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lunedì 29 dicembre 2008

GRECIA: KONSTANTINA KUNEVA

Grecia - Konstantina Kuneva
Atene- Il 23 Dicembre 2008, Konstantina Kuneva, immigrata dalla Bulgaria chelavora come spazzina nella metropolitana di Atene, ha subito unattentato contro la sua vita mentre stava rincasando dopo una giornatadi lavoro. Konstantina era nota per la sua attivita sindacale e perquesto motivo si era trovata nel mirino della ditta appaltatrice dellepulizie nella metropolitana di Atene che era il suo diretto datore dilavoro. Come prima risposta all'attentato contro la vita diKonstantina, un gruppo di compagni-e ha occupato la sede di ISAP ( Laferrovia elettrica di Atene-Pireo) il 27 dicembre 2008. Ciò che segue èil volantino distribuito. L'occupazione è terminata ieri, domenica 28dicembre 2008.

QUANDO ATTACCANO UN@ DI NOI,CI ATTACCANO TUTTI
Oggi 27 Dicembre abbiamo occupato la sede centrale di ISAP (FerroviaElettrica di Atene-Pireo) come prima risposta all’attentato contro lasua vita che ha subito Konstantina Kuneva il 23 dicembre 2008 mentrestava rincasando dal suo lavoro.Konstantina è ricoverata in gravi condizioni nel reparto di terapiaintensiva dell’ospedale “Evangelismos” riportando gravi lesioni agliocchi ed all’apparato respiratorio.Chi è Konstantina? Per quale motivo è stata attaccata?Konstantina è una delle centinaia di lavoratrici immigrate chelavora da anni come lavoratrice interinale nel settore delle pulizie. Èsegretaria generale dell’Unione Panattica degli spazzini-e e deilavoratori domestici, sindacalista militante, nota per la suacombattività. La settimana scorsa si era scontrata con il padronato di“ICOMET”, rivendicando la tredicesima per lei e per le sue colleghe edenunciando le irregolarità riguardo alla loro busta paga. Tutto ciò èvenuto dopo il licenziamento vendicativo di sua madre dalla medesimaditta, il suo trasferimento in un altro posto di lavoro, mentre pendela sua denuncia all’Ispettorato del Lavoro che sarà esaminata il 5gennaio 2009. Tutto ciò costituisce la norma e non l’eccezione nelsettore delle pulizie e del lavoro interinale.I contratti fuori norma, le ore di lavoro e gli straordinari nonpagati, lo scarto tra i soldi per i quali firmano i lavoratori e quelliche effettivamente ricevono, l’assunzione di immigrati e di immigrateche sono più ricattabili, il non versamento dei contributi dell’INPScostituiscono le pratiche abituali degli appaltatori nel settore dellepulizie. Naturalmente tutto ciò avviene grazie ai dirigenti degli entipubblici che danno copertura alle irregolarità e promuovono laprecarietà del lavoro.Specialmente per quanto riguarda “ICOMET”, una ditta che opera nelsettore delle pulizie e del lavoro interinale che opera su scalanazionale, proprietà di Nikitas Iconomakis, dirigente del partitosocialista (Pasok), che impiega “ufficialmente” 800 lavoratori (glistessi lavoratori parlano di almeno 1500, mentre gli ultimi 3 anni sono“passati” dalla ditta più di 3000 lavoratori) gli abusi da parte delpadronato sono all’ordine giorno. I lavoratori sono costretti a firmarecontratti “in bianco” di cui non ricevono mai la copia. Lavorano 6 oree vengono pagate per 4,5 ore (salario e contributi) in modo da nonraggiungere mai le 30 ore settimanali (in questo modo il loro lavoronon è considerato lavoro usurante e non traggono i benefici dellalegge). Vengono terrorizzate, vengono trasferite e, quando voglionolicenziare una lavoratrice, la minacciano per costringerla a dare ledimissioni (una lavoratrice è stata trattenuta per quattro ore neilocali della ditta affinché firmasse le sue dimissioni). Il padronatosta cercando di creare un sindacato giallo per sottomettere ilavoratori mentre tramite licenziamenti cerca di bloccare i canali dicomunicazione tra i lavoratori e la loro azione collettiva.Cosa c’entra “ICOMET” con ISAP?All’”ICOMET” è stato aggiudicato l’appalto per le pulizie dell’ISAPe di altri enti pubblici, perché ha potuto fare l’offerta più bassa coni più alti tassi di sfruttamento e deprezzamento della forza-lavoro.Questo regime di sfruttamento è stato organizzato per soddisfare leesigenze di vari enti pubblici, tra cui anche l’ISAP. L’ISAP è complicedi questo regime di sfruttamento selvaggio, nonostante le numerosedenuncie fatte dal sindacato dei lavoratori.L’attentato contro la vita della nostra collega era vendicativo e intimidatorio.Il bersaglio non era casuale: donna, immigrata, militante sindacale,madre di un minorenne, agli occhi dei padroni costituiva un bersagliofacile.Il modo non era casuale: il suo scopo era di lasciare il suo segno, di intimidire e di terrorizzare.Il tempo non era casuale: mentre i mass-media, i partiti, la chiesa,i padroni e i dirigenti sindacali cercano di ingiuriare la rivoltasociale; mentre l’assassinio a sangue freddo di Alexis Grigoropoulosviene presentato come “morte accidentale” all’attentato controKonstantina viene dedicato pochissimo spazio.L’attentato contro la vita di Konstantina è stato preparato dal padronato con diligenza.Konstantina è una di noi. La lotta per la DIGNITÀ e la SOLIDARIETÀ è la NOSTRA LOTTA.!L’attentato contro Konstantina ci ha segnati tutti. Ha segnato lanostra memoria e il nostro cuore che è pieno di dolore e di rabbia.
GLI ASSASSINI PAGHERANNO TUTTO
NON CI FAREMO INTIMIDIRE DAL PADRONATO
ASSEMBLEA DI SOLIDARIETÀ A KONSTANTINA KUNEVA

domenica 28 dicembre 2008

FERMIAMO IL MASSACRO DI GAZA

CONTRO LA PULIZIA ETNICA E IL TERRORISMO DI STATO ISRAELIANOFERMIAMO IL MASSACRO DI GAZA!
E’ partito sabato mattina l’attacco dell’esercito di occupazione israeliano sulla inerme popolazione civile palestinese già stremata da un lungo embargo che ha reso insufficienti e privi di strumenti adeguati gli ospedali della Striscia di Gaza. A poche ore dai primi raid aerei israeliani sulla Striscia si contano già oltre 200 morti e 300 feriti gravissimi, un bilancio destinato purtroppo a crescere. Tra le vittime, dicono i mezzi d’informazione ufficiale, tante donne e tanti bambini, i cui corpi stanno arrivando a brandelli negli ospedali; secondo le fonti sanitarie di Gaza occorrerà trasferire i feriti più gravi in Egitto e non c’è un sufficiente numero di elicotteri per trasportarli.
I morti e i feriti di Gaza sono l’ennesima testimonianza della pulizia etnica che lo Stato israeliano da 60 anni sta portando avanti attraverso una guerra di occupazione, di apartheid, di violenza militare sull’intera popolazione palestinese. Il pretesto dell’attacco “difensivo” dai missili qassam, che il primo ministro Olmert si è affrettato a propinare questa mattina ai ministri degli esteri di tutto il mondo, vuole distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale dal fatto che a Gaza un milione e mezzo di persone sta rischiando la morte da quasi due anni di embargo, che ogni giorno produce vittime.
Complici del terrorismo di Stato israeliano, l’appoggio militare statunitense e il silenzio dei governi europei, che lasciano che in Medio Oriente prosegua a compiersi indisturbato il tentativo di cancellare la Palestina dalle cartine geografiche, e con essa il suo popolo. E’ ormai evidente come alla condanna da parte della comunità internazionale dei crimini del nazifascismo non si accompagni ugualmente la condanna della storia e dell’attualità del progetto aberrante di cancellare il popolo palestinese.
NON C’E’ TEMPO DA PERDERE!!! FERMIAMO IL MASSACRO DI GAZA!!!
MANIFESTIAMO PER
- L’IMMEDIATO STOP ALL’ATTACCO MILITARE SULLA STRISCIA DI GAZA
- LA FINE DELL’EMBARGO CONTRO LA POPOLAZIONE PALESTINESE DI GAZA
- IL CONGELAMENTO DI TUTTI GLI ACCORDI POLITICI ECONOMICI E MILITARI TRA L’ITALIA E ISRAELE
- LA FINE DELL’OCCUPAZIONE ISRAELIANA DELLA PALESTINA
VITA, TERRA E LIBERTA’ PER IL POPOLO PALESTINESE
Sono finora annunciate le seguenti manifestazioni:
DOMENICA 28 DICEMBRE 2008
MILANO: Piazza S. Babila, ore 15

TORINO: Piazza S. Carlo, ore 12
ROMA: Piazza Navona, ore 16
PISA: Presidio di fronte al Comune
LUNEDI' 29 DICEMBRE 2008
ROMA: sit in presso l'ambasciata israeliana
BOLOGNA: Piazza Nettuno, ore 16

contributo sulla lotta dei lavoratori d Origgio.

Uniti si vince!ORIGGIO IN OGNI LUOGO DI LAVORO

La “lotta paga”, come dice il famoso adagio. E ha pagato ancora di più se si considera che a Origgio (Varese) si è consumata positivamente una battaglia che ha in sé caratteristiche che ne fanno un esempio di lotta globalizzata. Una lotta contro il lavoro e un tipo di struttura del lavoro particolare, che possiamo chiamare, senza ombra di dubbio, criminale, cioè quella delle cooperative, dove i diritti dei lavoratori spesso sono pure utopie. Poiché i lavoratori delle cooperative non sono formalmente dei dipendenti, ma “soci lavoratori”, non rispondono ai contratti collettivi di lavoro e sono alla mercé di chiunque: se alzano la testa, nella migliore delle ipotesi, vengono cacciati a calci. Spesso queste sedicenti “organizzazioni del lavoro” sono gestite da ex sindacalisti o comunque supportate dai sindacati confederali.La lotta alla Bennet di Origgio è stata anche una lotta antirazzista, dove decine di lavoratori cingalesi, albanesi, filippini, africani, marocchini, italiani della cooperativa Leonardo e Giava (appartenenti al consorzio CAL) si sono uniti per combattere contro lo sfruttamento del lavoro, contro il potere dei caporali, contro la ghettizzazione categoriale, affermando una forte capacità auto-organizzativa e di vedere oltre i paraocchi della politica sindacale e politicante.Dopo il primo sciopero a fine giugno, che ha dato inizio alla partita, si sono moltiplicate le iniziative di sciopero e blocco dei cancelli. A luglio Dikson, iscritto allo Slai Cobas, viene fatto oggetto di una provocazione: un capo si finge aggredito e l´operaio viene licenziato pensando così di terrorizzare gli operai.Ma la paura non abita nei cuori dei lavoratori della Bennet: le iniziative di lotta si sono intensificate, fino ad arrivare a proclamare lo sciopero del cottimo, in un crescendo che ha portato all’atto finale di venerdì notte e sabato mattina. E sabato si è piegato il padrone, anzi i padroni, perché la lotta era sì contro la Leonardo e la Giava, ma anche contro la Bennett, che beneficia del lavoro super sfruttato delle cooperative.Il blocco dei cancelli iniziato venerdì 19 dicembre alle 21.00, era segnato dall’arrivo di un fax dell’azienda Bennett e della Leonardo che si impegnavano alla riassunzione di Dikson, l’operaio licenziato per rappresaglia. Tentativo tanto ingenuo quanto inutile di dividere i lavoratori, sperando così di fermare le lotte e chiudere per le “feste natalizie”. La risposta dei lavoratori è stata compatta e senza defezioni: blocco a oltranza per arrivare a trattare su una piattaforma vera, a 360 gradi.Alle 5/6 del mattino il picchetto dei lavoratori si è ingrossato a dismisura: sono arrivati lavoratori di altre fabbriche, studenti delle Università Statale e della Bicocca, lavoratori immigrati che avevano sentito parlare di questa LOTTA. Tutti i cancelli della Bennet sono stati presidiati: la fila dei TIR e camion che non potevano entrare si è ingrossata talmente tanto che si stavano intasando anche le arterie principali che vanno verso Milano.Ai camionisti la situazione è stata spiegata dai lavoratori individuando i veri responsabili, i padroni e sono stati invitati a venire a ristorarsi davanti ai cancelli.Pochi ci avrebbero scommesso, ma anche i camionisti hanno mantenuto un atteggiamento solidale e, anzi, si sono anche incazzati con la direzione che non voleva firmargli l’ordine di arrivo delle merci.Polizia e carabinieri non sapevano più che pesci prendere: dopo aver cercato per tutta la notte di provare a rompere l’unità dei lavoratori, ma non trovando il terreno disponibile ad uno scontro con i lavoratori, hanno praticamente sollevato il culo dei responsabili della Bennet e la Leonardo e li hanno portati prima al comando dei carabinieri e poi in fabbrica, dove è cominciata la trattativa con i lavoratori. Dikson, tra gli applausi, era tra i lavoratori al tavolo delle trattative. Intorno alle 12 i lavoratori e un compagno dello Slai Cobas sono scesi con la bozza di accordo che prevedeva la riassunzione di Dikson, la cacciata di due capi reparto responsabili di aver contribuito a creare un clima intimidatorio e razzista, circa 500 euro di una tantum (fino ad oggi bloccata da accordi firmati dai Confederali), diritto alla mensa, messa a norma dell'infermeria, riconoscimento dei diritti sindacali dei lavoratori e dei loro delegati eletti. L'unica nota parzialmente stonata è stata il misero aumento salariale ottenuto (40 centesimi all'ora): forse è mancato un pizzico di coraggio in più necessario a concretizzare maggiormente la trasformazione dei rapporti di forza che si è data sotto gli occhi di tutti; ma in ogni caso, anche quel piccolo aumento, ha avuto il suo significato politico: innanzitutto si tratta di un aumento extra-contrattuale (mediamente quello che CGIL-CISL-UIL ottengono in due anni a livello nazionale) e, soprattutto è stato definito sulla base di un principio di egualitarismo fra dipendenti di cooperative diverse e fra operai con mansioni differenti, cosa che fino ad oggi era stato motivo di astuta divisione tra lavoratori, operata dai padroni.Quindi non possiamo che salutare come una prima importante vittoria questo risultato. Una lotta solidale, una lotta che sembrava folle solo a pensarla e che è diventata realtà solo grazie alla lucidità visionaria di attivisti sindacali, compagni di qualche centro sociale, del Comitato antirazzista milanese, degli studenti universitari, dei compagni di altre città. Compagni e compagne hanno capito il fatto che a Origgio si giocava una partita che andava oltre i confini del luogo di lavoro e hanno deciso di stringersi intorno agli operai, mobilitarsi per estendere la lotta e sostenerla concretamente fino alla fine.Compagni e compagne di generazioni e con percorsi politici diversi, ma che sono riusciti a trovare l’unità su obiettivi finalmente concreti e condivisi e hanno quindi messo in campo una forza capace di favorire e moltiplicare la combattività.Certo sappiamo che il percorso è appena all’inizio, ma adesso sappiamo anche che l’organizzazione dei padroni è “debole” e che i lavoratori uniti e auto-organizzati ce la possono fare. Origgio smuoverà sicuramente dinamiche di lotta “nuove” sul fronte delle cooperative e della capacità solidale e dell’auto organizzazione: sta anche a chi ci ha creduto fin dall'inizio, e per tutto il tempo necessario a vincere, dargli il valore che si merita.Sicuramente lavorando per realizzare in tempi rapidi una riunione cittadina con i lavoratori che servirà per approfondire e analizzare la situazione e dare forza ad un percorso che guarda con fiducia e determinazione ad una lotta generalizzata verso un mondo senza classi e sfruttamento.

Comitato Antirazzista milanese
info@antirazzistimilano.org
Origgio, 23 dicembre 2008

venerdì 26 dicembre 2008

Cooperativa della Bennet di Origgio UNA MAGNIFICA LOTTA


Dopo 5 scioperi (con partecipazione dei lavoratori agli scioperi generali del 17 novembre e 12 dicembre), con picchetti alle entrate del magazzino Bennet di Origgio, i lavoratori delle cooperative (95% immigrati che lavorano in condizioni pessime) riescono a piegare i loro padroni.Dopo cinque mesi di lotta i lavoratori, quasi tutti iscritti allo Slai Cobas, hanno firmato un accordo che prevede: 1) il rientro in azienda di Dikson, operaio licenziato, dopo una provocazione dei capetti della coop. Leonardo, perché delegato tra i più attivi del nostro sindacato; 2) trasferimento in altri siti di due capetti che in azienda intimidivano ed insultavano con frasi razziste i lavoratori; 3) costituzione di una commissione, dove sono presenti insieme ai responsabili aziendali quattro lavoratori, che ha il compito di ripartire le ore tra i 160 lavoratori presenti nel magazzino Bennet e l'organizzazione delle presenze nei turni; 4) l'attribuzione dell'ultima trance della quota una tantum? di 600 euro sulla prossima busta paga (andando contro l'accordo nazionale, siglato il 10 dicembre 2008 a Roma tra le associazioni padronali e sindacati confederali, che, oltre alla concessione di ulteriore flessibilità sull'orario di lavoro, introduzione dell'apprendistato di durata di 36 mesi con una retribuzione pari al 90%, proroga al 31 dicembre del 2009 l'erogazione della quota una tantum); 5) 30 euro mensili di aumento per tutti ( tra i lavoratori delle diverse cooperative e con diverse mansioni) sul premio di produttività subito e altri 30 euro di aumento a partire dal primo giorno di luglio 2009; 6) costituzione di una sala medica per il primo pronto soccorso; 7) il riconoscimento della rappresentanza sindacale dei delegati Slai Cobas.È un accordo che anche nella parte economica, va contro ciò che le associazioni padronali e Filt/CGIL, Fit/CISL e UIL trasporti hanno siglato a Roma il 10 dicembre, che va oltre i confini di Origgio, che: 1) crea? la premessa per superare la guerra tra poveri che talvolta si sviluppa in queste aziende; 2) estende la lotta ad altri luoghi di lavoro; 3) politicamente ha unito, su un percorso condiviso che ha elevando la combattività complessiva, militanti di diversa appartenenza associativa che sono accorsi a sostegno della lotta.Una battaglia vinta al termine di una settimana di blocco del "cottimo",? uno sciopero che ha coinvolto i due turni di lavoro,? che ha bloccato? i tir e i camion in entrata, intasando le arterie principali intorno alla zona industriale che portano a Milano, Lainate, Varese, e che ha visto coinvolgere, in diverse fasi, dalle 70 alle 120 persone esterne al magazzino Bennet.Pioggia, neve e freddo non hanno fermato la solidarietà di quanti hanno sentito come propria questa lotta, che non è stata ristretta nei confini del magazzino di? Origgio (Varese), ma ha coinvolto lavoratori di altre cooperative (di Olgiate, Pieve Emanuele, Lodi, Cremona, Corte Olona, Mercato Ortofrutticolo di Milano), numerose realtà politiche e sociali (studenti dell'Università Statale e Bocconi di Milano, militanti di Rovigo e Torino, quest'ultimi, il 19 dicembre hanno manifestato di fronte alla Bennet di Via Orvieto, il Centro Sociale Vittoria, il Comitato antirazzista milanese, il comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e dei territori di S. San Giovanni, il Centro Sociale Cox, la "panetteria" di Lambrate, il centro "la forgia" di Cremona, "la fucina" di Sesto San Giovanni, il Coordinamento dei proletari e lavoratori comunisti e militanti dei vari gruppi politici).È stata una magnifica lotta,? portata avanti in modo autorganizzato dal basso, rispondendo a? provocazioni di ogni genere, nel magazzino, durante gli scioperi, e anche scontri fisici , che non solo ha unificato i lavoratori? srilankesi , maghrebini, albanesi, equadoregni, e i pochi italiani presenti, ma ha creato le premesse per allargare il conflitto nelle altre cooperative lombarde( dove sono presenti 70-80 mila? "stranieri" e dove negano i minimi diritti dando paghe da fame) .Nell'assemblea tenuta, dopo la firma dell'accordo, nello spazio antistante la portineria principale, è uscita la proposta di una assemblea pubblica da? fare verso la metà di gennaio a Milano (domenica 18 per decidere faremo un incontro il 2 gennaio ore 18.30 nelle sede dello Slai Cobas con tutti quelli che sono interessati) su crisi, attacco padronale, risposta dei lavoratori insieme agli studenti e soggetti politici e sociali antagonisti, per costruire un'opposizione organizzata ed intransigente ai padroni e Governo.? Per concludere, ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato ai picchetti e sostenuto la lotta anche al di fuori di Origgio, in particolar modo siamo orgogliosi per l'apporto dato da tutti i militanti Slai che hanno, non solo, fatto enormi sforzi per fornire un adeguato sostegno logistico ed organizzativo (legna da ardere, bevande, chili di roba da mangiare, fornelli a gas, impianto fonico, ecc.), ma nel periodo della lotta mantenuto il loro presidio nei posti di lavoro dove sono, partecipato alla manifestazione operaia e studentesca di Termoli, alle manifestazioni in occasione degli scioperi generali del 17 novembre, 12 dicembre? e alle varie iniziative, riunioni in preparazione del Congresso che si terrà agli inizi di marzo .


l'Esecutivo SLAI Cobas

martedì 23 dicembre 2008

IL LIMITE DEL CAPITALE E’ IL CAPITALE STESSO. L’UNICA SOLUZIONE E’ IL CONFLITTO!

La crisi della finanza speculativa e il suo progredire, che si sono evidenziati in questi ultimi anni, mostrano come il modo di produzione capitalistico nel suo complesso stia evidenziando i propri limiti intrinsechi, e di come l’analisi marxista/marxiana, da molti ritenuta antiquata, oggi sia estremamente attuale a tal punto che gli stessi economisti schierati su posizioni antitetiche a quelle dell’intellettuale tedesco dell’ottocento la stanno riscoprendo.
Un approccio corretto per comprendere il portato della crisi in atto impone di considerare gli andamenti ciclici del capitale. Occorre infatti ricordare che la curva economica dell’attuale modo di produzione - considerata sul lunghissimo periodo - inizialmente è sempre positiva potendo contare, per i suoi caratteri ancora indeterminati, sulla costruzione progressiva di mercati e sullo sfruttamento di lavoro e risorse.
La produzione aumenta a ritmi sempre più elevati e i margini di ricchezza (anche da ridistribuire parzialmente) sono quindi in crescita esponenziale.
Ma, a un determinato momento, si arriva al punto di inversione (o di rottura) della curva ove si cominciano a delineare i limiti del sistema e la produzione a livello mondiale aumenta in misura ridotta fino ad arrivare alla rottura o quasi del meccanismo. Così è stato in tutte le fasi di lungo periodo e da ognuna ne è scaturita una distruzione di gran parte delle basi su cui si fonda il modello, per poi ricominciare con un nuovo ciclo (esempi classici: la crisi del '29 e la seconda guerra mondiale).
Occorre inoltre considerare i vari cicli congiunturali di crescita e decrescita all’interno della curva generale. Infatti all’interno di quest’ultima ci sono momenti di crescita e decrescita parziale di breve durata (qualche anno di solito), ma la specificità congiunturale deve sempre considerarsi all’interno della curva generale per non perdere di vista la realtà complessiva.
CONTINUA SU:

Centro Sociale Autogestito Vittoriavia Friuli ang. Muratori-Milano
www.csavittoria.org
vittoria@ecn.org

lunedì 22 dicembre 2008

Una lettera di militari greci che si rifiutano di reprimere la lotta di Studenti e Lavoratori

Letter from army camps refuting the army's repressive role (indy.gr, Wednesday)

Centinaia di soldati dei 42 campi dell'esercito dichiarano: CI RIFIUTIAMO DI DIVENTARE UNA FORZA DI TERRORE E DI REPRESSIONE CONTRO LE MOBILITAZIONI; APPOGGIAMO LA LOTTA DEGLI STUDENTI DI SCUOLA/UNIVERSITA' E DEI LAVORATORI.
Siamo dei soldati da ogni parte della Grecia [è necessario qui osservare che in Grecia è ancora in vigore la coscrizione e che riguarda tutti i greci maschi; la maggior parte o forse anche tutte le persone che firmano questo sono legati al popolo che al momento stanno servendo nel servizio militare obbligatorio - non reclute dell'esercito] . Soldati ai quali, a Hania, è stato ordinato di opporsi a studenti universitari, lavoratori e combattenti del movimento antimilitarista portando le nostre armi e poco tempo fa. [Soldati] che portano il peso delle riforme e della "preparazione" dell'esercito greco. [Soldati che] vivono tutti i giorni attraverso l'oppressione ideologica del militarismo, del nazionalismo dello sfruttamento non retribuito e della sottomissione ai "[nostri] superiori". Nei campi dell'esercito [nei quali serviamo], sentiamo di un altro "incidente isolato": la morte, provocata dall'arma di un poliziotto, di un quindicenne di nome Alexis. Sentiamo di lui negli slogan portati sopra le mura esterne del campo come un tuono lontano. Non sono stati chiamati incidenti anche la morte di tre nostri colleghi in agosto? Non è stata pure chiamata un incidente isolato la morte di ciascuno dei 42 soldati che sono morti negli ultimi tre anni e mezzo? Sentiamo che Atene, Thessalonica ed un sempre crescente numero di città in Grecia sono diventate campi di agitazione sociale, campi dove viene recitato fino in fondo il risentimento di migliaia di giovani, di lavoratori e di disoccupati. Vestiti con uniformi dell'esercito ed "abbigliamento da lavoro", facendo la guardia al campo o correndo per commissioni, facendo i servitori dei "superiori", ci troviamo ancora lì [in quegli stessi campi]. Abbiamo vissuto, come studenti universitari, come lavoratori e come disperatamente disoccupati, le loro "pentole d'argilla", i "ritorni di fiamma accidentali" , i "proiettili deviati", la disperazione della precarietà, dello sfruttamento, dei licenziamenti e dei procedimenti giudiziari. Ascoltiamo i mormorii e le insinuazioni degli ufficiali dell'esercito, ascoltiamo le minacce del governo, rese pubbliche, sull'imposizione dello "stato d'allarme". Sappiamo molto bene cosa ciò significhi. Viviamo attraverso l'intensificazione [del lavoro], aumentate mansioni [dell'esercito] , condizioni estreme con un dito sul grilletto. Ieri ci è stato ordinato di stare attenti e di "tenere gli occhi aperti". Ci chiediamo: A CHI CI AVETE ORDINATO DI STARE ATTENTI? Oggi ci è stato ordinato di stare pronti ed in allarme. Ci chiediamo? VERSO CHI DOVREMMO STARE IN ALLARME? Ci avete ordinato di stare pronti a far osservare lo stato di ALLARME:
• Distribuzione di armi cariche in certe unità dell'Attica [dove si trova Atene] accompagnata anche dall'ordine di usarle contro i civili se minacciate. (per esempio, una unità dell'esercito a Menidi, vicino agli attacchi contro la stazione di polizia di Zephiri)
• Distribuzione di baionette ai soldati ad Evros [lungo la frontiera turca]
• Infondere la paura nei dimostranti spostando i plotoni nell'area periferica dei campi dell'esercito
• Spostare per protezione i veicoli della polizia nei campi dell'esercito a Nayplio-Tripoli- Korinthos
• Il "confronto" da parte del maggiore I. Konstantaros nel campo di addestramento per reclute di Thiva riguardo l'identificazione di soldati con negozianti la cui proprietà è stata danneggiata
• Distribuzione di proiettili di plastica nel campo di addestramento per reclute di Corinto e l'ordine di sparare contro i nostri concittadini se si muovessero "minacciosamente" (nei riguardi di chi???)
• Disporre una unità speciale alla statua del "Milite ignoto" giusto di fronte ai dimostranti sabato 13 dicembre come pure mettere in posizione i soldati del campo di addestramento per reclute di Nayplio contro la manifestazione dei lavoratori
• Minacciare i cittadini con Unità Operazioni Speciali dalla Germania e dall'Italia - nel ruolo di un esercito di occupazione - rivelando così il vero volto anti-lavoratori/ autoritario della U.E. La polizia che spara prendendo a bersaglio le rivolte sociali presenti e future. E' per questo che preparano un esercito che assuma i compiti di una forza di polizia e la società ad accettare il ritorno all'esercito del totalitarismo riformato. Ci stanno preparando ad opporci ai nostri amici, ai nostri conoscenti ed ai nostri fratelli e sorelle. Ci stanno preparando ad opporci ai nostri precedenti e futuri colleghi al lavoro ed a scuola.
Questa sequenza di misure dimostra che la leadership dell'esercito, della polizia e l'approvazione di Hinofotis (ex membro dell'esercito professionale, attualmente vice ministro degli interni, responsabile per "agitazioni" interne), del QG dell'esercito, dell'intero governo, delle direttive della U.E., dei negozianti-come- cittadini- infuriati e dei gruppi di estrema destra mirano ad utilizzare le forze armate come un esercito di occupazione - non ci chiamate "corpo di pace" quando ci mandate all'estero a fare esattamente le stesse cose? - nelle città dove siamo cresciuti, nei quartieri e nelle strade dove abbiamo camminato. La leadership politica e militare dimentica che siamo parte della stessa gioventù.
Dimenticano che siamo carne della carne di una gioventù che sta di fronte al deserto del reale all'interno ed all'esterno dei campi dell'esercito. Di una gioventù che è furibonda, non sottomessa e, ancora più importante, SENZA PAURA. SIAMO CIVILI IN UNIFORME. Non accetteremo di diventare strumenti gratuiti della paura che alcuni cercano di instillare nella società come uno spaventapasseri. Non accetteremo di diventare una forza di repressione e di terrore.
Non ci opporremo al popolo con il quale dividiamo quegli stessi timori, bisogni e desideri/lo stesso futuro comune, gli stessi pericoli e le stesse speranze. CI RIFIUTIAMO DI SCENDERE IN STRADA PER CONTO DI QUALSIASI STATO D'ALLARME CONTRO I NOSTRI FRATELLI E SORELLE. Come gioventù in uniforme, esprimiamo la nostra solidarietà al popolo che lotta e urliamo che non diventeremo delle pedine dello stato di polizia e della repressione di stato.
Non ci opporremo mai al nostro popolo. Non permetteremo nei corpi dell'esercito l'imposizione di una situazione che ricordi i "giorni del 1967" [quando l'esercito greco ha effettuato il suo ultimo colpo di stato].
da www.mercantedivenezia.org

domenica 21 dicembre 2008

VINCE LA LOTTA DI ORIGGIO!

Oggi sabato 20 dicembre, dopo l’ennesima notte di blocco della produzione e al termine di una settimana di sciopero del cottimo, i lavoratori delle cooperative Leonardo e Giava (appartenenti al consorzio CAL) in appalto al magazzino generale della catena di supermercati Bennet di Origgio (VA) hanno riportato una vittoria politica molto significativa.Una vittoria che rappresenta un segnale importante per tutti i lavoratori, precari e non, che travalica l’aspetto puramente sindacale per assumere una valenza più complessiva di ripresa e rilancio del conflitto di classe.E’ stato questo il risultato evidente per tutti una volta che è stato letto l’accordo che ha sancito il reintegro del compagno Dixon pretestuosamente licenziato - e il cui rientro era stato posto quale pregiudiziale per ogni trattativa -, l’allontanamento di due capetti protagonisti in passato di intimidazioni anche razziste e del clima terroristico all’interno dei reparti e il riconoscimento dello Slai Cobas e dei suoi rappresentanti quali interlocutori ufficiali nelle trattative.Altri elementi che qualificano in senso assolutamente positivo il risultato di questa lotta sono, da un lato, l’eliminazione di ogni forma di discriminazione e privilegio nell’assegnazione dei carichi di lavoro e dei turni e, dall’altro, in applicazione del principio egualitaristico il riconoscimento degli aumenti salariali a tutti i lavoratori delle cooperative appaltate alla Bennet.Dal punto di vista sindacale, sempre in virtù del principio di egualitarismo che ha caratterizzato sin dall’inizio questa lotta, è stato riconosciuto per tutti i lavoratori - a prescindere dalla cooperativa di appartenenza - di un primo, seppur minimo, aumento salariale. Questo seppur minimo risultato è stato accompagnato dall’istituzione di un presidio medico stabile nel capannone, di una mensa aziendale, di un corso di qualificazione professionale per tutti i carrellisti operanti e la messa in sicurezza degli impianti e dei mezzi utilizzati per il lavoro.Ci interessa comunque sottolineare, a prescindere dall’aspetto di mera natura sindacale, come la lotta autorganizzata dei lavoratori abbia finalmente aperto una breccia sul fronte del conflitto contro le cooperative di produzione e servizi, centrali dello sfruttamento di classe, che rappresentano oggi uno degli elementi paradigmatici di quella organizzazione capitalistica del lavoro contro la quale quotidianamente lottiamo in termini conflittuali e antagonisti.Invitiamo tutte le realtà politiche e sindacali, i lavoratori e le lavoratrici, precari/e e non, gli studenti a un momento di confronto assembleare per gennaio finalizzato alla generalizzazione del conflitto sul territorio metropolitano.
Contro lo sfruttamento capitalista!
Contro la precarietà!
La lotta paga!

I compagni e le compagne del Centro Sociale Autogestito Vittoria
Via Friuli ang. Via MuratoriTel. 02/5453986www.csavittoria.orgvittoria@ecn.org

lunedì 15 dicembre 2008

E' USCITO WORK

Notiziario per il coordinamento dei proletari e dei lavoratori comunisti
speciale sciopero generale 12 Dicembre
http://www.slaicobasmilano.org/documenti/work_1_spec-12-12-08.pdf

giovedì 11 dicembre 2008

LA GRECIA E' VICINA:

Da quattro giorni la Grecia è in fiamme. Ad Atene, davanti al Parlamento, brucia anche l’albero di Natale...
Scritto dalla redazione dello slai-cobas
Dopo l’uccisione da parte dei corpi antisommossa del quindicenne Andreas Grigoropoulos, Atene è stata scossa da imponenti manifestazioni che, nel giro di breve tempo, hanno investito le principali città: Salonicco, Patrasso, Ioannina, Corfù e Chania, nell’isola di Creta. Le manifestazioni hanno visto la partecipazione di decine di migliaia di giovani, che hanno espresso una grande rabbia, incendiando decine di banche e dando l’assalto a centinaia di centri commerciali. Come da copione, politicanti e mas media hanno subito dato la responsabilità delle «sommosse» ai soliti anarchici, più o meno insurrezionalisti. Per quanto numerosi possano essere gli anarchici greci, non riteniamo che essi da soli abbiano animato dimostrazioni tanto estese che, come si è visto, riguardano numerose località, per di più tra loro molto distanti.Gli autori delle «sommosse» sono i giovani, studenti e lavoratori, in gran parte disoccupati, tutti senza futuro.
La Grecia era l’anello debole dell’Eurozona (seguita da Portogallo e Italia). Un anello che, con l’ormai conclamato crash economico mondiale, è diventato ancora più debole.

In Grecia, il 12% della popolazione lavora ancora nell’agricoltura, producendo la modestissima quota del 3% del Pil (in Italia i rapporti sono: 5% e 2%); l’industria occupa il 20% e produce il 24,5% (Italia: 32% e 27%); i servizi occupano il 68% e producono il 71,9% (Italia: 63% e 70,9%).

?La crisi ha scosso la fragile struttura economica di un Paese, che è il maggior beneficiario di aiuti CE (rappresentano il 3,3% del suo Pil). Ma al tempo stesso, la CE impone il rispetto dei parametri di Maastricht, ossia la riduzione del forte debito pubblico (è il 98,8% del Pil), con il conseguente taglio dei servizi sociali, a partire dalla sanità, con conseguenze che si sono rivelate subito letali (cfr: La Grecia lascia morire i suoi malati per pagare il debito pubblico, da ComeDonChisciotte, 08.12,08).

La bilancia dei pagamenti greca è fortemente deficitaria (il valore dell’import è più del triplo di quello dell’export), inoltre le ragioni di scambio, che vedono la prevalenza di beni di consumo contro beni strumentali (mezzi di produzione), sono destinate a peggiorare, provocando pesanti ricadute sul piano dell’occupazione, che non potrà trovare ossigeno, come in passato, nel turismo, che rappresenta il 15% del Pil (Italia il 12%).
La disoccupazione, che ufficialmente era dell’8,3% (Italia 7%), ma sotto i venticinque anni toccava il 25/30%, è destinata a crescere. Di pari passo, aumenta anche il caro vita: nel corso dell’anno l’inflazione ufficiale ha superato il 5% (in Italia è «scesa» al 3,5%). Nel 2008, molti prezzi sono aumentati notevolmente: il gas naturale è aumentato del 43,2%, il burro del 30,7%, la farina del 20,3%, il pane del 17,7% e gli affitti quasi dell’11%. Secondo il Centro per la difesa del consumatore (Kepa), i prezzi dei beni di consumo sarebbero in Grecia fino al 168% maggiori che in Germania e in Olanda. Lo scorso giugno, il 65% dei cittadini greci ha boicottato per dieci giorni l’acquisto del latte, che aveva raggiunto il prezzo di 1,60 euro.
Ad accendere la rivolta sono allora la disoccupazione e il carovita, destinati a crescere, senza trovare una soluzione accettabile. Già da tempo, in Grecia avvengono espropri di supermercati, con distribuzione dei beni alla popolazione (vedi: http://www.informa-azione.info/grecia_contro_il_caro_vita).

Dopo i fuochi delle banlieue francesi, ora con i fuochi della Grecia, padroni e politicanti vedono avvicinarsi quell’incubo di «rivolte e conflitti urbani», che gli esperti della NATO avevano previsto in uno studio del 2003 (SAS 30 Urban Operation in the year 2020).

La scintilla della protesta si è accesa negli ambienti studenteschi, che da oltre due anni hanno animato una forte lotta contro la riforma della legge fondamentale, che regola il funzionamento dell'educazione superiore, avviata dal governo di destra di Kostas Karamanlis. Una riforma che ha sicuramente ispirato la nostra Gelmini.
«Nel 2006, il governo di destra di Karamanlis ha varato la riforma della legge fondamentale che regola il funzionamento dell'educazione superiore, con un progetto al quale si è ispirata la nostra Gelmini.
L'obiettivo del governo è la cosiddetta “autonomia” delle Università, il che significa che i fondi statali saranno drasticamente ridotti. Ogni Università, ogni scuola dovrà trovare il proprio modo per autofinanziarsi. Questo porterà all'introduzione di tasse (attualmente si pagano tasse solamente per certi studi postlaurea). Tutti i supporti allo studente, come libri (che sono tutti gratuiti), trasporti e alloggi, scompariranno o non saranno più gratuiti. Gli studenti saranno trattati come “clienti” ai quali le Università venderanno un ampio assortimento di lauree, di uno, due, tre o quattro anni, ecc. La vera essenza della laurea andrà persa; ogni studente avrà la propria “somma di crediti” e non una laurea di quattro o cinque anno, come è adesso.»

mercoledì 10 dicembre 2008

SCIOPERO GENERALE!

Facciamo pagare la crisi ai padroni e ai loro governi di centrodestra e centrosinistra

I compagni e le compagne del C.S.A. Vittoria partecipano all'importante mobilitazione e sciopero generale indetto dalle sigle del sindacalismo di base per la giornata odierna.
Scenderemo in piazza formando uno spezzone con lavoratori e lavoratrici di tutti i settori, privati e pubblici, e in particolare con gli operai delle coop. Leonardo e Java appaltati presso gli stabilimenti di stoccaggio Bennet di Origgio (VA) in lotta ormai da mesi per l'applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro, contro i licenziamenti politici subiti e per condizioni di lavoro dignitose.
Riteniamo la lotta autonoma e autorganizzata dei lavoratori delle cooperative paradigmatica di quella flessibilità del lavoro di cui tutti adesso parlano, sindacalismo concertativo compreso.
La precarizzazione della vita, dal lavoro ai diritti fondamentali, è l’arma nelle mani del capitale, sostenuto dai vari governi di centro-destra e centro-sinistra, per controllare la classe lavoratrice. Arma indispensabile in particolar modo oggi, allorché il capitale deve affrontare una crisi non congiunturale bensì strutturale, globale e sistemica.
Una crisi scaturita in un contesto di globalizzazione capitalista compiuta, originatasi negli Stati Uniti ma che intacca l’Asia e l’Europa, l’Africa e l’America Latina e risultato di un lungo processo di creazione di capitale “immateriale” e finanziario che negli ultimi decenni ha assunto sempre più la forma di pura speculazione.
Economia finanziaria, però, strettamente legata all'economia reale al punto che interi pezzi della riproduzione sociale, con lo spregiudicato uso dei derivati, sono nelle mani della finanza: fondi pensione, bilanci regionali e comunali, fondi-cassa di imprese fino ai conti correnti del risparmiatore vengono investiti come al casinò.
E, quindi, i ripetuti crolli delle borse internazionali bruciano pezzi consistenti della ricchezza (povertà) complessiva: posti di lavoro, garanzie sociali, beni comuni. E, anche e soprattutto, pongono un’ipoteca gravosa coi famigerati “salvataggi” di banche fraudolente e speculatori stornando denaro pubblico dagli investimenti per istruzione, sanità e servizi sociali.
Sono pertanto tutti i settori proletari a pagare ancora una volta i costi sociali della crisi: per un costo della vita sempre più elevato, per la speculazione sul bisogno della casa, che allontana la possibilità di poter pagare l’affitto, per una sanità pubblica che con i ticket diventa un bene di lusso, per il tempo di non lavoro rubato (viaggi casa-lavoro, orario di lavoro spezzettato, ecc…), per il controllo sociale sempre più invasivo e oppressivo.
La trattativa in corso tra Confindustria e Cgil, Cisl e Uil per svuotare il contratto nazionale di lavoro, l’affondo sulle privatizzazioni di scuola e università, il tentativo di smantellare definitivamente la pubblica amministrazione anche attraverso l’attacco ai lavoratori pubblici ed i tagli al personale, il razzismo diffuso, sono ulteriori strumenti utilizzati per recuperare quote di profitto in una situazione di crisi generalizzata.
Per combattere tutto questo riteniamo necessario che ogni momento di conflittualità, ogni vertenza che si sviluppi sia nei luoghi di lavoro su salario e condizioni di lavoro che sul territorio sul diritto alla casa, a una sanità pubblica ad una socialità non mercificata, debba superare le proprie specificità ed essere finalizzata a rafforzare un fronte di contrapposizione sociale alle politiche neoliberiste per creare e organizzare percorsi di lotta generalizzati per migliori condizioni di vita dei lavoratori e delle lavoratrici e porre la questione del superamento dell’attuale organizzazione capitalistica del lavoro.
Riteniamo che la giornata odierna abbia una valenza politica che tracima la semplice scadenza sindacale: questa deve essere infatti parte della crescita di un percorso ricompositivo, quanto più possibile collettivo e condiviso, che sappia unificare tra loro realtà politiche e sociali e le situazioni di lotta presenti sul territorio metropolitano per frenare la deriva liberista e l'attacco sempre più incisivo ai diritti e alle condizioni di vita in generale. Un percorso politico, fortemente caratterizzato in senso anti-concertativo e anticapitalista, che tenti anche di sviluppare punti di riferimento politico che possano raccogliere e praticare proposte condivise e generalizzare l'auto-organizzazione e la solidarietà tra lavoratori e lavoratrici.
Fip 12/08

CENTRO SOCIALE AUTOGESTITO VITTORIA
Via Friuli ang. Via Muratori
tel. 02/5453986 www.csavittoria.org vittoria@ecn.org

martedì 9 dicembre 2008

venerdi' 12 dicembre sciopero generale! contro governo e padroni

in questi anni, con la regia dei governi di centro destra e centro sinistra, padroni e banchieri hanno:
o ottenuto un mare di profitti
o precarizzato milioni di persone
o ridotto i salari
o privatizzato le pensioni
o rubato il TFR con i fondi pensione
o diminuito i diritti dei lavoratori
o tagliato i servizi sociali
o devastato sanità e sicurezza
PADRONI E BANCHIERI SI SONO ARRICCHITI
AL PREZZO DI 120 OMICIDI SUL LAVORO AL MESE
adesso, che il capitalismo è nuovamente in crisi, sempre con la regia del governo, padroni e banchieri si fanno ripianare le loro perdite con fondi pubblici, e:
o non rinnovano i lavori a termine
o mettono in cig e mobilità
o cominciano a licenziare
o offrono solo lavori precari
o tagliano i fondi per la scuola
o tagliano ancora sanità e sicurezza
o aboliscono i diritti dei lavoratori
o negano tutti gli aumenti
crisi = + precarietA’
CRISI = NESSUN FUTURO PER I GIOVANI
o stop immediato a tutti i licenziamenti
o assunzione a tempo indeterminato per tutti i precari
o salario garantito per i disoccupati
o riduzione della giornata lavorativa a parità di salario
o diritti nei posti di lavoro, esigibili direttamente dai lavoratori e non proprietà privata delle sigle sindacali di comodo, firmatarie di contratti
o aumenti di salari e pensioni, lo stesso salario per lo stesso lavoro

Manifestazione a Milano
Concentramento in Largo Cairoli, ore 9.30

SLAI Cobas - coordinamento provinciale di Milano - www.slaicobas.it
Sindacato dei Lavoratori Autorganizzati Intercategoriale sip 8.12.2008
Viale Liguria 49, 20143 Milano, tel/fax 02/8392117, slaimilano@slaicobasmilano.org www.slaicobasmilano.org
Se non ci mobilitiamo ora, quando?
Quest’autunno la crisi finanziaria è esplosa in tutto il mondo, rilanciando la crisi economica in modo ancora più violento. I prossimi mesi vedranno contratti a termine non rinnovati, cassa integrazione, licenziamenti, tagli ai servizi sociali, mortalità del lavoro sempre più alta, se non ci sarà una risposta di massa dei lavoratori, degli studenti, degli sfruttati.

Dietro l’elemosina della social card
L’elemosina di 40€ al mese nasconde una serie di provvedimenti che il governo Berlusconi sta varando: libertà di licenziamento, diminuzione della sicurezza nei posti di lavoro, riduzione dei diritti, aumento del controllo sui lavoratori da parte dei sindacati di comodo, decontrattualizzazione selvaggia.
Misure che seguono a ruota quelle già attuate: attacco ai dipendenti pubblici e trasformazione della malattia in carcere preventivo, più possibilità di assunzioni precarie, depenalizzazioni per i padroni che utilizzano il lavoro nero, annullamento del diritto al reintegro al lavoro dei precari delle Poste. In più un altro aumento dell’età per la pensione e un’ulteriore limitazione del diritto di sciopero sono in programma.

Non solo, sotto i colpi della crisi il governo ha coperto le perdite dei banchieri con una caterva di miliardi di euro e tagliato i fondi per la scuola.

Si sono arricchiti sulla nostra pelle.
Negli anni scorsi padroni e banchieri hanno ottenuto un mare di profitti, con la regia dei governi di centro destra e centro sinistra. Ci sono riusciti abbassando i nostri salari, i nostri diritti, la nostra sicurezza (4 morti sul lavoro al giorno!) grazie alla concertazione. Si sono anche giocati in borsa i soldi dei lavoratori e dei pensionati (quanto valgono oggi i TFR nei fondi pensione?) e il futuro dei giovani (che pensioni avranno dopo il crollo dei mercati finanziari?).
Oggi ci “invitano” (anche con polizia e licenziamenti politici) a “collaborare per superare la crisi”, ma a pagare siamo sempre noi con più precarietà, meno salari, meno pensioni, meno diritti.

La concertazione non ci difende

Cisl e Uil si sono sbracate sulle richieste di governo, padroni e banchieri. La Cgil ha proclamato lo sciopero generale, ma per rivendicare il ripristino del precedente sistema di concertazione. Quel sistema che ha aumentato la precarietà per legge e per contratto, portato vie le pensioni consegnandole alle borse, legato sempre più i salari alla discrezione dei padroni (obiettivi, pagelline), diminuito i diritti dei lavoratori.
La proposta della Cgil è quella di cogestire la crisi, diffondendo tra i lavoratori l’illusione che sia possibile “dividere i costi” tra padroni e lavoratori, ma il collaborazionismo sindacale porta i lavoratori al disastro.

Non abbiamo tempo da perdere, governo, padroni e banchieri procedono come un rullo compressore per farci pagare la crisi.
Dobbiamo contrapporre all’attacco in corso la difesa delle nostre condizioni di vita e di lavoro, costruendo un’opposizione anticapitalista di massa, che riunisca su obiettivi comuni lavoratori, studenti, precari, disoccupati, immigrati; partendo dai posti di lavoro, dalle scuole, dal territorio; tagliando tutti i ponti con la concertazione e con l’illusione che sia possibile “umanizzare” un capitalismo sempre più barbaro e selvaggio, non più in grado di garantirci un’esistenza dignitosa.

12 dicembre in piazza a Milano con lo Slai Cobas, con i lavoratori in lotta!

IL NEMICO E’ IN CASA NOSTRA: Sono governo e padroni
LAVORO STABILE - SALARIO - DIRITTI
Slai Cobas - Coordinamento provinciale di Milano - www.slaicobas.it
Sindacato dei Lavoratori Autorganizzati Intercategoriale
Sede nazionale: Viale Liguria 49, 20143 Milano, tel/fax 02/8392117, slaimilano@slaicobasmilano.org www.slaicobasmilano.org
Sede legale: Via Masseria Crispi 4, 80038 Pomigliano d’Arco (Na), tel/fax 081/8037023,
cobasslai@fastwebnet.it
www.slai-cobas.or

EDI BESE! ORA BASTA!

Continua e si intensifica la repressione del governo turco nei confronti della popolazione kurda.
Migliaia di donne e uomini vengono condannati e incarcerati perchè lottano per il riconoscimento dei propri diritti.
Mentre il leader kurdo Apo Ocalan langue nel supercarcere di Imrali, costretto a un durissimo isolamento, un altro simbolo dei kurdi, Leyala Zana, è stata condannata a dieci anni di carcere per aver chiesto pace, terra e libertà per il suo popolo.

EDI BESE ! ORA BASTA !
Gli arresti, le torture, gli omicidi non fermeranno la determinazione delle donne e degli uomini del kurdistan e non fermeranno le donne e gli uomini che, in Italia e nel mondo, sono a fianco di questo popolo nella sua battaglia di pace e libertà.

SABATO 13 DICEMBRE AL CSA VITTORIA
(via Muratori angolo via Friuli Milano)
ore 18,00 Proiezione del video
" Edi bese! Viaggio nel Kurdistan insanguinato dalla guerra "
e dibattito con
Paolo Limonta, Ass. Azad per il popolo kurdo;
Fabio Clerici, Rete italiana di solidarietà con il popolo kurdo;
Antonio Olivieri, Ass. Verso il Kurdistan.

ore 20,30 Deliziosa cena kurda
ore 21,30 Musica di pace e libertà con i Koma Engizek

per tutta la giornata banchetti di controinformazione della rete Amici ed amiche di Euskal Herria

organizzano :
Comunità Kurda di Milano info 338/4417440
Centro Sociale Vittoria 02/5453986
vittoria@ecn.org www.csavittoria.org

Le mani del governo greco sono sporche del sangue del compagno Andreas assassinato dalla polizia.

Venerdi 6 dicembre ad Atene un poliziotto ha assassinato un giovane manifestante: Alexandros Andreas Grigoropoulos che aveva solo 16 anni.
Una fortissima ondata di ribellione nelle piazze in tutta la Grecia ha costretto il governo Karamanlis ad arrestare il poliziotto, con l'imputazione di omicidio volontario, ma sarà ugualmente inchiodato alle proprie responsabilità dalle prossime mobilitazioni e dallo sciopero generale che bloccherà tutta la Grecia il prossimo 10 dicembre.
L'assassinio di Andreas avviene in un momento di partecipatissime mobilitazioni
in Grecia come in Italia e in tutta Europa, contro le politiche neoliberiste fatte di
tagli e privatizzazioni prodotte dalla volontà di scaricare sulle spalle di milioni
di lavoratori, precari, studenti e immigrati, i costi di questa crisi strutturale che
il capitalismo mondiale sta attraversando.
La loro lotta è la nostra lotta !
Facciamo sentire tutta la nostra rabbia e la nostra solidarietà militante per l'assassinio di Andreas Grigoropoulos ai movimenti, ai compagni e alle compagne, alle organizzazioni della sinistra rivoluzionaria greca che stanno rispondendo in maniera così determinata alle provocazioni degli apparati repressivi e del governo di Karamanlis.

Il compagno Andreas vive nelle lotte di tutti i proletari !

Il capitalismo produce crisi guerra e repressione
Per una società di liberi e di uguali

I compagni e le compagne del centro Sociale Vittoria di Milano

sabato 6 dicembre 2008

giovedì 4 dicembre 2008

SABATO 6 DICEMBRE DA TORINO A SUSA

i compagni e le compagne del csa Vittoria aderiscono e invitano alla partecipazione al corteo di Torino alla mattina e a Susa al pomeriggio.
Crediamo importante essere in tutte le due mobilitazioni perchè segnali importantissimi di una reale opposizione sociale,su piani diversi e paralleli, ad una riorganizzazione capitalistica che pensa di uscire dalla crisi strutturale che l'attraversa passando sopra le migliaia di morti sul lavoro da una parte, come con il lancio di "grandi opere" che devastano e trasformano il territorio dall'altra.
Un'opposizione sociale che con queste grandi mobilitazioni si assume la responsabilità di prefigurare una società altra, completamente diversa e antagonista alla barbarie del capitalismo. una società senza più classi ne padroni ne sfuttamente dell'uomo sull'uomo e dell'uomo sulla natura !

contro il capitalismo che genera crisi e guerra!
per l'autorganizzazione sociale e della classe !

csa vittoria milano
vittoria@ecn.org
www.csavittoria.orgCSA

I SOLDI NON CI SONO? BENE, FACCIAMO IL NO EXPO

I SOLDI NON CI SONO? BENE, FACCIAMO IL NO EXPO

Ormai non serve più neanche l'immaginario creato a nascondere i debiti e disastri che Expo2015 ci farà pagare nei prossimi anni.Hanno svelato, non a noi, i loro veri scopi con la lotta di potere per il controllo della So.g.e.. Il Governo ha tracciato la strada riconfermando la legge obiettivo e dando il via alle regalie di beni e patrimoni pubblici (Alitalia, legge 133 e relativi tagli a università e ricerca per fare due esempi) agli imprenditori amici e interessati al business Expo.Tra legge finanziaria e decreti collegati sono già stati destinati più di 16 mld di Euro a Expo2015 (1,5 mld) e grandi opere, parecchie delle quali legate al piano infrastrutturale di Expo (TAV, TEM, Brebemi, Pedemontana). Il solito ricatto occupazionale, il solito disco delle grandi opere che fanno da volano all'economia. Bugie, storie vecchie, film già visti con tutte le conseguenze del caso (devastazioni ambientali, costi lievitanti, mafie, lavoro nero e mortale, affari per pochissimi, danni alla salute di molti).Ma "il banchetto" è solo cominciato, e si chiedono più soldi. Addirittura c'è chi, udite udite il PD o il PDL o il PDLD?, invoca mobilitazioni bipartisan per chiedere a zio Silvio di aprire ancora la borsa. Ma quale? Tagliamo un po' di sanità? Privatizziamo l'aria? Licenziamo un po' di fannulloni? La Moratti si appresta a privatizzare quanto di pubblico è rimasto, e con la scusa di fare cassa si toglie di mezzo anche qualche rompiscatole incompatibile con la città vetrina. E poi soldi per far cosa? Altri regali agli speculatori che prendono i nostri soldi, distruggono i territori arricchendosi sul lavoro senza diritti e sicurezza, magari usando cemento marcio? Soldi per salvare immobiliaristi e costruttori indebitati o per far lavorare un po' le varie Coop? Soldi per garantirsi i finanziamenti dalle stesse banche che sono protagoniste della crisi finanziaria? Perché non raccontate queste belle fiabe nei quartieri popolari dove già la terza settimana è un miraggio, o davanti ai cancelli delle fabbriche in crisi, o andate a raccontarlo ai precari e agli studenti che con i loro soldi ci facciamo una nuova bella tangenziale attorno a Milano, così, visto che i cervelli fuggono, meglio gasarli da piccoli che arricchire la concorrenza straniera.Basta grandi eventi, basta grandi opere. Noi non pagheremo vostra crisi e il vostro Expo.In piena crisi economica e finanziaria l'unica cosa di buon senso da fare è il NOEXPO 2015, ossia invertire la rotta. Prendere tutti quei bei miliardi di soldi pubblici e detassare salari, stipendi e pensioni; destinare risorse e reddito per la sicurezza sul lavoro e per ridurre la precarietà; creare fondi di sostegno agli affitti e al recupero del patrimonio edilizio pubblico e non regalare ogni mq di terreno alla speculazione; investire nelle energie rinnovabili, nel risparmio energetico, nella ristrutturazione energetica degli edifici; migliorare il trasporto pubblico locale e investire sulla mobilità sostenibile; investire nei cervelli e non nel cemento.Con queste parole d'ordine saremo sabato 6 dicembre a Torino e in Val di Susa, perché sono due facce di una lotta per noi medesima contro lo sfruttamento dell'uomo e del proprio territorio, e porteremo questa voce allo sciopero generale del 12 dicembre.Queste parole e i saperi che i territori e le lotte esprimeranno li butteremo in faccia a chi vuole decidere del nostro futuro sopra le nostre teste, a chi vede il business laddove ci sono vite, paesaggi, habitat, beni comuni.Al vostro Expo non abbiamo mai creduto; ora, grazie a voi, alla vostra ingordigia, siamo meno soli. Il mostro che state progettando sarà il motore del nostro consenso e del resto chi semina vento raccoglie tempesta.
NO EXPO, NO TAV, NO alla devastazione dei nostri territori e delle noste vite

Comitato No Expo
Milano, 4 dicembre 2008