IN PRIMO PIANO

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domenica 31 gennaio 2010

Solidarietà alla Corte Popolare Occupata

I compagni e le compagne del Centro Sociale Vittoria di Milano esprimono la loro solidarietà alla nuova occupazione a Nerviano.In una fase come questa di crisi strutturale del capitalismo i governi, cercano con la repressione, di ridurre al silenzio ogni forma di espressione e organizzazione della risposta di classe alla macelleria sociale che la crisi stessa ha provocato.Crediamo, per questo, molto importante dare la solidarietà e il sostegno alla nascita di un nuovo percorso dal basso, che possa partecipare e dare più forza ai processi oggi in corso di autorganizzazione della classe lavoratrice nel suo complesso. L’apertura di un nuovo spazio politico-culturale può mettere in discussione lo stato di cose presenti e il “pensiero unico” che la società capitalista impone.Salutiamo con gioia l’apertura di questo nuovo luogo di organizzazione del conflitto sociale certi di vederli a fianco di chiunque lotti contro lo sfruttamento di classe, la precarietà, il razzismo e il sessismo.

I compagni e le compagne del CSA Vittoria

vittoria@ecn.org
www.csavittoria.org

sabato 30 gennaio 2010

SOSTENIAMO L’OCCUPAZIONE DEL COLLETTIVO OLTRE IL PONTE!

SOSTENIAMO L’OCCUPAZIONE DEL COLLETTIVO OLTRE IL PONTE!
DIFENDIAMO LA CORTE POPOLARE AUTOGESTITA!

Venerdì 29-01-20010 il collettivo oltre il ponte ha occupato uno stabile dismesso (ex ip sistem) da 30 anni in via Pogliano a Nerviano.
Il collettivo, da anni presente a Nerviano, ha portato avanti inziative politico - culturali rivolte al territorio: corsi gratuiti, concerti e dibatti. Inoltre si è speso per il sostegno e la solidarietà ai lavoratori in lotta, per la salvaguardia e la difesa del territorio e per la richiesta di spazi sociali per i giovani.
Dopo anni in cui l’amministrazione comunale Nervianese ( centro-sinistra) si rifiuta di riconoscere il lavoro svolto da questo collettivo, non concedendogli per mancanza di coraggio politico una sede nel quale svolgere la propria attività rivolta in maniera gratuita a tutta la cittadinanza, il collettivo oltre il ponte ha deciso di prendersi una sede occupando uno stabile che da 30 anni vive in uno stato di degrado e abbandono.

Nella situazione attuale in cui il capitalismo vive una situazione di forte crisi (dove i governi per salvaguardare i profitti delle imprese e delle banche tagliano salari,pensioni e riducono i diritti primari) , noi Sosteniamo in maniera attiva questa iniziativa di lotta portata avanti dal collettivo oltre il ponte, perché crediamo che la richiesta di spazi sociali nel quale discutere,divertirsi, offrire servizi ai lavoratori e ai cittadini e fare politica,rientra in quei diritti (scuola,lavoro,sanità) che da anni governi e istituzioni ci stanno togliendo.

La nascita del cpo lancia un segnale di opposizione alla repressione esercitata in maniera sempre più forte nei confronti delle classi sociali più deboli e alla devastazione del territorio a causa dellle speculazioni edilizie sempre più frequenti e che si accentueranno con l’arrivo di expo 2015.

Invitiamo i lavoratori,i disoccupati,gli studenti e i cittadini del territorio a sostenere la nascita di questo spazio sociale, al pari della difesa del posto di lavoro o del salario, perché questo spazio sociale rafforza tutte le vertenze sul territorio e nei posti di lavoro.


SLAI COBAS RHO
Coll. La SPINTA! ( foglio di contro info e collegamento)

OCCUPAZIONE A NERVIANO - NASCE LA CPO di NERVIANO

Oggi, 29 gennaio 2010, in tempo di freddo e di crisi, abbiamo occupato una parte dell’ex IP SISTEM in via Pogliano a Nerviano, uno stabile dismesso e dimenticato da oltre trent’anni per farlo rivivere e dargli una nuova identità.Da oltre quattro anni il Collettivo Oltre il Ponte ha organizzato diverse iniziative culturali e sociali rivolte alla cittadinanza, denunciando continuamente la cronica mancanza di spazi di aggregazione sul territorio nervianese, ma l’indifferenza dell’amministrazione rispetto a tali tematiche ci ha portato ad una rottura con le istituzioni. In particolare il rifiuto netto del sindaco e della giunta di centro-sinistra, a concedere, trovare e progettare uno spazio di aggregazione, in cui poter svolgere attività culturali, sociali e ricreative (nonostante fosse chiaramente indicato nel programma elettorale) ci ha portato, per non finire a sopravvivere in paesi e frazioni dormitori e passare il tempo libero nei centri commerciali, all’occupazione di oggi.Vogliamo dire a tutti i cittadini di Nerviano che lo spazio è pubblico, aperto a tutti e che tutti sono invitati a partecipare e portare idee.L’occupazione vuole dare continuità alle attività già svolte nella C.P.A. (corte popolare autogestita). Vogliamo continuare a contrastare la precarietà sul lavoro, sostenere i lavoratori in lotta e discutere di diritti per tutte e per tutti, specialmente per coloro che sono vittime d’intolleranza, razzismo, discriminazioni. Vogliamo proporre ancora corsi gratuiti, promuovere la cultura con mostre, concerti e cineforum.Liberiamo questo spazio per restituirlo alla collettività, in risposta alle politiche securitarie delle istituzioni e alla chiusura di spazi sociali che propongono un modello di cultura non conforme al profitto e al consumismo. Ci proponiamo quindi di continuare ad essere una voce critica contro il consumo di suolo e le speculazioni edilizie, in particolare quelle legate ad expo 2015.

TUTTE E TUTTI SONO INVITATI ALLA 3 GIORNI D’INIZIATIVE D’INAUGURAZIONE DEL C.P.O. E A TUTTE QUELLE CHE SEGUIRANNO!

Collettivo Oltreilponte
www.collettivoltreilponte.it

CORTE POPOLARE OCCUPATANerviano (MI) - Via Pogliano SN

martedì 26 gennaio 2010

I “FURBETTI” NASCENTI DEL QUARTIERINO SANITARIO.

Il settimanale locale, Settegiorni, ha dato risalto ad una proposta del consigliere regionale leghista, un tal Cecchetti, che mira a creare un’ azienda ospedaliera autonoma dividendo
l’ attuale azienda Salvini.
Ciclicamente,in questi ultimi anni, si sono sentite o fatte proposte che andavano in questa direzione e che puntualmente passate le elezioni,regionali o politiche a cui miravano, è stato gabbato lo santo, nel senso che della nuova azienda si sono perse le tracce.
In questo momento non ci interessa valutare se la proposta può essere vantaggiosa per i cittadini del comprensorio Rhodense, quello che è importante è smentire le fesserie dette dal consigliere, al solo scopo di prendere voti alle prossime regionali come tutti quelli prima di lui.
Dice Cecchetti: “ di una cosa sono sicuro: “ dobbiamo rilanciare i nostri ospedali”.
Il consigliere fa il finto tonto? O soffre di amnesia? Solo due mesi fa ( novembre 2009) lui, insieme all’ assessore regionale alla sanità della Lombardia, (che ricordiamo agli eventuali smemorati che è il medico personale del sciur Bossi, quindi leghista anche lui, alla faccia di Roma ladrona), dopo l’ ennesima denuncia politica dei delegati dei cobas, incontrò sia il direttore generale, che una delegazione della RSU dell’azienda Salvini nella quale l’ assessore leghista riconobbe che il direttore generale stava agendo bene e che la politica della regione sul ridimensionamento degli ospedali era una necessità politica ed economica e che se c’era qualche responsabilità era solo di Roma.
In quella occasione l’assessore ribadì che avrebbe mantenuto solo l’ esistente: e Cecchetti restò muto.
E poi dov’era la lega quando una parte delle forze sociali e sindacali insieme ai cittadini si sono battuti per avere l’ autonomia dei due presidi? Ve lo diciamo noi dov’era: era a firmare la legge 31 che sanciva quella decadenza a cui siamo arrivati oggi che andava sotto il nome di “libera scelta” per i cittadini che si devono pagare sempre di più le prestazioni.
E’ da anni che i delegati dello slai-cobas, insieme ai comitati dei cittadini e alle altre forze sociali presenti sul territorio, denunciano la continua decadenza dei presidi ospedalieri (di tutta l’ azienda Salvini) dovuto a scelte politiche precise.
Oggi, Cecchetti, il nuovo furbetto, se ne esce candidamente dicendo che vuole rilanciarli, criticando le scelte della direzione aziendale e smentendo il suo assessore , ma verso dove?
Verso una nuova privatizzazione targata lega? Con altri parassiti da mantenere? Milano ladrona?
Quello di cui hanno bisogno tutti i presidi ospedalieri, quindi anche Rho e Passirana:
è di assumere infermieri e di stabilizzare tutti gli OSS precari per garantire l’ assistenza.
Di mettere in sicurezza il pronto soccorso di Rho e i dipendenti che vi operano.
Di avere una mensa decente e non quella schifezza su cui tutti chiudono gli occhi.
Abbiamo bisogno di mettere in sicurezza e di far funzionare gli ascensori sempre rotti oltre alle porte che non si aprono.
Abbiamo bisogno di mantenere aperta la fisioterapia di Bollate senza trasferire il personale a Garbagnate.
Ricordiamo al consigliere che nelle ultime due settimane abbiamo inviato una nota al suo assessore dove gli abbiamo fatto presente che nella chirurgia di Rho non si è rispettato il servizio minimo ( lo sa,consigliere, cosa significa questo? Che non si è garantito l’assistenza) e nella ostetricia di Garbagnate il personale non ha ricevuto il cambio alla fine del turno.
Come si vede cose semplici di cui i cittadini e i lavoratori hanno necessità.
Quello di cui non abbiamo bisogno è di nuovi furbetti per far carriera politica e populismo illusionista.
Siamo sicuri che i lavoratori e i cittadini non si faranno ingannare dall’ ennesima fregatura.


FIP-Rho-Bollate 26-01-10 DELEGATI RSU SLAI-COBAS A.O.SALVINI!

venerdì 22 gennaio 2010

No Tav: la minoranza rumorosa?


da infoaut


A volte un'immagine ha la capacità di ricostruire quello che molte parole non riuscirebbero a fare. Stanotte, poco dopo la mezzanotte la trivella di Condove/Chiusa San Michele ha lasciato la stazione scortata da una trentina di mezzi delle forze dell'ordine e si è diretta, al centro della colonna, a Torino nei garage della stazione di polizia di Via Veglia.
Da qui si può ben capire cosa significhi la campagna di trivellazioni in Valle di Susa di questi giorni: le fantomatiche "prove tecniche di normalità" di Virano sono blitz organizzati in un territorio ostile, occupandone momentaneamente porzioni ben studiate e facilmente difendibili dalle truppe, tutto in 24 ore (anche se il sondaggio doveva durare dalle due alle tre settimane...). La prima trivella era a Susa, in un fortino al quale si accede solamente dall'autostrada e da due ponti con a fianco la caserma della polizia stradale. Il secondo era nella stessa area a cento metri dal primo. Il terzo è stato quello di cui sopra. Luoghi strategici e difendibili. Ma difendibili da quale minaccia? Il movimento no tav non è morto, e sono solo più 400 i malcontati che protestano?Un'altra immagine da fermare è quella della venuta in Valle di Saitta, presidente della Provincia e alfiere si tav (Chiamparino per sua definizione è un ultras), che va a Susa sul camper che dovrebbe spiegare ai valsusini come sono giusti e belli i sondaggi, mentre l'autostrada A32 era bloccata dal movimento, con una claque organizzata degna di altri tempi. Nonostante tutto questo: apre la porta si fa fotografare, ringrazia gli il pubblico quantomeno assunto e scappa via.L'ultima immagine che voglio fermare qui è quella di ieri sera, ore 19 più o meno, dal blocco della stazione lato Chiusa parte un corteo di un migliaio di no tav con fiaccole e pile, dice di andare verso il paese, invece svolta a sinistra, si addentra nei boschi, e illuminati dalle sole proprie luci, marcia verso la trivella. Sale su una collinetta e di fronte all'enorme spiegamento di forze dell'ordine, con lo striscione NO TAV NO SONDAGGI, costruisce e incendia una barricata promovendo, insieme ai due blocchi rimasti in piedi ai lati opposti della stazione, l'assedio alla trivella, ai trivellatori e ai difensori di tutte e due. Al momento dato, il corteo si ricompone e marcia sui binari della stazione occupata dalle truppe liberandone l'accesso da un lato.In questi giorni abbiamo capito di avere davanti nemici con una strategia ben chiara che si sta rivelando man mano; basata sull'immagine, ma articolata nei tempi e nei modi della sua messa in atto. Tempi rapidi e martellanti, zone strategiche e obbiettivi chiari di logorare il movimento. Non c'entra la tecnica, il carotaggio nulla, conta solo mettere una bandierina.Il movimento ha tenuto botta, rispondendo giorno per giorno con iniziative precise ed improntate a non far cantar vittoria la lobby del tav. Abbiamo sempre detto che avremmo tentato di fermare i sondaggi e lo stiamo facendo. Il ritmo non è chiaramente il nostro, quello di un movimento popolare fatto da gente che lavora, che ha famiglia e che ha deciso di coniugare i tempi della propria vita con quelli della difesa del proprio territorio. Alcune centinaia si sono mobilitati di notte all'sms di avvertimento, altri intorno alle migliaia all'appuntamento delle 17, quello di quando si finisce di lavorare. Troppo pochi? Dipende. Un movimento sociale come il nostro che ha una storia lunga e radicata negli anni ha vissuto tempi diversi fatti di alti e bassi, fatti di partecipazione dirompente o come in questo caso di partecipazione forte con un consenso dirompente. Non sono i numeri il problema, è il consenso, i numeri verranno quando serviranno. E' quello che si sente e sabato si vedrà anche nei numeri.La nostra lotta si configura ormai come una lotta di lunga durata, per la quale occorre attrezzarsi senza fretta, studiando le mosse da contrapporre e quelle da fare autonomamente. Il dato certo è che da qui non si passa, perché due buchi non rappresentano l'opera e se per farli devono muovere così "tanta roba" vien da ridere. In più per ora i sondaggi che hanno fatto sono favorevoli alla loro strategia, ma anche da questo punta di vista verranno tempi migliori, ci sono sondaggi nelle borgate e in montagna e lì le cose cambieranno.Per ora teniamo duro e sabato vedremo l'inevitabile contrapposizione tra i numeri del corteo di Susa e della marchetta di Chiamparino al Lingotto, ma in ogni caso il confronto non reggerà perché in Valle ci saranno uomini e donne in lotta, al Lingotto burocrati, lobbisti e politici stipendiati per andare ad un'assemblea


.A sarà dura!

Lele Rizzo

martedì 19 gennaio 2010

LA SPINTA! N° 13 - Gennaio 2010

in questo numero

- Noi, siamo con i lavoratori migranti
- Vince la lotta degli operai della Fiege Borruso di Brembio
- Peste e corna
-Ancora attacchi alla pensione,ci vogliono fare morire sul lavoro
- Cgil-Cisl-Uil, unite alla grande, sulla pelle dei lavoratori chimici!

http://www.scribd.com/doc/25436850/LASPINTA-GENNAIO

lunedì 18 gennaio 2010

Grande partecipazione operaia e proletaria all’assemblea, indetta dal Comitato di Lotta nato alla Fiege Borruso di Brembio

tenutasi presso lo Spazio Popolare la Forgia di Bagnolo Cremasco il 17-1-2010.

Oltre centocinquanta operai e proletari , fra cui molti migranti, e compagni che sono accorsi a sostegno dei picchetti dei lavoratori delle cooperative hanno partecipato all’assemblea promossa dal Comitato di Lotta che si è costituito durante gli scioperi e i picchetti alla Fiege Borruso di Brembio.
Nell’ assemblea organizzata dai diretti protagonisti della lotta, si sono confrontate molte realtà proletarie, dalle cooperative all’industria: è stata l’occasione per fare un bilancio e una riflessione della lotta di Brembio inquandrandola nel più generale attacco alla classe operaia portato avanti da padroni e governo.
L’assemblea dopo aver constatato che il governo, i partiti politici e i sindacati confederali (CGIL – CISL – UIL - UGL) fanno parte di un sistema economico, politico, sociale, che riconosce come legittimo il profitto e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo a scapito degli interessi dei proletari, hanno deciso di continuare il percorso di autorganizzazione iniziato con i lavoratori delle cooperative allargando il fronte di classe, rafforzando l’unità e la solidarietà, per difendere le loro condizioni di vita e di lavoro.
In tutta Italia quasi due milioni di lavoratori sono disoccupati, altre decine di migliaia lottano occupando le fabbriche o salendo sui tetti. Il sindacato tiene ogni lotta isolata dall’altra facendo credere che lottando soli forse una soluzione si trova, così ognuna va da sola incontro alla sconfitta demoralizzando il movimento operaio.
A Brembio come a Rosarno, salariati super sfruttati non delegando ad altri i loro interessi e i loro diritti, hanno alzato la testa scendendo in lotta, riconquistando la loro dignità di esseri umani che i borghesi gli avevano negato. Nella lotta contro il sistema capitalista che li sfrutta e li tratta peggio degli animali, questi lavoratori, ribellandosi si sono conquistati la stima e la solidariètà di tutti gli operai e i proletari coscienti, suonando un pericoloso campanello d’allarme per tutti i borghesi.
L’unità e la solidarietà di classe che si sono materializzate in dure lotte con risultati vincenti sono armi potenti, usiamole.
Dalla lotta di Brembio e quella di Rosarno emergono molti insegnamenti, esse pur nella diversità hanno molti aspetti comuni. In entrambi i casi i padroni sfruttano i lavoratori spremendoli come limoni e quando questi si ribellano la polizia interviene contro di loro a difesa del capitale.
I lavoratori uniti, autorganizzati con la solidarietà di altri vincono e in ogni caso, come a Rosarno, ribellandosi riconquistano la loro dignità.
Alimentare la guerra fra poveri, mettere gli operai italiani contro gli “stranieri” serve ai padroni per abbassare i salari ad entrambi. Quindi, il nemico è sì in casa nostra, ma non è l’immigrato, bensì il governo e il padroni che sfruttano i lavoratori di ogni colore della pelle.
Per questo l’assemblea ha deciso di continuare un percorso che rafforzi il fronte di lotta, dei lavoratori di ogni settore di lavoro, in vista degli scontri che si dovranno affrontare nel prossimo futuro.

L’assemblea del Comitato di Lotta

sabato 16 gennaio 2010

La verità sulle sofferenze di Haiti

di Finian Cunningham (globalresearch.ca)Pure in queste ore di enormi devastazioni, Haiti, la nazione più povera dell'emisfero occidentale insegna al resto del mondo alcune preziose verità.
Questa nazione insulare caraibica di 9 milioni di persone è attualmente composta per un terzo da persone sprovviste dei bisogni elementari in termini di cibo, acqua, medicine e benzina. In un battito di ciglia il terremoto che ha colpito il paese ha seppellito la capitale abitata da 3 milioni di persone sotto le macerie; ne consegue che la stima di morti possibili potrebbe essere tra 100.000 e 500.000. Proprio così.Come il proverbio che dice "chiudere la stalla quando i buoi sono scappati" gli Stati Uniti e le altre potenze mondiali promettono di mandare aiuti d'emergenza ad Haiti. Buone intenzioni, senza dubbio. Ma dov'era l'aiuto e l'assistenza allo sviluppo economico di Haiti - più di metà della popolazione vive con un dollaro al giorno e l'80 % è classificato come povero - negli anni che hanno preceduto questa calamità?
La povertà di Haiti - come accade in tutte le nazioni povere colpite da disastri naturali - lascia la sua gente esposta a quel tipo di devastazione che gli è caduta addosso in questi giorni. E non fa errori: la povertà di Haiti non è sfortuna né dipende da qualcosa di intrinsecamente sbagliato nella sua gente o nelle sue risorse naturali. La nazione è stata mantenuta in condizioni di sotto-sviluppo da decenni di interferenze politiche ed economiche da parte di Washington alfine di assicurarsi che questa vecchia colonia di schiavi continuasse a servire come fonte di esportazioni agricole verso gli Stati Uniti a basso costo e come sewatshops per le multinazionali americane del tessile e altre merci di consumo.
Mentre Washington spende 1000 miliardi di dollari per combattere la minaccia terroristica, il povero di Haiti - la cui economia nazionale è valutata in 7 miliardi di dollari - ci mostra una sobria prospettiva su quale sia l'immagine di una reale minaccia alla vita. Viviamo in un mondo fisico in cui correnti, tsunami e terremoti accadono. Questi disastri minacciano molte più vite di quanto le minaccia su cui gli Stati Uniti si sono fissati e su cui spendono tanti soldi potrà mai totalizzare. Riuscite ad immaginare quante vite si sarebbero potute salvare nel terremoto di Haiti se una frazione dei soldi scialacquati in guerre futili fosse stata re-indirizzata allo sviluppo economico e sociale di quella nazione?
Certo, la logica morale e sensibile di quest'idea non è applicabile in un mondo governato/condotto [dictated] dalla politica estera di Washington. Questo a causa degli imperativi e delle logiche del capitalismo a-guida-Usa, il quale necessita che nazioni come Haiti vengano mantenute in stato di povertà per la sicurezza del profitto delle multinazionali e richiede la fissazione su minacce illusorie per mascherare il suo bisogno di controllare risorse geopolitiche (soprattutto energetiche). Questo è il vero volto del sistema economico che Washington e i suoi alleati impongono al mondo. E Haiti ha tolto la maschera mostrandone la brutta faccia.
La spaventosa angoscia e la sofferenza di Haiti ci insegna qualcosa d'altro. Reportages lancinanti di strade impilate di cadaveri e sangue che scorre da sotto le macerie, bambini che piangono in cerca dei loro genitori, genitori che scavano con le dita alla ricerca dei loro figli, i suoni delle voci morenti che squarciano l'oscurità della notte. Questo è l'orrore di centinaia di migliaia di persone improvvisamente raggiunte dalla sofferenza. Alcuni osservatori hanno paragonato quanto è successo ah Haiti ai postumi dello sganciamento di una bomba atomica. Così, la prossima volta che i portavoce di Washington nei talk shows della domenica mattina parlano con disinvoltura di cancellare l'Iran - questa "seria minaccia" (che non è una seria minaccia) dovremmo ricordarci: ecco come appare la sofferenza umana su larga scala.

Finian Cunningham is a frequent contributor to Global Research.
Global Research Articles by Finian Cunningham
traduzione a cura di: Infoaut/Torino
Articolo originale:
http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=16964

Vedi anche:
Ascolta l'intervista con Alessandro Grandi, Peace Reporter
Haiti, un paese occupato da forze straniere e distrutto dalla povertà

giovedì 14 gennaio 2010

Rosarno-Brembio

Domenica 17-01-2010 ore 10.30 assemblea delle varie realtà di lotta,indetta dal comitato sorto a sostegno dei lavoratori della Fiege di Brembio. PARTECIPATE!!!!
L’assemblea si svolgerà presso lo Spazio Popolare La Forgia Bagnolo Cremasco via Mazzini 24 (CR)


Il proletariato non ha che da perdere le catene di questo sistema che lo sfrutta ed opprime

La rivolta degli immigrati di Rosarno è l’ennesima dimostrazione che il capitalismo italiano, come quello internazionale è in crisi, che i margini di manovra si sono notevolmente ridotti, che il controllo della ‘drangheta e ,per altri versi, delle organizzazioni umanitarie e caritatevoli non bastano più, contro la rivolta degli sfruttati deve intervenire lo Stato con tutto il suo armamentario repressivo e deportando migliaia di proletari nei Centri di Crotone e Bari per poi rimandarli nei loro paesi a rischio della vita.
La malavita organizzata non basta più ad arginare la protesta di questo proletariato sfruttato, con paghe da fame, moderno schiavo nelle attività agricole calabresi, Campane e delle altre regioni d’Italia.
Le minacce, le spranghe, i fucili dei caporali e malavitosi di ogni genere non bastano a contenere la rabbia di migliaia di giovani africani che vivono a Rosarno in condizioni disumane, lo Stato, espressione del dominio borghese e istigatore dell’odio di classe (vedi le esternazioni di Maroni) si è incaricato di riportare, con la repressione della polizia in assetto anti sommossa, l’ordine per mantenere in funzione il suo sistema di sfruttamento.
Lo Stato con le sue leggi Turco-Napolitano, Bossi-Fini, cerca di regolamentare, integrare e reprimere, ma non può contenere la sfida che nasce dalle viscere del sottosuolo su cui si erge il dominio della classsa capitalista, sempre più l’ordine dovrà reggersi sulle parole d’ordine che la ‘drangheta urlava in questi giorni “ sparategli addosso a questi negri “ e sparerà addosso ai tanti proletari quando si rivolteranno.
La posta in gioco è la difesa di questo sistema di sfruttamento che per perpetuarsi riduce alla fame e uccide milioni di persone nelle metropoli e nella periferie capitaliste, porta avanti guerre di dominio e di rapina ai danni di interi Paesi.
Il capitalismo imperialista impone questa legge in tutto il mondo, oggi come ieri basa le sue fortune nelle metropoli sullo schiavismo “moderno” con i suoi affiliati malavitosi ( in Italia si calcola che camorra, drangheta e mafia muovono duecento miliardi l’anno ), industriali e finanzieri. Per mantenere i loro affari utilizzeranno sempre di più la repressione statale, poliziesca (con solerzia a difendere gli interessi reprimendo chi vi si oppone), e i pennivendoli al servizio della falsità e la mistificazione e, sempre di più, cercheranno di mettere i proletari gli uni contro gli altri , di dividerli e separarli, giocando sulle differenze di origine e di nazionalità.
La crisi scaraventa sul terreno della lotta non solo i neri proletari di Rosarno o Volturno, ma l’intera classe lavoratrice, basta guardare alla vicenda degli operai FIAT o girare nella ricca Lombardia per riconoscere diverse facce del sistema di sfruttamento borghese.
Ma oltre a Rosarno c’è una novità che attraversa, finalmente, la penisola italiana: campagne, città, fabbriche, scuole, carceri speciali (CIE), tutti i luoghi dove si consumano le nefandezze schiaviste di cui sopra, sono sempre di più il teatro di battaglie accese, spesso cruenti, in ogni caso sempre più decisive.
Battaglie in cui il proletariato soprattutto immigrato si rende protagonista di lotte che tracciano gli scenari presenti e futuri del conflitto di classe e che aprono una breccia positiva all’interno di una società capitalista ormai giunta alla frutta.
Non suoni allora presuntuoso, né strumentale, il nesso e il confronto che vogliamo stabilire fra la rivolta di Rosarno e la recente vittoria a Brembio.
Per capirlo basta guardare in faccia i protagonisti, il loro ruolo, gli interessi di classe che difendono; a Brembio come a Rosarno, protetti dalle leggi razziali, dalla polizia, e nel caso lodigiano anche dalle burocrazie sindacali, vere e proprie organizzazioni integrate nello stato borghese che si sono inserite nel tessuto produttivo, garantendo il massimo del profitto e del controllo sociale ai grandi potentati economici e, ovviamente, a sé stesse.
Se dietro la rabbia e l’indignazione degli immigrati di Rosarno c’è evidentemente un’insopportabile condizione di sfruttamento quotidiano, gli stessi ingredienti li abbiamo ritrovati a Brembio dove la determinazione degli operai ha permesso di piegare l’arroganza padronale della FIEGE, e della cooperativa, sua alleata .
A Brembio, come a Rosarno, abbiamo visto all’opera la disponibilità di tutte le istituzioni ed organizzazioni borghesi ad utilizzare il ricatto e la violenza contro i proletari che si organizzano. Sanno che ogni lotta e rivolta segnala un inasprirsi dell’antagonismo di classe e questo non lascia indifferenti e preoccupa i borghesi.
Tante similitudini, che ci permettono di comprendere meglio ciò che bolle in pentola e i collegamenti fra le diverse questioni.
Ma anche una differenza fondamentale, che ci spinge ad andare avanti sulla strada intrapresa: a Rosarno la rivolta degli immigrati non poteva, dati i rapporti di forza e la mancanza di organizzazione, che essere sconfitta, ma è nella battaglia che si forgiano esperienze e uomini per una prospettiva rivoluzionaria; a Brembio gli operai hanno vinto la loro battaglia e tutti i loro detrattori e aguzzini, hanno fatto marcia indietro.
Comprendere le ragioni di tale differenza è fondamentale. Noi le riassumiamo così: mentre a Rosarno gli immigrati sono rimasti soli, circondati dallo squadrismo razzista e poliziesco e dalle lacrime di coccodrillo di chi fino a ieri ha fatto finta di non vedere (certo! Perché il modello di immigrato da loro prediletto è quello dello zio Tom) a Brembio hanno incontrato la solidarietà attiva e militante di chi fa della lotta di classe la propria ragione di esistere, rompendo quell’isolamento e moltiplicando la forza dei proletari che sono entrati coraggiosamente in lotta.
E ancor più importante che comprendere le ragioni di sconfitte e vittorie è. . .battere il ferro finchè è caldo. La vittoria di Brembio, che fa seguito e si collega direttamente a quella di Origgio e Turate, non deve restare solo un simbolo delle possibilità di riscatto per l’insieme degli oppressi e per gli operai immigrati in particolare. Può e deve essere uno strumento reale per allargare il fronte di chi sceglie coscientemente la strada della lotta per difendere le proprie condizioni di vita e per prendere in mano il proprio destino.
La discussione non è affatto scontata e tante sono le scelte possibili per trovare la giusta direzione, quella che permetterà di unire i proletari di ogni colore per affrontare battaglie che favoriranno la presa di coscienza ed organizzazione della classe e nel caso delle cooperative di contrastare apertamente quell’enorme apparato di intermediazione-sfruttamento-caporalato che finora ha imperversato sovrano nei poli logistici della distribuzione .
Questa volta l’assemblea, convocata dai diretti protagonisti delle lotte, chiama tutti i lavoratori di innumerevoli lotte di resistenza sui territori, i comitati o coordinamenti di lavoratori per decidere un percorso per rafforzare un fronte di classe decisivo per affrontare i futuri scontri.

Domenica 17-01-2010 ore 10.30 assemblea delle varie realtà di lotta,indetta dal comitato sorto a sostegno dei lavoratori della Fiege di Brembio. PARTECIPATE!!!!
L’assemblea si svolgerà presso lo Spazio Popolare La Forgia Bagnolo Cremasco via Mazzini 24 (CR)

Milano 14-01-2010

Sabato 16 gennaio ore 21.30 concerto dei CantoAntico

a sostegno dei lavoratori
autorganizzati

Serata promossa dal Coordinamento dei lavoratoriUniti contro la crisi e dal CSA Vittoria

Signor padrone questa volta....
cerchiamo di fartela pagare!!
Il coordinamento dei lavoratori
UNITI CONTRO LA CRISI
e il CSA Vittoria
promuovono una serata a sostegno dei lavoratori che si stanno autorganizzando a livello cittadino e nazionale per resistere alla crisi economica.L'incasso della serata servirà a finanziare il viaggio della delegazione che il 23 gennaio parteciperà alla prima riunione nazionale a Roma di tutti i coordinamenti e comitati di lotta che stanno nascendo in Italia.
concerto con:
Canto Antico Tarantella Jam session
Balli suoni e canti dal sud e dal mondo
CSA VITTORIA VIA FRIULI ANG.MURATORI MILANO
Ingresso a sottoscrizione (minimo 5 euro)

mercoledì 13 gennaio 2010

I LAVORATORI DELLA NOVACETA SALGONO SUL TETTO

Dopo 3 settimane di presidio permanete al freddo, sotto la pioggia e la neve oggi i lavoratori della Novaceta di Magenta sono saliti sul tetto della fabbrica, decisi a rimanervi per affermare il loro diritto al posto di lavoro e per denunciare ogni possibilità di speculazione edilizia sulla zona.
Un folto gruppo di operai ha già montato una tenda in cima alla mensa, e sta ora attrezzando la postazione per preparsi a restarvi finchè non verranno accolte le loro richieste e finchè non verrà ascoltata la loro voce.
Nel frattempo molte persone si sono riunite al presidio permanente per manifestare la loro solidarietà e il loro supporto agli operai.

More Info:Facebook: Gruppo Comitato Magentino Dignità e Lavaromail a cmdignitalavoro@gmail.com
http://dignitaelavoro.blogspot.com/2009/12/contribuite-anche-voi.html

ROSARNO: UNA QUESTIONE DI CLASSE!

Già nel dicembre 2008 si era parlato di Rosarno: in pochi giorni e sempre in quei pochi chilometri si consumarono l'assassinio di un bracciante italiano, un duplice omicidio, e un agguato ai lavoratori immigrati con il ferimento di due di loro vicino all'ex cartiera dismessa, dove lavoratori stranieri vivono dal 1992 in condizioni disumane e spesso vittime di violenze fin da allora (appelli dei migranti al sindaco e ai media nel 1999, 2006, 2007: diverse aggressioni, migranti uccisi, gambizzati, rapiti e minacciati di morte, nel 2006 persino un'inviata del londinese Guardian fece un servizio sulle testimonianze degli immigrati di Rosarno).
Il 12 dicembre 2008 poco dopo l'aggressione mafiosa la comunità dei migranti reagì, e in 400 manifestarono a Rosarno fino all'alba, fronteggiati dalle "forze dell'ordine" in tenuta antisommossa.
Oggi ancora si parla di Rosarno, delle violenze mafiose sui lavoratori, ancora i mafiosi e i conniventi italiani decidono della vita dei lavoratori come fossero schiavi di proprietà del padrone, oggi ancor più legittimati dal clima xenofobo e razzista e dalle derive di destra di tutte le parti politiche istituzionali.
La comunità dei migranti ha reagito giustamente con forza alle aggressioni ed allo sfruttamento, per la seconda volta sono scesi in strada a rivendicare di essere uomini, a rivendicare i loro e i nostri diritti.
Quando c'è la necessità di far fronte alla raccolta delle arance questi lavoratori sono considerati, dalla 'ndrangheta come dalla "brava gente" italiana, utili bestie da soma, animali da sfruttare e spremere per poche decine di euro al giorno. E questo accade non solo per i lavoratori stranieri di Rosarno, ma anche quelli, italiani e non, delle cooperative e delle aziende che in tutti i modi tentano di mantenere i lavoratori a livelli di schiavitù, sia in merito agli orari che alla mole di lavoro, ed anche ai salari (vedi le cooperative di Origgio, Brembio, Turate, e altre, e le fabbriche della Maflow, Metalli Preziosi, Bruno Marcegaglia, nonchè il call center Omnia Service, tanto per citarne alcuni del nord Italia, che stanno costruendo un coordinamento delle lotte). Ma se in momenti di crisi i padroni tentano si espellere dalla produzione i lavoratori regolari, di licenziarli e trasferirli, di abbassare sempre più le paghe e aumentare le ore di lavoro, a Rosarno invece quando questi immigrati non servono, quando gli stranieri iniziano ad essere percepiti come scomodi, quando la mafia e la "brava gente" si accorgono che conviene far marcire le arance perchè i miseri (molto miseri, dato il bassissimo costo della forza lavoro) costi della raccolta non valgono i miseri profitti della vendita, quando conviene perciò intascarsi i finanziamenti della Comunità Europea senza dover raccogliere nè vendere neanche un'arancia, allora le cose cambiano: gli immigrati diventano un peso, non più utili alla massimizzazione dei profitti, ma solo una voce nella lista dei costi, e devono essere eliminati, non solo licenziati e trasferiti ma portati a forza nei CIE (centri di identificazione ed espulsione), aggrediti, picchiati e investiti per indurli ad andarsene.
Non si può giustificare quanto è accaduto a Rosarno negli anni solo con la 'ndrangheta, la mafia.
Le imprese mafiose sono aziende tra le altre, anzi sono quelle più in linea con la logica capitalistica.
Questo è il capitalismo, in questo caso più violento nei metodi ma comunque capitalismo.
Questo è il sistema economico del libero mercato, è il liberismo economico che ci propugnano come valore di libertà ma in realtà profondamente oppressivo e violento , in cui l'unico obiettivo è il profitto, ed in cui, per diretta conseguenza, l'unico mezzo per raggiungere il massimo guadagno è lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, che si attua con minacce ed anche con aggressioni e violenze.
A Rosarno nel Gennaio di quest'anno sono stati feriti gravemente nove immigrati: a due hanno sparato con un fucile a pallettoni, due sono stati picchiati a sangue con spranghe e bastoni, cinque investiti da auto guidate da italiani. Gli investimenti sono avvenuti vicino a "posti di blocco" messi dagli abitanti del paese, quegli stessi italiani "brava gente" del paese che prima "tolleravano" la presenza di stranieri solo perchè come lavoratori sfruttati erano utili ai profitti.
Tutto questo rientra nella logica capitalista per cui i diritti non esistono, per cui l'uomo non è altro che forza lavoro da sfruttare a basso costo finchè è utile al sistema produttivo, e da cacciare con violenza e da deportare, prima nei CIE e poi nel paese d'origine, quando non è più necessario ai fini del guadagno economico. Questa è la logica del capitale, che sostiene il lavoro nero, sfruttato e sottopagato, dei migranti, perchè conviene ai padroni mantenere il permesso di soggiorno temporaneo e legato al contratto di lavoro, un circolo vizioso senza uscita, perchè se non hai un lavoro non puoi avere il permesso, e se non hai il permesso non puoi lavorare in regola a salari almeno minimi, e un'arma di ricatto da poter togliere ai lavoratori non appena si ribellano allo sfruttamento e alle violenze del capitale. Perciò i fatti di Rosarno sono una questione di classe.

Centro Sociale Autogestito Vittoria
Via Friuli ang. Via Muratori 43
www.csavittoria.org vittoria@ecn.org

martedì 12 gennaio 2010

In Val di Susa non partono i sondaggi!

da infoaut

Autoporto, Susa - 500 persone hanno presidiato lungo tutta la notte il nuovo presidio NoTav sorto sabato scorso nei pressi del sito S68. Intorno alle 5.00 della mattina giungevano le prime voci di movimenti di mezzi blindati nei dintorni del presidio.

Alle 6.15 un drappello di poliziotti in borghese e Digos, accompagnati da capi e vice della Questura torinese si avvicinavano all'area presidiata annunciando la volontà di prendere possesso dei terreni. Di fronte alla ferma indisponibilità del movimento NoTav ad abbandonare i terreni, venivano minacciate azioni legali e rischi di denunce.

Ad "accogliere" le forze dell'ordine, tutto il presidio riversatosi in strada e aperto da una delegazione di donne NoTav (tra loro anche una sindaca) che reggevano lo striscione "NoTav No Sondaggi".

L'atteggiamento della questura si mostra in questi primi momenti molto timido e accondiscendente a causa del folto numero di partecipanti. Certamente numeri e qualità della risposta valsusina consigliano ai comandi di polizia e carabinieri un approccio "differenziale" tra città e valle.

Per la mattinata è previsto un momento di protesta pubblica nel comune di Susa contro l'atteggiamento collaborazionista dell'amministrazione comunale (unico comune della valle ad aver autorizzato i sondaggi) intorno alle 10. Domani pomeriggio alle h 18 un 'assemblea cittadina a Palazzo Nuovo discuterà delle tattiche per tentare boicottaggi e blocchi anche in città e cintura.

Questa prima vittoria valligiana è stata dedicata a Raul e Alessio recentemente scomparsi ma sempre cari alla memoria del movimento.

I siti occupati e dove sono in corso sondaggi geognostici sono tutti nella prima cintura di Torino o nel Comune di Torino, in luoghi perlopiù disabitati e di difficile presidio: Orbassano (sito Interporto), Gerbido (in una zona di Grugliasco già interessata dalla realizzazione dell'inceneritore), un altro nei pressi della contestatissima (Chiamparino, do you remember?) discarica di basse di Stura. Unico sito nei pressi di zona parzialmente abitata è quello nei pressi della stazione Fs di collegno, dove però si è formato un presidio di disturbo di qualche decina di compagn*.

sabato 9 gennaio 2010

La rivolta di Rosarno. Maroni, basta con le menzogne. Questo caos lo hai creato tu


a cura della Redazione di Terrelibere


Secondo il ministro dell`Interno l`immigrazione clandestina a Rosarno alimenta criminalità e degrado. Maroni dimentica la rivolta antimafia dello scorso dicembre, la collaborazione degli africani con le forze dell`ordine, le terribili condizioni in cui sono costretti a lavorare e contro cui protestano da sempre. E soprattutto non ricorda di aver annunciato - lo scorso anno - 200 mila euro per far fronte all`emergenza. Oggi ne sono arrivati 900 mila, solo a Rosarno. Come sono stati spesi?
"A Rosarno c`e` una situazione difficile come in altre realtà, perché in tutti questi anni è stata tollerata, senza fare nulla di efficace, un`immigrazione clandestina che ha alimentato da una parte la criminalità e dall`altra ha generato situazione di forte degrado". Il ministro dell`Interno, Roberto Maroni, parla della rivolta degli extracomunitari ieri sera in Calabria. "Abbiamo posto sostanzialmente fine all`immigrazione clandestina: a poco a poco riporteremo alla normalità le situazioni che lo richiedono".

Questa è la realtà che il ministro finge di non conoscere:

1) nel marzo del 2009, Maroni arrivava a Reggio Calabria e - colpito dalla situazione dei migranti nella Piana - annunciava 200 mila euro del PON Sicurezza per l`emergenza migranti, in particolare "primi interventi assistenziali in relazione alla situazione di forte disagio presente a Rosarno ed in altre aree della provincia per la presenza di immigrati". Oggi quei fondi sono arrivati, anzi di più: 930 mila euro per il “recupero urbano delle aree degradate” di Rosarno. Come sono stati spesi? Perché l`emergenza annunciata (che si presenta ogni inverno dal 1990) non è stata affrontata?

2) Non tutti sono "clandestini". Tanti lavoratori hanno il permesso di soggiorno in scadenza, sono stati licenziati nelle aziende del Nord dove lavoravano fino a ieri e rischiano di perdere i documenti se non trovano un altro contratto entro pochi mesi. Sono le regole disumane della Bossi Fini.

3) Tanti irregolari sono denegati (richiedenti asilo a cui è stato opposto un rifiuto). Molti hanno il permesso di soggiorno, ad esempio uno dei due ragazzi feriti nell`attentato che ha scatenato la rivolta.

4) Dire che gli stranieri portano degrado a Rosarno è assolutamente falso; il degrado è frutto dello strapotere mafioso, prodotto da italiani, contro cui il suo governo non ha fatto nulla e che viene di fatto accettato dagli abitanti locali. Gli africani, invece, si sono ribellati alla mafia nel dicembre 2008 ed hanno collaborato con i carabinieri, portando all`arresto dei loro aguzzini.

5) I migranti irregolari della Piana hanno sempre chiesto di "poter lavorare in condizioni dignitose". Non vogliono essere "clandestini": si trovano a non avere documenti per le assurde leggi razziste varate da uno Stato irresponsabile.

6) Molti arrivano al Sud perché sperano di trovare uno Stato meno asfissiante, e di sfuggire al clima da caccia allo straniero creato dalla Lega.6) Gli stranieri - sia "clandestini" che regolari - sostengono l`economia agricola del Sud. Senza di loro, arance, pomodori ed ortaggi marcirebbero nei campi. I loro salari da fame sono indipendenti dal prezzo di mercato. Braccianti e consumatori pagano una filiera malata, caratterizzata da passaggi parassitari, forme estorsive, presenze mafiose.

7) Qual è la "normalità" che Maroni vuole portare nella Piana, cacciando i "clandestini"? Quella dei morti ammazzati a colpi di kalashnikov dopo una lite per un posteggio? Quella delle autobombe? Quella dei razzi anticarro di provenienza jugoslava trovati in normali appartamenti? Quella dei ragazzini di 14 anni ammazzati con un colpo alla nuca?
Se proseguirà l`azione criminale della Lega, la rivolta di Rosarno si estenderà rapidamente al Nord. Milioni di lavoratori stranieri - che sostengono la nostra economia, pagano le nostre pensioni, tengono in piedi interi settori produttivi - non ne possono più di essere criminalizzati e sfruttati.

8 gennaio 2010

giovedì 7 gennaio 2010

BREMBIO: OPERAI VITTORIOSI, LA FIEGE CAPITOLA

proponiamo il sevizio di radio onda d'urto con il resoconto completo della lotta alla Fiege di Brembio.

Nel tardo pomeriggio di martedì capi e dirigenti del consorzio UCSA e della committente Fiege Borruso di Brembio in provincia Lodi sono stati costretti dalla dura e determinata lotta dei lavoratori e delle lavoratrici appaltati ad accettare le condizioni decise e fortemente richieste dagli stessi lavoratori vale a dire: il mantenimento per tutti/e del proprio posto di lavoro e condizioni normative e salariali identiche a quelle già in essere con le precedenti cooperative appaltatrici.

[Scarica il contributo audio, durata: 15 min.]

Il sangue (s)corre sui binari !

L’anno è passato. Ora, anche in ferrovia, si contano i morti del 2009. Disastro ferroviario del 29 giugno: 32 vittime. Sono trascorsi 6 mesi e le famiglie attendono giustizia. Quanti mesi e mesi dovranno ancora passare ? L’anno, appena terminato, è stato segnato da incidenti, scontri tra treni, deragliamenti, frane sulla linea, treni-merci a fuoco, feriti e morti sui binari.
Il 19 dicembre, 2 morti in un solo giorno. Armando Iannetta, tecnico della manutenzione di 57 anni, intorno alla mezzanotte, è stato travolto dall’Intercity, in provincia di Frosinone. L’operaio che stava lavorando con lui, è stato appena sfiorato. La stessa mattina Giuseppe Solinas, macchinista di 49 anni, è stato schiacciato nella cabina di guida per il deragliamento sulla linea Chilivani-Sassari, dopo per aver urtato massi franati sul binario.Il 21 novembre, Bruno Pasqualucci, tecnico della manutenzione di 61 anni, muore in ospedale, ricoverato in gravi condizioni dal 23 ottobre quando è stato travolto da un carrello durante una lavorazione notturna nel compartimento di Roma.Il 5 novembre, Domenico Ricco, operaio della manutenzione di 27 anni, viene travolto dal treno mentre sta riparando un guasto, di notte, nella stazione di Firenze-Rifredi.E potremmo continuare con i 2 lavoratori morti a luglio: la mattina del 9, Daniele Le Cave, 40 anni, travolto a Parma da un Eurostar che transitava sulla linea AV; il pomeriggio del 18, Alessio Maccanti, 44 anni, investito mentre lavorava in stazione a Firenze Campo di Marte.
Il 3ottobre 2008, a Firenze Castello, il tecnico della manutenzione Alessandro Marrai, 50 anni, è morto schiacciato da un carrello mentre Alfio Bardelli, 52 anni, che lavorava con lui, ha subito l'amputazione di un piede, sempre in lavorazioni notturne.Dal luglio 2007 ad oggi, tra ferrovieri e operai delle ditte, abbiamo avuto 18 morti e 20 feriti (di cui alcuni gravissimi) ! Questa striscia continua di sangue mostra che non vengono adottate le elementari norme di sicurezza (informazione, normativa, protezione). Come sempre, qualcuno (in buona o cattiva fede, poco importa) continua a parlare di “errore umano”, di “fatalità” …

Vogliamo (e dobbiamo) essere chiari:
la prevenzione è un insieme di interventi che deve consentire ad ogni uomo e donna,nei luoghi di lavoro, anche di poter sbagliare senza far del male a sé, agli altri, alle cose.
Questa è prevenzione ! Non quella che se sbagli ci lasci la pelle o causi danni ad altri !
Ed allora cosa dire del fatto che molti ferrovieri sono morti a causa del lavoro notturno per lavori che potrebbero essere svolti di giorno ?
Cosa dire del fatto che quando è indispensabile intervenire di notte, non vengono assunte quelle misure efficaci di prevenzione come l’interruzione della circolazione dei treni ?
Non è accettabile veder morire così lavoratori giovani e meno giovani perché bisogna correre, perché i treni non possono fermarsi neppure alcuni minuti, quando accumulano notevoli ritardi per ben altre cause.
Non è accettabile, visto come vanno le cose, aspettare di conoscere il nome del prossimo omicidio “bianco”, quale la sua età, in quale stazione, a che ora della notte ?!La situazione è questa. Ognuno faccia la sua parte, e bene, per impedire, attraverso una vera prevenzione, i morti sul lavoro. Si può fare, si deve assolutamente fare.

Viareggio, 05.01.2010 Assemblea 29 giugno
L'ASSEMBLEA 29 GIUGNO E' UN ORGANISMO COSTITUITOSI TRA CITTADINI, FAMILIARI DELLE VITTIME E FERROVIERI, A SEGUITO DELLA STRAGE DI VIAREGGIO

mercoledì 6 gennaio 2010

Vittoria alla Fiege di Brembio


Dopo 82 ore di sciopero e picchetto ai cancelli 35 lavoratori migranti della cooperativa che lavorano alla Fiege Borruso di Brembio, con la solidarietà di molti lavoratori, comitati e centri sociali accorsi in solidarietà alla lotta, piegano i padroni. Conquistano la vittoria sul campo e su tutti gli obiettivi che rivendicavano. Lo Slai Cobas che ha diretto questa lotta ha ottenuto di mantenere tutti i 68 lavoratori all'interno del sito di Brembio alle stesse condizioni normative e salariali che avevano con la cooperativa che gestiva la logistica alla Fiege Borruso. L'indomito coraggio e la tenacia dimostrata nella lotta ha pagato il piano dei padroni di sostituirli con altri lavoratori è stato sconfitto. I sindacati confederali CGIL, CISL che avevano il 16 dicembre 2009 fatto un accordo con la Fiege e la cooperativa subentrante, che prevedeva solo la metà di loro restare in azienda con sole 24 ore alla settimana, ad un salario notevolmente ridotto e gli altri "deportati" a 50 Km , si è scontrato con la determinazione dei lavoratori in lotta. Il 5 gennaio del 2010, anche i sindacati confederali si sono accodati all'accordo imposto dallo Slai cobas firmando opportunisticamente per cercare di salvare la faccia, ma i lavoratori hanno riconosciuto e capito il loro ruolo di pretoriani dei padroni. I lavoratori hanno capito che la loro difesa non può essere delegata a questi opportunisti e alle 19.30 hanno festeggiato questa loro vittoria.

Domani 6 Gennaio alle ore 10.00 i lavoratori con tutti coloro che sono accorsi a sostenere la lotta si troveranno davanti all'azienda per festeggiare questa vittoria e cementare il fronte di lotta per intrapprendere ulteriori lotte a fianco di altri lavoratori. Alle 13,00 si svolgerà all'interno dell'azienda un'assemblea di tutti i 68 lavoratori per discutere insieme l'accordo che è valido per tutti loro. Con orgoglio lo slai cobas sarà presente per ribadire la necessità dell'unità dei lavoratori, la sola in grado di dare una vittoria come questa.

Esecutivo Nazionale Slai Cobas

lunedì 4 gennaio 2010

PICCHETTO OPERAIO ALLA FIEGE DI BREMBIO

da radio onda d'urto

lavoratori e lavoratrici hanno indetto una nuova protesta con picchetti davanti ai cancelli della Fiege Borruso di Brembio in provincia di Lodi. A partire dalle 5 di questa mattina un folto gruppo di operatori del polo logistico si sono ritrovati davanti ai cancelli. Questo nonostante l'accordo raggiunto nei giorni scorsi, in prefettura, tra sindacati unitari e datore di lavoro per un nuovo contratto. Contratto che i rappresentanti del sindacato di base, slai-cobas si sono rifiutati di siglare. Sentiamo il perch da Dario dello Slai Cobas

[Scarica il contributo audio, durata: 3 min.]

sabato 2 gennaio 2010

GRAVI VIOLENZE DELLE FORZE “DELL’ORDINE” CONTRO I LAVORATORI DI UNA COOPERATIVA DELLA FIEGE BORRUSO DI BREMBIO IN LOTTA PER IL POSTO DI LAVORO

comunicato stampa dello slai-cobas

Il 30 dicembre, dopo l’interruzione della trattativa sindacale per mantenere in azienda tutti i 68 lavoratori per il cambio d’appalto con una nuova cooperativa subentrante, verso le ore 13 i lavoratori, per protesta contro la direzione della Fiege Borruso che non si era presentata all’incontro, sono scesi in sciopero. Su 68 dipendenti della cooperativa 35 sono scesi in sciopero la cui maggioranza iscritti al SLAI Cobas. Sono usciti nel piazzale davanti all’entrata, hanno bloccato i camion in entrata e in uscita.
Prima i dirigenti della nuova cooperativa che subentra (UCSA) e poi la polizia e i carabinieri, insieme a funzionari della Digos, hanno minacciato i lavoratori dicendo che se scioperavano gli avrebbero tolto il permesso di soggiorno, identificando tutti i presenti.
Nonostante le minacce tutti i 35 lavoratori, insieme al coordinatore di Cremona dello Slai Cobas accorso sul posto chiamato dai lavoratori, sono rimasti seduti sul piazzale. A quel punto le forze "dell’Ordine" con una violenza inaudita, hanno cercato di trascinare via i lavoratori bastonandoli malgrado una resistenza passiva. Il risultato di tale violenza è stato: 7 lavoratori, tra cui due donne, feriti di cui 4 (1 donna e 3 uomini) portati al pronto soccorso.
Verso le ore 18, visto che gli operai non desistevano, le forze "dell’ordine" si ritiravano nella fabbrica e messisi caschi e scudi hanno di nuovo caricato i manifestanti manganellandoli e ammanettando ai cancelli 2 operaie.
Di seguito hanno caricato in auto e arrestato Fulvio il compagno dello Slai Cobas e l’operaio albanese Miri colpevole di aver coperto con il suo corpo la sorella che veniva colpita mentre era per terra.
La polizia pensava che i manifestanti si disperdessero desistendo dall’iniziativa di sciopero, ma al contrario questi sostenuti dai militanti (Slai Cobas, Spazio Popolare la Forgia di Crema, Work, Comitato Antirazzista di Milano, Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio di Sesto San Giovanni) accorsi alla notizia del pestaggio, alle ore 21 si sono recati in questura a Lodi per protestare contro questa vile aggressione e chiedere il rilascio dei 2 compagni arrestati. Alla notizia che i due compagni sarebbero stati processati per direttissima l’indomani si sono dati appuntamento il 31 mattino alle ore 6.00 davanti alla Fiege Borruso di Brembio. Lo sciopero e il blocco dei camion ha continuato tutta la mattina grazie alla presenza dei lavoratori e alla partecipazione esterna che via, via si è rafforzata (alle ore 10 con una folta presenza del CS Vittoria di Milano), mentre un gruppo di compagni si recava in tribunale a sostegno degli arrestati.

La mobilitazione ha consentito, per ora la scarcerazione dei due compagni e la riapertura della trattativa con la presenza anche di una delegazione dello Slai Cobas.
Il risultato della trattativa, se da una parte ha permesso di portare le ore lavorative a 40
ore settimanali per chi resta nel sito, ha però confermato che 18 lavoratori dovranno spostarsi in altri siti (distanza 50Km) per lasciare entrare alla Fiege Borruso altrettanti lavoratori che si porterà la cooperativa UCSA (che nel sito si presenterà con una nuova denominazione la coop Delfinia) per 8 lavoratori invece non si sa che fine faranno.
Questo nuovo accordo siglato dalla trimurti sindacale CGIL, CISL e UIL e padroni è illegale (vedi nota), perché è contrario al fatto che la cooperativa subentrante deve assumere i 68 lavoratori presenti nel sito e mantenerli su quel sito alle stesse condizioni normative e salariali. Questo accordo, che ripetiamo è illegale, è stato raggiunto grazie anche alle prese di posizioni della delegazione presente della prefettura che non ha mai fatto osservare ciò che la legge e i contratti impongono a chi subentra nell’appalto.

ANCORA UNA VOLTA POLIZIA, CARABINIERI E PREFETTURA SI SONO SCHIERATI CONTRO I LAVORATORI CHE LOTTANO PER LA DIFESA DEL POSTO DI LAVORO, A DIFESA DEL CAPITALE E DEL PROFITTO.

ANCORA UNA VOLTA L’UNITÀ E LA SOLIDARIETÀ DI CLASSE HA DIMOSTRATO DI ESSERE L’UNICA IN GRADO DI CONTRASTARE CON DECISIONE LA SETE DI PROFITTO E INGORDIGIA DEI PADRONI.

La lotta perciò continuerà fino a che tutti lavoratori saranno assunti nel sito di Brembio della Fiege Borruso nel rispetto di tutte le garanzie contrattuali e normative.

Milano, 1 gennaio 2010.

per SLAI COBAS
Aldo Milani e Fulvio Di Giorgio

Nota
Dall'accordo sottoscritto il 30 aprile 2008 CCNL trasporto merci si legge:
art.37.cessione, trasformazione e cessazione dell'azienda
1) La cessione e la trasformazione dell'azienda in qualsiasi modo non risolve di per sè il contratto di lavoro ed il personale conserva i suoi diritti nei confronti del nuovo titolare, salvo la facoltà di ciascun dipendente di chiedere la liquidazione del trattamento di fine rapporto e di iniziare ex novo un altro rapporto di lavoro.
2) Per accordo sindacale con le Organizzazioni territoriali delle parti stipulanti può essere convenuta la risoluzione del rapporto di lavoro e la conseguente liquidazione.
3) Devono comunque essere rispettate le procedure previste dall'art.47 della legge 29.12.1990, n.428 ( legge comunitaria '90 ) e successive modifiche.
4) Nei casi in cui, in applicazione dell'art.47 della legge n.428/90, il trasferimento di azienda riguardi più di 60 dipendenti, il termine di 25 giorni previsto dallo stesso art.47 è portato a 40 giorni .

venerdì 1 gennaio 2010

Solidarietà a Fulvio e Miri-Solidarietà ai lavoratori in lotta a Brembio

lunedì 4 gennaio ore 5,45 tutti e tutte al picchetto
Nella serata di mercoledì 30 dicembre le forze dell’ordine caricavano un picchetto di lavoratori in difesa del posto di lavoro davanti ai cancelli della Fiege Burrosa (logistica) nella zona industriale di Brembio in provincia di Lodi.
Questo necessario momento di lotta era stato deciso dall’assemblea dei lavoratori, in grande maggioranza immigrati, per impedire alla cooperativa del consorzio Uxa l’imposizione di un peggioramento delle condizioni di lavoro e salario e di un maggiore livello di precarietà per decine di lavoratori e lavoratrici.
Durante l’aggressione a freddo alcuni di loro rimanevano feriti e contusi e, per coprire la violenza utilizzata, venivano anche arrestati e tradotti al carcere di Lodi, Miri, un lavoratore della cooperativa e Fulvio un delegato sindacale dello Slai Cobas con l’imputazione di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni!!!!!!!!
I filmati girati dai lavoratori, che la stessa Rai ha fatto circolare dimostrano invece l’infondatezza di queste accuse, dando il senso del livello di provocazione raggiunto e del clima politico generale che deve spazzare ogni forma di resistenza dei lavoratori ai drammatici effetti della attuale crisi strutturale dell’organizzazione capitalistica del lavoro e alla volontà di farne pagare il peso ai lavoratori.
Stamattina si è celebrato il processo per direttissima a Fulvio e Miri, processo a porte chiuse “difeso” all’interno dello stesso tribunale di Lodi da poliziotti in assetto antisommossa, alla fine del quale il giudice, per non smentire l’operato polizia, ha convalidato gli arresti ma ne ha sentenziato l’immediata scarcerazione rinviando il processo al 23 febbraio.
Finito il processo, con un corteo alla cui testa c’erano i lavoratori in lotta, abbiamo attraversato le strade di Lodi per arrivare davanti alla prefettura, dove si è svolta una trattativa sul futuro dei lavoratori, nella quale la cooperativa Uxa ha cercato concedere qualche contentino ma, nella sostanza, ha confermato l’intenzione di applicare un abbassamento delle ore lavorate, dei livelli salariali e un buon numero di licenziamenti camuffati da uno spostamento a 70 chilometri dalla sede.
Dopo questa presa di posizione e di fronte all’atteggiamento della prefettura di Lodi di spalleggiare le politiche schiavistiche della cooperativa i lavoratori e le lavoratrici hanno confermato la decisione di continuare la lotta indicendo un picchetto per lunedì 4 gennaio mattina alle ore 5,45 davanti ai cancelli della Fiege Burrosa.
Invitiamo tutti e tutte a praticare la solidarietà di classe partecipando a questo picchetto, sottolineando che solo i rapporti di forza possono portare a reali miglioramenti alle condizioni di vita e di lavoro di ogni lavoratore.
Con i lavoratori di Brembio in lotta ! La lotta paga !
La solidarietà e la lotta sono le uniche armi in mano ai lavoratori!
I compagni e le compagne del CSA Vittoria.
Milano 31.12.2009
Per raggiungere la FIEGE da Milano:
Prendere la A1 dir. Bologna; uscire a Lodi e seguire per Lodi Centro quindi prendere per Piacenza (SS.9). Dopo circa 8 km (ignorare la precedente deviazione per Brembio) prendere a destra per Secugnago,
quindi, una volta giunti nel centro paese, girare a destra per Brembio.
Superato un cavalcavia, alla rotonda prendere la prima a destra che gira intorno alla fabbrica e porta ai cancelli della stessa.