IN PRIMO PIANO

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sabato 28 febbraio 2009

ASSEMBLEA PUBBLICA

CONTINUA IL PERCORSO DI MOBILITAZIONE DEL COORDINAMENTO DELLE LOTTE E DELL'AUTOORGANIZZAZIONE INVITIAMO TUTTI I LAVORATORI E LE REALTA' DELL'AUTORGANIZZAZIONE SINDACALE E SOCIALE A PARTECIPARE E DIFFONDERE

ASSEMBLEA PUBBLICA
GIOVEDI' 05/03/2009 ore 21.30 AL CSA VITTORIA
PER UN COORDINAMENTO DELLE LOTTE E DELL'AUTORGANIZZAZIONE

venerdì 27 febbraio 2009

APPELLO

APPELLo

La nostra proposta

organizzare un Presidio davanti ai cancelli della RSA Pertini!
Siamo consapevoli delle estreme difficoltà del momento e non vogliamo
fare appelli impossibili per iniziative che non saremmo in grado di
realizzare.
L’esigenza del momento impone di prendere la parola per rompere la
“calma apparente” che si avverte sul posto di lavoro, è venuto il momento
di una denuncia pubblica, rendere visibile ciò che si vuole tacere.
Abbiamo presentato una serie di interpellanze, (allegati) rimaste senza
risposte, c’è molta insicurezza sul futuro della RSA Pertini, dobbiamo dire
basta alla farsa che dura da anni e lo faremo con un evento mediatico,
sostanzialmente, simbolico.
Proponiamo un’astensione dal lavoro anche di pochi minuti alternandoci in
gruppi, per dare visibilità e coinvolgere il numero maggiore possibile di
lavoratrici e lavoratori.
Annunceremo incontri con cittadini del territorio, associazioni, stampa
locale, partiti politici ed istituzioni interessate.

Garbagnate Mil.se25 febbraio 2009

Agata Dematteis RSU Aziendale
RSA Sandro Pertini 0299432111-114-115

martedì 24 febbraio 2009

E IO PAGO!!!

da
RSU SLAI COBAS NEW HOLLAND MODENA 16/02/09
SLAI COBAS MODENA

E SE COMINCIASSIMO A FAR PAGARE AI PADRONI!!!
Dopo anni che si è accettato di tutto, facendo straordinari su straordinari mentre ci venivano negate le ferie per “necessità produttive”, o se concesse con il contagocce ma sempre dietro ricatto, tanto che il monte ore di quelle non usufruite è salito a dismisura, sino ad oltrepassare in alcuni casi le quattrocento ore; senza mai opporci realmente a tutto questo, nei fatti abbiamo agevolato il padrone nell’opera di sfruttamento. Ora il padrone non ha più bisogno di noi, ci ha spremuto a sufficienza quando gli servivamo per contrastare la concorrenza sui mercati, ed ora per logiche di mercato dobbiamo toglierci dalle palle, inizialmente facendo delle ferie vecchie, ma poi?

I padroni, FIAT in testa hanno chiesto ancora una volta dei soldi al governo, quei sostegni economici che verranno elargiti, con la giustificazione che servono per salvare l’occupazione.
Ma noi sappiamo che questo non è vero, la FIAT come al solito prenderà i soldi, li spartirà in famiglia, tra azionisti, vertici, sindacalisti fedeli, politici e amministratori compiacenti, ma per noi operai non ci sarà nulla come al solito.

Mentre noi viviamo in miseria o veniamo estromessi dal ciclo produttivo, senza più un misero salario per sopravvivere, i padroni, i banchieri, i politici, i sindacati di regime e tutta quella cricca di loro lacchè, fanno la bella vita e non subiscono di certo le conseguenze della crisi, che invece fanno pagare pagare a noi operai.
Cosa possiamo fare? Non possiamo di certo contrastare ne la cassa ne i licenziamenti, se non comprendiamo l’importanza, la necessità improrogabile di riorganizzarci in maniera indipendente sia sindacalmente che politicamente, preparandoci alle lotte presenti e future che ci attendono, ne va la nostra sopravvivenza, questo è in gioco!

La nostra sopravvivenza e delle nostre famiglie è un nostro problema, una nostra priorità.

Non ripetiamo più gli errori del passato, accettando soluzioni preparate da chi con noi non ha nulla da spartire e che si rivelano solo illusorie e strumentali. Come la proposta che ci viene fatta di barattare le nostre ferie accumulate negli anni (grazie alla FIAT) per i giorni di fermata previsti in marzo (che comunque non garantisce l’assunzione a tempo indeterminato degli interinali). Una simile proposta è ingannevole e strumentale, perché mira a far pagare tutto il costo della fermata a noi operai. Così sia il padrone che l’INPS, eviteranno di sborsare la loro parte dovuta nel pagare la cassa integrazione. Ma non possiamo nemmeno subire la cassa integrazione, già abbiamo dei salari di merda, proviamo a pensare questi salari con il 25% in meno.

Dobbiamo dire forte e chiaro “ i soldi li date a noi non alle banche e ai padroni”.

La storia insegna che un sacrificio ne impone sempre un altro e poi un altro ancora è cosi che noi operai siamo diventati più deboli, mentre invece i padroni si sono ingrassati diventando più forti sulle nostre spalle. Perché i nostri sacrifici, servano a dare dei frutti è fondamentale e prioritario che come operai, ritorniamo ad identificarci in un'unica classe.

Una classe unita e con una propria politica indipendente, smettiamola di delegare sempre ad altri in bianco e se poi le cose non vanno bene ci lamentiamo! Solo se sapremo organizzarci e unirci, di fronte alle difficoltà del presente e del futuro potremo difenderci cercando di uscire dal baratro che la crisi economica del sistema capitalistico ha spalancato nella nostra esistenza.

giovedì 19 febbraio 2009

DAL BLOG MILITANT


Della serie: che se deve fa’ pe’ campà (senza lavorà). Vi ricordate di quel fenomeno di Piero Sansonetti? Ma si, il giornalista dell’Unità chiamato da Bertinotti a dirigere Liberazione. Quello che in pochi mesi era riuscito a rendere il quotidiano di via del Policlinico talmente inutile da non poter essere utilizzato neache per incartare le uova. Quello che sparava a palle incatenate contro Cuba e il Venezuela in nome di una “sinistra moderna” (sic). Il simbolo della battaglia dei vendoliani per l’affermazione di una nuova sinistra. Ebbene, dopo essercelo sorbito in ogni salotto televisivo a disquisire della grazia alla Franzoni o di quanto significasse la vittoria di “Vladi” all’Isola dei famosi… indovinate un po’ dove è andato a finire. Squillino le trombe, rullino i tamburi… aumenti la suspense e TA-DA: al “Riformista”. Avete capito bene, al quotidiano più inutile della storia diretto da quell’altro “fenomeno” del giornalismo che risponde al nome di Antonio Polito, il baffo più insulso dell’anticomunismo. Non c’è che dire, veramente una bella carriera.

mercoledì 18 febbraio 2009

riportiamo l'intervento di un compagno di Genova indirizzato al quotidiano il manifesto

Sul Manifesto e l'internazionalismo>>

Nel 1995, l'organizzazione armata ETA aveva diffuso un programma tattico> nominato "Alternativa Democratica", adeguamento alla fase della> "Alternativa Tattica KAS". La forma usata per rendere pubblica tale> proposta, fu un video, che il partito di unità popolare Herri Batasuna> (ma pure alcune televisioni di stato europee, prima quella tedesca, in> seguito anche la RAI) diffuse in assemblee pubbliche per consentire al> popolo basco ed a tutte le forze politiche, sociali e sindacali che vi> trovavano spazio, di esprimersi. La reazione dello stato spagnolo fu di> incarcerare l'intera Direzione Nazionale del partito.

Esemplare la> risposta del quotidiano sedicente comunista "Il Manifesto", che continuò> a definire Herri Batasuna un partito terrorista, facendo eco all'allora> responsabile di relazioni internazionali di Rifondazione Comunista, che> esprimendosi sull'appello alla solidarietà lanciato dal partito basco,> disse che non avrebbe fatto ritirare le firme concesse in seno al suo> partito solo per non dare maggiore risalto a quel partito di terroristi.>> Questo non per recriminare, ma al contrario, per rimarcare come il tipo> di atteggiamento denunciato da* compagn* di Euskal Herriaren Lagunak,> sia biologico di (de)formazioni che nulla hanno a che vedere nella> realtà col titolo ideologico di cui si fregiano.>> Ritengo che la fine del secolo scorso e l'inizio di questo, abbiano> ampiamente dimostrato di che pasta sono fatti, dalla partecipazione a> governi antioperai, alle leggi contro gli immigrati, fino, non in ordine> di tempo, al sostegno alle guerre imperialiste. Sarebbe anche l'ora di> lasciare affogare questi soggetti nella loro miseria.>> Più importante invece credo sarebbe riflettere sulla situazione dei tre> popoli, quattro con i lavoratori dello stato italiano, che convocano la> manifestazione di sabato 21 febbraio, e sulla parola d'ordine che la> caratterizza: "Molti popoli, una sola lotta".>> L'occasione da cogliere è importantissima. Tantissimi infatti i problemi> in comune fra questi quattro paesi, senza cadere in tematiche di tipo> umanitario che, per quanto incontestabili, da sole sviano l'attenzione> dalle questioni di maggiore importanza.>> Potremmo iniziare col discorso sulla "democrazia", più precisamente su> quel fenomeno che maggiormente dovrebbe caratterizzarla, le "libere"> elezioni.>>

In Euskal Herria, è ormai fenomeno consueto che le liste della Sinistra> Abertzale vengano interdette, con corollario di arresti di militanti e> aggressioni alle manifestazioni. In occasione della prima di queste> interdizioni, quella di Batasuna, e per retroattività di Herri Batasuna,> un ministro dell'allora governo Aznar disse con chiarezza e senza falsi> pudori, che al di là dello scopo politico di levarsi dai piedi un> partito scomodo, la sua esclusione dalle istituzioni, anche locali,> avrebbe dato via libera a tanti appalti e speculazioni che fino ad> allora avevano bloccato nei comuni in cui erano alla direzione.> Certamente un popolo combattivo, una classe lavoratrice pronta a> rispondere colpo su colpo, da fastidio all'oligarchia spagnola (non> dimentichiamo che una buona parte di essa è composta dalla borghesia> imperialista basca); ma quando si tratta di affari, allora non c'è> ostacolo che tenga.>>
In Palestina, le ultime elezioni sono state vinte dal partito Hamas.> Immediata la reazione di Israele, USA ed Unione Europea, con blocco> delle frontiere, blocco dei finanziamenti, embargo anche peggiore di> quello cui è sottoposta Cuba. Promozione di un colpo di stato per> rimettere in sella il governo amico di Abu Mazen, aggressione e pratica> di sterminio nella Striscia di Gaza, mentre in Cisgiordania prodsegue la> repressione "interna"/esterna dei militanti di organizzazioni scomode,> soprattutto il FPLP. Dietro fra l'altro ci sono le mire sui pozzi di gas> al largo di Gaza.>>
Nello stato turco, non solo le organizzazioni kurde, ma anche i> comunisti della Turchia vengono messi fuorilegge, perseguitati,> aggrediti quanti praticano o sostengono la solidarietà allo sciopero> della fame dei prigionieri politici, le manifestazioni proibite.> Petrolio in Kurdistan? Mah...>>
Nello stato italiano dei Pulcinella, l'Esecutivo nel suo piccolo si leva> di mezzo quelle sacche fastidiose di media e piccola borghesia> "progressista" rappresentata dai partiti della mal definita "sinistra> radicale". Lo strumento è lo sbarramento alle elezioni.> Ristrutturazione, crisi...>>
Il tutto dimostra solo una cosa, a mio avviso, e cioè il fatto che in> una fase di crisi come quella che dura ormai da tre decenni, la> borghesia imperialista non ha alcuna intenzione di concedere spazi> ancorchè formali che possano ostacolare il suo cammino. In poche parole,> la lezione è che se le elezioni servissero davvero a qualcosa, sarebbero> proibite.>> Altro punto in comune fra i quattro paesi in questione, è quello> relativo al flusso in due direzioni di forza lavoro, immigrazione ed> emigrazione. Il dominio raggiunto complessivamente sul pianeta da parte> del sistema capitalista, seguendo il gioco delle convenienìze> economiche, spinge milioni di persone ad abbandonare la propria terra ed> il proprio ambiente alla ricerca di migliori, o anche solo maggiori,> possibilità di sopravvivenza, dato che la ricerca del massimo profitto> genera carestie, disoccupazione e guerre da cui la forza lavoro è> costretta a fuggire, o a subire l'eterno ricatto di condizioni di vita e> di lavoro sempre peggiori. È un dato questo che accomuna tutto il mondo.> Negli USA, che respingono a fucilate i messicani che tentano di entrare> lungo la frontiera fortificata, mentre i lavoratori interni, travolti> dalla crisi, saranno costretti ad accettare riduzioni di salario,> ambienti ed orari di lavoro disumani, a meno che non accettino di andare> a farsi ammazzare per lo Zio Sam in una qualsiasi delle sue guerre in> giro per il mondo. Nell'Unione Europea, quella che vede morire per> annegamento, stenti o incidenti di vario genere quanti tentano di> immigrare; che rinchiude quanti ci riescono nei campi di concentramento,> che sottopone quanti ne escono a leggi razziali e situazioni di> sfruttamento estremo, mettendo loro contro i lavoratori interni,> esasperati dalle sempre più precarie condizioni di lavoro e di vita ed> intossicati dalla propaganda razzista. In quello che veniva definito> Terzo Mondo, dove, se non ti arruoli in qualche guerra definita> "tribale", in realtà che ti porta a morire per garantire a questa o> quella multinazionale il controllo sulle materie prime, puoi scegliere> fra morire di fame, malattie, rappresaglie, o tentare la fortuna> attraverso mille pericoli nel mondo che cerca di apparire così ricco e> benestante. Come lo stato italiano, che attrae, rifiuta, sfrutta, lascia> morire, lusinga, discrimina, a seconda delle esigenze produttive, i> lavoratori "stranieri", nello stesso tempo in cui fa scempio delle> conquiste ottenute dai lavoratori con le lotte dei decenni precedenti.> Al giorno d'oggi, nei posti di lavoro ci sono situazioni paradossali per> cui quattro lavoratori che svolgono le stesse mansioni, possono avere> quattro tipi di contratto diverso. E con l'attacco al contratto> nazionale che viene portato di questi tempi, l'avvento della> contrattazione diretta individuale, porrà il timbro definitivo sulla> sconfitta.>> È per questo, per arrivare al punto, che la parola d'ordine che convoca> la manifestazione, è importante, e può essere dirompente se interpretata> ed applicata alla lettera. Molti popoli, una sola lotta. Anche se a> questo punto sarebbe più appropriato dire "una sola classe, una sola> lotta", perchè l'unico scontro realmente determinante a questo punto è> quello fra la classe dei lavoratori, dovunque si trovino e da dovunque> ne vengano, e la classe dgli sfruttatori ed i loro servi. E l'unica> direzione praticabile per noi lavoratori, è quella della comunità di> interessi e delle lotte. Ci sono esempi più che validi di solidarietà> fra lavoratori, dal sostegno alla lotta dei lavoratori INNSE, a quella> vittoriosa alla Bennet di Origgio; da quella dei cassintegrati Alfa di> Arese per far ottenere un contratto degno ai lavoratori stranieri delle> cooperative, a quella degli operai delle Riparazioni Navali di Genova> per parificare le condizioni salariali a 200 lavoratori fatti venire> dalla Romania.>> Sono pratiche esportabili e da prendere ad esempio, perchè quando gli> operai di Bilbo, di Pomigliano, i lavoratori di Palestina, scendono in> lotta per conquistare il loro diritto all'esistenza contro i profitti> dei padroni, diventano tutt'uno con gli interessi della resistenza a> Gaza, nel Kurdistan, in Euskal Herria come nell'America Latina.>> Ed a questo punto, fanno scomparire nell'oblio quanti, Manifesto o> Rifondazione o finti comunisti di ogni genere, tentano di farsi belli> sulle spalle dei lavoratori.>> Sarebbe una vittoria grandissima se la manifestazione di sabato 21> sapesse fare propria in questo senso la parola d'ordine> dell'internazionalismo. Ci vediamo in piazza.>>

Stefano, operaio di Genova.

martedì 17 febbraio 2009

TANTI POPOLI UN'UNICA LOTTA!

HAMAIKA HERRI BORROKA BAKARRA!
TANTI POPOLI UN'UNICA LOTTA!

Al termine della settimana di solidarietà internazionalista con il popolo basco che si è sviluppata a livello nazionale con momenti di piazza, dibattiti e concerti, la giornata del 21 febbraio rappresenta un ulteriore importante sforzo di mobilitazione unitaria anche con gli altri popoli che in prima persona vivono e lottano per il diritto all'autodeterminazione, coniugata in termini anticapitalisti e antimperialisti, in un'ottica di uguaglianza e giustizia sociale.Riteniamo infatti che vi sia un filo rosso che unisce le rivendicazioni del popolo basco, all'eroica resistenza dei popoli palestinese e kurdo oppressi dai rispettivi imperialismi nell'area mediorientale e che sia imprescindibile, per le realtà e i compagni che lavorano sul terreno antimperialista, sostenere e amplificare queste lotte.
Invitiamo tutti e tutte a partecipare

SABATO 21 FEBBRAIOALLE ORE 15.00ALLA GIORNATA DI MOBILITAZIONECON CONCENTRAMENTO IN PIAZZA S. EUSTORGIO

con banchetti informativi, musica e striscioni che si muoverà poi in CORTEO verso il centro di Milano con la rete Amici e Amiche di Euskal Herria, la comunità Kurda di Lombardia, l'associazione Azad per il popolo Kurdo, all'Unione Democratica Arabo Palestinese e alla comunità palestinese di Milano.

Dopo il corteo, alle ore 22Concerto con:KNA (Kenze Neke + Askra)Folk Punk-Rock dalla Sardegna
al CSA Vittoria-via Friuli ang. via Muratori-Milano

Promuovono:Amici e Amiche di Euskal Herria / Euskal Herriaren Lagunak - MilanoComunità Kurda di LombardiaAssociazione Azad per il popolo KurdoComunità palestinese di MilanoUnione Democratica Arabo Palestinese

Prime adesioni:
Centro Sociale Vittoria - MilanoCentro Occupato T28 - MilanoCollettivo "oltre il ponte" di Nerviano (MI)A Manca pro s'Indipendentzia – Pro sa Sardigna SotzialistaCsa Dordoni - CremonaCS 28 maggio - Rovato (BS)Telefono viola - MilanoAssociazione A.L.T.E.RAssociazione verso il Kurdistan Onlus - AlessandriaRete italiana di solidarietà' con il popolo kurdoRete dei comunistiSpazio Popolare La Forgia – Crema (CR)Associazione Nazionale Nuova ColombiaAssociazione Amicizia Sardegna - PalestinaSotziu de is disterraus sardos contra a su g8 e a su colonialismo - circoli degli emigrati sardi contro il g8 e il colonialismoRadio Onda d'urtoCsa Baraonda – Segrate (MI)Assemblea cittadina per gli spazi sociali – MilanoPartito Comunista dei LavoratoriCsoa Askatasuna - TorinoCoordinamento di Unità Popolare - A. Gramsci di Siniscola(NU) -SARDEGNAEuskal Herriaren Lagunak (Amici e amiche dei Paesi Baschi) di Bologna, Firenze, Roma, Friuli, Torino
Per adesioni: eh-lagunak@gnumerica.org

sabato 14 febbraio 2009

LA SPINTA! N° 6 FEBBRAIO 2009

PAG.1

sommario:
pag.1 La riforma contrattuale
pag.2 il presidio di Passirana avrà un futuro? + contributo sul cinema
pag.3 "Bollettino della crisi e delle lotte

pag.4 sciopero del 13 Febbraio + mass media e informazione:falsi e bugiardi

pag.1
RIFORMA CONTRATTUALE, ANCORA PIETRE SULLA TESTA DEI LAVORATORI.
Snello, moderno, flessibile, queste sono le parole più gettonate dagli industriali quando devono definire il rapporto di lavoro; parole che nascondono un significato più pericoloso per i lavoratori, quando sentiamo parlare così sappiamo che in realtà vogliono dire meno pagato, senza diritti e subito licenziabile.
Ed è appunto in questa direzione che va l’accordo quadro sulla riforma contrattuale del 22 Gennaio di quest’anno firmato da CISL, UIL e UGL con gli industriali e benedetto dalla presidenza del consiglio dei ministri.
Cos’è questo accordo di cui poco ne hanno parlato i telegiornali e così poco scritto i giornali? Come mai ai lavoratori non è stato nemmeno sottoposta l’ipotesi su un argomento che li coinvolge così pesantemente? Perché arriva proprio ora?
Cerchiamo di rispondere con ordine, riassumendo ciò che prevede:
vi ricordate la vecchia forma contrattuale? Quegli aumenti che dopo l’eliminazione della scala mobile non garantivano nemmeno il recupero dell’inflazione? Il contratto nazionale quello applicato a tutte le categorie sul territorio italiano?
Ecco non esiste più, I contratti nazionali che a nostro parere tutelavano sempre meno i lavoratori,sono adesso per i padroni e questi scodinzolanti sindacati troppo penalizzanti per lo sviluppo dell’economia italiana.
E si , la crisi impone che qualcuno ne paghi ,ancora per l’ennesima volta sempre gli stessi, i costi aggiuntivi. Loro rubano, inventano denaro inesistente, ma vogliono mantenere profitti inalterati, noi paghiamo il conto senza nemmeno aver bevuto l’aperitivo.
Ma ritorniamo ai contratti ecco i punti salienti:
1) il contratto non avrà più durata di anni 4, con aggiornamento economico dopo due, ma durerà solo 3 anni.
2) il tasso di inflazione programmato, che rimaneva comunque lontano dal tasso di inflazione reale, viene sostituito nel meccanismo della rivalutazione dei salari IPCA( indice dei prezzi europeo) depurato però dai costi dei prodotti energetici( gas, luce, benzina ecc)
3) la materia di contrattazione a livello nazionale sarà sostanzialmente ridotta per dare spazio agli accordi aziendali legati a doppio filo alla produttività. In altre parole piccole e medie aziende si scordano aumenti significati per i prossimi anni, ma non solo a livello aziendale o territoriale si potrà modificare in peggio ciò che è stabilito a livello nazionale. La crisi come spaventapasseri funziona sempre.
4) il diritto di sciopero viene ulteriormente limitato impedendo di indire scioperi nel periodo di contrattazione, e dando la possibilità di fare ciò solo ai sindacati ritenuti più rappresentativi alla fine della cosiddetta tregua sindacale.
5) per i dipendenti pubblici si dice in sostanza che non ci sono più soldi.

Ecco la sorpresa di inizio anno, e tutto sta passando in silenzio. La CGIL non ha firmato questo accordo, ma dopo anni che ha spinto la politica della concertazione, del siamo sulla stessa barca, cosa si aspettava dai suoi soci? E soprattutto adesso dov’è? Da che parte stanno quei sindacalisti che fino a ieri ci hanno accusato di essere estremisti mentre stavamo solo difendendo i diritti sacrosanti dei lavoratori?

Mobilitiamoci in tutte le fabbriche e nei luoghi di lavoro contro questo accordo infame.

pag.2
IL PRESIDIO DI PASSIRANA AVRA’ UN FUTURO?
L’accordo firmato in data 18/ 11/2008,dopo che i lavoratori e i cittadini si sono mobilitati, fra la direzione dell’A.O. Salvini e le OO.SS. di CGIL, UIL, e FSI ha previsto che entro la fine di febbraio del 2009 riaprano i reparti di medicina del presidio di Rho e di Garbagnate.
E’ quindi sottinteso ma da verificare a breve, che l’ ”emergenza medicine” si stia ”risolvendo” e che l’ospedale rinasca ,per febbraio, a nuova vita.
Ma un nuovo guaio si è nel frattempo aggiunto che mette in discussione la riapertura del reparto. Venerdì 23 gennaio si è verificato un crollo del soffitto al quarto piano dove c’è il reparto di day-surgery e tutta la struttura con il personale è stato trasferito,momentaneamente, al primo piano che doveva ospitare la riapertura della medicina seconda.
La domanda quindi è lecita: riaprirà il reparto di medicina per fine febbraio? La nostra esperienza ci porta a dire di no ma ci auguriamo,una volta tanto, di essere smentiti dai fatti.
Attualmente i malati ricoverati vengono parcheggiati in altri reparti del presidio di Rho con una oggettiva difficoltà,da parte degli operatori, a dare assistenza adeguata sia per le diverse patologie presenti in uno stesso reparto che per problemi organizzativi.In realtà, come evidenziato dalle tendenze ai tagli e al risparmio operati da tutta l’economia italiana, credere che l’accorpamento dei vari reparti, come l’azienda aveva illustrato ad Ottobre’08, sia solo una parentesi momentanea e non una tendenza reale che l’azienda realizzerà nel tempo ci può portare a non vedere bene il futuro.
Sarà così anche per Passirana? Abbiamo il forte sospetto che il presidio si possa ridimensionare dopo le ferie con l’ennesimo accorpamento estivo. D'altronde l’ azienda ha previsto da tempo un diverso ruolo per Passirana.Il sospetto è legittimo visto l’ appetibilità della struttura sia con la vicinanza della fiera che con l’avvio delle opere per l’expo 2015 farne un albergo è un gioco da ragazzi per le forze politiche al potere. E’ dunque possibile che la vicenda di Passirana si concluda in sfavore dei dipendenti e dei cittadini utilizzatori del servizio?
Contiamo dunque di aspettare che questa eventualità si concretizzi senza preparare un minimo di difesa o organizzare una resistenza occupandoci in prima persona del nostro destino? Spesso si fa riferimento alle lotte degli anni ’70 come ad un passato remoto e circoscritto a quel periodo convinti che la nostra realtà sia diversa e che i diritti conquistati da quei lavoratori siano una pietra angolare del nostro statuto.
La verità è che questa crisi sta riportando le condizioni di lavoro della classe operaia e dei lavoratori indietro di cent’anni con la “piccola differenza” che allora l’industria ( va da se che il settore terziario dove si colloca la sanità risenta delle oscillazioni dell’economia per riflesso) aveva ancora la possibilità di espandersi e quindi di rifiorire mentre oggi ha meno sbocchi sui mercati ed è inevitabile un crollo completo.
La logica e l’istinto di sopravvivenza se non per coscienza politica, dovrebbero quantomeno spingerci a porci delle domande sul futuro dei nostri posti di lavoro, il ragionevole dubbio di rischiare di prenderla in quel posto con la compiacenza (consentitemelo!!) dei sindacati confederali dovrebbero indignarci a tal punto da prendere realmente in considerazione un fatto certo: o cominciamo a ribellarci o soccomberemo inevitabilmente!


La casa del Diavolo di Lucio Monocrom “In fondo la rivoluzione c'è stata davvero, e dovunque, ma nient'affatto come ce la si aspettava.......quando le cose, i segni, le azioni vengono liberati dalla loro idea, dalla loro essenza, dal loro valore, dal loro riferimento, dalla loro origine e dal loro fine, allora entrano in un'auto-riproduzione all'infinito”
La trasparenza del male,
J.Baudrillard
E' tuttora opinione comune considerare il cinema horror americano come la massima espressione del genere, tuttavia è difficile ricordare un prodotto recente in grado di rappresentare al meglio quest'idea. Non aprite quella porta (1974), L'ultima casa a sinistra (1972) , Le colline hanno gli occhi (1977) sono tutti titoli che legittimarono il new horror come genere in grado di trattare sia della crisi del cinema sia della crisi1 sociale del tempo. Il successo ai botteghini di questi prodotti giustifica la rappresentazione piuttosto esplicita di una conflittualità sociale dovuta anche al decadimento di un modello che nelle metafore di Leatherface (disoccupato vittima del fallimento di un macello e del centro abitato che su di esso viveva) e della fabbrica assassina di The Mangler (Tobe Hooper, 1995) trova degna rappresentazione. Questi vecchi titoli impongono l'immaginario gore all'interno del mainstream portando a compimento un percorso partito dai freks di Browning e codificato dal cinema di Herschell Gordon Lewis. E' questa la breve storia dell'immaginario in cui, oggi, l'eccesso di sangue e di svisceramenti diviene fine a se stesso (nuovamente ripropongo l'effetto Beaubourg). Eccellente esempio ne è il più contemporaneo Cube (Vincenzo Natali, 1997), progetto canadese in grado di sintetizzare il concetto offrendoci un ambiente astratto le cui componenti in gioco sono esclusivamente geometriche. Vittima di questo procedimento è la robusta critica sociale che il “new horror” aveva imposto e che già il cinema reaganiano seppellisce sotto i colpi di mitraglia di Rambo e sotto i fendenti dell'ascia di Conan il Barbaro. L'effetto gore è ora utile ad esaltare la violenza del singolo, bianco e americano, giustiziere di un mondo di personaggi disonesti e malvagi da eliminare fisicamente e da oltraggiarne il cadavere fra una battuta spiritosa e l'altra, il tutto in funzione della creazione di un mondo migliore più rispettoso delle vite umane (bianche o indifese). E' curioso notare come questo territorio culturale “pro-life” sia lo stesso che condanna eutanasia e aborto come mali assoluti, ma tant'è.
Chiuso da un lato dall'effetto Beaubourg e dall'altro dal ritorno di un prepotente pensiero machista e reazionario, il genere horror americano diventa nel suo complesso poco più (a volte in realtà anche poco meno) di un videogame, gli effetti gore divengono altamente verosimili ma totalmente freddi ed incapaci di suggestionare il pubblico: il proliferarsi di film-parodia come Shriek o Scary Movie indicano una forte incapacità dell'attuale società americana (allargherei il discorso all'occidente intero se non fosse per le ovvie limitazioni di spazio di questa rubrica) di ragionare su se stessa e del genere horror di riprodursi in maniera efficace. In tutto ciò permangono esempi di ottimo cinema come è il caso dei celebri Cronenberg e Lynch, autori sui quali spesso ci si sofferma e che godono di una considerazione a mio avviso giustificara, appartenenti però ancora alla generazione dei registi “new horror”. Rispetto ai nuovi registi horror, è diffusa una timidezza sconfortante che ripropone il new horror ricostruito in maniera “più cool” e sganciato da ogni contestualizzazione reale, registi dei quali parlerò il prossimo numero e fra i quali emerge l'unica figura registica in grado di proporre un cinema concreto ed in grado di parlare di attualità: Rob Zombie.

1 Il termine crisi viene utilizzato per indicare il momento di passaggio da un modello di cinema classico, ordinato, seriale ed improntato sulla grande fabbrica (le major hollywoodiane fino ad inizio anni 70 controllano a pieno tutti i momenti della produzione e distribuzione cinematografica) nel quale il sistema di autocensura è ancora vigente ad un modello più dinamico nel quale emergono nuclei produttivi più snelli in grado di proporsi attraverso un'utilizzo di tecniche allo stesso tempo artigianali e sofisticate

pag.3
“Bollettino della crisi e delle lotte”
Il “bollettino della crisi e delle lotte” è uno spazio che abbiamo creato sul foglio di controinformazione e collegamento “la spinta!”,con l’obbiettivo di fare conoscere al numero più ampio possibile di lavoratori e realtà lavorative le situazioni di crisi (licenziamenti,mobilità,cassa integrazione) e di lotte che si verificano nei luoghi di lavoro sul territorio.
Questo spazio nasce da un ragionamento collettivo che rende per noi importante la conoscenza per tutti i lavoratori di quello che accade ad altri lavoratori,perché in una situazione dove le politiche economiche e sul lavoro hanno in tutti questi anni,non solo peggiorato in maniera incisiva le condizioni di vita e di lavoro di tutti,ma hanno diviso e spezzettato in mille rivoli la classe lavoratrice riuscendo a far passare la difesa individuale e non collettiva tra i lavoratori,rompendo tutti i meccanismi della solidarietà che è stata il motore per le conquiste di tutto il mondo del lavoro.
Vogliamo ripartire da qui perché crediamo che la ricomposizione sociale e politica di tutta la classe lavoratrice sia una priorità per riuscire a rispondere in maniera forte e determinata agli attacchi che in questi mesi e anni avverranno contro tutti i lavoratori.
E’ che ci attrezziamo ad affrontare questa crisi, arrendersi senza avere combattuto non serve a nessuno, soprattutto in questo momento.

Mobilità all’Arkema.
L’Arkema è un’azienda chimica di Rho situata in via Pregnana e conta260 Opera.
Dopo la prima ondata di messa in mobilità per 34 lavoratori avvenuta a novembre, e la successiva chiusura natalizia di un mese e mezzo con ferie forzate per i lavoratori,arriva una seconda ondata di mobilità che ha investito altri 17 lavoratori,mentre nel frattempo si sente parlare di cassa integrazione.
Oltre allo stabilimento Rhodense anche per la sede di Marghera si parla di crisi.

All’Eutelia a Pregnana rischiano 500 lavoratori e lavoratrici.
Il consiglio di amministrazione dell’azienda,che ha 2.400 dipendenti in tutta Italia,ha comunicato lo scorso Gennaio la cessione delle attività del settore di Information Technology. Questa scelta da parte dell’azienda mette a rischio la quasi totalità di lavoratori impiegati a Pregnana 500 su 550. In questa azienda si parla di un “inadeguatezza” voluta da parte del management sotto tutti i punti di vista per licenziare i lavoratori e così tagliare i costi.

Cassa integrazione alla Venfin.
26 lavoratori su 30 tra impiegati e operai sono stati messi in cassa integrazione per 5 settimane alla Venfin di via Lainate a Rho,azienda produttrice di imballaggi in pvc.
L’azienda ha comunicato di avere grossi problemi di liquidità non riuscendo così a pagare le materie prime,mentre i lavoratori denunciano il timore che dietro questa manovra ci siano altri interessi,infatti l’azienda fa capo ad una holding che ha acquistato l’azienda (il cui responsabile rimane lo stesso titolare) nel 2005 con un capitale sociale di un milione di euro,ridotto oggi a 100 mila.
I lavoratori staranno molto attenti a quello che accadrà, ma questa è la dimostrazione di come molti imprenditori approfittano della crisi per fare cassa,licenziare e compiere operazione losche è già accaduto,accade e accadrà.

ANNUNCIATA LA CHIUSURA DELL’AHLSROM
La Ahlstrom, multinazionale Finlandese prima produttrice mondiale di carta per filtri per motori, intende chiudere la produzione in Italia.
Gli stabilimenti italiani sono quasi tutti in provincia di Varese: Ahlsrom Milano ha infatti acquisito nel maggio 2007 un ramo d'azienda dall’italiana Orlandi stabilimento di Gallarate e Cressa (NO) e , dopo avere acquisito gli stabilimenti di Mozzate e Carbonate, di proprietà della Fiberweb Tecnofibra.
L’ahlsrom ha annunciato lo scorso Gennaio 61 esuberi in tutte le fabbriche del varesotto e la chiusura totale della fabbrica di Gallarate I lavoratori della fabbrica di Gallarate dopo un’assemblea il 12 gennaio hanno deciso di non subire passivamente iniziando la lotta con uno sciopero per l’intera giornata del 13 gennaio, con presidio e blocco delle portinerie, davanti all’azienda di Gallarate cercando di coordinarsi con i lavoratori delle altre sedi aziendali del varesotto per portare avanti una lotta unitaria. I lavoratori rivendicano il mantenimento del posto di lavoro.
L’azienda aveva promesso di non chiudere la fabbrica di Gallarate mentre dall’oggi al domani ha annunciato la messa in mobilità (licenziamento). La lotta continua…

Alfa Romeo di Arese:SCIOPERO contro la FIAT per il licenziamento per rappresaglia di una operaia dello Slai Cobas
Questa mattina (29-01-2009) i 600 lavoratori di Fiat Automobiles e di Fiat Powertrain di Arese hanno scioperato dalle ore 9 alle ore 11 contro il licenziamento per rappresaglia della compagna Carmela dello Slai Cobas, licenziamento fatto dalla Fiat come ritorsione a una sentenza della magistratura. La vigliaccata della Fiat è stata motivata per il fatto che il tribunale di Milano ha reintegrato al lavoro un operaio della Fiom licenziato e messo in mobilità dalla Fiat il 1° marzo 2008. Reintegrato lui, la Fiat ne ha licenziato su due piedi un altro. Su quei licenziamenti sono attese a breve altre sentenze della magistratura per lavoratori e delegati dello Slai Cobas.Questo ignobile licenziamento è illegittimo innanzitutto per il suo carattere antisindacale e di rappresaglia (licenziamenti di questo tipo furono fatti all'Alfa Romeo 20/25 anni fa, e poi cessarono perché contrastati anche dalla magistratura); e poi è del tutto immotivato anche per il fatto che dal 1° marzo 2008 ad oggi l'organico ad Arese è già diminuito di oltre 50 i lavoratori, trasferiti dalla Fiat a Balocco, a Torino, ecc..

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SULLO SCIOPERO DEL 13 FEBBRAIO!
Il 13 di febbraio la Cgil ha indetto lo sciopero dei metalmeccanici e del pubblico impiego. Inoltre la Cgil non ha firmato il protocollo sulla riforma degli assetti contrattuali e il 2 di gennaio ha denunciato sia il governo che l’ Aran perché,a suo dire, il ccnl degli enti pubblici economici è stato firmato da una minoranza di sindacati e quindi non è valido.
Su questo atteggiamento della Cgil è necessario fare chiarezza fra i lavoratori.
Questa O.S. non è diventata improvvisamente “rivoluzionaria” nè tanto meno è impazzita. Vuole solo giocarsi le sue carte per controllare meglio i lavoratori,visto che la crisi capitalistica incide, e andare a trattare con il governo da un punto di forza superiore, avendo dalla sua parte( almeno lei lo spera) i lavoratori,non per ottenere condizioni migliori, ma per firmare gli stessi accordi a perdere che hanno firmato in questi anni con i loro amici della Cisl e della Uil.
Questo sindacato viene fatto apparire dai mass-media come l’ unico sindacato che dice di no al governo di centro dex e che per ,antonomasia,appare come difensore dei lavoratori. Non è stato così con i governi amici.
Ma la realtà è un’ altra, e noi lo sappiamo bene, ed è quella che la Cgil, nel pubblico come nel privato, è culo e camicia con le direzioni aziendali dove in tutti questi anni ha firmato con Cisl e Uil contratti vergognosi legati al merito e alla produttività; addirittura dove ha la maggioranza assoluta nega i diritti più elementari( come l’uso della bacheca sindacale) ai delegati dello slai- cobas del Niguarda e dell’ istituto Palazzolo Don Gnocchi di Milano.
Un sindacato, come la Cgil, che pensa e agisce da padrone sindacale o addirittura si sostituisce alla direzione aziendale per reprimere le opposizioni nella RSU, come può difendere i lavoratori?
Noi parteciperemo allo sciopero del 13 Febbraio 2009 perché crediamo che nella lotta e con la lotta i lavoratori possono difendersi le loro condizioni salariali e di lavoro. Ma deve essere chiaro sin d’ora che la Cgil non mira alla difesa dei diritti e del salario, ma solo ad avere un suo ruolo di forza istituzionale utilizzando la lotta dei lavoratori.
Per far sì che questo sciopero non vada perduto, deludendo le speranze di chi lavora,è necessario che i lavoratori più coscienti vadano oltre la Cgil trascinando con loro tutta la massa per auto-organizzarsi su un piano di classe e rivendicare, in questa magnifica crisi, salari e stipendi adeguati, contro i banchieri e gli speculatori che il governo appoggia.
Noi ci siamo e ci saremo, nelle lotte, per far crescere questa consapevolezza fra i lavoratori per costruire insieme un sindacato di classe che lotti davvero per i diritti di tutti e che faccia emergere giorno per giorno nei luoghi di lavoro le contraddizioni di questo sistema capitalistico basato sul profitto e sulle leggi del mercato.
Prendiamo consapevolezza che è indispensabile rivendicare un modo di vedere basato sui reali bisogni sociali e non sulle differenziazioni in classi sociali.
SOLO COSI’ LO SCIOPERO HA UN SENSO !

MASS-MEDIA E INFORMAZIONE : FALSI E BUGIARDI !

Sono falsi e bugiardi (mezzi di informazione) coloro che sostengono che gli operai inglesi protestano contro gli operai Italiani sulla vicenda dell’ appalto vinto da una società siciliana alla Total.
Nelle numerose interviste,da parte dei giornali locali Inglesi, agli operai inglesi essi dicono chiaramente che protestano per mancanza di lavoro contro il loro governo e la confindustria e che non hanno nessuna pregiudiziale di tipo razzista, ne contro gli italiani ne contro gli stranieri in generale.
Gli stessi operai italiani hanno capito benissimo questo sciopero dei colleghi inglesi.
Ma allora chi ci tiene tanto a trasformare questo problema come razzista e perché ?
I governi inglese, italiano ed europeo ben spalleggiati dalla stampa locale e dalla televisione vogliono far apparire lo sciopero degli operai inglesi sbagliato e contro il libero mercato solo per dividere i lavoratori europei e compattare il resto della popolazione a sostegno dello stato e del governo su base nazionalistica.
I proclami del presidente francese,Sarkozy, che invita i francesi a comprare prodotti francesi per uscire dalla crisi indica eloquentemente la strada verso cui si sta dirigendo ogni singolo governo: il nazionalismo.
Questi sono i prodromi della futura guerra mondiale quando i lavoratori saranno chiamati,dalla propria borghesia, a sparare ad altri lavoratori e i disperati degli altri paesi per far arricchire ancora una volta i padroni e i parassiti sociali.
Il liberismo va bene solo quando è applicato contro gli operai per essere licenziati,per diminuire il salario o subire la privatizzazione dei servizi pubblici.
Come mai il premier Inglese G. Braun è intervenuto per salvare le banche dal fallimento con soldi pubblici degli operai inglesi che hanno prodotto la ricchezza della nazione. Se avesse applicato la legge del “libero mercato” doveva farle fallire.
Ma governo,banche e speculatori di ogni risma sono una cosa unica.
Controllati e controllori sono le stesse persone.
La lezione che i Lavoratori inglesi ci danno è quella di trovare l’unità fra tutti gli sfruttati per non pagare noi la crisi del sistema che vede sborsare una montagna di soldi per banche e imprese e una miseria per noi lavoratori.

*CONTRO LE FALSITA’ DELLA STAMPA E DEI GOVERNI:informazione militante.
*UNITA’ FRA TUTTI I LAVORATORI PER NON PAGARE LA LORO CRISI.
*SCIOPERO CONTRO IL GOVERNO EUROPEO DI TUTTI I LAVORATORI.

mercoledì 11 febbraio 2009

COMUNICATO STAMPA>>>> EXPO 2015, UN MOSTRO MINACCIA I NOSTRI TERRITORI!>> ASSEMBLEA PUBBLICA A PERO>>>>
Pero, 10 febbraio 2009.

2 milioni di metri quadri di aree comprese tra la>> Fiera, Mazzo di Rho, Pero, Bollate e Milano saranno occupate da>> padiglioni>> espositivi e villaggio per gli operatori (a Cascina Merlata).>>>> L’area attorno alla Fiera di Rho-Pero trasformata stile videogame tra>> ponti, tunnel, bretelle, raccordi, tav, torri, un paeaggio ostile>> all’uomo, in una zona già oggi tra le più congestionate e inquinate>> d’Europa. Un esaltazione del trasporto su gomma e dei treni di lusso, un>> esempio della Lombardia che, in nome di Expo, sarà attraversata da nuove>> autostrade, una nuova tangenziale a Milano, raccordi inutili qua e là,>> miliardi per opere ad alto impatto sui territori, mentre il trasporto>> pubblico collassa e i treni dei pendolari somigliano alle tradotte dei>> tempi di guerra.>>>> Pero, Rho, la periferia milanese date in pasto alle catene alberghiere,>> quasi fossero mete caraibiche, mega hotel con centinaia di stanze,>> destinati dopo Expo a diventare tante cattedrali nel deserto. Aree>> sacrificate per sempre, su territori che da anni aspettano un>> risarcimento>> ambientale dopo decenni di impianti industriali a rischio, raffinerie,>> traffico, inceneritori e fiere varie.>>>> 1,5 miliardi di € principalmente pubblici solo per il sito Expo e le>> opere di servizio, più altri svariati miliardi per autostrade, TAV, e>> altre grandi opere. I soldi si prendono dalle privatizzazioni, dai tagli>> a>> scuola, ricerca e altri beni comuni.>>>> In questi tempi di crisi è necessario rilanciare l’idea di non>> cementificare un’area attualmente agricola per fare nuovi inutili>> padiglioni quando di fianco sorge il nuovo polo fieristico a>> disposizione.>> In questa maniera si libererebbero risorse da investire per rispondere>> realmente ai bisogni del territorio.>>>> È indispensabile aprire una vertenza territoriale anche a Pero per>> ribadire che vogliamo investimenti per vivere in città sane, investimenti>> sul risparmio energetico, la mobilità sostenibile, i trasporti locali.>> Vogliamo città per tutti e a misura dei cittadini più deboli. Vogliamo>> territori e paesaggi salvaguardati e beni comuni tutelati e non>> saccheggiati. Vogliamo diritti e reddito non Expo e precarietà. Vogliamo>> l’interesse pubblico al centro delle priorità e non le speculazioni>> private.>>>> In vista del Consiglio comunale aperto su Expo 2015, ne discuteremo>> direttamente con la cittadinanza>>>>>>
MARTEDì 17 FEBBRAIO 2009 – H 21.00>>
ASSEMBLEA PUBBLICA>> SALA CONSILIARE DI VIA TURATI – PERO (MI)>>>>>>>>

SOS FORNACE>>>> sosfornace@inventati.org>>
www.sosfornace.org>>
www.myspace.com/sosfornace

PERCHE’ SCIOPERIAMO ALLA DHL DI CORTEOLONA

COSA ACCADE NELLE COOPERATIVE CHE LAVORANO ALLA DHL DI CORTEOLONA E PERCHE’ SCIOPERIAMO

Non solo gli operai non hanno ricevuto fino ad ora il TFR relativo alla Team Logistica Resources, ROL, ferie, una tantum e a volte nemmeno le ore lavorate, quantificabili approssimativamente dai 4.000 a 10.000 euro a testa a seconda dell’anzianità di lavoro (per questi problemi, invitiamo i lavoratori a prendere contatto con il delegato SLAI Cobas per poter procedere al recupero legale delle somme dovute).In questi giorni è avvenuto, inoltre, l’ennesimo passaggio di “padrone”, condotto in modo a dir poco truffaldino, con la complicità di DHL, del delegato CISL e del segretario CISL di Pavia Magnani Marco, i quali promettevano durante una riunione: “vi tuteliamo noi, non preoccupatevi, i contratti resteranno immutati e lavorerete tutti, ripetiamo, tutti saranno assorbiti alle medesime condizioni”. Risultato?Al momento della stipula dei contratti, la CISL non si è presentata, e agli operai è stato fatto firmare un contratto peggiorativo, con considerevole diminuzione del salario e declassazione dal 5° al 6° livello, senza nemmeno che gli fosse consentito leggerlo a fondo e senza rilasciare copia a nessuno.Ma v’è di più, mentre tutti i lavoratori firmavano le dimissioni volontarie dalla Team Logistica Resources, la nuova cooperativa subentrante nel contempo iniziava a “perdere” i contratti firmati.Una vera e propria messa in scena macchinata ad arte dalla cooperativa, con tanto di consegna delle divise ai lavoratori, per poi minacciarli il giorno seguente dicendo: “attenzione, i vostri contratti sono in archivio e si possono perdere facilmente”.Così hanno fatto con il compagno di lavoro Adrian: il giorno successivo alla stipula del contratto, recatosi al lavoro come da precedenti accordi, è stato intimato di riconsegnare immediatamente la divisa di lavoro, poiché il suo contratto era stato buttato, per poi essere allontanato, con toni minacciosi dal gorilla del padrone.Come già previsto dallo SLAI Cobas e dai suoi rappresentanti, dopo essere stati maltrattati, mal pagati, umiliati e spremuti come limoni, gli operai si trovano senza il lavoro grazie all’ennesima truffa ai loro danni, realizzata con la complicità di DHL e della CISL.Ora le adesioni al SLAI Cobas si moltiplicano perché i lavoratori sono stufi di false promesse e dichiarano:Vogliamo denunciare, tutti uniti, questo sistema di sfruttamento del lavoro che assomiglia ad una vera e propria moderna schiavitù e lottare perché i lavoratori, nessuno escluso, siano assunti, anche coloro che si trovano attualmente in malattia, infortunio, permesso, ferie o quant’altro previsto dal C.C.N.L.
Vogliamo il TFR dalla Team Logistica Resources.Vogliamo, come promesso, l’immediata assunzione di tutti alle stesse condizioni di prima.Vogliamo il rispetto del nostro contratto (cosa fin ora non avvenuta).Vogliamo avere un posto di primo soccorso e dei bagni degni di essere chiamati tali.Vogliamo l’accesso alla mensa dove trascorrere la pausa pranzo.Vogliamo le ferie pagate, la 13° e la 14° mensilità, i ROL, l’una tantum, e tutto quello previsto dal C.C.N.L..Vogliamo esistere come persone e lavorare in sicurezza.Vogliamo tutto ciò di cui ci avete privato e derubato per tutto questo tempo.

Ora basta!!!Ora Cobas!!!10 – 100 – 1000 Origgio!!!

RSA Slai cobas che lavorano nelle cooperative DHL di Corteolona

martedì 10 febbraio 2009

INNSE: NUOVO ASSALTO DI POLIZIA E PADRONE

INNSE: NUOVO ASSALTO DI POLIZIA E PADRONE
Pubblicato in:: Numero 480-09 Questa notte (Martedi' 10 Febbraio)

alle ore 3,00 il padrone Genta scortato daduecento tra poliziotti e carabinieri e' tornato all'assalto degli operai, che danove mesi presidiano la fabbrica per impedire al padrone di portare via imacchinari.Polizia e carabinieri sono riusciti a sfondare una delle due portinerie presidiatedagli operai.Ma di fronte all'opposizione degli operai ancora una volta il piano di Genta e'fallito.Sono le 11.45 e gli operai stanno vigilando affinche' poliziotti e carabinieri siritirino.I manganelli dei poliziotti sono gli ammortizzatori sociali che prepara il governo.All'Alfa di Pomigliano come all'INNSE di Milano.
Operai sosteniamo la lotta e il picchetto degli operai dell'INNSE.

APPELLO DEGLI OPERAI DELL'INNSE:febbraio 9, 2009 - lunedì SOSTENETECI CONTRO L'ATTACCO DEL PADRONE E DELLE FORZE DELL'ORDINEDA MEZZA NOTTE INIZIA IL PRESIDIO DURO CONTRO L'ATTACCO DI GENTA.LA NOTIZIA DEL SUO ARRIVO E' CONFERMATA DAL CONSIGLIERE REGIONALE MULBAHUER.INVITIAMO TUTTI A SOSTENERCI CON LA VOSTRA PRESENZA PER CONTRASTARE IL PADRONE E LEFORZE DELL'ORDINE CHE SICURAMENTE SARANNO PRONTI AD USARE IL MANGANELLO

CONTRO DI NOI.AIUTATECI...AIUTIAMOCI

LETTERA APERTA. RADUNO DI NAZISKIN TENUTOSI SABATO 24 GENNAIO 2009

Lo scorso 24 gennaio, senza alcun preavviso alla popolazione, si è tenuto a Lainate, in una proprietà privata di Via Puccini, un raduno organizzato da un gruppo facente riferimento alla Skinhouse di Bollate, che ha calamitato centinaia di militanti della formazione, nota per la sua appartenenza alla galassia dell’estrema destra e apertamente evocativa del nazifascismo.

La manifestazione ha richiamato, secondo la dichiarazione dei soggetti interessati, la partecipazione di 500 persone, che potendosi incontrare liberamente sul territorio di Lainate hanno potuto inneggiare ai simboli nazifascisti, rinsaldare il loro spirito di aggregazione e organizzare la formazione e gli eventi successivi.

Inutile descrivere la preoccupazione dei lainatesi, che si sono sentiti non solo offesi nelle comuni convinzioni democratiche tutelate dalla Costituzione, ma anche minacciati nella sicurezza quotidiana da una manifestazione frequentata da una massa di sconosciuti provenienti da tutta Europa che fanno della violenza e della provocazione il loro credo e il loro agire.

Informiamo che le associazioni ANPI sezione Pio Zoni (Associazione Nazionale Partigiani Italiani), Il filo della memoria, JobCafè, GGelle, RockinRho, CGD (Coordinamento Genitori Democratici) e i cittadini democratici sono mobilitati per chiedere alla Giunta e al Consiglio Comunale di Lainate un impegno affinché la cittadinanza lainatese non debba più sopportare il ripetersi di esibizioni come quella cui si è dovuto assistere il 24 gennaio e che il nostro territorio non ospiti MAI PIU’ un’adunanza ad opera di gruppi legati a ideologie prevaricatrici e nazifasciste, così evidentemente contrarie ai principi della Costituzione.

Invitiamo le forze politiche, i sindacati e le associazioni di Lainate ad un pronunciamento inequivocabile in aperta condanna di adunanze come quella del 24 gennaio, a tutela di quella democrazia che la lotta al nazifascismo ha saputo conquistare.


Lainate, 06 febbraio 2009

Le associazioni:
ANPI sezione Pio Zoni (Associazione Nazionale Partigiani Italiani)
Centro di documentazione IL FILO DELLA MEMORIA
CGD (Coordinamento Genitori Democratici)
GGELLE
JOBCAFÈ
ROCK’IN RHO

domenica 8 febbraio 2009

SABATO 14 FEBBRAIO ORE 14.30 PRESIDIO A IN VIA MADONNA A RHO

Sabato 14 gennaio si terrà a Rho in via madonna (di fianco a piazza s. Vittore) a partire dalle ore 14.30 un presidio organizzato dallo Slai Cobas,dal foglio di informazione la spinta! e da lavoratori del territorio per manifestare contro i continui attacchi a cui sono sottoposti i lavoratori, ultimamente amplificati dalla “crisi”.
Proprio sulla questione crisi abbiamo organizzato un incontro mercoledì 28 Gennaio, incontro nel quale si è cercato di inquadrare il problema sia da un punto di vista generale, analizzando i passaggi politici che hanno portato all’attuale situazione, sia dal punto di vista degli effetti quotidiani che viviamo tutti i giorni sulla nostra pelle, dalla cassaintegrazione e i licenziamenti al peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, l’azzeramento dei pochi diritti che rimangono , residui delle lotte operaie degli anni passati.
Tutto questo non deve passare nel silenzio della rassegnazione, la paura e il ricatto devono essere combattute con la LOTTA E L’INFORMAZIONE.

Per questo vi invitiamo a partecipare al presidio del 14 Febbraio come primo momento di risposta e sensibilizzazione sul territorio e a discutere ed ad organizzare momenti di risposta all’offensiva di governo e padroni.

Appello ai lavoratori italiani

Partecipate al nostro sciopero per salari e lavoro a condizioni sindacali

Nei giorni scorsi la stampa italiana ha parlato degli «scioperi» contro i lavoratori italiani della raffineria Total di Lindsey (GB) presentandoli come "scioperi contro i lavoratori italiani". Tutto falso. La lotta degli operai inglesi è contro lo sfruttamento degli immigrati italiani, non contro gli immigrati italiani!L'Islanda, la Grecia, la Francia, la Lettonia... in tutta l'Europa i lavoratori scendono in piazza per protestare contro governi che hanno fatto arricchire i padroni e i banchieri mentre attaccano i nostri posti di lavoro, salari e pensioni. Finalmente i lavoratori britannici dicono "basta". La settimana scorsa il nostro sciopero si è esteso rapidamente, con azioni di solidarietà in tutto il Paese, in 20 stabilimenti. Migliaia di lavoratori stanno scioperando malgrado le leggi antisindacali. Il governo è scosso. E' l'ora di estendere lo sciopero per costringere il padronato e il governo ad accettare le nostre rivendicazioni.

LOTTIAMO PER DIFENDERE IL LAVORO - FERMARE LA "GARA AL RIBASSO"
Il padronato, i banchieri e il governo ci hanno messo nei guai dal punto di vista economico. Adesso vogliono che paghiamo noi la crisi, attaccando il nostro lavoro, i salari e le condizioni lavorative. Non se ne parla neanche! Con questo sciopero vogliamo fermare la "gara al ribasso". Scioperiamo contro i padroni, come quelli di Alstom e IREM, che rifiutano di assumere i lavoratori locali. Facciamo sciopero contro le leggi europee, che favoriscono il padronato e contro le decisioni giudiziarie che rendono legale lo sfruttamento della manodopera a basso costo per massimizzare i profitti dei padroni. Questo sciopero punta a fermare i datori di lavoro che violano il nostro accordo nazionale (NAECI) e stanno cercando di dividere la nostra forza sindacale.

LO SCIOPERO NON E' CONTRO I LAVORATORI STRANIERI
La stampa e i media dicono che il nostro sciopero è contro i lavoratori stranieri. NON E' VERO. Dobbiamo tutti spostarsi per trovare il lavoro. Molti fra noi abbiamo lavorato all'estero. Siamo anche noi i lavoratori "migranti"! Accettiamo i lavoratori stranieri ma non accettiamo che questi siamo sfruttati con condizioni lavorative peggiori che le nostre (né che siano spinti in branco in pullman come gli animali o alloggiati in chiatte) e che siano strumentalizzati dai datori di lavoro per scalzare i nostri accordi nazionali e la nostra forza sindacale. L'obiettivo non è "lavoro inglese ai lavoratori inglesi" ma LAVORO A CONDIZIONI SINDACALI PER TUTTI I LAVORATORI COSA VOGLIAMO? - Dire no alle azioni disciplinari contro i lavoratori che hanno scioperato per solidarietà - Estendere a tutti i lavoratori nel Regno Unito la tutela dell'accordo nazionale (NAECI) -
Registrare i disoccupati e gli iscritti alle sezioni locali del sindacato, sotto controllo dei sindacati, con graduatorie di avviamento al lavoro - Investimenti da parte del governo e dei datori di lavoro nella formazione e nell'apprendistato per la nuova generazione di lavoratori nell'edilizia: un futuro per i giovani - La sindacalizzazione di tutti i lavoratori immigrati - Sostegno sindacali agli immigrati, incluso gli interpreti, e accesso alla consulenza per promuovere l'integrazione attiva nel sindacato.
Volantino scritto da Keith Gibson (GMB comitato di sciopero improvviso LOR),
John McEwan (Rsu foro nazionale),

entrambi a titolo personale

cariche a pomigliano

LO SLAI COBAS ESPRIME CONVINTA SOLIDARIETA’ AI LAVORATORI FERMATI DURANTE LE MOBILITAZIONI DI STAMATTINA INDIPENDENTEMENTE DALLA LORO APPARTENENZA AI SINDACATI CONFEDERALI. CIO’ SENZA TACERE LE GROSSE RESPONSABILITA’ DEGLI STESSI SINDACATI CONFEDERALI CHE – RICOPRENDO TUTTORA IL RUOLO DI MAGGIORI ‘SPONSOR’ DEL COSIDDETTO ‘PIANO MARCHIONNE’ – SONO CONSAPEVOLI COMPLICI DEL PESANTE RIDIMENSIONAMENTO IN ATTO DELLO STABILIMENTO DI POMIGLIANO D’ARCO E DELLE FABBRICHE FIAT

SABATO 7 FEBBRAIO, DURANTE I LAVORI DEL COORDINAMENTO NAZIONALE - CHE SI TERRA’ PRESSO LA SEDE SLAI COBAS DI POMIGLIANO IN PREPARAZIONE DEL CONGRESSO NAZIONALE DI MARZO - SI RIUNIRANNO DELEGAZIONI DI LAVORATORI E RSU DELLE PRINCIPALI FABBRICHE DEL GRUPPO FIAT E DELL’INDOTTO PER CONCORDARE INIZIATIVE DI MOBILITAZIONE A SOSTEGNO DELLA LOTTA OEPRAIA CONTRO LA RESTAURAZIONE AUTORITARIA IN ATTO DEI DIRITTI SINDACALI E A TUTELA DEI SALARI E DEI LIVELLI OCCUPAZIONALI, NONCHE’ PER CONTRASTARE I LICENZIAMENTI POLITICI E LA RESTAURAZIONE DEI REPARTI-CONFINO COME QUELLO DI NOLA. SLAI Cobas Fiat Alfa RomeoSLAI Cobas - coordinamento provinciale di

NapoliPomigliano d’Arco, 5/2/2009

mercoledì 4 febbraio 2009

C'È SEMPRE QUALCUNO PIÙ A NORD!

da RSU SLAI COBAS NEW HOLLAND
MODENA SLAI COBAS MODENA

Questa è la fine che fanno gli operai quando non si riconoscono in un'unica classe.Le frasi rivolte ai lavoratori stranieri sono più o meno queste: "Sporchi immigrati. Tornate a casa vostra. Togliete lavoro a gente di qui che ne ha bisogno". Quante volte si sentono ripetere espressioni simili, in Italia, da chi non sopporta la vista degli immigrati di un colore o di un altro. Bè, in questi giorni le stesse frasi sono state pronunciate in Inghilterra all'indirizzo di lavoratori italiani. Alla raffineria Lindsey Oil di Grimsby, gestita dall'azienda petrolifera francese Total, è stato assunto un gruppo di manovali italiani e portoghesi, scrive il quotidiano Daily Express di Londra, apparentemente perchè costano meno. Una legge europea lo permette. Sono ospitati da una speciale nave-albergo (ex prigione), con un contratto di lavoro a tempo. Ma agli operai inglesi la cosa, in piena recessione, non è andata giù: ieri hanno dichiarato sciopero e protestato piuttosto vigorosamente per la presenza degli italiani. Alcuni dei quali, o almeno presunti tali, sono ripresi in una fotografia del Daily Express mentre agitano il dito medio e fanno il gesto dell'ombrello davanti al naso degli operai inglesi. "Gli italiani lavorano male e non rispettano le norme di sicurezza", (potrebbe non essere una bugia, visto l'alto numero dei morti che ha l'Italia ndr) dice un operaio inglese al quotidiano di Londra. "La nostra non è una protesta razzista, ma quei posti di lavoro spettavano a noi. È un'ingiustizia".Chiunque abbia ragione, è la prova di come i ruoli possono cambiare in fretta: in Inghilterra possiamo essere visti come i vu'cumprà che tanti di noi non sopportano in patria. Che è stato poi, quello dei poveri immigrati guardati male dai nativi, il nostro ruolo per secoli. Sarebbe bene non dimenticarcelo. Il protezionismo alza la bandiera dell'odio contro gli stranieri e prepara gli animi alla guerra dei padroni. La guerra è l'unico modo che i padroni hanno per uscire dalla crisi economica, solo così possono ricominciare a rimettere in moto il sistema produttivo, per poter continuare a sopravvivere come classe dominante con il loro sistema capitalista.

martedì 3 febbraio 2009

PRESIDIO DI LOTTA E INFORMAZIONE

Sabato 14 gennaio si terrà a Rho in via madonna (di fianco a piazza s. Vittore) a partire dalle ore 14.30 un presidio organizzato dallo Slai Cobas,dal foglio di informazione la spinta! e da lavoratori del territorio per manifestare contro i continui attacchi a cui sono sottoposti i lavoratori, ultimamente amplificati dalla “crisi”.
Proprio sulla questione crisi abbiamo organizzato un incontro mercoledì 28 Gennaio, incontro nel quale si è cercato di inquadrare il problema sia da un punto di vista generale, analizzando i passaggi politici che hanno portato all’attuale situazione, sia dal punto di vista degli effetti quotidiani che viviamo tutti i giorni sulla nostra pelle, dalla cassaintegrazione e i licenziamenti al peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, l’azzeramento dei pochi diritti che rimangono , residui delle lotte operaie degli anni passati.
Tutto questo non deve passare nel silenzio della rassegnazione, la paura e il ricatto devono essere combattute con la LOTTA E L’INFORMAZIONE.

Per questo vi invitiamo a partecipare al presidio del 14 Febbraio come primo momento di risposta e sensibilizzazione sul territorio e a discutere ed ad organizzare momenti di risposta all’offensiva di governo e padroni.

lunedì 2 febbraio 2009

*Foto di gruppo in nero* *Dalla nuova Skinhouse di Bollate a Cuore nero, da Forza nuova a Patria

*Foto di gruppo in nero**Dalla nuova Skinhouse di Bollate a Cuore nero, da Forza nuova a Patriae libertà l'estrema destra milanese e i suoi rapporti con Alleanzanazionale
*Saverio Ferrari

- Left - 30/01/2009/Pubblichiamo il testo completo dell'articolo uscito sul il settimanale Left

il 30 gennaio 2009/Il capannone è basso e grigio, delimitato da un muro, tra due palazzine.Fino a qualche tempo fa ospitava una carrozzeria. La via è senza uscita.Poco oltre i prati. Siamo alla periferia di Bollate, a Madonna inCampagna, in via Alfieri 4. È qui che il 18 ottobre scorso è statainaugurata la nuova Skinhouse. La precedente esperienza, in via Canneroa Milano, nel quartiere Bovisa, si era conclusa dopo dodici anni a metàottobre del 2006, causa i lavori per l´apertura della stazione diDergano della linea tre della metropolitana.Anche in quel caso lo spazio era stato messo a disposizione da unprivato, una costruzione inserita nell´area di un'ex officina, e a nullaerano valse le proteste dei cittadini che si erano costituiti incomitato per chiederne la chiusura a seguito dei concerti fino a tardanotte, con naziskin provenienti da diverse città, anche dalla Svizzera,con il contorno di inni fascisti cantati a squarciagola e montagne dilattine di birra ovunque.Eppure proprio da via Cannero il 7 agosto 2004 era partita unaspedizione di teste rasate, con magliette nere con svastiche e aquilenaziste, diretta ai Navigli dove aveva accoltellato sei giovani deicentri sociali, uno dei quali rimasto per giorni tra la vita e la morte.Lo stesso pubblico ministero Luisa Zanetti nella sua richiesta dicustodia cautelare nei confronti dei partecipanti al raid squadristicoaveva sottolineato come la "Skinhouse di Milano" fosse una "base perritrovarsi, per organizzarsi, per riunirsi, per pianificare e decideregli atti aggressivi e intimidatori (quali risse, lesioni,danneggiamenti, furti, devastazioni, incendi)", un "luogo di partenzaper le spedizioni punitive e per rifugiarsi al termine delle stesse".Il 13 dicembre dello stesso anno, nel corso di una perquisizione eranoanche stati sequestrati coltelli, bastoni, mazze da baseball e catene.

*THE HAMMERSKIN NATION*
Ad animare la nuova realtà di Bollate, come la precedente, la settadegli Hammer, una sorta di circuito internazionale neonazista, con sedianche in Europa in Inghilterra, Spagna, Francia, Olanda, Svizzera eItalia, originata da una costola del Ku Klux Klan nella seconda metàdegli anni Ottanta a Dallas nel Texas.Gli Hammerskins sono da sempre uno dei più pericolosi e violenti gruppidediti al perseguimento della "supremazia della razza bianca", i cuimilitanti negli Stati Uniti sono stati più volte accusati e condannatinon solo per aver assaltato sinagoghe ebraiche o per aver compiutobrutali pestaggi, ma anche per l´assassinio di alcuni ragazzi di colore.Così è stato nel giugno 1991 ad Arlington nel Texas, dove tre aderentialla Hammerskin nation (Hsn) uccisero a fucilate un ragazzino che avevaavuto il solo torto di incrociarli, e a Natale dello stesso anno, aBirmingham in Alabama, quando un senzatetto nero fu finito a colpi dimazza da baseball e di stivali ferrati. Dopo l´ennesimo accoltellamentodi un giovane afroamericano nel 1999 in California un tribunale penaleli definì "una gang di strada". Ma l´elenco dei delitti da citaresarebbe molto più lungo.

*IL DOPPIO MARTELLO*
In Italia la "fazione madre" degli Hammerskin è da sempre quellamilanese. Ora ha anche riaperto la sede. Una cinquantina i militanti,compresi gli aderenti ad Ambrosiana skinheads e a Brianza skin, duegruppi locali ora federati agli Hammer. Agli Ambrosiana skinheads faancora riferimento quel Riccardo Colato, detto "Riki", già condannatoper un raid a Bari, il 3 gennaio 2006, dove si trovava in vacanza,contro un pub frequentato da gay. Denunciato per discriminazionerazziale e danneggiamenti, assieme ad altri cinque, ebbe il foglio divia con l´ordine di non tornare più nel capoluogo pugliese per tre anni.Ogni "fazione" deve essere composta da almeno sei membri, ma perdiventare Hammerskin, e cioè entrare in quella che i suoi promotoriconsiderano "l´élite dell´élite" del movimento naziskin, è necessarioseguire una lunga trafila: essere presentato da un altro membro eprestarsi a un periodo di prova che dura almeno quattro anni.Successivamente si è sottoposti a riti iniziatici. Si parla di pestaggiai danni di immigrati e di lotte con il coltello contro cani dacombattimento. Solo alla fine si potrà ricevere la toppa e tatuarsi suuna parte visibile del corpo, collo o avambraccio, il simbolo con i duemartelli in marcia mutuato dal film, di cui si rovesciano il senso e leintenzioni, di Alan Parker, The Wall, del 1982, basato sulle musichedell'omonimo album dei Pink Floyd. Il doppio martello nell'immaginariodegli Hammerskin rappresenterebbe l'arma per abbattere i muri cheproteggerebbero le minoranze etniche e religiose.Surreali, in questo contesto, le dichiarazioni di alcuni esponenti dellaSkinhouse rilasciate a un giornale locale: "Noi non siamo assolutamentenazisti e nessuno di noi ha mai avuto denunce per aggressioni". Ma èsufficiente entrare nella sezione eventi del loro sito per imbattersisubito nell´effige di un manifesto del 1944 utilizzato per ilreclutamento nelle Ss italiane, seguito da una locandina dedicata agli"Eroi della Rsi" che invita a un pellegrinaggio al Campo X del CimiteroMaggiore a Milano, dove sono stati sepolti alcuni dei più importantigerarchi del fascismo, tra gli altri Alessandro Pavolini e FrancescoMaria Barracu.È possibile poi visionare un poster a firma "Italia Hammer Skinheads"con tanto di saluti romani, ma anche una foto scattata in occasionedell´Hammerfest del 2007, il più importante raduno internazionale delgruppo, con la bandiera di guerra del Terzo Reich con il doppio martelloal posto della svastica. Fino a qualche tempo fa compariva anchel´istantanea di uno striscione esposto allo stadio di San Siro in favoredella liberazione di "Norberto", cioè Norberto Scordo. La storia èquesta: la scorsa estate, essendo rimasta ancora vacante la carica dicapo degli Hammer, dopo la scelta del vecchio leader Alessandro Todisco,detto "Todo", di impegnarsi a tempo pieno in Cuore nero, si era decisodi affidare temporaneamente le redini del gruppo a un triumvirato. Traloro anche Norberto Scordo, già condannato insieme ai due fratelliTodisco, Alessandro e Franco, per aver aggredito a martellate nel 1992due giovani, un ragazzo e una ragazza di 18 anni, usciti dal Centrosociale Leoncavallo. Neanche il tempo di insediarsi che Scordo, aseguito di un´altra aggressione ai danni di alcuni punkabbestia, il 19luglio, alle colonne di San Lorenzo, è finito dietro le sbarre,processato e condannato a sei mesi per direttissima. È uscito soloqualche settimana fa.

*CUORE NERO BREWERY*
L´apertura della nuova Skinhouse a Bollate non è la sola novità nelpanorama neofascista milanese. Il 6 settembre scorso era stata ancheinaugurata la nuova sede di Cuore nero a Milano, in via Pareto angolovia San Brunone, a pochi passi da viale Certosa. In realtà si eratrattato solo dell´allargamento dell´ex negozio Il sogno di Rohan,passato da una a due vetrine, con relativo cambio di insegna. Una dellesocietà dell´ex Nar Lino Guaglianone, da sempre uno dei finanziatori diCuore nero, aveva infatti acquistato e messo a disposizione di NicolettaCainero, moglie di Alessandro Todisco, i locali attigui. I muri divisorierano stati abbattuti e si era provveduto a montare vetriantisfondamento. Nella palazzina di fronte, al primo e al secondo piano,erano state anche installate alcune telecamere di sicurezza.L´idea di costituire una casa comune per tutte le sigle del neofascismomilanese è comunque da tempo tramontata. Prima l´incendio doloso, l´11aprile 2007, dello spazio ben più capiente affittato in viale Certosa,quasi sul piazzale antistante il Cimitero Maggiore, poi una serie dicontrasti interni, hanno ridimensionato il progetto. Particolare pesohanno avuto in questo senso le spaccature intervenute nella Fiammatricolore con l´uscita a livello nazionale di Gianluca "Boccia" Iannone,di Casa Pound e del Blocco studentesco, ma anche, sul fronte opposto, diuna corrente, capitanata dall´ex commissario della federazione romanaGiuliano Castellino, vogliosa di far subito parte, senza anticamere, delcosiddetto Popolo delle libertà.A Milano ciò ha significato, da un lato, l´entrata di Cuore nero nelcircuito di Casa Pound, ma anche, dall´altro, la fuoriuscita di Matteo"Stizza" Pisoni, il vice di Alessandro Todisco, e del suo gruppo,rientrati nell´orbita di Alleanza nazionale attraverso la formazione diArea identitaria Lombardia, vicina a Carlo Fidanza, il capogruppo di Anin Consiglio comunale. Gli Hammer, dal canto loro, anche in polemica conAlessandro Todisco, si erano già precedentemente resi autonomi. Forsetroppa politica per loro.A seguito di questi avvenimenti sono state anche in parte ridisegnate legerarchie. Alessandro Todisco e sua moglie ora si occupano quasi solodella gestione del bar-negozio di via Pareto e della vendita dellemagliette e dei gadget, mentre si è fatta largo una nuova figuraemergente. Si tratta di Francesco Cappuccio, detto "Doppio malto", exaddetto stampa de La Destra. Prima curava una rubrica sul sito delpartito di Francesco Storace, adesso la fanzine di Cuore nero, appuntoDoppio malto, una pubblicazione che nel giugno scorso ha messo in primapagina uno skin con tanto di boccale di birra in mano, nell´atto dibrindare all´entrata del campo di sterminio di Auschwitz, dove, grazie aun fotomontaggio, al posto della famigerata scritta "Il lavoro rendeliberi", compariva "Cuore nero brewery", letteralmente "Birrificio Cuorenero".A oggi Cuore nero non raccoglie più di cinquanta militanti, tra skin,ultras delle curve e balordi di periferia, soprattutto provenienti daQuarto Oggiaro. Tra loro anche Franco Todisco, il fratello diAlessandro, detto "Lothar", sempre presente allo stadio, sponda Inter,ma anche gran bevitore, rintracciabile, dopo una certa ora, con il suogiro di amici in alcuni bar di Brera.Il 20 gennaio scorso le abitazioni di ambedue i fratelli, insieme aquelle di altri sette ultras dell'Inter, sono state perquisite. Così ilmagazzino di proprietà di Franco Caravita, leader dei Boys. Sequestratiqua e là coltelli, tirapugni, noccoliere, palle chiodate, manganelli conl'effige del Duce, bandiere con la croce celtica e la svastica. Nellacasa di Michael Maron, un'appartenente agli Irriducibili, la faccia dastadio di Cuore nero, anche cocaina e un bilancino di precisione."Todo" e "Lothar" sono ora sottoposti all'obbligo di firma giornaliero.Al centro delle indagini i disordini dell'11 novembre 2007 a Milano,seguiti all'uccisione nei pressi di Arezzo del tifoso laziale GabrieleSandri. Nell'occasione si tentò di assaltare il commissariato di SanSiro, la caserma dei carabinieri di via Vincenzo Monti e la sede Rai dicorso Sempione.

*DIASPORE*
Il piccolo arcipelago dell´estrema destra milanese vive comunque unafase di stallo. Forza nuova vivacchia con le solite iniziative che sitengono al cosiddetto Presidio di piazza Aspromonte 31, a metà tra unasede e un pub. Pochi gli appuntamenti culturali: uno dei piùpubblicizzati qualche mese fa, in marzo, riguardava una "serata inonore" di Leon Degrelle, l´ex generale belga comandante di una Divisionedelle Waffen Ss. È qui, comunque, che il 17 maggio scorso gli Hammerhanno potuto tenere un loro concerto di nazirock dopo il divieto, giuntoa seguito delle numerose proteste, di suonare alla palazzina Liberty.Forza nuova a Milano ha fatto ultimamente parlare di sé solo per alcunivolantini e striscioni minacciosi nei confronti degli extracomunitari,distribuiti a fine settembre al liceo linguistico Manzoni di viaRubattino, in zona Ortica, confinante con un dormitorio di proprietà dei"Martinitt", ospitante una ventina di ragazzi magrebini e kossovari frai 14 e i 18 anni.Ma il gruppo, ormai composto solo da una trentina di fedelissimi guidatida Duilio Canu, continua a perdere pezzi. L´ultimo ad andarsene, per farritorno, sembrerebbe, alla Lega nord, è stato Remo Casagrande, uno deipiù famosi squadristi di Milano negli anni Settanta.La Fiamma tricolore e La Destra, nella quale sta confluendo a livellonazionale il Fronte sociale nazionale di Adriano Tilgher, a Milano cittàpraticamente non esistono più, anche se ufficialmente sono ancorarappresentate rispettivamente da Attilio Carelli e Roberto Perticone.In particolare La Destra, nel giro di pochi mesi, ha subito un verotracollo. A sbattere la porta per prima è stata, agli inizi di marzo,Carla De Albertis, ex assessore comunale alla Salute, in quota ad An,silurata nel novembre 2007 dal sindaco Moratti per la sua opposizioneall´Ecopass, poi Barbara Ciabò, consigliera comunale passata in novembrea Forza Italia. In ottobre ad abbandonare il partito, con un durissimocomunicato, era stata invece l´intera organizzazione giovanile de LaDestra, Gioventù italiana, con l´ex responsabile Vincenzo Sofo in testa.Presenze solo virtuali sono al momento anche quelle formatesi a seguitodi questa diaspora, dal Movimento per l´Italia di Daniela Santanchè, cheaveva lasciato il partito di Francesco Storace ancor prima del congressodi novembre, a La vera destra del Nord di Carla De Albertis, perarrivare a Destra federale, animata da Carmelo Lupo, consiglierecircoscrizionale di zona 4.Così dicasi per Destra libertaria di Luciano Buonocore, uno dei leaderdella cosiddetta Maggioranza silenziosa nei primi anni Settanta, chenelle ultime elezioni politiche, pur essendo tra i dirigenti nazionalede La Destra, improvvisamente dopo un incontro con Ignazio La Russalanciò un appello di voto in favore del Pdl al Senato. Qualcuno, comeRoberto Jonghi Lavarini, mai smentito, parlò in un blog d´area di unasomma di 35 mila euro finita nelle tasche di Buonocore e di un appaltodi MilanoSport a uno dei figli. Comunità in movimento, la sigla dietrola quale si sono aggregati Lino Guaglianone e il suo gruppo, dal cantosuo, risulta inattiva dal 28 maggio, giorno della sua presentazione.

*PATRIA E LIBERTÀ*
Maggiore attivismo mostra, invece, Destra per Milano di Roberto JonghiLavarini, il "Barone nero", che dopo il fallimento delle liste de LaDestra con la Fiamma tricolore, ha ufficialmente aderito al Pdl. Lostesso Jonghi ha presenziato nell´ottobre scorso al Lido di Milano allafesta del Popolo delle libertà, partecipando alla cena di gala conSilvio Berlusconi, al quale ha anche regalato un libro apologetico sullastoria della Rsi. Mille euro a testa per esserci, cifra non indifferenteper chi come lui solo nel 2005 dichiarava al fisco un reddito pari allozero assoluto.Roberto Jonghi Lavarini, tra l´altro, è stato nominato vice presidentedi uno pseudo centro studi denominato Patria e libertà (esattamente comel'organizzazione paramilitare di estrema destra cilena che, al soldodella Cia, nel settembre 1973 sostenne il colpo di Stato del generalePinochet), a sua volta presieduto da tale conte Ferdinando CrocianiBaglioni, storico patrizio romano di fede fascista, segretario personaledi Guido Mussolini, figlio di Vittorio e nipote di Benito.Non solo, Jonghi si è pure incontrato in via riservata sia con IgnazioLa Russa sia con Piergianni Prosperini. Una delle ragioni: le tensioniinterne a Destra sociale, di Paola Frassinetti e Carlo Fidanza, e adAzione giovani, che continuano a perdere consensi proprio in favore del"Barone nero", vissuto ormai come pericoloso concorrente interno, tantopiù dopo le ripetute dichiarazione "antifasciste" sia di Gianfranco Finiche del sindaco di Roma Gianni Alemanno.

*SENZA CONFINI*
L´estrema destra milanese, in conclusione, continua ad essere assaifrastagliata e divisa, ma soprattutto utilizzata, in alcuni casi, comeben esemplificato dalla vicenda Buonocore, letteralmente comperata asuon di euro, dalla destra di governo, in primis Alleanza nazionale.Molti i fili che legano ancora questi due mondi. Legami incentrati avolte su interessi di modesto cabotaggio come i voti di preferenza perentrare in consiglio comunale, forniti ad alcuni candidati di An da queipiccoli serbatoi elettorali che spaziano dagli ultras agli ambienti diCuore nero. Carlo Fidanza docet. Ma non solo.Nonostante le impegnative dichiarazioni di Gianfranco Fini per cui "chiè democratico è antifascista", nell´arco degli ultimi mesi, trasettembre e ottobre, i rappresentanti di An a Milano sono riusciti aproporre di intestare una via a Giorgio Almirante, storico leadermissino, già firmatario nel 1944 di bandi per fucilare alla schiena irenitenti alla leva dell´esercito repubblichino, nonché ex segretario diredazione de La Difesa della razza, ad avanzare la richiesta di traslareal famedio le spoglie di Carlo Borsani, uno dei gerarchi milanesi chenon esitava a mettere la propria firma sul giornalino delle Ss italianeAvanguardia, a presentare come gruppo consiliare nella sede dellaprovincia un libro dedicato alla Legione Muti, provocando, causaproteste, la sospensione del consiglio in corso.Proprio a Bollate, invece, dove ha aperto la nuova Skinhouse, dueconsiglieri comunali, sempre di An, si sono presentati a una seduta conle magliette dell´Italia campione del mondo 1938, nere, con stemmasabaudo e fascio littorio.A superare tutti, comunque, il sindaco di Forza Italia di Buccinasco,Loris Cereda, che aveva organizzato per fine novembre, con il patrociniodel Comune, un convegno su Julius Evola, il massimo riferimento teoricoper il neonazismo italiano. Solo le pressioni del prefetto Gian ValerioLombardi avevano alla fine fatto saltare l'iniziativa.I confini tra tutte le destre a Milano sono spesso invisibili.

PAESI BASCHI LIBERI!


CALENDARIO INIZIATIVE:

VEN. 6 FEBBRAIO CS 28 maggio, via Europa, Rovato (Brescia)

ore 20.30 Proiezione del video "Conferenza internazionale di Askapena 2008"

ore 21.00 Incontro con i rappresentanti di Euskal Herriaren Lagunak/Amici e amiche dei Paesi Baschi di Bologna e Milano

ore 22.30 Concerto EGIN - patchanka band da Torino


SAB. 7 FEBBRAIO CSA Vittoria:
ore 22.00 Concerto EGIN - patchanka band da Torinoe

BILBOMATIKS - ska band da Bilbao, Euskal HerriaGIO.


12 FEBBRAIO COA T28, via dei Transiti 28, MILANOore 19.00 Aperitivo contro-informativo sui Paesi BaschiVEN.


13 FEBBRAIO CSA PACI PACIANA, via Grumello 61, Bergamo ore 22.00 hip hop per Euskal Herria121 krew - Barakaldo, Euskal Herriacheckpoint charlie - Bergamo, terre orobiche


SAB. 14 FEBBRAIO CSA Vittoria:
ore16.00 Proiezione del video "Conferenza internazionale di Askapena 2008"
ore 16.30 Incontro con Kamaradak Rete di giovani internazionalisti baschi
ore 22.00 Concerto LINEA - Combat rock da Milanoe ASKATASUNA - ska band da Bergamo


DOM. 15 FEBBRAIO CSA PACI PACIANA, via Grumello 61, Bergamo ore 13.00 Pranzo sociale (il ricavato è a sostegno della popolazione di Gaza)ore 15.00 Proiezione del video "Conferenza internazionale di Askapena 2008"ore 15.30 Incontro con Kamaradak Rete di giovani internazionalisti baschi/e + ?

SABATO 21 FEBBRAIO MANIFESTAZIONE A MILANO
HAMAIKA HERRI BORROKA BAKARRA!
TANTI POPOLI UN'UNICA LOTTA!
Giornata di Mobilitazione: ore 15.00 Concentramento Pz. S.Eustorgio / ore 17.00 Partenza Corteo
Promuovono: Euskal Herriaren Lagunak Milano,
Comunità Kurda Lombardia,
Unione Democratica Arabo-Palestinese,
Comunità Palestinese Milano
Amiche e amici di Euskal Herria - MILANO
eh-lagunak@gnumerica.org