IN PRIMO PIANO

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venerdì 29 maggio 2009

SOLIDARIETA’ AI MILITANTI del MTR e del FAR

Il 17 maggio 2009 il sindaco di destra di Buenos Aires Mauricio Macrì ha organizzato, in collaborazione con l’ambasciata israeliana, una commemorazione per il 61° anniversario della nascita dello stato sionista. A questa iniziativa si sono presentati una trentina di militanti del MTR (Movimento Teresa Rodriguez) e del FAR (il Frente de Accion Revolucianaria, che è un’organizzazione che ne unisce altre con lo scopo di rafforzare l’unità di un fronte politico anticapitalista) per distribuire volantini di denuncia del genocidio del popolo palestinese ad opera dello stato israeliano. Subito vengono attaccati dai servizi di sicurezza presenti, il MOSSAD e l’OSA (Organizzazione Sionista Argentina) e 5 militanti vengono arresati.
I governi israeliano e statunitense fanno pressioni sul “progressista” governo argentino che subito cede agli interessi sionisti e ordina la perquisizione del “cabildo”, un centro gestito dal MTR dove alcuni militanti vivono, organizzano l’attività politica e gestiscono una scuola per il quartiere popolare e, senza la presenza di nessun testimone, la polizia argentina dopo 9 ore di perquisizione “trova” due pistole e una bottiglia incendiaria. Con questa montatura orchestrata ad arte vengono arrestati altri 10 compagni del MTR e del FAR.
L’accusa è di tentato omicidio verso membri dell’OSA e dell’ambasciatore israeliano e viene indicato quale mandante intellettuale Roberto Martino, quadro del MTR-FAR conosciuto in Europa e in Italia dove l’anno passato ha tenuto una serie d’incontri sulla situazione argentina e di tutta l’America Latina.Verso di lui è stato spiccato un mandato di cattura internazionale.

Questo attacco si colloca, comunque, in una fase di forte repressione dei movimenti rivoluzionari e di opposizione sociale contro le politiche economiche del governo Argentino.
Il MTR è, infatti, una realtà che nasce all’interno del movimento dei piqueteros ma che, a differenza di altre realtà, non ha posato “le armi” con l’avvento del governo Kirchnner non facendosi ingannare dalle promesse di cambiamento sociale. Anzi il MTR ha promosso un percorso politico di unità dal basso per un fronte di lotta anticapitalista e antimperialista e ha continuato a sostenere l’aggregazione e la partecipazione popolare anche attraverso l’autogestione di interi quartieri.

E’ chiaro come ormai, non solo in Italia e in Europa, ma in tutti gli stati in cui gli interessi capitalisti e imperialisti sono molto forti sia divenuto praticamente impossibile criticare la politica dello stato di Israele.
Vengono accusati e arrestati dei compagni solo per aver denunciato le condizione in cui il popolo palestinese è costretto a vivere e morire da oltre 60 anni, si cede alle pressioni dei governi che hanno interessi economici, strategici e militari con Israele, si censura e si discreditano tutte le notizie che arrivano dai territori che non sono accondiscendenti con le politiche israeliane.
Troppe volte per scagionare le indifendibili violenze israeliane si attacca chi si schiera dalla parte del popolo palestinese utilizzando la nota equazione antisionismo = antisemitismo, critica falsa che abbiamo sempre respinto argomentando e specificando la netta e incompatibile differenza tra l’uno e l’altro.
Non bisogna stupirsi che l’imperialismo internazionale, riguardo alle politiche da tenere verso il popolo palestinese, segua le direttive che arrivano da Tel-Aviv: è, infatti, di questi giorni la notizia di una proposta di legge in discussione alla Knesset avanzata dal partito del nazista Lieberman, da poco ricevuto in Italia, che punirebbe con l’arresto il solo parlare di Nakba palestinese del 1948.
Si sta tentando di cancellare ulteriormente la memoria insanguinata di un popolo, mettendo a tacere con le armi chi ancora lotta e porta avanti forme di resistenza all’occupazione israeliana in Palestina e con la repressione, il carcere chi, fuori dai territori palestinesi, porta la propria solidarietà a un popolo in lotta e denuncia i crimini israeliani.
Per questo pretendiamo l’immediata scarcerazione dei compagni del MTR-FAR ingiustamente detenuti nelle carceri argentine e la revoca del mandato di cattura internazionale per il compagno Roberto Martino.


SOLIDARIETA’ AI COMPAGNI DEL MTR-FAR INCARCERATI!

A FIANCO DEI POPOLI IN LOTTA!

CONTRO LA REPRESSIONE SIONISTA, PER UNA PALESTINA LIBERA E ROSSA!

I compagni e le compagne del Centro Sociale Autogestito Vittoria- Milano

Per ulteriori informazioni contattare le Brigate di solidarietà per la pace di Firenze: brisop.noblogs.org
Per adesioni alla lettera di scarcerazione: brisop@inventati.org

Il numero 7 del mese di Giugno del Foglio LA SPINTA!


ARTICOLI :

-ACCORDO FIAT CRYSLER:
QUALE PROSPETTIVA PER I LAVORATORI?

-LA CRISI NON ESISTE PER
PADRONI,BANCHIERI E POLITICI

- EUROPA: CONTINUA LA LOTTA OPERAIA

-Stipendi netti fermi al 1993.
e Fra il 1995 e il 2006 i guadagni delle imprese aumentano 13 volte più delle retribuzioni.

per visualizzare il Foglio cliccare sul link sotto
http://www.scribd.com/share/upload/12415722/2dkbrxcw34jvkrox4d3p

giovedì 28 maggio 2009

ASSEMBLEA DOMENICA 31 MAGGIO ORE 10,00

La prevista assemblea che doveva tenersi presso il Dopolavoro Ferroviario èstata spostata, perchè ci è stata negata dopo i fatti di Torino, presso lasede dello Slaicobas in Viale Liguria, 49 Milano (MM2 – Filovia 90/91)

Oggi non basta più criticare, come certa sinistra, la società capitalistaperché licenzia, fa le guerre, produce morti sul lavoro. Non serve cercaredi persuadere qualche capitalista dell’immoralità dello sfruttamentosognando di un altro mondo possibile o migliore . Senza cambiare gli attualirapporti di produzione che continuano a generare, i borghesi comesfruttatori e gli operai come schiavi salariati, non è possibile nessuncambiamento. E’ giunto il momento di agire, lavorando per costruirestrumenti e forme organizzative sindacale e politiche adeguate a reggere loscontro, attuale e futuro, col capitale imperialista internazionale.Soloorganizzandoci, eliminando quel cancro della società che si chiamacapitalismo e il suo Stato, è possibile costruire una società dove siproduca per soddisfare i bisogni degli esseri umani e non per il profitto.Oggi ci sono le condizioni, perché la lotta per l’emancipazione proletariariprenda nuovo vigore, per liberarci dalle nostre catene. La nostraliberazione passa necessariamente dalla capacita dei proletari coscienti,che si riconoscono in un’unica classe, di unirsi in un’unica organizzazione.Su questi temi, sul come dare continuità alla lotta proletaria per laliberazione dallo sfruttamento, sulle forme di organizzazione che dobbiamodarci nello scontro di classe in atto, e sulla necessità di un coordinamentodei proletari e dei lavoratori comunisti che sappia unire pensiero e azione,noi compagni di Work indiciamo un’assemblea domenica 31 maggio alle ore10,00.

Per contatti:
Tel.: 335-7850799
Oppure 338-1168898
E-mail: autorganizzati.milano@gmail.com*

martedì 26 maggio 2009

SOLIDARIETA' AI COMPAGNI ARRESTATI

Contro la repressione non si tace!
(Sugli arresti del 19/05/2009 e non solo)

Sabato 16 maggio a Torino la contestazione degli operai della fiat e dello Slai Cobas contro la possibilità di tagli dell’occupazione e gli accordi concertativi siglati dai sindacati confederati viene criminalizzata su tutti i media e da un fronte che va dall cgil cisl uil fino a confindustria e governo.
Martedi 19 maggio a Torino la polizia arresta 2 compagni dopo le cariche effettuate per disperdere un corteo di migliaia di studenti che manifestavano contro il saccheggio della scuola pubblica e il taglio dei fondi all’università.

Venerdi 22 maggio a Milano la digos interviene in una scuola elementare per rimuovere i cartelli esposti per protesta contro il taglio di un insegnate imposto dalla riforma Gelmini, cercando di indagare sugli autori di quei manifesti cosi sovversivi……..

Sabato 23 maggio a Palermo la polizia carica e opera fermi ai danni dei partecipanti alla protesta organizzata dalla Confederazione Cobas che, alla manifestazione in ricordo di Giovanni Falcone, esponeva uno striscione “la mafia ringrazia lo stato per la morte della scuola pubblica”.

Abbiamo fatto un breve panorama di questi ultimi avvenimenti, diversi per contesto, per dare il senso di quello che è ormai, nei fatti, l’unico modo di risoluzione e l’approccio del governo delle destre, alle diverse forme che il conflitto di classe e la protesta sociale possono assumere.
Specifichiamo governo Berlusconi perché diamo per scontato che ogni governo della borghesia, nelle sue diverse componenti, utilizzi la repressione e la violenza per tacitare l’opposizione nelle piazze, e da questo punto di vista il governo Prodi, da Napoli 2001 in poi non si è fatto e soprattutto non ci ha fatto mancare nulla.
Ma oggi, crediamo, di essere all’interno di un quadro di una progressiva trasformazione delle istituzioni borghesi, e di assistere ad un silenzioso e progressivo passaggio da una democrazia parlamentare borghese, con il taglio definitivo dell’ormai inutile parlamento (diventato pesante orpello per il decisionismo del “capo”) e con l’annullamento delle cosiddette mediazioni “democratiche” , ad un regime del controllo sociale e di “democrazia autoritaria” che utilizza il consenso popolare, la credibilità personale…..e lo strapotere economico del loro padre padrone, la criminalizzazione orchestrata e violenta dei media, la repressione nelle piazze con una perfetta sintonia tra magistratura e forze dell’ordine, e la concertazione come grazia concessa e auspicata dalle forze sindacali, come armi per tenere soggiogati i proletari al loro ruolo di subalternità e per costringerci a vivere con livelli di sfruttamento e precarietà della vita sempre più accentuati.
L’attuale crisi strutturale del modo di produzione capitalistico accellera e rinforza i processi repressivi e le strette autoritarie per prevenire e annullare ogni spinta che possa frenare i processi di trasformazione interna all’organizzzione capitalistica del lavoro per permettere la sopravivenza del capitalismo.
Ma non stiamo parlando, ne evidentemente paventiamo, non ipotizzabili colpi di stato o altre espressioni del potere che in altre fasi della storia la borghesia nazionale ha utilizzato.
Non pensiamo certamente alla riproposizione di un fascismo in camicia nera o a possibili parate con il fascio littorio, che comunque tanto piacerebbero a una buona parte dei ministri dell’attuale repubblica italiana.
Pensiamo e vogliamo denunciare le nuove forme in cui l’oppressione di classe si esprime ormai da tempo.
Pensiamo ad un “fascismo” più strisciante, più pervasivo, più capace di creare consenso su modelli comportamentali costruiti ad arte per trainare consumi e assecondare la pseudo cultura meritocratica che attraversa tranquillamente entrambi i poli elettorali.
Che ripropone il corporativismo e la cooptazione dei lavoratori nel proprio sfruttamento con il pagamento di parte del salario in azioni, che demolisce stato sociale e contratti nazionali seminando la convinzione che esiste un'unica società possibile e di questa società o si è “militanti”, o automi consenzienti o altrimenti se ne è espulsi.
Che costruisce artatamente il concetto di “sicurezza”, fomentando razzismo, per scaricare sui migranti il peso e la responsabilità della nostra precarietà della vita e del lavoro. ….e che, soprattutto, non sente il peso di un’opposizione di classe che fa sentire a chi questa crisi ha determinato, la rabbia di chi questa crisi si rifiuta di pagare.
Ma se questo è, molto sinteticamente, il senso della trasformazione che la crisi sta accellerando, non basta più la doverosa e scontata solidarietà a chi è colpito dalla repressione, non basta più la condivisione forte e sentita del peso delle denunce e del carcere.
Va, crediamo, analizzato e affrontato più complessivamente il quadro dello scontro, andando a ricostruire sul terreno materiale del conflitto e della solidarietà di classe, le relazioni tra i settori sociali che la ristrutturazione economica di metà anni ’70 e le modificazioni post fordiste che l’organizzazione capitalistica del lavoro ha subito e riprodotto nella classe nei termini di rottura dei vincoli solidaristici.
Va intrecciato ogni tipo di percorso di confronto collettivo all’interno del sindacalismo di Base, in rappresentanza di settori di classe “tradizionali”, con una nuova capacità di analisi sulla nuove forme che la composizione di classe assume nella fortissima e motivata convinzione che la precarietà odierna non è la stessa precarietà dell’operaio fiat prima degli accordi del1980.
E ancora sapendo coniugare e generalizzare questa prospettiva di conflitto alla pratica di resistenza sociale alle trasformazioni territoriali e ambientali.
Va rimesso in piedi un confronto di progettualità che possa camminare sia su un livello di rigidità e resistenza operaia contro i licenziamenti , come anche su forme nuove e radicali di vertenzialità sociale.
Va superato con forza il (passateci l’espressione) il corporativismo studentesco, il corporativismo precario, il corporativismo operaio, capendo oltretutto che su questi corporativismi si avvitano dinamiche di sopravvivenza di piccoli ceti politici in cerca di scadenze in cui alzare la bandierina.
Vanno bandite, una volta per tutte, le speranze di trasformazione societaria su un piano elettorale ricercando collettivamente internità al conflitto in ogni forma si esprima.
Il “se non ora quando” di cui parlavamo ai primi sentori della crisi è sempre più attuale, e con questa impellenza ogni soggettività politica e sociale dovrà fare i conti, con una capacità rinnovata di recepire stimoli per un confronto collettivo sulla fase e sugli strumenti che, per affrontarla, questa richiede.

Solidarietà ai compagni arrestati
per un rilancio del conflitto !

I compagni e le compagne del csa vittoria.

lunedì 25 maggio 2009

Ritorno al futuro: Rioccupata la Fornace! La vera riqualificazione si chiama autogestione!

Oggi, a un anno dallo sgombero del centro sociale SOS Fornace, abbiamo rioccupato l’area di via S. Martino 20.Abbiamo deciso di riprenderci quello spazio perchè l’esperienza del centro sociale è stato un vero e proprio esempio di “riqualificazione dal basso” di un’area dismessa che, attraverso l’autogestione, è stata riportata in vita, facendola diventare in tre anni un contenitore di esperienze critiche e conflittuali contro la ristrutturazione che sta subendo il nostro territorio, motore di iniziative rivolte alla città e un tentativo di risposta ai bisogni collettivi attraverso l’autorganizzazione.La scelta dell’area di via S. Martino non è dovuta alla nostalgia. Questo spazio è situato in un’area strategica rispetto al prossimo sviluppo della città e alla costruzione della città-vetrina. Nel nuovo PGT i quartieri di S. Martino e Lucernate sono infatti indicati come epicentri della trasformazione verso il futuro assetto prospettato per Rho: quello di essere un cento direzionale sul modello de “La Défense” parigina, che comporterà la riconversione delle aree produttive e la conseguente terziarizzazione del territorio attraverso la costruzione di strutture ricettive, centri commerciali, uffici e la “densificazione” dei tessuti residenziali a bassa intensità.La città-vetrina di Fiera ed Expo è un cimitero di passioni per chi ci vive. E’ una città grigia, vuota, escludente, governata dalla paura del “nemico pubblico” di turno, nella quale le politiche securitarie si abbattono contro i soggetti deboli e non omologati - materia di ordine pubblico quando non di decoro urbano - tutelando nel contempo il profitto e la rendita dei soliti affaristi e speculatori malgrado i veri produttori di ricchezza di questo territorio siano precari e migranti.Al cemento si unisce dunque il manganello, connubio ben rappresentato dalla scricchiolante maggioranza che governa la città. Da una parte, al timone delle trasformazioni, il sindaco Zucchetti: ciellino, uomo di Formigoni ed emissario della Compagnia delle opere, e quindi della Fiera; dall’altra la Lega Nord, della cui pretesa di difendere il territorio rimane solo il razzismo e l’intolleranza, visto che gli interessi dei cittadini rhodensi sono già stati ampiamente svenduti in cambio di qualche poltrona nei posti chiave di Fiera Milano e della Società di Gestione di Expo 2015.Con questa occupazione vogliamo aprire una vertenza rispetto all’assetto complessivo che questo territorio, stretto nelle mani rapaci di Fiera ed Expo, andrà ad assumere nei prossimi anni.Riporteremo in via S. Martino 20 i percorsi, le vertenzialità e il conflitto che abbiamo prodotto, autorganizzandoci, all’interno della città vetrina di Expo 2015, convinti che l’unico modo per uscire dalla crisi sia quello di riappropriarsi dal basso della ricchezza che attraversa questo territorio reclamando un welfare metropolitano che garantisca un reddito di base a carattere universale per tutti, rivendicando nel contempo spazi, diritti, reddito, beni comuni fruibili da tutti.La Fornace è essa stessa un bene comune: crediamo di non aver rubato nulla a nessuno con questa occupazione. Siamo convinti anzi di aver riconsegnato alla collettività, convertendola nuovamente a un “uso sociale”, un’area tornata ad essere, grazie allo sgombero dello scorso anno, a rischio speculazione oltre che nel medesimo stato di abbandono e incuria nel quale l’avevamo trovata quattro anni orsono.

ABBIAMO INIZIATO PER NON FERMARCI!CREIAMO CONFLITTO, LIBERIAMO SPAZI, RECLAMIAMO REDDITO, RIVENDICHIAMO DIRITTI NELLA CITTA’ VETRINA DI EXPO 2015!

SOS FORNACE Rho – Via S. Martino 20
www.sosfornace.org
sosfornace@inventati.org
Infoline: 338 1432876

BOICOTTA ISRAELE,SOSTIENI LA PALESTINA!


BOICOTTA ISRAELE, SOSTIENI LA PALESTINA!
Sabato 13 giugno è stata lanciata la seconda giornata di mobilitazionea livello nazionale per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzionidell’economia di guerra israeliana.La rete milanese Boicotta Israele ha prodotto in questi mesi numerosemomenti di controinformazione e denuncia ed è aperta a tutte le realtàe i singoli interessati che intendono aderire alla campagna BDS eorganizzare iniziative sul proprio territorio.Invitiamo pertanto a contattarci per coordinare le iniziative e apartecipare alla prossima riunione delle Rete che si terrà mercoledì3 giugno alle ore 18.30 presso il centro sociale Vittoria, via Friuliangolo via Muratori (MM3 Lodi).

Rete milanese Boicotta Israele

domenica 24 maggio 2009

PROSSIMI APPUNTAMENTI AL C.P.A.

Prossimi Appuntamenti alla:
Corte Popolare Autogestita
NERVIANO (frazione Garbatola) - MI
VIA GORIZIA n.8 [clicca qui]

Cineforum
AFRICA "il continente ricco"
Giovedì 28 Maggio: Blood Diamond di Edward Zwick (2006)
Giovedì 4 Giugno: Hotel Rwanda di Terry George (2004)


Spazio Studio al C.P.A.
dalle 16.00 alle 18.30 - dal lunedì al venerdì

La CORTE POPOLARE AUTOGESTITA offre uno spazio studio pomeridiano (dalle ore 16.00 alle ore 18.30) per studenti delle Scuole Medie, delle Scuole Superiori e dell’Università.
Sono inoltre organizzati corsi di ripetizione gratuiti in materie umanistiche e scientifiche.
LO SPAZIO E' UTILIZZABILE PER RIUNIONI DI COLLETTIVI STUDENTESCHI.

popolART
Rassegna rivolta a giovani artisti del territorio, e non solo...
7 Giugno: inaugurazione della mostra di Mattias Turini

A BREVE ULTERIORI INFORMAZIONI.

CORTE POPOLARE AUTOGESTITA
Garbatola di Nerviano
Via Gorizia 8
COLLETTIVO OLTRE il PONTE

www.collettivoltreilponte.it
http://collettivoltreilponte.wordpress.com
e-mail: collettivoltreilponte@yahoo.it

giovedì 21 maggio 2009

Noi la crisi non la paghiamo!’ Paese Basco fermo per lo sciopero generale dei sindacati di classe. Picchetti, barricate e sabotaggi, finora 5 arresti

Il governo basco e la federazione degli industriali continuano a parlare di fallimento dello sciopero di oggi e di adesione scarsa, pari al 12% per la Confebask e tra il 10 e il 20% per Lakua. Ma basta dare uno sguardo alle immagini e ai video postati in tempo reale sul sito approntato ad hoc – www.grebaorokorra.info – per accorgersi che le cose non stanno affatto così.
In una prima valutazione resa pubblica all’inizio della mattinata, i sindacati ELA, LAB, ESK, STEE-EILAS, EHNE e Hiru (di classe e indipendentisti, che insieme rappresentano il 60% dei lavoratori sindacalizzati) affermano che i dati sull’adesione allo sciopero generale proclamato per tutta la giornata di oggi contro ‘chi scarica la crisi sulle spalle dei lavoratori’ sono molto positivi e indicano un’ampia adesione. Gli slogan della giornata su cui è stato proclamato lo sciopero sono ‘Non mancano i soldi, è che ci sono troppi ladri’ (il riferimento è ai capitalisti che continuano ad arricchirsi nonostante i licenziamenti di massa di lavoratori), “Noi la crisi non la paghiamo”, “Abbasso il capitalismo”.

Vedi le foto: http://www.gara.net/argazki-galeriak/m21-greba/argazkiak.php

Secondo i primi dati forniti in mattinata, è stato soprattutto il settore dei lavoratori dell’industria ad aderire con più entusiasmo allo sciopero: il blocco era totale nei poligoni industriali di Bermeo, e Durango (Bizkaia), Azpeitia, Gernika e Ondarroa (Gipuzkoa), Sakana, Bera e Lesaka (Navarra). Nella provincia del Goierri, a 30 km da Donostia San Sebastian, l’adesione è stata molto alta, con imprese tra le più importanti di tutto il territorio basco come la CAF totalmente paralizzata; lo stesso avviene nella zona di Hernani.Nel settore dell’istruzione anche si apprezza un’ampia adesione allo sciopero, con centinaia di scuole rimaste chiuse (80 solo in Navarra), oltre a numerose facoltà universitarie. Nel settore pubblico, la fermata è stata maggioritaria nelle Amministrazioni Locali, importante ma non maggioritaria invece nelle amministrazioni provinciali e regionali. Nel Municipio di Donosti si registra un 33% di adesione e un 15% nel trasporto pubblico locale. A Bilbao hanno incrociato le braccia il 31% dei lavoratori della Provincia.I media di proprietà pubblica sono stati fortemente interessati dallo sciopero, come ad esempio le radio e le Tv regionali del gruppo EiTB che almeno durante la mattinata hanno trasmesso solo notiziari. Nella località di Zaratamo, il cantiere dell’Alta Velocità è completamente fermo.
Per quanto riguarda i servizi privati, i sindacati indicano una adesione elevata ma a macchia di leopardo, che ha portato alla chiusura di centri commerciali, negozi e supermercati, assicurazioni, ditte di pulizia, banche, imprese di catering ecc. Nella città di Bilbao i servizi hanno risposto bene al contrario del settore privato anche se il centro commerciale El Corte Inglés è rimasto chiuso, mentre nella città navarra di Tutera oggi gli automobilisti potranno parcheggiare gratis perché i lavoratori della OTA (strisce blu) hanno aderito allo sciopero. Buona adesione a Donostia, dove sia il settore privato che quello pubblico hanno aderito in maniera elevata all’appello dei sindacati. Nel settore dei trasporti – la Metro di Bilbao, Eusko Tren, il tram di Bilbao - funzionano solo i servizi minimi garantiti in base alla legge, e anche nelle ditte private del comparto l’adesione è stata significativa. A proposito di servizi minimi è polemica perché l’altroieri, solo due giorni prima dello sciopero generale, il nuovo ministro basco del lavoro ha imposto un aumento dei servizi da garantire in caso di sciopero tentando nei fatti di far fallire una mobilitazione alla quale non hanno voluto aderire i sindacati spagnoli che operano in territorio basco, cioè la UGT e le Comisiones Obreras. Anche la sezione basca di Izquierda Unida non ha voluto sostenere la mobilitazione, parlando di una strumentalizzazione delle ragioni dei lavoratori da parte di forze politiche nazionaliste. Ampio sostegno ai lavoratori in sciopero invece da parte di tutto il movimento di classe basco e di quello indipendentista, del movimento studentesco, dei collettivi femministi e delle associazioni antirazziste ed internazionaliste che hanno partecipato insieme ai sindacati a centinaia tra presidi e cortei organizzati già dall’inizio della mattinata in moltissime località basche. Qualche giorno fa durante una conferenza stampa circa 30 organizzazioni sindacali di classe ed indipendenti di tutti i territori dello Stato Spagnolo avevano espresso la loro solidarietà e partecipazione alla protesta indetta dai sindacati baschi di area indipendentista e nazionalista.
5 arresti, cariche e denunce

Secondo le informazioni diffuse all’ora di pranzo dal Ministero degli Interni della Comunità Autonoma Basca, il primo arresto della giornata si è registrato all’una di notte a Gasteiz, quando alcuni agenti dell’Ertzaintza (la polizia regionale) avrebbero individuato un giovane che sabotava con del silicone il portone di un liceo. Alle 10.30 sempre a Gasteiz è stata arrestata una persona perché partecipava ad un picchetto che tentava di impedire l’ingresso di alcuni lavoratori all’interno del centro commerciale El Corte Inglés e il passaggio di alcuni camion.Alle 7.00, agenti della polizia autonoma hanno arrestato a Donostia un uomo che partecipava ad un picchetto, accusato di impedire la partenza degli autobus urbani. E’ stato denunciato per ‘resistenza e disobbedienza’ alla forza pubblica. I poliziotti hanno caricato e manganellato i lavoratori per sciogliere il picchetto.La quarta detenzione si è avuta a Trapagaran, dove una persona che partecipava ad un picchetto informativo è stato arrestato per ‘aggressione’ contro gli agenti dell’Ertzaintza. Il quinto arresto ha avuto luogo nel centro commerciale Mendibil di Irun, alle 10.00. Qui l’Ertzaintza ha caricato contro un picchetto e ha detenuto un giovane.A Bilbao, l’Ertzaintza ha caricato circa 100 persone che si erano concentrate all’interno della stazione degli autobus.

Sabotaggi e barricate Numerosi tratti della linea ferroviaria nel Paese Basco sono stati sabotati a partire dalle prime ore dell’alba. In molti casi i sabotatori hanno tranciato le catene delle linee a scartamento ridotto, provocando il rallentamento o anche il blocco della circolazione. Per tutta la mattinata l’Ertzaintza è stata impegnata nel contrasto delle ‘barricate di fuoco’ erette dai manifestanti in numerose zone della geografia basca: Deusto, Zizurkil, Iruñea, Atarrabia, Asteasu, Zumaia. In altri casi alcuni istituti scolastici sono rimasti chiusi a causa del sabotaggio dei portoni con il silicone.

Guarda il video della manifestazione di Donostia: http://www.gara.net/bideoak/m21-greba/index.php* Radio Città Aperta

mercoledì 20 maggio 2009

NO AL “PACCHETTO SICUREZZA”! CONTRO IL RAZZISMO LOTTA DI CLASSE!

23 MAGGIO IN PIAZZA:
ORE 14.30 STAZ. CENTRALE

Perché il razzismo non è la degenerazione culturale di una società altrimenti sana.Perché il razzismo non è solo la violenta inumana negazione del diritto all’esistenza di uomini e donne di un’altra etnia, provenienza, religione.Perché il razzismo non è solo la sottile ma profondissima differenza tra il concetto di assimilazione e quello comunque già ben discutibilmente vago e compatibile d’integrazione.Perché il razzismo non è solo la barbarie di una discriminatoria introduzione del reato di clandestinità che rende “illegali” le stesse vite di esseri umani che arrivano in Italia o in Europa, al prezzo di sacrifici indicibili, scappando da fame miseria e guerre in cerca della possibilità di una vita migliore.Il razzismo non è solo qualcosa che attiene unicamente alla sfera del rispetto della dignità umana.
Contro il razzismo lotta di classe perché il razzismo è la conseguenza di politiche sicuritarie che soffiandosul fuoco delle paure provano a scaricare sul cosiddetto “diverso” la responsabilità dell’insicurezza e della precarietà delle nostre vite, prodotto di un sistema economico basato sull’ingiustizia sociale e sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Contro il razzismo lotta di classe perché il razzismo è un prodotto naturale dei rapporti economici e sociali tipici di una società capitalista. Perché attraversa quotidianamente le nostre vite rappresentando un tassello in più nel quadro complessivo di controllo sociale diffuso, voluto da uno stato che sta tracimando i limiti della stessa democrazia parlamentare borghese per trasformarsi in una “democrazia autoritaria”, impostando e affrontando le relazioni sociali con politiche sempre più autoritarie e repressive.
Contro il razzismo lotta di classe perché il razzismo è il prodotto di un attacco scientifico ai diritti di ogni lavoratore sia autoctono che non comunitario per appiattire al ribasso i livelli salariali, mettendo in competizione chi ha diritti acquisiti con chi lavora in nero, i contratti nazionali con la precarietà dell’esistenza prodotta dalla miriade di contratti a progetto, interinali o a tempo determinato.
Contro il razzismo lotta di classe perché il razzismo ha i volti dei diversi governi che si sono succeduti negli ultimi anni, indifferentemente di centro sinistra o centro destra, e va spazzata via, con la lotta di classe, anche l’ipocrisia di chi, per mero calcolo elettorale, cerca di darsi una facciata di rispetto dei diritti dei migranti.
E’ importante infatti ricordare che la prima delle leggi contro gli immigrati proviene da un governo di centrosinistra: la legge Turco-Napolitano, che portò alla nascita dei CPT e che venne poi affiancata ed in alcune parti sostituita dalla legge Bossi-Fini del centrodestra, che introdusse la regola per cui senza permesso di soggiorno non si può essere assunti regolarmente, ma allo stesso tempo senza un contratto regolare non si può accedere al permesso. Ora con il nuovo pacchetto sicurezza si vuole criminalizzare ancor di più lo straniero facendo rientrare il fenomeno immigrazione nell'ambito dell'ordine pubblico, aizzando odio e angosce contro un capro espiatorio per deviare l'attenzione della popolazione dai reali bisogni e diritti, la casa, il lavoro, la scuola, la sanità. Vergognosi sono stati gli ultimi respingimenti di immigrati nelle coste italiane, e vergognose sono le introduzioni del pacchetto sicurezza: il reato di clandestinità, l’allungamento fino a 6 mesi di permanenza nei CPT, ora CIE, Centri di Identificazione ed Espulsione, solo per fare due esempi. La sicurezza di cui abbiamo bisogno è un’altra, la sicurezza sul posto di lavoro, la sicurezza di una casa popolare e di un contratto fisso, non controllo sociale, ordine pubblico, e limitazione dei diritti.
Contro il razzismo lotta di classe perché in un momento di crisi strutturale del modo di produzione capitalistico, il razzismo è strumento di controllo e ribasso dei salari, per seminare divisioni e arroccamenti su falsi privilegi.
L’unica vera arma in mano al proletariato è l’unità, la lotta e la solidarietà militante di chi sa di essere dalla stessa parte della barricata, ed è l’unico modo per opporsi al razzismo e a chi lo utilizza per dividere la classe lavoratrice:un’unica lotta per un'unica classe che deve comprendere l’operaio della vecchia produzione fordista e il lavoratore immigrato delle cooperative, il lavoratore del call center e la lavoratrice delle mense comunali, l’addetto del trasporto pubblico insieme all’insegnante e allo studente, in un’unica lotta indifferentemente dal colore della pelle o dal paese di provenienza!

csa Vittoria

Giunga a voi, e a tutti gli studenti che sono in lotta a Torino,

Basta solo una contestazione a base di gavettoni e di uova per scatenare le forze dell’ (dis)ordine contro gli studenti che a Torino manifestano contro i 41 accademici e Rettori degli 8 paesi più industrializzati del mondo, che asserragliati nel Castello del Valentino proclamano e farfugliano formule ideologiche per cercare salvare i loro padroni imperialisti dalla crisi.
Così, come è stato per i lavoratori dello Slai Cobas, che avevano osato chiedere la parola alla burocrazia sindacale , al termine della manifestazione contro la Fiat di sabato a Torino, anche gli studenti vengono additati dai padroni, mass media, lacchè politici e sindacali come degli efferati provocatori e, in questo caso, malmenati e repressi dalla polizia.
Noi, come voi, cari compagni studenti, veniamo indicati dalla stampa come provocatori perché soprattutto in questo processo di crisi, difendiamo il nostro diritto a vivere a non farci schiacciare da questa società che si mantiene grazie allo sfruttamento di milioni di persone e che produce fame, miseria e morte per quasi tutta l’umanità.
Siete voi indicati dagli agenti borghesi come provocatori, perché contestate un sapere legato alle logiche del profitto e al servizio delle nazioni imperialiste e perché rivendicate, come noi, che siano i padroni a pagare la crisi.
Vi mandiamo la nostra solidarietà, perché la vostra lotta, è la nostra , per un mondo migliore senza più sfruttamento.

SLAI COBAS

martedì 19 maggio 2009

CONTINUA LA MONTATURA CONTRO LO SLAI COBAS



Nessuna aggressione a Rinaldini!

Oggi, lunedì 18 maggio, era previsto l’incontro delle RSU della Fiat New Holland di Modena con la direzione aziendale. Prima dell’inizio dell’incontro i rappresentanti provinciali di Fiom, Fim e Uilm hanno cercato di pretendere che il delegato RSU dello Slai Cobas per poter partecipare all’incontro “si dissociasse dall’aggressione a Rinaldini”. Non solo, i provinciali anche avvertivano che se la RSU non li avesse appoggiati in questa richiesta, non avrebbero partecipato all’incontro con la Fiat.Il delegato RSU dello Slai Cobas ha fatto presente che si trattava di una montatura, che non a-vevamo assolutamente aggredito Rinaldini e tra le altre cose ha loro ricordato che sul sito della Rete 28 Aprile (Componente della Cgil) era riportato un intervento di Giorgio Cremaschi (presente sul palco di Tori-no il 16 maggio) che diceva: “Qualcuno è salito sul palco e ha spinto il segretario generale della Fiom, che è scivolato. Poi i media hanno lanciato la notizia di Rinaldini “buttato giù dal palco”, ma questo non è assolutamente avvenuto.” (www.rete28aprile.it)A quel punto i provinciali hanno rimandato l’incontro con la Fiat, per chiarirsi al loro interno! Fim, Fiom e Uilm pongono veti sullo Slai Cobas, ma non ne pongono nessuno sul sindacato “giallo” filopadronale Fismic e su quello fascista UGL, con cui siglano accordi e promuovono manifestazioni.

PARLANO DI DEMOCRAZIA E LIBERTA’ DI INFORMAZIONEM ma continuano la montatura e la censura contro lo Slai Cobas!
Ieri pomeriggio siamo stati contattati per intervenire sulla manifestazione di Torino in una trasmissione della TV di Repubblica alle 11 di lunedì 18. Sul sito http://tv.repubblica.it/home così, ieri, veniva pubblicizzata la trasmissione: “11:00 Crisi, allarme sociale Cobas contro la Fiom a Torino: c'è il rischio che la recessio-ne provochi violenza? In collegamento, Francesco Rizzo, Slai Cobas, Paolo Ferrero, segretario Rifondazio-ne comunista, Piero Ichino, senatore Pd. Conducono Massimo Giannini e Edoardo Buffoni”E ancora questa mattina e questo pomeriggio: “11:00 Crisi, allarme sociale Torino: L'Onda protesta all'uni-versità, scontri e fermi. Sabato Cobas contro la Fiom. In collegamento telefonico Ottavia Giustetti (la Re-pubblica-Torino) Giorgio Airaudo, Fiom Torino, Francesco Rizzo, Slai Cobas, Paolo Ferrero, segretario Rifondazione comunista, Piero Ichino, senatore Pd, Daniele Capezzone, portavoce Pdl. Conducono Massi-mo Giannini e Edoardo Buffoni”“Ovviamente” non siamo poi stati fatti intervenire e La Repubblica TV, che nel corso della trasmissione ci definiva “i facinorosi dello Slai Cobas” si è “scusata” con le solite storie sui tempi troppo lunghi delle altre interviste. Veto sindacal-politico o scelta editoriale?Una cosa è certa: La Repubblica si è distinta nella campagna contro lo Slai Cobas e, in buona compagnia, non ha mai preso in considerazione quanto da noi sostenuto. Cosa ancor più grave, se si considera che un lo-ro redattore, C.D., è stato al telefono una buona mezz’ora con il Coordinatore Nazionale dello Slai Cobas su-bito dopo la conclusione della manifestazione operaia di Torino il 16/5. Non una riga di quel colloquio è mai stata pubblicata.La montatura contro lo Slai Cobas è stata messa in atto per colpire noi e il nostro ruolo nei posti di lavoro, per impedire che gli operai e i lavoratori, colpiti da una crisi senza precedenti, diano una rispo-sta che fuoriesca dagli schemi della concertazione a perdere dei confederali, della sottomissione alle politiche di drastico taglio del costo del lavoro (licenziamenti, CIG, precarizzazione sempre più ampia del lavoro) e di limitazione delle libertà sindacali (riduzione del diritto di sciopero, RSU riservate ai sindacati di comodo firmatari di contratto,..) preannunciate dalla Fiat, dal governo, dal padronato.Slai Cobas

www.slaicobas.it

Coordinamento nazionale
Milano, 18.5.2009

Immigrazione. La ruota della storia gira

Un documento dell' Ispettorato del Congresso Americano sugli immigrati italiani negli USA, 1912

“Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.
Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali”.
La relazione così prosegue: “Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare [grassetto dedicato solo ed esclusivamente a chi si sente Celtico-Padano dentro, ndr]. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”.
Il testo è tratto da una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912


www.mercantedivenezia.org

sabato 16 maggio 2009

Comunicato stampa: Nessuna aggressione a Rinaldini!

Nessuna aggressione a Rinaldini!
Provocatori tra i confederali innescano il parapiglia

OCCORRE UNA LOTTA UNITARIA DEI LAVORATORI CONTRO LA FIAT E I LICENZIAMENTI PROGRAMMMATI DA MARCHIONNE!

Senza nemmeno contattarci per confrontare la nostra versione dei fatti, si è costruita ad arte la falsa notizia di un attacco preordinato e organizzato per gettare dal palco della manifestazione operaia di Torino il segretario della Fiom Rinaldini.
Lo Slai Cobas è sceso in piazza contro la Fiat e per una lotta unitaria dei lavoratori contro la ristrutturazione e i licenziamenti programmati da Marchionne. Al termine del corteo contro la Fiat si chiedeva a gran voce, con l’approvazione degli operai presenti in piazza, che potessero parlare anche lo Slai Cobas e i lavoratori delle fabbriche Fiat colpite dalla ristruttu-razione e dalla minaccia di chiusura, in primo luogo gli operai di Pomigliano deportati da oltre un anno allo stabilimento confino di Nola (anche grazie a un accordo siglato dai confederali).
Stabilimento confino di Nola che ripete l’esperienza vergognosa dei reparti confino fatti dalla Fiat di Valletta negli anni ’50 a Mirafiori, dove venivano rinchiusi tutti gli operai non disposti a subire passivamente lo sfruttamento padronale. Quando con i dirigenti confederali presenti sul palco era stato concordato che avrebbero potuto par-lare anche lo Slai Cobas e gli operai di Nola, qualcuno dei confederali, che evidentemente non condivide-va questa decisione, ha innescato una violenta provocazione per impedirlo. Nel parapiglia che ne se-guiva Rinaldini cadeva e veniva aiutato a rialzarsi da lavoratori dello Slai Cobas.
Quando, poi, un rappresentante dello Slai Cobas e uno degli operai di Nola stavano per parlare, come concordato con i dirigenti confederali, qualcuno tra di loro strappava violentemente i fili del microfono per impedirlo. Abbiamo dovuto così parlare, dopo che i dirigenti confederali hanno abbandonato il palco, con il nostro impianto voce e abbiamo parlato ai lavoratori che nella quasi totalità sono rimasti in piazza. Nessuna aggressione preordinata contro Rinaldini, quindi. Quanto accaduto è stata una scelta de-liberata di chi tra i confederali, innescando la violenta provocazione sul palco, vuole continuare ad impedire che i lavoratori possono prendere direttamente la parola e continuino a rimanere succubi di accordi concerta-tivi, a perdere e calati dall’alto.
Lo Slai Cobas ribadisce la necessità di una lotta ampia e unitaria degli operai, dei lavoratori, contro la Fiat e il piano di ristrutturazione e licenziamenti delineato da Marchionne.
Una lotta che deve articolarsi sul netto rifiuto della chiusura di qualsiasi stabilimento, sulla redistri-buzione del lavoro tra le fabbriche Fiat, sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, sul salario ga-rantito ai disoccupati, sul blocco degli straordinari negli stabilimenti. Misure che potrebbero essere realizzate utilizzando i profitti fatti dai padroni in questi anni.

SLAI Cobas Coordinamento nazionale

martedì 12 maggio 2009

16 maggio manifestazione Contro la Fiat, contro la crisi a Torino

Slai Cobas

LA FIAT e I PADRONI HANNO FATTO CRACK e ora, da falliti, “comprano” il mondo?BASTA PRESE IN GIRO !!

Solo negli ultimi 30 anni la Fiat, con i favori di tanti politici, ha avuto dallo Stato decine di miliardi di euro, usati dagli Agnelli per riempirsi i portafogli, costruire e ristrutturare gratis gli stabilimenti, chiudere fabbriche in Italia e portare lavorazioni all’estero. Lo Stato, 20 anni fa, ha regalato l’Alfa Romeo alla Fiat, e gli Agnelli hanno ringraziato eliminando 40.000 operai prima ad Arese e ora a Pomigliano.E mentre i padroni della Fiat hanno intascato enormi profitti, gli operai sono stati ammazzati di lavoro -con salari da fame- da Melfi a Torino. E il reparto confino di Nola, ove sono stati deportati un anno fa 316 lavoratori di Pomigliano, in gran parte iscritti allo Slai Cobas e invalidi, è il simbolo della politica Fiat e di Marchionne fatta di licenziamenti politici, continui provvedimenti disciplinari, uso di sindacati gialli e di comodo.
Oggi, con il crack del capitalismo, il titolo Fiat è classificato dagli stessi finanzieri come spazzatura. E non possiamo quindi farci prendere in giro credendo alle storielle di una Fiat che si compra tutto il mondo dell’auto.
La verità è che i padroni della Fiat stanno scappando con il malloppo, lasciando sulla strada i lavoratori di Termini, Pomigliano, Arese, Mirafiori, Melfi, Pratola, Termoli, Sevel, Cassino, Modena … Marchionne, col silenzio-assenso di Berlusconi che appoggia la Fiat come ieri Prodi, sta costituendo una multinazionale dell’auto, di fatto multistatale, cercando di relegare i lavoratori italiani a spettatori dei giochi svolti in USA, Canada, Germania, ecc..
Al fallimento della concertazione va contrapposto il rilancio della

LOTTA UNITARIA DEI LAVORATORI per:

• i tesori nascosti dei padroni fiat devono essere requisiti e le loro società devono essere nazionalizzate
• nessun posto di lavoro deve essere perso sia in fiat che nell’indotto
• riduzione dell’orario di lavoro
• salario dignitoso e garantito• assunzione stabile di tutti i precari
• lotta unitaria e internazionalista

Più forza e più potere ai lavoratori nelle fabbriche, nei posti di lavoro, nella società 16 maggio 2009 ore 10 MANIFESTAZIONE NAZIONALEa Torino da Mirafiori al Lingotto

La Fiat ha sempre fatto da battistrada per tutto il padronato italiano, le sue misure di ristrutturazione rappresentano il modello da imitare per tutte le aziende, pubbliche e private. Per questo la manifestazione di Torino non riguarda solo i metalmeccanici, ma tutti i lavoratori!

Partecipa con lo Slai Cobas alla manifestazione di Torino, contro la Fiat contro la crisi.

Pullman da Milano sabato 16 mattina h. 7.45, info 3400021679
Pulmann da Napoli, info 3683600543

Pullman da altre città contatta la sede più vicina andando su
www.slaicobas.it o su www.slaicobasmilano.org/

Coordinamento nazionale SLAI COBAS

BOICOTTA ISRAELE, SOSTIENI LA PALESTINA!



E’ cominciata a livello internazionale la campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni dell’economia di guerra israeliana lanciata dalle organizzazioni della società civile palestinese e da molte associazioni israeliane.
La campagna si propone di boicottare le merci israeliane e le aziende che fanno affari con Israele, finanziando di fatto l’occupazione della Palestina e le numerose campagne militari sioniste (i recenti bombardamenti su Gaza, l’aggressione al Libano nel 2006,…); denunciare le istituzioni che si rendono complici di questi crimini firmando accordi commerciali e militari con Israele (tra questi il comune di Milano); fermare il criminale embargo verso la popolazione di Gaza imposto da Usa e Unione Europea.

A Milano la mobilitazione prosegue nelle giornate del 15 e 16 maggio in occasione del 61° anniversario della Nakba, la “catastrofe“ seguita alla nascita dello stato di Israele che ha significato la distruzione di interi villaggi e l’espulsione di oltre 650.000 palestinesi dalle proprie terre. Da allora lo stato sionista ha continuato la sua espansione con il furto di terre e fonti d’acqua (vedi cartine), la sottomissione dell’economia palestinese, la creazione di un sistema di apartheid che oggi è reso visibile dalla costruzione del Muro; i territori palestinesi sono stati così frammentati in piccoli bantustan e imprigionati da muri di cemento alti fino a 8 metri, mentre il numero di profughi è salito a quasi 6 milioni.

Tutto ciò avviene nel totale silenzio e con la complicità della comunità internazionale, a partire da Stati Uniti ed Europa che firmano accordi di cooperazione militare, scientifica ed economica con Israele e mantengono dal 2006 l´embargo alla popolazione di Gaza, in seguito alla regolare vittoria elettorale di Hamas.

La Striscia di Gaza è stata trasformata da tempo in una prigione a cielo aperto con la complicità dell’Egitto, che controlla l’accesso tramite il Valico di Rafah, impedendo la libera circolazione di uomini e merci .
Durante la recente aggressione israeliana, il governo egiziano ha mantenuto chiuso il Valico impedendo la fuga a chi cercava scampo dai bombardamenti; in seguito, il Valico è stato aperto a singhiozzo negando anche l’ingresso degli aiuti umanitari e dei volontari internazionali.
Nonostante questo l’Egitto sarà ospite d’onore alla fiera del libro di Torino, che si presenta come una vetrina internazionale per gli affari del regime, dimostrando ancora una volta l’appoggio incondizionato dell’Italia all’oppressione del popolo palestinese. Inoltre, il governo italiano ha invitato in questi giorni il neo ministro israeliano Liebermann, un razzista che si è dichiarato a favore della pulizia etnica del popolo palestinese.

Boicottiamo l’economia di guerra israeliana!
Per l’immediata apertura del Valico di Rafah, fermiamo l’assedio di Gaza!

Prossime iniziative a cui invitiamo alla partecipazione:

Venerdi 15 maggio ore 9.30 Presidio di protesta al consolato egiziano in via Porpora 26, zona Loreto

Sabato 16 maggio, volantinaggi e presidi per il boicottaggio dei prodotti israeliani davanti ai seguenti suepermercati:
- Coop viale Umbria, dalle 16.00
- Esselunga via Lanzone angolo Jenner, ore
- Upim Rinascente di c.so S.Gottardo, ore 17.00
- Esselunga viale Suzzani, ore 16.30
- Auchan di Nerviano, ore 16.30
- un supermercato di Pavia e uno della zona nord-est di Milano in corso di definizione

Rete milanese Boicotta Israele mail: palestinamilano@yahoo.it

Per info sulla campagna BDS: http://www.bdsmovement.net/ http://www.forumpalestina.org/

lunedì 11 maggio 2009

SLAI Cobas - TORINO SABATO 16 MAGGIO, MANIFESTAZIONE CONTRO LA FIAT, CONTRO LA CRISI


Sabato 16 maggio, alle ore 10, ci sarà un corteo degli operai di tutto il gruppo Fiat , provenienti da tutta Italia , dalla porta 5 di Mirafiori fino al Lingotto.
Il corteo è stato indetto da Fim, Fiom e UIlm. Sappiamo benissimo che Fim, Fiom e Uilm non difendono gli interessi dei lavoratori, ma vogliono solo ottenere una gestione concertativa del piano di ristrutturazione della Fiat e della crisi più in generale.
Ma a Torino vogliamo esserci, perché:

1) alla manifestazione ci saranno operai Fiat da tutta Italia, noi vogliamo rendere visibile la partecipazione dello Slai Cobas con un nostro spezzone e far conoscere le nostre proposte e la nostra esistenza a quanti più operai possibile, specialmente quelli degli stabilimenti dove non siamo presenti.

2) la ristrutturazione del gruppo Fiat presentata da Marchionne prevede nella sola Italia la chiusura di due stabilimenti (Termini Imerese e Pomigliano) e la riduzione di svariate lavorazioni in tutti gli altri. (Analoghe misure sono previste in USA, Germania e Inghilterra nelle fabbriche Fiat, Chrysler, Opel, GM). La risposta degli operai, contro i licenziamenti, contro la cig, contro la ristrutturazione non può essere lasciata al monopolio della concertazione di Cgil, Cisl e Uil.

3) la Fiat ha sempre fatto da battistrada per tutto il padronato italiano. Le sue misure di ristrutturazione vengono poi applicate da tutto il padronato italiano e rappresentano il modello da imitare per tutte le aziende, pubbliche e private. Per questo chiediamo la partecipazione alla manifestazione di lavoratori di tutte le categorie, private e pubbliche.

4) la Fiat, vero e proprio "stato nello stato", da sempre condiziona la politica dei governi italiani. Batterà cassa per avere i capitali necessari a concludere i piani di acquisizione e fusione all'estero e pagarsi la ristrutturazione. Fondi che saranno tagliati ai servizi sociali. Non solo, la Fiat chiederà al governo misure atte ad impedire e perseguire eventuali proteste operaie, se queste non saranno contenute dalla collaborazione dei sindacati confederali. La questione Fiat, quindi, riguarda tutti gli operai, tutti i lavoratori.

5) La manifestazione di Torino diventerà oggettivamente una manifestazione contro la crisi capitalista nel suo complesso. E' necessario che sia presente la nostra posizione, che ci sia in piazza chi chiede di affrontarla difendendo i lavoratori, rivendicando il blocco dei licenziamenti, il salario garantito, la riduzione d'orario a parità di salario, andando a prendere i soldi necessari dai profitti padronali che ci sono ancora, anche nella crisi.

Pirati, Somalia, Noi

Mohamed Abshir Waldo è un analista somalo che lavora in Kenia. E’ autore di una pubblicazione dal titolo “Le due piraterie in Somalia: Perché il mondo ignora l’altra?”. Ecco la sua testimonianza:
“Ci sono due piraterie in Somalia. Una è quella che sta all’origine del problema di oggi, e che è la pesca illegale da parte di imbarcazioni straniere, che oltre tutto mentre pescano assolvono a un altro compito illegale, cioè la discarica di scorie tossiche industriali e persino nucleari nelle nostre acque, tutte provenienti dal mondo ricco. L’altra pirateria è quella che vi raccontano i vostri media. Ma essa si è scatenata in reazione a quei crimini, quando le nostre acque furono avvelenate, quando fu saccheggiato i nostro pesce, e in un Paese poverissimo i pescatori capirono che non avevano altra possibilità se non quella di reagire con la violenza contro le navi e le proprietà dei Paesi potenti che sponsorizzano la vostra pirateria e la discarica tossica qui.
Le nazioni maggiormente coinvolte in questa prima pirateria sono la Francia, la Norvegia, la Spagna, l’Italia, la Grecia, le Gran Bretagna, ma anche la Russia e i Paesi asiatici come la Korea, Taiwan, le Filippine, la Cina. Tutto è cominciato, per quanto riguarda la pesca illegale, nel 1991. Le comunità dei pescatori somali ha per anni protestato presso l’ONU e la UE, ma sono stati del tutto ignorati. I pescherecci occidentali arrivano qui e pescano senza licenza, addirittura reagiscono con la forza quando le nostre barche li contrastano, ci tirano addosso acqua bollente, ci sparano, ci mirano contro con i vascelli. Queste cose sono accadute per anni, finché i pescatori somali si sono organizzati in un corpo di Guarda Costiera di Volontari Nazionali, che voi ora chiamate ‘i pirati’.
Oggi le marine militari di questi Paesi pirateschi sono qui a proteggerli. I nostri pescatori hanno paura ad uscire in mare perché spesso vengono fermati dagli incrociatori occidentali e arrestati solo perché sospettati di essere 'pirati'. Si tratta di una terribile ingiustizia, con la comunità internazionale che fa solo i propri interessi e ci ignora. I nostri 'pirati' di oggi sono ex lavoratori alla disperazione, null’altro.
E poi c’è nel sottofondo il problema della discarica di sostanze industriali tossiche dai Paesi ricchi nelle nostre acque, che è iniziato negli anni ’70 ed è continuato sempre, in risposta soprattutto alla nascita in Occidente di leggi ambientali molto più severe di prima. E così i vostri governi hanno pensato di scaricarle in nazioni povere o in guerra, che non potevano reagire, o i cui governi potevano essere corrotti. Al Jazeera lo ha documentato, ma anche la CNN credo. E’ stato detto e più volte scritto che la Mafia italiana è pesantemente coinvolta qui in Somalia nella discarica di sostanze proibite (Ilaria Alpi, ricordiamoci, P.B.).
Proprio ieri (13/04) una nave è stata catturata nel golfo di Aden dai pescatori, non dai ‘pirati’, ma dai pescatori, che sospettavano che stesse per scaricare sostanze tossiche. La nave ha immediatamente gettato a mare due enormi container quando hanno visto i pescatori, ma per fortuna essi non sono affondati e sono stati trascinati a riva. La comunità locale ha invitato i vostri governi a venire a ispezionare quei container, ma per ora non c’è stata risposta.
La Banca Mondiale alcuni anni fa fece trapelare un memorandum confidenziale dove Larry Summers, che allora era il suo capo economista (oggi consiliere economico di Obama, P.B.), diceva “Penso che la logica economica dietro alla discarica di sostanze tossiche nelle nazioni più povere sia impeccabile e dovremmo affrontare questo fatto. Ho sempre pensato che i Paesi sotto-popolati in Africa siano molto sotto inquinati”. Poi ritrattò e disse che era sarcasmo.”

martedì 5 maggio 2009

LA RECESSIONE TEDESCA RISCHIA DI DIVENTARE ESPLOSIVA

di Ambrose Pritchard-Evans *

Michael Sommer, leader della DGB (Deutscher Gewerkschaftsbund, la Federazione dei sindacati dei lavoratori tedeschi), ha definito l'ultima ondata di licenziamenti una "dichiarazione di guerra” contro i lavoratori. "Non è più possibile controllare il disagio sociale", ha affermato.
Gesine Schwan, candidata alle elezioni presidenziali per i socialdemocratici, ha dichiarato: "Questo stato d'animo rischia di diventare esplosivo se il governo non intraprende azioni drastiche".
Mentre le autorità si sono tardivamente accordate sulla creazione di una "bad bank" per assorbire i mutui tossici e dare stabilità al sistema creditizio, all'orizzonte si prospettano quasi sicuramente ulteriori problemi finanziari.
Independent Credit View, la società svizzera che si occupa di consulenza sulla valutazione del rischio, sostiene che per quest'anno è fortemente probabile che una "seconda ondata" di stress da debito colpisca il Regno Unito e l'Europa, non appena le agitazioni del mercato si sposteranno dai titoli ipotecari ai tradizionali prestiti bancari. Un dettagliato test dello stress, effettuato su 17 creditori, a livello mondiale, ha messo in evidenza che le banche europee hanno riserve inferiori alle banche statunitensi e questo conferisce alle prime un'acuta vulnerabilità rispetto alla imminente fase di crescenti inadempimenti. "Il rischio maggiore è proprio in Europa", afferma Peter Jeggli, fondatore di Credit View.
Deutsche Bank dispone di riserve per coprire un tasso di inadempimento di 0,7 % a fronte di “asset non-performing” (NPA) a 1,67 % [Gli NPA sono prestiti, od obbligazioni, che non vengono onorati, in pratica che non danno alcun guadagno al prestatore. N.d.r.] , RBS dispone di riserve per 1,23 % a fronte di NPA a 2,43 %, infine Credit Agricole è a 2,63 % a fronte di NPA a 3,64 %. Nessuno ha messo da parte abbastanza denaro.
Al contrario, Citigroup dispone di riserve per 4 % a fronte di NPA a 3,22 %, mentre JP Morgan si attesta su 3,11 % con NPA a 1,95 %.
"Le banche statunitensi sono distanti dalla curva. Le banche europee sono esposte all'immobiliare commerciale statunitense e ai problemi in Europa dell'Est e in Spagna, dove la situazione sta diventando drammatica. Noi riteniamo che le casse di risparmio spagnole siano realmente in serie difficoltà e che necessitino di un aiuto governativo", ha affermato Jeggli.
Il Fondo Monetario Internazionale ha dichiarato che finora le banche europee hanno sottoscritto una svalutazione per 154 miliardi di dollari (105 miliardi di sterline) di crediti inesigibili, ossia il 17 % delle probabili perdite per 900 miliardi di dollari entro il 2010. Le banche statunitensi hanno invece sottoscritto per lo stesso periodo 510 miliardi di dollari, vale a dire il 48 % del danno previsto.
Gli analisti sostengono che la risposta più rapida degli Stati Uniti ha dato l'impressione che le loro banche fossero in condizioni peggiori, ma che, in realtà, è questione di tempo e di "illusione di trasparenza". L'Europa rischia di ripetere gli errori commessi dal Giappone negli anni '90 quando le banche tennero nascoste le perdite e ritardarono gli interventi di risanamento.
Le banche europee sono esposte a tutta una serie di bolle dai molteplici aspetti. Non solo registrano gravi perdite derivanti dal mercato statunitense delle proprietà, ma si trovano anche a fare fronte al collasso del boom dei crediti in casa propria e alle perdite derivanti dagli elevati livelli dei debiti aziendali nell'eurozona.
Jeggli ha dichiarato che i Paesi anglosassoni e la Svizzera hanno dato inizio alla crisi finanziaria perché le loro banche aveva investito in modo massiccio nelle obbligazioni. In qualità di strumenti negoziabili, quando sono iniziati i problemi, queste hanno subito un crollo vertiginoso e sono state costrette a grosse svalutazioni dei loro titoli in base alle regole del mark-to-market.
Perché in Europa questa situazione emerga per i prestiti bancari tradizionali è necessario più tempo e si inserisce nel ciclo non appena si verifica un aumento degli inadempimenti. La gravità della recessione in Europa non lascia nessun dubbio: questa volta le perdite saranno enormi.
Titolo originale: "Germany's slump risks 'explosive' mood as second banking crisis looms "

Fonte: http://www.telegraph.co.uk
Traduzione per www.comedonchisciotte.org
a cura di ANGELA CASCIO