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sabato 14 febbraio 2009

LA SPINTA! N° 6 FEBBRAIO 2009

PAG.1

sommario:
pag.1 La riforma contrattuale
pag.2 il presidio di Passirana avrà un futuro? + contributo sul cinema
pag.3 "Bollettino della crisi e delle lotte

pag.4 sciopero del 13 Febbraio + mass media e informazione:falsi e bugiardi

pag.1
RIFORMA CONTRATTUALE, ANCORA PIETRE SULLA TESTA DEI LAVORATORI.
Snello, moderno, flessibile, queste sono le parole più gettonate dagli industriali quando devono definire il rapporto di lavoro; parole che nascondono un significato più pericoloso per i lavoratori, quando sentiamo parlare così sappiamo che in realtà vogliono dire meno pagato, senza diritti e subito licenziabile.
Ed è appunto in questa direzione che va l’accordo quadro sulla riforma contrattuale del 22 Gennaio di quest’anno firmato da CISL, UIL e UGL con gli industriali e benedetto dalla presidenza del consiglio dei ministri.
Cos’è questo accordo di cui poco ne hanno parlato i telegiornali e così poco scritto i giornali? Come mai ai lavoratori non è stato nemmeno sottoposta l’ipotesi su un argomento che li coinvolge così pesantemente? Perché arriva proprio ora?
Cerchiamo di rispondere con ordine, riassumendo ciò che prevede:
vi ricordate la vecchia forma contrattuale? Quegli aumenti che dopo l’eliminazione della scala mobile non garantivano nemmeno il recupero dell’inflazione? Il contratto nazionale quello applicato a tutte le categorie sul territorio italiano?
Ecco non esiste più, I contratti nazionali che a nostro parere tutelavano sempre meno i lavoratori,sono adesso per i padroni e questi scodinzolanti sindacati troppo penalizzanti per lo sviluppo dell’economia italiana.
E si , la crisi impone che qualcuno ne paghi ,ancora per l’ennesima volta sempre gli stessi, i costi aggiuntivi. Loro rubano, inventano denaro inesistente, ma vogliono mantenere profitti inalterati, noi paghiamo il conto senza nemmeno aver bevuto l’aperitivo.
Ma ritorniamo ai contratti ecco i punti salienti:
1) il contratto non avrà più durata di anni 4, con aggiornamento economico dopo due, ma durerà solo 3 anni.
2) il tasso di inflazione programmato, che rimaneva comunque lontano dal tasso di inflazione reale, viene sostituito nel meccanismo della rivalutazione dei salari IPCA( indice dei prezzi europeo) depurato però dai costi dei prodotti energetici( gas, luce, benzina ecc)
3) la materia di contrattazione a livello nazionale sarà sostanzialmente ridotta per dare spazio agli accordi aziendali legati a doppio filo alla produttività. In altre parole piccole e medie aziende si scordano aumenti significati per i prossimi anni, ma non solo a livello aziendale o territoriale si potrà modificare in peggio ciò che è stabilito a livello nazionale. La crisi come spaventapasseri funziona sempre.
4) il diritto di sciopero viene ulteriormente limitato impedendo di indire scioperi nel periodo di contrattazione, e dando la possibilità di fare ciò solo ai sindacati ritenuti più rappresentativi alla fine della cosiddetta tregua sindacale.
5) per i dipendenti pubblici si dice in sostanza che non ci sono più soldi.

Ecco la sorpresa di inizio anno, e tutto sta passando in silenzio. La CGIL non ha firmato questo accordo, ma dopo anni che ha spinto la politica della concertazione, del siamo sulla stessa barca, cosa si aspettava dai suoi soci? E soprattutto adesso dov’è? Da che parte stanno quei sindacalisti che fino a ieri ci hanno accusato di essere estremisti mentre stavamo solo difendendo i diritti sacrosanti dei lavoratori?

Mobilitiamoci in tutte le fabbriche e nei luoghi di lavoro contro questo accordo infame.

pag.2
IL PRESIDIO DI PASSIRANA AVRA’ UN FUTURO?
L’accordo firmato in data 18/ 11/2008,dopo che i lavoratori e i cittadini si sono mobilitati, fra la direzione dell’A.O. Salvini e le OO.SS. di CGIL, UIL, e FSI ha previsto che entro la fine di febbraio del 2009 riaprano i reparti di medicina del presidio di Rho e di Garbagnate.
E’ quindi sottinteso ma da verificare a breve, che l’ ”emergenza medicine” si stia ”risolvendo” e che l’ospedale rinasca ,per febbraio, a nuova vita.
Ma un nuovo guaio si è nel frattempo aggiunto che mette in discussione la riapertura del reparto. Venerdì 23 gennaio si è verificato un crollo del soffitto al quarto piano dove c’è il reparto di day-surgery e tutta la struttura con il personale è stato trasferito,momentaneamente, al primo piano che doveva ospitare la riapertura della medicina seconda.
La domanda quindi è lecita: riaprirà il reparto di medicina per fine febbraio? La nostra esperienza ci porta a dire di no ma ci auguriamo,una volta tanto, di essere smentiti dai fatti.
Attualmente i malati ricoverati vengono parcheggiati in altri reparti del presidio di Rho con una oggettiva difficoltà,da parte degli operatori, a dare assistenza adeguata sia per le diverse patologie presenti in uno stesso reparto che per problemi organizzativi.In realtà, come evidenziato dalle tendenze ai tagli e al risparmio operati da tutta l’economia italiana, credere che l’accorpamento dei vari reparti, come l’azienda aveva illustrato ad Ottobre’08, sia solo una parentesi momentanea e non una tendenza reale che l’azienda realizzerà nel tempo ci può portare a non vedere bene il futuro.
Sarà così anche per Passirana? Abbiamo il forte sospetto che il presidio si possa ridimensionare dopo le ferie con l’ennesimo accorpamento estivo. D'altronde l’ azienda ha previsto da tempo un diverso ruolo per Passirana.Il sospetto è legittimo visto l’ appetibilità della struttura sia con la vicinanza della fiera che con l’avvio delle opere per l’expo 2015 farne un albergo è un gioco da ragazzi per le forze politiche al potere. E’ dunque possibile che la vicenda di Passirana si concluda in sfavore dei dipendenti e dei cittadini utilizzatori del servizio?
Contiamo dunque di aspettare che questa eventualità si concretizzi senza preparare un minimo di difesa o organizzare una resistenza occupandoci in prima persona del nostro destino? Spesso si fa riferimento alle lotte degli anni ’70 come ad un passato remoto e circoscritto a quel periodo convinti che la nostra realtà sia diversa e che i diritti conquistati da quei lavoratori siano una pietra angolare del nostro statuto.
La verità è che questa crisi sta riportando le condizioni di lavoro della classe operaia e dei lavoratori indietro di cent’anni con la “piccola differenza” che allora l’industria ( va da se che il settore terziario dove si colloca la sanità risenta delle oscillazioni dell’economia per riflesso) aveva ancora la possibilità di espandersi e quindi di rifiorire mentre oggi ha meno sbocchi sui mercati ed è inevitabile un crollo completo.
La logica e l’istinto di sopravvivenza se non per coscienza politica, dovrebbero quantomeno spingerci a porci delle domande sul futuro dei nostri posti di lavoro, il ragionevole dubbio di rischiare di prenderla in quel posto con la compiacenza (consentitemelo!!) dei sindacati confederali dovrebbero indignarci a tal punto da prendere realmente in considerazione un fatto certo: o cominciamo a ribellarci o soccomberemo inevitabilmente!


La casa del Diavolo di Lucio Monocrom “In fondo la rivoluzione c'è stata davvero, e dovunque, ma nient'affatto come ce la si aspettava.......quando le cose, i segni, le azioni vengono liberati dalla loro idea, dalla loro essenza, dal loro valore, dal loro riferimento, dalla loro origine e dal loro fine, allora entrano in un'auto-riproduzione all'infinito”
La trasparenza del male,
J.Baudrillard
E' tuttora opinione comune considerare il cinema horror americano come la massima espressione del genere, tuttavia è difficile ricordare un prodotto recente in grado di rappresentare al meglio quest'idea. Non aprite quella porta (1974), L'ultima casa a sinistra (1972) , Le colline hanno gli occhi (1977) sono tutti titoli che legittimarono il new horror come genere in grado di trattare sia della crisi del cinema sia della crisi1 sociale del tempo. Il successo ai botteghini di questi prodotti giustifica la rappresentazione piuttosto esplicita di una conflittualità sociale dovuta anche al decadimento di un modello che nelle metafore di Leatherface (disoccupato vittima del fallimento di un macello e del centro abitato che su di esso viveva) e della fabbrica assassina di The Mangler (Tobe Hooper, 1995) trova degna rappresentazione. Questi vecchi titoli impongono l'immaginario gore all'interno del mainstream portando a compimento un percorso partito dai freks di Browning e codificato dal cinema di Herschell Gordon Lewis. E' questa la breve storia dell'immaginario in cui, oggi, l'eccesso di sangue e di svisceramenti diviene fine a se stesso (nuovamente ripropongo l'effetto Beaubourg). Eccellente esempio ne è il più contemporaneo Cube (Vincenzo Natali, 1997), progetto canadese in grado di sintetizzare il concetto offrendoci un ambiente astratto le cui componenti in gioco sono esclusivamente geometriche. Vittima di questo procedimento è la robusta critica sociale che il “new horror” aveva imposto e che già il cinema reaganiano seppellisce sotto i colpi di mitraglia di Rambo e sotto i fendenti dell'ascia di Conan il Barbaro. L'effetto gore è ora utile ad esaltare la violenza del singolo, bianco e americano, giustiziere di un mondo di personaggi disonesti e malvagi da eliminare fisicamente e da oltraggiarne il cadavere fra una battuta spiritosa e l'altra, il tutto in funzione della creazione di un mondo migliore più rispettoso delle vite umane (bianche o indifese). E' curioso notare come questo territorio culturale “pro-life” sia lo stesso che condanna eutanasia e aborto come mali assoluti, ma tant'è.
Chiuso da un lato dall'effetto Beaubourg e dall'altro dal ritorno di un prepotente pensiero machista e reazionario, il genere horror americano diventa nel suo complesso poco più (a volte in realtà anche poco meno) di un videogame, gli effetti gore divengono altamente verosimili ma totalmente freddi ed incapaci di suggestionare il pubblico: il proliferarsi di film-parodia come Shriek o Scary Movie indicano una forte incapacità dell'attuale società americana (allargherei il discorso all'occidente intero se non fosse per le ovvie limitazioni di spazio di questa rubrica) di ragionare su se stessa e del genere horror di riprodursi in maniera efficace. In tutto ciò permangono esempi di ottimo cinema come è il caso dei celebri Cronenberg e Lynch, autori sui quali spesso ci si sofferma e che godono di una considerazione a mio avviso giustificara, appartenenti però ancora alla generazione dei registi “new horror”. Rispetto ai nuovi registi horror, è diffusa una timidezza sconfortante che ripropone il new horror ricostruito in maniera “più cool” e sganciato da ogni contestualizzazione reale, registi dei quali parlerò il prossimo numero e fra i quali emerge l'unica figura registica in grado di proporre un cinema concreto ed in grado di parlare di attualità: Rob Zombie.

1 Il termine crisi viene utilizzato per indicare il momento di passaggio da un modello di cinema classico, ordinato, seriale ed improntato sulla grande fabbrica (le major hollywoodiane fino ad inizio anni 70 controllano a pieno tutti i momenti della produzione e distribuzione cinematografica) nel quale il sistema di autocensura è ancora vigente ad un modello più dinamico nel quale emergono nuclei produttivi più snelli in grado di proporsi attraverso un'utilizzo di tecniche allo stesso tempo artigianali e sofisticate

pag.3
“Bollettino della crisi e delle lotte”
Il “bollettino della crisi e delle lotte” è uno spazio che abbiamo creato sul foglio di controinformazione e collegamento “la spinta!”,con l’obbiettivo di fare conoscere al numero più ampio possibile di lavoratori e realtà lavorative le situazioni di crisi (licenziamenti,mobilità,cassa integrazione) e di lotte che si verificano nei luoghi di lavoro sul territorio.
Questo spazio nasce da un ragionamento collettivo che rende per noi importante la conoscenza per tutti i lavoratori di quello che accade ad altri lavoratori,perché in una situazione dove le politiche economiche e sul lavoro hanno in tutti questi anni,non solo peggiorato in maniera incisiva le condizioni di vita e di lavoro di tutti,ma hanno diviso e spezzettato in mille rivoli la classe lavoratrice riuscendo a far passare la difesa individuale e non collettiva tra i lavoratori,rompendo tutti i meccanismi della solidarietà che è stata il motore per le conquiste di tutto il mondo del lavoro.
Vogliamo ripartire da qui perché crediamo che la ricomposizione sociale e politica di tutta la classe lavoratrice sia una priorità per riuscire a rispondere in maniera forte e determinata agli attacchi che in questi mesi e anni avverranno contro tutti i lavoratori.
E’ che ci attrezziamo ad affrontare questa crisi, arrendersi senza avere combattuto non serve a nessuno, soprattutto in questo momento.

Mobilità all’Arkema.
L’Arkema è un’azienda chimica di Rho situata in via Pregnana e conta260 Opera.
Dopo la prima ondata di messa in mobilità per 34 lavoratori avvenuta a novembre, e la successiva chiusura natalizia di un mese e mezzo con ferie forzate per i lavoratori,arriva una seconda ondata di mobilità che ha investito altri 17 lavoratori,mentre nel frattempo si sente parlare di cassa integrazione.
Oltre allo stabilimento Rhodense anche per la sede di Marghera si parla di crisi.

All’Eutelia a Pregnana rischiano 500 lavoratori e lavoratrici.
Il consiglio di amministrazione dell’azienda,che ha 2.400 dipendenti in tutta Italia,ha comunicato lo scorso Gennaio la cessione delle attività del settore di Information Technology. Questa scelta da parte dell’azienda mette a rischio la quasi totalità di lavoratori impiegati a Pregnana 500 su 550. In questa azienda si parla di un “inadeguatezza” voluta da parte del management sotto tutti i punti di vista per licenziare i lavoratori e così tagliare i costi.

Cassa integrazione alla Venfin.
26 lavoratori su 30 tra impiegati e operai sono stati messi in cassa integrazione per 5 settimane alla Venfin di via Lainate a Rho,azienda produttrice di imballaggi in pvc.
L’azienda ha comunicato di avere grossi problemi di liquidità non riuscendo così a pagare le materie prime,mentre i lavoratori denunciano il timore che dietro questa manovra ci siano altri interessi,infatti l’azienda fa capo ad una holding che ha acquistato l’azienda (il cui responsabile rimane lo stesso titolare) nel 2005 con un capitale sociale di un milione di euro,ridotto oggi a 100 mila.
I lavoratori staranno molto attenti a quello che accadrà, ma questa è la dimostrazione di come molti imprenditori approfittano della crisi per fare cassa,licenziare e compiere operazione losche è già accaduto,accade e accadrà.

ANNUNCIATA LA CHIUSURA DELL’AHLSROM
La Ahlstrom, multinazionale Finlandese prima produttrice mondiale di carta per filtri per motori, intende chiudere la produzione in Italia.
Gli stabilimenti italiani sono quasi tutti in provincia di Varese: Ahlsrom Milano ha infatti acquisito nel maggio 2007 un ramo d'azienda dall’italiana Orlandi stabilimento di Gallarate e Cressa (NO) e , dopo avere acquisito gli stabilimenti di Mozzate e Carbonate, di proprietà della Fiberweb Tecnofibra.
L’ahlsrom ha annunciato lo scorso Gennaio 61 esuberi in tutte le fabbriche del varesotto e la chiusura totale della fabbrica di Gallarate I lavoratori della fabbrica di Gallarate dopo un’assemblea il 12 gennaio hanno deciso di non subire passivamente iniziando la lotta con uno sciopero per l’intera giornata del 13 gennaio, con presidio e blocco delle portinerie, davanti all’azienda di Gallarate cercando di coordinarsi con i lavoratori delle altre sedi aziendali del varesotto per portare avanti una lotta unitaria. I lavoratori rivendicano il mantenimento del posto di lavoro.
L’azienda aveva promesso di non chiudere la fabbrica di Gallarate mentre dall’oggi al domani ha annunciato la messa in mobilità (licenziamento). La lotta continua…

Alfa Romeo di Arese:SCIOPERO contro la FIAT per il licenziamento per rappresaglia di una operaia dello Slai Cobas
Questa mattina (29-01-2009) i 600 lavoratori di Fiat Automobiles e di Fiat Powertrain di Arese hanno scioperato dalle ore 9 alle ore 11 contro il licenziamento per rappresaglia della compagna Carmela dello Slai Cobas, licenziamento fatto dalla Fiat come ritorsione a una sentenza della magistratura. La vigliaccata della Fiat è stata motivata per il fatto che il tribunale di Milano ha reintegrato al lavoro un operaio della Fiom licenziato e messo in mobilità dalla Fiat il 1° marzo 2008. Reintegrato lui, la Fiat ne ha licenziato su due piedi un altro. Su quei licenziamenti sono attese a breve altre sentenze della magistratura per lavoratori e delegati dello Slai Cobas.Questo ignobile licenziamento è illegittimo innanzitutto per il suo carattere antisindacale e di rappresaglia (licenziamenti di questo tipo furono fatti all'Alfa Romeo 20/25 anni fa, e poi cessarono perché contrastati anche dalla magistratura); e poi è del tutto immotivato anche per il fatto che dal 1° marzo 2008 ad oggi l'organico ad Arese è già diminuito di oltre 50 i lavoratori, trasferiti dalla Fiat a Balocco, a Torino, ecc..

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SULLO SCIOPERO DEL 13 FEBBRAIO!
Il 13 di febbraio la Cgil ha indetto lo sciopero dei metalmeccanici e del pubblico impiego. Inoltre la Cgil non ha firmato il protocollo sulla riforma degli assetti contrattuali e il 2 di gennaio ha denunciato sia il governo che l’ Aran perché,a suo dire, il ccnl degli enti pubblici economici è stato firmato da una minoranza di sindacati e quindi non è valido.
Su questo atteggiamento della Cgil è necessario fare chiarezza fra i lavoratori.
Questa O.S. non è diventata improvvisamente “rivoluzionaria” nè tanto meno è impazzita. Vuole solo giocarsi le sue carte per controllare meglio i lavoratori,visto che la crisi capitalistica incide, e andare a trattare con il governo da un punto di forza superiore, avendo dalla sua parte( almeno lei lo spera) i lavoratori,non per ottenere condizioni migliori, ma per firmare gli stessi accordi a perdere che hanno firmato in questi anni con i loro amici della Cisl e della Uil.
Questo sindacato viene fatto apparire dai mass-media come l’ unico sindacato che dice di no al governo di centro dex e che per ,antonomasia,appare come difensore dei lavoratori. Non è stato così con i governi amici.
Ma la realtà è un’ altra, e noi lo sappiamo bene, ed è quella che la Cgil, nel pubblico come nel privato, è culo e camicia con le direzioni aziendali dove in tutti questi anni ha firmato con Cisl e Uil contratti vergognosi legati al merito e alla produttività; addirittura dove ha la maggioranza assoluta nega i diritti più elementari( come l’uso della bacheca sindacale) ai delegati dello slai- cobas del Niguarda e dell’ istituto Palazzolo Don Gnocchi di Milano.
Un sindacato, come la Cgil, che pensa e agisce da padrone sindacale o addirittura si sostituisce alla direzione aziendale per reprimere le opposizioni nella RSU, come può difendere i lavoratori?
Noi parteciperemo allo sciopero del 13 Febbraio 2009 perché crediamo che nella lotta e con la lotta i lavoratori possono difendersi le loro condizioni salariali e di lavoro. Ma deve essere chiaro sin d’ora che la Cgil non mira alla difesa dei diritti e del salario, ma solo ad avere un suo ruolo di forza istituzionale utilizzando la lotta dei lavoratori.
Per far sì che questo sciopero non vada perduto, deludendo le speranze di chi lavora,è necessario che i lavoratori più coscienti vadano oltre la Cgil trascinando con loro tutta la massa per auto-organizzarsi su un piano di classe e rivendicare, in questa magnifica crisi, salari e stipendi adeguati, contro i banchieri e gli speculatori che il governo appoggia.
Noi ci siamo e ci saremo, nelle lotte, per far crescere questa consapevolezza fra i lavoratori per costruire insieme un sindacato di classe che lotti davvero per i diritti di tutti e che faccia emergere giorno per giorno nei luoghi di lavoro le contraddizioni di questo sistema capitalistico basato sul profitto e sulle leggi del mercato.
Prendiamo consapevolezza che è indispensabile rivendicare un modo di vedere basato sui reali bisogni sociali e non sulle differenziazioni in classi sociali.
SOLO COSI’ LO SCIOPERO HA UN SENSO !

MASS-MEDIA E INFORMAZIONE : FALSI E BUGIARDI !

Sono falsi e bugiardi (mezzi di informazione) coloro che sostengono che gli operai inglesi protestano contro gli operai Italiani sulla vicenda dell’ appalto vinto da una società siciliana alla Total.
Nelle numerose interviste,da parte dei giornali locali Inglesi, agli operai inglesi essi dicono chiaramente che protestano per mancanza di lavoro contro il loro governo e la confindustria e che non hanno nessuna pregiudiziale di tipo razzista, ne contro gli italiani ne contro gli stranieri in generale.
Gli stessi operai italiani hanno capito benissimo questo sciopero dei colleghi inglesi.
Ma allora chi ci tiene tanto a trasformare questo problema come razzista e perché ?
I governi inglese, italiano ed europeo ben spalleggiati dalla stampa locale e dalla televisione vogliono far apparire lo sciopero degli operai inglesi sbagliato e contro il libero mercato solo per dividere i lavoratori europei e compattare il resto della popolazione a sostegno dello stato e del governo su base nazionalistica.
I proclami del presidente francese,Sarkozy, che invita i francesi a comprare prodotti francesi per uscire dalla crisi indica eloquentemente la strada verso cui si sta dirigendo ogni singolo governo: il nazionalismo.
Questi sono i prodromi della futura guerra mondiale quando i lavoratori saranno chiamati,dalla propria borghesia, a sparare ad altri lavoratori e i disperati degli altri paesi per far arricchire ancora una volta i padroni e i parassiti sociali.
Il liberismo va bene solo quando è applicato contro gli operai per essere licenziati,per diminuire il salario o subire la privatizzazione dei servizi pubblici.
Come mai il premier Inglese G. Braun è intervenuto per salvare le banche dal fallimento con soldi pubblici degli operai inglesi che hanno prodotto la ricchezza della nazione. Se avesse applicato la legge del “libero mercato” doveva farle fallire.
Ma governo,banche e speculatori di ogni risma sono una cosa unica.
Controllati e controllori sono le stesse persone.
La lezione che i Lavoratori inglesi ci danno è quella di trovare l’unità fra tutti gli sfruttati per non pagare noi la crisi del sistema che vede sborsare una montagna di soldi per banche e imprese e una miseria per noi lavoratori.

*CONTRO LE FALSITA’ DELLA STAMPA E DEI GOVERNI:informazione militante.
*UNITA’ FRA TUTTI I LAVORATORI PER NON PAGARE LA LORO CRISI.
*SCIOPERO CONTRO IL GOVERNO EUROPEO DI TUTTI I LAVORATORI.

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