità logistiche dei capi di Stato. Infatti la capitale è blindata per l'arrivo dei leader del G8 così come per le proteste già annunciate dalla Rete No G8 di Roma: 15mila uomini delle forze dell'ordine sono schierati in vari punti della città.

Torino spinge il No G8

Il No G8 di Roma sta registrando la spinta delle mobilitazioni dell'Onda, infatti più che le ultime mobilitazioni di movimento delle ultime settimane un volano all'opposizione al vertice è arrivato dagli arresti di Torino contro l'Onda Anomala, dalle diffuse mobilitazioni delle sue articolazioni. Un tensione positiva data dal clima creatosi intorno ai 21 arresti di Torino Bologna Napoli e Padova, solidarietà diffusissima e rabbia di reazione nei confronti della repressione implementata dinnanzi agli scontri e alla rottura avvenuta in una delle segmentazioni locali del G8. Un G8 spezzatato sul territorio con il chiaro intento di limitare e tamponare le iniziative anti G8 che dal 99', da Seattle in poi, si susseguono in ogni parte del mondo, costringendo dunque i capi di Stato a mettere in campo strategie di contenimento e depotenziazione delle proteste.
Gli arresti di Torino stanno fungendo da detonatore delle mobilitazioni romane, ed un segno che conferma la forza e l'importanza di un movimento come l'Onda è costituito anche dal fatto è proprio l'Onda Anomala il soggetto che ha implementato questo discorso, legando il No G8 University Summit di Torino al No G8 de L'Aquila, aprendo le danze dell'opposizione al vertice con l'occupazione notturna del rettorato de La Sapienza con il corteo di questa mattina che dall'ateneo ha preso e bloccato le strade della città.

Contro il G8, "blocchiamo tutto"

E mentre a La Sapienza si sfilava in corteo interno vicino a Roma Tre, questa mattina, prendevano vita le prime di iniziative di blocco del G8: circa 150 persone, in via Cilicia hanno effettuato un blocco stradale, rovesciando e incendiando cassonetti e pneumatici. I manifestanti sono stati caricati dalle forze dell'ordine nella zona dell'Ostiense e sul Lungo Tevere, un centinaio di persone si sono rifugiate dentro la facoltà di architettura di Roma Tre. Le forze dell'ordine hanno effettuato 36 fermi di polizia, 10 di questi sono stati tramutati in arresti.Per le giornate di oggi e domani, la Rete No G8, composta da centri sociali, blocchi precari metropolitani, movimenti di lotta per la casa e associazioni di migranti, hanno annunciato blitz e blocchi della circolazione lungo le strade della capitale, come prima resistenza dinnanzi all'iniziare del vertice de L'Aquila. Si sta svolgendo dalle 17 un presidio di "accoglienza ai grandi" in piazza Barberini, a pochi passi dall'ambasciata americana e dagli alberghi di via Veneto, luogo nel quale stanno affluendo centinaia di persone, nonostante lo scenario blindatissimo, con polizia schierata e blindati di traverso lungo le vie adiacenti.

L'Onda torinese occupa la RaiA

Torino, mentre iniziano le prime iniziative e le prime azioni contro il G8 de L'Aquila, non si ferma la mobilitazione degli studenti e delle studentesse contro gli arresti. Dopo la conferenza stampa, il presidio al rettorato e il corteo notturno di ieri, quest'oggi l'Onda ha organizzato una giornata di comunicazione (in università) e di azione (nella città). L'appuntamento era per il pomeriggio a Palazzo Nuovo, dove decine di persone si sono mosse in direzione della Rai di via Verdi. Sono stati occupati gli uffici della televisione, con l'intenzione di tenere una conferenza stampa all'interno. La questura di Torino, non stanca dell'attivismo dell'ultimo mese, ha rincarato la dose minacciando lo sgombero. L'Onda ha respinto con determinazione le minacce, decidendo di restare in occupazione e di sviare la blindatura con una conferenza stampa agli ingressi della Rai in contemporanea con l'occupazione.E' stato scelto non a caso il luogo della Rai per richiedere a gran voce la liberazione immediata dei 21 compagni e compagne arrestate, per rivendicare il percorso che l'Onda sta compiendo in ogni parte d'Italia, denunciando l'infame comportamento ardito dal trio media-questura-procura, che stanno compiendo un'opera di tentata criminalizzazione contro il movimento, di presunta separazione tra buoni e cattivi tra il corpo studentesco, di infamante capovolgimento della realtà. Gli si rigirerà tutto contro, l'Onda li travolgerà, come sta già facendo in tutt'Italia, decostruedo un discorso ed una strategia repressiva destinata al fallimento.

Ascolta l'intervista con Rebecca dell'Onda Anomala Torino

sabato 4 luglio 2009

RdB Vigili del fuoco, Viareggio, ennesima emergenza.

Noi, i Forzati del Soccorso

Noi lavoriamo, come tutti. Il nostro lavoro è però particolare: facciamo fronte alle emergenze, ai tragici casi del destino che sconvolgono le vite degli altri. Siamo Vigili del Fuoco.Ci teniamo a puntualizzare che, nel nostro campo, siamo professionisti.
Oggi il must è il contenimento della spesa, il contenimento della spesa si risolve quasi sempre in un aumento del rischio intrinseco nell' attività o settore nel quale avviene il taglio.
Il risparmio ha anch' esso un suo prezzo, non monetizzabile: si tratta quasi sempre di vite umane.
Si investe sempre meno in prevenzione, si lesina sulla manutenzione, non si rinnovano le infrastrutture. In Toscana, in pochi giorni, due deragliamenti: uno verso Prato (Vaiano) di una cisterna di acido Fluoridrico e per fortuna la struttura ha retto, l' acido non si è disperso (ha urtato un treno pendolari, bastava poco...), l' altro a Viareggio, la cisterna, questa volta, ha ceduto ed è strage.
I professionisti del soccorso lavorano in scenari sempre più pericolosi con allarmante frequenza.
Questi professionisti sono stanchi: il terremoto in Abruzzo ci ha visti raddoppiare i turni nelle sedi ordinarie e lavorare 24 ore consecutive seguite da 24 di riposo poi di nuovo 24 di servizio e così via per supplire alle carenze organiche lasciate da chi lavorava 24 ore su 24 per 7 giorni consecutivi sul sisma (questo prevede la prima fase di gestione di una emergenza rilevante).
Poi le necessità diminuiscono ma continuiamo a lavorare in Abruzzo: in questa fase si fanno là 16 ore lavorative al giorno. In missione sul sisma si facevano in maggio 75 ore di straordinario mensile solo nel campo base di Monticchio (AQ), tornati in regione ci veniva richiesto di rinunciare ai riposi ed al turno libero per permettere la copertura del servizio ordinario sul territorio. Da Luglio le ore di straordinario sul sisma potranno essere addirittura 150 (sarà perché c' è il G8 o per aiutare meglio i terremotati ??. Noi optiamo per la prima ipotesi).
I Pompieri fanno già, come tutti i lavoratori, un certo numero di ore di “straordinario”: vigilanze presso i locali di pubblico spettacolo ed altre cose similari (stipendi magri, 1250 € al mese).
L' orario massimo settimanale previsto dalla normativa relativa ai lavoratori “tipici” è di 48 ore, molti di noi lo superano e non di poco.
Siamo stanchi, lavoriamo troppo e troppo spesso su scenari di forte impatto emotivo.
Viareggio..... e sono di nuovo le 24 ore. Mancano i Pompieri perché anche su di loro si risparmia: vengono fatte assunzioni che non coprono i pensionamenti ma, alla necessità, si raddoppiano facilmente di numero. Come si fa ? Semplice, basta raddoppiare loro l' orario di lavoro.
Chi dovrebbe tutelare il cittadino in tempi di riduzione dei costi è vittima dello stesso sistema, soffre dello stesso male.
Siamo stanchi, stanchi fisicamente, stanchi di essere testimoni dei fatti e degli atti che conducono ai disastri annunciati.
Uno per tutti, emblematico, estremamente attuale dopo quanto accaduto con il vagone pieno di acido fluo9ridrico: sul tratto appenninico che interessa la variante di valico e la tratta ferroviaria dell' alta velocità (tra Firenze e Bologna ci sono viadotti e gallerie tra le più lunghe mai realizzate) garantiscono il primo soccorso tecnico urgente due sedi di Vigili del Fuoco, Calenzano e Castiglion dei Pepoli, due sedi volontarie. Sedi spesso non presidiate da nessuno (Calenzano), costituite con personale formato e utilizzato con lo stesso criterio che provoca la riduzione degli standard di sicurezza: il risparmio.
Niente assolutamente contro i volontari, ma non possono essere la risposta in zone a rischio di incidente rilevante, perché qui si propongono scenari peculiari, gallerie e viadotti appunto, dove intervenire efficacemente, nell' immediato e con elevati standard professionali è l' unica risorsa possibile per contenere il danno in vite umane.
Nel futuro è previsto un distaccamento presso Barberino, ma neppure questo “permanente” bensì misto (5 persone, tre professionisti e due volontari). Uno dei tratti di maggior rilievo per la viabilità, quello forse a maggior rischio, affidato alla buona volontà di chi normalmente fa tutt' altro lavoro. Basta poco e l' Italia si trova temporaneamente divisa in due parti con tutti i gravi problemi che ne derivano, sempre che non ricorrano fatti più gravi tipo ..... Viareggio.
Siamo falsi profeti ?, saremo i primi a rallegrarcene.
Ci dispiace molto per coloro che sono morti a in Versilia a causa del deragliamento, siamo addolorati per chi soffre negli ospedali, per i loro familiari in pena. Li sentiamo molto vicini, siamo abituati al contatto con la sofferenza e la comprendiamo bene.
Loro sono tutti quanti vittime del sistema, anche noi lo siamo, anche se diversamente da loro.

TRASPORTI, ISTRUZIONE, CASA SANITA' SONO UN DIRITTO.Piano, piano ce li stanno togliendo... ... riprendiamoceli!


Le scorse settimane Trenitalia ha tolto, nella tratta Torino - Milano, la fermata di Rho centro e attivato quella di Rho Fiera ( stazione ancora da ultimare e che manca di ogni tipo di struttura, compresi i mezzi pubblici che colleghino la stazione ferroviaria a Rho e ai parcheggi per le macchine ).Tale scelta significa la perdita di 30 treni al giorno per chi da Rho deve arrivare alla stazione centrale, mentre, i pendolari costretti a utilizzare questa tratta per sopraggiungere sul posto di lavoro o obbligati a spostarsi, dovranno scendere a Rho Fiera e aspettare un altro treno che li riporti a Rho centro.Questa scelta attuata da poco tempo,ha il fine di avviare una sperimentazione della durata di 6 mesi che dovrebbe dare modo di vedere quante persone scenderanno a Rho Fiera. Sperimentazione al quanto inutile perchè evidente a tutti che coloro che prima si fermavano a Rho centro ora saranno costretti a scendere a Rho fiera per poi aspettare un treno che li riporti nella stazione di Rho centro.E' chiaro a tutti che Trenitalia punti a ridurre i treni a Rho per privilegiare la Fiera e quindi , risparmiare e tagliare i costi a discapito di chi utilizza i treni.Trenitalia (azienda pubblica) si comporta come se fosse un'azienda privata e invece di migliorare ilservizio di trasporto lo peggiora per cercare di creare più profitto, purtroppo, questo accade come regola in ogni azienda pubblica, dalla sanità alla scuola fino ad arrivare all'edilizia popolare.Educazione, assistenza sanitaria non sono beni monetizzabili, così come vorrebbero i padroni, ma diritti fondamentali dei lavoratori e delle loro famiglie.Quando ti ammali, però, devi pagare i ticket sui medicinali, gli ospedali non esistono più, ormai, sostituiti dalle aziende sanitarie come quella Rhodense dove continuano a essere "tagliati" i posti letto; il nome " AZIENDE " ci dice tutto,ossia, una struttura che deve chiudere in attivo e quindi fare profitto sulle disgrazie altrui.La scuola invece viene dequalificata e già a cominciare dalle elementari si riducono il numero delleinsegnanti, delle ore nei laboratori didattici, aumentano il numero di alunni per classe e vengonoseriamente ridimensionati insegnanti di sostegno e mediatori culturali.Questo sfavorisce i ragazzi con più difficoltà che meno possono essere seguiti e aiutati, gli immigrati con problemi legati alla lingua e a culture diverse; dalle medie, poi, la scuola diventa un percorso ad ostacoli; dove molti decidono di abbandonare ancor prima di aver compiuto 16 anni.Alla faccia delle lotte degli operai e degli studenti negli anni 60 - 70 per una scuola di tutti, qui si favorisce chi ha meno problemi economici e si sponsorizzano le scuole private.Stessa sorte per l'edilizia popolare, dove l'azienda lombarda Aler si comporta come una vera e propriaagenzia immobiliare e invece di preoccuparsi di assegnare le case, attua aumenti notevoli sugli affitti, per poi rivendere intere palazzine svuotate dei sui inquilini che non riescono più a pagare l'affitto,al mercato immobiliare.Anche per questo dobbiamo lottare... per quelle situazioni che viviamo ogni giorno sulla nostrapelle... per ribadire che SCUOLA, SANITA',CASA SONO DIRITTI e non mucche da mungere per faringrassare il portafoglio dei padroni e dei funzionari statali.Unire le forze e gli sforzi di chi si oppone alla politica di smantellamento dei diritti nel sociale e sulterritorio, a chi lotta in fabbrica e sul posto di lavoro per condizioni economiche e di vita dignitose, per ladifesa del posto di lavoro ( sempre più sotto al tiro della ristrutturazione e delle crisi economiche ).Questo è l'unico modo che abbiamo per difenderci e dare forza alle varie rivendicazioni e vertenze in corso, per costruire un fronte comune che ci permetta di riprenderci i nostri diritti e ilnostro futuro e per conquistare una società dove la logica del profitto sulla pelle delle classisociali più deboli cessi di esistere.

CONTRO L'ATTACCO AI DIRITTI SOCIALI COSTRUIAMO COORDINAMENTI UNITARI!


LA SPINTA! ( foglio di contro-info e collegamento)

SLAI COBAS RHO

Per Info e contatti: laspinta@yahoo.it


www.infolaspinta.blogspot.com

giovedì 2 luglio 2009

Domenica 12 Luglio – dalle h. 16:00 LAVORO: la lotta paga!

Domenica 12 Luglio – dalle h. 16:00
LAVORO: la lotta paga!
Uniti senza confini
C.P.A. – Garbatola di Nerviano (Via Gorizia 8)
Per informazioni-prenotazioni-curiosità:
collettivoltreilponte@yahoo.it - 3498638923
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Dalle ore 16.00
- Proiezione di documentari e video-inchieste
- Proiezione di STABILIMENTO: video di interviste e racconti ad ex-operai del tessile di Nerviano
[produzioni Oltre il Ponte]
- Mostra La lotta paga, uniti si vince sugli scioperi alla Bennet di Origgio.

Dalle ore 18.00
Aperitivo musicale con tributo a IVAN DELLA MEA
Interverranno:
I lavoratori delle Cooperative Bennet
Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio

Dalle ore 20.00
CENA POPOLARE – GRIGLIATA [10 euro]
PRENOTAZIONI: collettivoltreilponte@yahoo.it - 3498638923

A seguire
CONCERTO DEI CANTO SOCIALE
Cantada par al LAVUR
Da Filande, Risaie, Officine …
Storie, Canti e Discanti di Lavori e Non Lavori di Ieri e di Oggi

mercoledì 1 luglio 2009

Rho è in sciopero!

Questa mattina è iniziato lo sciopero del biglietto per riportare a Rho la fermata dei treni interregionali Milano Torino, scippata dalla nuova stazione di Fiera dal 14 giugno scorso.
Dalle 6,30 del mattino è iniziato il presidio degli ingressi della stazione, con gli striscioni, una finta biglietteria in cartone da cui si è distribuito il vademecumbiglietto da mostrare ai controllori lungo il tragitto di viaggio e i volantini della manifestazione che il 4 luglio alle 16,00 partirà dalla stazione e attraverserà il centro di Rho. Lo sciopero, che consiste nel non mostrare il biglietto ai controllori, ha raccolto un ampio consenso tra i pendolari, anche perché la decisione di iniziare lo sciopero del biglietto e dell’abbonamento è stata assunta all’unanimità in una partecipata assemblea tenutasi davanti alla stazione lo scorso 15 giugno. Le istituzioni coinvolte, Regione Lombardia e Regione Piemonte, hanno avuto dunque tutto il tempo per evitare lo sciopero con provvedimenti concreti, ma in queste due settimane non hanno ancora dato alcuna risposta alla nostra richiesta di incontro per definire tempi e modalità del reintegro della fermata. Lo sciopero proseguirà anche nei prossimi giorni, almeno fino alla data della riunione annunciata dalla Regione Piemonte per la prima settimana di luglio, in cui alla presenza di Regione Lombardia, Trenitalia, Comune di Rho e utenti, si dovrebbe ridiscutere del provvedimento che ha generato la protesta. Come sottolineato dall’Assessore ai Trasporti della Regione Lombardia Cattaneo in occasione dell’inaugurazione della nuova stazione ferroviaria della Fiera il 22 aprile scorso, quell’opera è un primo tassello in preparazione all’Expo 2015, motivo in più di preoccupazione per i cittadini di un territorio che non è più disponibile a sacrificare servizi e diritti in nome degli interessi dei poteri forti. Ci auguriamo nel frattempo che Trenitalia non voglia esasperare un clima già molto caldo che si sta sino ad ora esprimendo con una protesta dai toni civili e contenuti, attraverso il tentativo di reprimere la protesta con multe e sanzioni che ci rifiuteremmo di pagare e che porterebbero come conseguenza a forme di protesta ben più radicali.

www.mobilitati.com
www.sosfornace.org
www.noexpo.it
Sabato 4 luglio
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Stop that train! Manifestazione dei pendolari

Arese: sei mesi continuati di cassa integrazione per 368 lavoratori!

Oggi la Fiat ha comunicato alle RSU la messa in Cig di 235 lavoratori di Fiat Auto e di 133 lavoratori di Fiat Powertrain di Arese per 13 settimane consecutive dal 24 agosto al 22 novembre 2009.Questi lavoratori sono già ora in Cig per 7 settimane consecutive, dopodichè faranno 3 settimane di ferie ad agosto per poi rimanere a casa fino al 22 novembre con la cassa comunicata oggi.Di fatto questo vuol dire la chiusura di Arese, considerando che chi non è messo in Cig è mandato in trasferta in altri stabilimenti.La Fiat chiude Arese ma comanda più che mai sull'area di 2 milioni e 350mila mq dell'Alfa: non a caso, ad esempio, sono stati messi in Cig per 13 settimane 50 lavoratori ex Alfa di Innova Service.Nei prossimi giorni lo Slai Cobas organizzerà iniziative di lotta che coinvolgeranno tutto il sito di Arese.
Slai Cobas Alfa Romeo
Arese, 30-6-2009
Alfa Romeo: anche oggi, nonostante le minacce, tutti al lavoro gli operai in cassa di Innova Service.
Slai Cobas Alfa Romeo
Arese, 30-6-2009

Da: Il Giorno, martedì 30 giugno 2009ARESE.

50 OPERAISONO IN CASSA INTEGRAZIONE: VANNO AL LAVORO.
Si sono presentati ieri mattina davanti ai cancelli della Innova Service srl con l'intenzione di andare ad occupare regolarmente il posto di lavoro: si tratta di 50 dipendenti che sono stati messi in cassa integrazione dall'azienda venerdì 26 giugno.La clamorosa iniziativa, promossa dal sindacato Slai Cobas, avrebbe suscitato le reazioni della dirigenza dello stabilimento, che a sua volta avrebbe annunciato l'intenzione di procedere a “ritorsioni” nei confronti dei lavoratori protagonisti della protesta.La cassa integrazione di 50 dipendenti (su 69 totali) dovrebbe durare 13 settimane.Le tensioni sono iniziate subito dopo l'annuncio della misura, venerdì 26. In quell'occasione si era verificato uno sciopero di due ore con presidio della portineria sud-ovest dell'Alfa Romeo di Arese. Innova Service srl sorge infatti proprio sull'Area ex Alfa.Gia.Giu.