IN PRIMO PIANO

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sabato 24 aprile 2010

Comunicato su sciopero all'Arco di Monza

Milano 21-04-2010.

Questa sera alle ore 18.00 i lavoratori della cooperativa Services del Consorzio Group Spa (100 operai) che lavorano nel sito dell’Arco Spedizioni di Monza (72 siti), sono entrati in sciopero dopo che mercoledì in un incontro con la cooperativa non hanno avuto risposte positive dalla dirigenza della cooperativa e dal Consorzio. Fuori dell’azienda chiamati dall’Arco sono subito accorsi numerosi poliziotti (probabilmente perchè venuti a conoscenza di una assemblea dove si era deciso che ci doveva essere un picchetto esterno), ma questa volta, a differenza di Cerro al Lambro, i lavoratori hanno dato un segnale di unità e forza bloccando da soli l’attività dell’azienda e seppur i camion sono entrati nel magazzino nessuno di loro ha caricato un collo. Lo sciopero andrà avanti fino alle 21.00 per rivendicare la piattaforma in allegato con la consapevolezza che l’Arco deve supportare le richieste economiche, visto che l’azienda committente mantiene le stesse tariffe del 2001 e impone un rapporto con i lavoratori della cooperativa come se fossimo ancora nell’ottocento ai tempi del padrone delle ferriere. L’organizzazione interna dell’ambiente di lavoro è indecente (quando piove entra l’acqua nei capannoni) e i lavoratori utilizzano i muletti come se fossero su una pista dell’’auto-scontro, questo sistema deve finire e per questo con determinazione i lavoratori sono in lotta.

S.I. COBAS

Accordo FIEGE Borruso 18 aprile 2010

Brembio, 18 aprile 2010

Ieri sera alle ore 18,30 il sindacato S.I. Cobas e le sue RSA hanno siglato l’accordo
(vedere qui sotto) con la cooperativa Progestioni Società Cooperativa (consorzio
UCSA) che opera nel sito della Fiege Borruso S.p.A. di Brembio.
La importante lotta che avevamo portato avanti, alla fine di dicembre 2009 e inizio
gennaio 2010, ha insegnato ai padroni che era dannoso se non “pericoloso”
scontrarsi di nuovo e senza un’ora di sciopero hanno accettato al 100% le richieste
che avevamo fatto loro.
La determinazione mostrata, anche questa volta, dai lavoratori nei singoli momenti di
“confronto” nei reparti con la controparte, ha portato a miti consigli la cooperativa e
l’azienda committente: ancora una volta l’unità dei lavoratori e una loro
rappresentanza decisa a far valere la loro forza ha dato questo risultato risultato.

per leggere il verbale di accordo: www.sicobas.org

giovedì 22 aprile 2010

RIPRENDIAMOCI IL 25 APRILE!

ore 14 in piazza San Babila

contro il capitalismo, il fascismo, il razzismo!

Domenica 25 aprile, come compagni e compagne del Centro Sociale Vittoria, saremo in piazza per dare il nostro contributo a questa mobilitazione contro la, sempre più forte, deriva autoritaria e culturalmente fascista imboccata dalla società nel suo complesso.
In un momento particolare di crisi strutturale dell'economia capitalista, padroni e governo, tentando di salvaguardare i loro margini di profitto sempre più risicati, provano a scaricarne i costi sulle classi subalterne attaccandone selvaggiamente i diritti e le condizioni di vita e di lavoro.
La gestione politica e ideologica di questa crisi apre spazi per derive di tipo autoritario e populista all'interno delle quali si aprono ulteriori possibilità di recrudescenza fascista e razzista da parte dei gruppi della destra più radicale.
Le campagne sicuritarie, il razzismo, l'autoritarismo istituzionale, la xenofobia, l'oscurantismo religioso, il superamento e l'oltraggio continuo alle stesse regole della democrazia parlamentare borghese, danno il senso di quale sia il collante ideologico di un blocco sociale, fortemente caratterizzato in senso anticomunista e antidemocratico, che si fa garante e sostegno delle politiche classiste e antipopolari del governo Berlusconi.
L'ultimo "collegato lavoro", che fa piazza pulita di ogni diritto dei lavoratori è, ad esempio, un chiaro segnale di questa guerra al lavoro che spiega bene oggi quale sia il volto del fascismo del XXI secolo.
Un dominio di classe non in camicia nera come nel 1922, ma che usa lo squadrismo come strumento di provocazione, che non propugna più le leggi razziali del 1938, ma che costruisce i CIE spandendo a piene mani una sottocultura razzista e xenofoba che fa presa sulle paure determinate dalla precarietà delle condizioni di vita e di lavoro.
Un insieme di relazioni sociali impostate sull'autoritarismo che formano un quadro di "democrazia autoritaria" e di controllo sociale composto da una stratificazione di livelli repressivi supportati da una campagna "culturale" per l'imposizione di modelli di comportamento funzionali al perdurare degli odierni rapporti di produzione.
La giornata del 25 aprile, dunque, non può essere una ricorrenza di facciata, non può essere un calderone conformista in cui ci può trovare posto tutto e il contrario di tutto, non è una nota di colore, non può e non deve centrare la propria attenzione solo al rinascere delle attività più virulente, odiose e smaccatamente aggressive delle bande nazifasciste, ma deve, ed è questa la nostra scelta, provare a declinare e interpretare l'antifascismo da un punto di vista di classe, dal punto di vista dei lavoratori che subiscono la crisi, il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, il razzismo utilizzato per dividerli e dividerci.
Un antifascismo di classe che provi a rompere il sistema di controllo sociale che regola e comprime, giorno per giorno le nostre vite, le nostre condizioni di lavoro e la possibilità stessa di provare ad abbattere l'organizzazione capitalistica del lavoro che produce fascismo, razzismo, sessismo...

Ecco perché quest'anno abbiamo deciso di essere in piazza, ma dicendo chiaro che il 25 aprile così come si è definito negli ultimi anni, non è più cosa nostra, che l'antifascismo non è un vestito da indossare per recuperare consenso, che la resistenza e la lotta armata del popolo italiano per la cacciata del nazi-fascismo non hanno nulla a che fare con la voglia di appropriarsi di questa data che esprimono, strumentalmente, le varie correnti del centro-sinistra o della sinistra ex-parlamentare, che la nostra lotta contro la deriva fascistoide e populista non può stare nel recinto del legalitarismo e dello scontato odio antiberlusconiano, perché questo lo porrebbe su un piano di compatibilità politica senza minimamente rispettare il senso, i valori, le scelte dei compagni partigiani e partigiane che sono morti lottando, non solo nella cacciata del nazi-fascismo, ma per una trasformazione radicale, assolutamente radicale della loro vita come di quella di milioni altri proletari nel nostro paese.
Non sono questi i motivi per i quali i partigiani e le partigiane hanno combattuto e sono morti!
Come compagni e compagne del Centro Sociale Vittoria abbiamo, quindi, deciso di partecipare e sostenere una piazza anticapitalista unitaria che sappia declinare l'antifascismo e l'antirazzismo da un punto di vista di classe per un rilancio di tutti quei percorsi che tentano, nelle diverse specificità, di porsi in un'ottica autorganizzata per un cambiamento radicale dell'esistente che, dai territori e dai luoghi di lavoro, si sviluppi autonomamente dalle logiche di visibilità e compromesso istituzionale.
Una piazza di compagni e compagne, di lavoratori e lavoratrici che dia un segnale di unità della lotta contro il capitalismo che produce fascismo, razzismo e sfruttamento di classe.

CONTRO IL VECCHIO E IL NUOVO FASCISMO
ORA E SEMPRE RESISTENZA!

il Centro Sociale Vittoria partecipa alla piazza anticapitalista promossa dal Comitato di solidarietà con le lotte dei lavoratori delle cooperative

appuntamento per tutti e tutte domenica 25 aprile San Babila ore 14,00

martedì 20 aprile 2010

25 APRILE 2010 ore 14.00 P.ZZA SAN BABILA CONTRO il CAPITALISMO, il FASCISMO e il RAZZISMO

Il 25 aprile di quest’anno cade in momento di crisi strutturale dell’economia capitalista, e le soluzioni adottate dall’attuale governo di centrodestra, tentando di salvaguardare margini di profitto sempre più risicati, ne scaricano i costi sulle classi subalterne attaccandone selvaggiamente i diritti e le condizioni di vita e di lavoro.
La gestione politica della crisi apre spazi per derive di tipo
autoritario e populista nelle quali si aprono ulteriori possibilità di recrudescenza fascista e razzista.
Crediamo che questo 25 aprile possa essere un’importante occasione per dare una segnale di forte opposizione culturale e politica dal punto di vista degli interessi dei lavoratori, ma anche per smascherare la cosiddetta “sinistra” istituzionale e di governo che ha aperto la strada a questo regime del controllo sociale e della “democrazia autoritaria”.
Non è questo il motivo per il quale i partigiani e le partigiane hanno combattuto e sono morti !
Indiciamo quindi una piazza anticapitalista unitaria che sappia declinare l’antifascismo e l’antirazzismo da un punto di vista di classe per un rilancio di tutti quei percorsi che tentano, nelle diverse specificità, di porsi in un’ottica autorganizzata per un cambiamento radicale dell’esistente che dai territori e dai luoghi di lavoro si sviluppi autonomamente dalle logiche di visibilità e compromesso istituzionale.
Una piazza di compagni e compagne, di lavoratori e lavoratrici che dia un segnale di unità della lotta contro il capitalismo che produce fascismo, razzismo e sfruttamento di classe.

Comitato di solidarietà con le lotte dei lavoratori delle cooperative

giovedì 15 aprile 2010

IL RICORDO DI UN IMPEGNO


La due giorni antifascista del nord ovest 16 17 aprileIl nostro impegno per non dimenticare Claudio Varalli, Giannino Zibecchi e le altre vittime del neofascismo
Venerdì 16 ore 17:00 Bollate - commemorazione di Claudio Varalli, cimitero di Bollate
ore 18:30 Bollate - concentramento presso la lapide di via Varalli
ore 21:00 Baranzate - piazza Falcone incontro musicale con Pino Masi e i Ciapa no
Sabato 17ore 18:00 Bollate - piazza della Chiesa (di fronte alla Biblio) aperitivo e esposizione delle mostre su Claudio Varalli e sulle nuove destre
ore 21:30 Rho - c.s. "SOS Fornace" dancehall antifascista con INOKI

venerdì 9 aprile 2010

Aprile 1975 - Aprile 2010 Claudio Varalli e Giannino Zibecchi Noi non dimentichiamo!



Aprile 1975 – Aprile 2010

Noi non dimentichiamo !

Il 1975 fu un anno molto particolare.
Si andava affermando in maniera sempre più eclatante una pesante crisi strutturale del modo di produzione capitalistico; era già da tempo finito, infatti, il boom economico quando la fase di ricostruzione post bellica e la forte accelerazione di un processo di industrializzazione, basato su un economia di scala, avevano permesso una fortissima accumulazione di profitti per una rinata borghesia nazionale.
Questa nuova accumulazione di profitti aveva permesso, all’insegna delle teorie keynesiane, intervento statale sempre più massiccio e una redistribuzione progressiva del reddito per una forte spinta ai consumi interni, ma era anche servita ad imporre, a un paese che usciva devastato dalla guerra e dal ventennio fascista, una sorta di patto sociale che prometteva la diffusione di maggior benessere, con l’allargamento del numero dei salariati in cambio di livelli di sfruttamento e profitti sempre maggiori.
La grandi crisi energetica dei primi anni ’70 spinse, però, ad una forte impennata dei prezzi di consumo e, congiunturalmente, i governi dell’epoca, applicarono delle dissennate politiche svalutative che, abbassando il valore della lira, incrementarono esponenzialmente l’abbassamento del potere d’acquisto dei salari, causando così un forte peggioramento delle condizioni di vita per i lavoratori, le lavoratrici, e le loro famiglie.
Questo scossone fu però troppo profondo da potersi risolvere o governare con la scelta di politiche economiche usuali, definendosi, chiaramente, come indice di una crisi strutturale.
Incominciava infatti, a cavallo degli anni ’70, quel processo epocale di trasformazione dell’organizzazione capitalistica del lavoro, che dava il via alla distruzione sistematica delle grosse concentrazioni industriali consone ad un sistema produttivo di tipo fordista, provando a ristrutturarlo per sopravvivere alle prime grosse crisi di sovrapproduzione e saturazione dei mercati, tentando di scaricarne i costi sulle classi subalterne.
La variabile su cui immediatamente intervenire era ieri, come oggi, il costo del lavoro insieme al sistema generale di garanzie sociali, cercando anche di spezzare, come elemento di forzatura tutta politica, quella stratificazione di diritti sostenuta dalla modificazione dei rapporti di forza nelle fabbriche, acquisita con le lotte dell’autunno caldo che portarono alla formalizzazione e al riconoscimento dello Statuto dei lavoratori su tutto il territorio nazionale. Questo progressivo peggioramento delle condizioni di vita causò una forte e spontanea protesta popolare.
Ondate di scioperi attraversarono tutta l’Italia, e la radicalizzazione di questi conflitti tendeva ad esprimere posizioni sempre più chiaramente anticapitalistiche che, sfondando i limiti ed i paletti che le organizzazioni sindacali ponevano alle lotte, ne spostavano oggettivamente le prospettive su un terreno politico sempre più avanzato.
Tra mille contraddizioni e difficoltà, si definiva la progressiva consapevolezza di un’identità della classe come soggetto storico capace di una trasformazione dell’esistente, e venivano a maturare i frutti di uno sforzo ricompositivo sul terreno concreto dello scontro di classe, ad esempio studenti e lavoratori, che arrivava dalle lotte dell’Autunno caldo del ’69.
L’idea stessa di Comunismo, di una società nella quale potesse trovare risposta l’esigenza di liberazione dal lavoro salariato, la sua affermazione esplicita di egualitarismo economico e sociale, l’idea di un’unica condizione imprescindibile per la valorizzazione delle potenzialità di ogni essere umano, la necessità di una radicalizzazione delle lotte in relazione all’espressione di una capacità di esprimere un conflitto di classe sempre più dispiegato, l’utilizzo della forza e della “violenza” come strumento di ribaltamento dei rapporti di classe, ecco questi fattori erano presenti da anni nel dibattito che attraversava, non solo la sinistra rivoluzionaria, ma gli stessi soggetti sociali che erano protagonisti del conflitto nella consapevolezza che l’idea, il sogno, l’utopia, la “voglia” di comunismo fossero oggettivamente indispensabili per avanzare o anche solo resistere sul piano economico agli attacchi del padrone.
Ma, come nel 1969, la risposta della classe padronale italiana non si fece attendere.

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martedì 6 aprile 2010

LA SPINTA! N° 16 -Marzo-Aprile 2010

in questo numero:

- Collegato lavoro: continua l’attacco ai diritti dei lavoratori. E’ l’ora dell’articolo18

- Giù le mani dai nostri ospedali!

- ricchezza e povertà

- La crisi non era finita? Aumentano Licenziamenti e cassa integrazione nei primi due mesi dell’anno.

- Una manifestazione fantasma!


per leggerlo:

www.scribd.com/doc/29477506/LASPINTA-Aprile