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domenica 14 giugno 2009

PROPOSTA AL MOVIMENTO

Inoltriamo la seguente proposta avanzata dai compagni del SLAI COBAS per un confronto allargato.Riteniamo che sia giunto il tempo che tutte le realtà politiche, sindacali e sociali debbano mettersi in gioco realmente e inviatiamo a partecipare alla riunione a Milano martedì 16 giugno alle ore 21,30 presso la sede dello Slai Cobas di via Liguria 49.
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Sindacato dei Lavoratori Autorganizzati IntercategorialeS.L.A.I. cobas
Ormai è evidente a tutti che il capitalismo attraversa una crisi strutturale di sovrapproduzione di capitale e plusvalore. In ottobre quando è scoppiata la balla dei mutui Subprime, tutti gli economisti e politici borghesi invocavano , in maniera confusa e spaventata, l’intervento della politica per circoscrivere la crisi e per definire le “regole” sulle quali indirizzare, sotto controllo, la finanza.
La realtà ha la testa dura e ha dimostrato che la crisi è di sistema ed è totalmente in malafede chi cerca di separare la banca e la borsa dall’industria.
L’intervento dello Stato sull’economia, lo sviluppo delle politiche Keynesiane hanno avuto una funzione negli anni di sviluppo del capitalismo per procrastinare la crisi, ma oggi sono fallimentari.
Anche nelle altre gravi crisi ( vedi anni ’30), politiche d’intervento statale a difesa dell’economia hanno preparato il macello della guerra .
Dall’inizio della recessione ad oggi, negli USA sono stati bruciati 6 milioni di posti di lavoro, nella zona euro secondo la Banca Centrale Europea i disoccupati sono arrivati al 9,2% della popolazione attiva: è una vera e propria dichiarazione di guerra ai lavoratori.
I migranti sono quelli che pagano per primi ( per loro il licenziamento significa l’espulsione dal Paese in cui lavorano ), i più colpiti dalla chiusura delle aziende sono i lavoratori delle piccole aziende, i precari poiché non hanno nemmeno gli ammortizzatori sociali.
Alla FIAT o all’ATM, mentre si fanno in certi siti gli straordinari, in altri si ricorre alla C.Integrazione ( per adesso ).
Tutto quello che avviene viene fatto passare come fattore congiunturale, ma le stime fatte dagli istituti più importanti degli Stati, dicono che nel 2009 nell’area europea il Pil ( prodotto interno lordo ) avrà una contrazione tra il 4,1% ed il 5,1% ( stima della Banca Centrale Europea ) e la ripresa si posticipa addirittura nei termini di anni.
Le rassicurazioni dei governi servono solo a dare l’illusione che, i sacrifici di oggi saranno subito superati, e che bisogna avere ottimismo. Si tenta di instillare nelle coscienze dei lavoratori, che il peggio è passato e che se si accettano passivamente le politiche governative tutto si sistemerà.
Se è vero che la crisi è partita nel Paese più importante del sistema capitalistico, gli USA, e che la condizione interna negli States è disastrosa, tant’è che hanno pompato cospicue somme di denaro a sostegno dell’economia, in Europa le condizioni sono altrettanto disastrose, i conti saranno più salati perché si ritardano gli interventi di risanamento . I governi cercano di nascondere la reale situazione che è destinata a presentare i conti nei prossimi mesi.
Le tante illusioni distribuite a piene mani ( il sistema del vecchio continente –secondo loro-sarebbe più trasparente e basato su una rete di maggior regole ) si dimostreranno delle balle spaziali. Appena si avranno degli inadempimenti e fallimenti, sui lavoratori si abbatteranno delle mazzate colossali e sarà più dura spargere illusioni su chi soffre la fame.
Già oggi, nel dibattito e nell’agenda di Berlusconi entrano in discussione temi legati alla spesa pensionistica e sanitaria e la necessità di istituire un reddito minimo per il sostegno dei lavoratori ( un reddito-carità per placare possibili intemperanze di chi fa la fame ).
Questa crisi che è arrivata anche nelle metropoli , proviene dai lontani anni ’70, ed è stata per questi anni contenuta, grazie al fatto che i paesi imperialisti l’hanno scaricata nelle aree periferiche, con guerre di rapina e martoriato intere popolazioni in quelle parti del pianeta.
E’ una guerra di classe che si approfondisce e si allarga nelle metropoli , ma che non ha mai cessato di esistere ed avere effetti in varie parti del “terzo e quarto” mondo.
Di fronte a questo scenario i lavoratori si trovano soli, inebetiti senza organizzazione.
La caduta delle illusioni, la storia insegna, non porta necessariamente ad una ripresa delle lotte su un terreno classista: la lotta e le risposte dei licenziati e chi soffre la fame, alle volte possono essere dirette verso i “nemici” più vicini, ad esempio gli immigrati, disponibili ad accettare condizioni più sfavorevoli sul piano salariale e dei diritti.
E’ uno scenario possibile tenendo conto la debolezza della lotta di classe, delle avanguardie politiche e sindacali, della repressione che la borghesia sta già mettendo in atto.
In una situazione di corsa verso il baratro i lavoratori possono difendersi e contrapporsi solo se si uniscono: solo da questo processo può svilupparsi la loro forza.
Un’unità che va perseguita sul piano dell’iniziativa a livello di base articolata nei vari settori e mansioni del lavoro.
La ricomposizione di classe deve avvenire sul piano politico, ma la funzione sindacale diventa, come storicamente è stata e sarà nel capitalismo, la palestra nella quale i lavoratori si esercitano per affrontare lotte impegnative e unificanti.
Non esistono scorciatoie, “moderni” marchingegni o bislacche teorie alla moda, per sfuggire a questa realtà: l’organizzazione capitalistica scompone il processo produttivo, commerciale ecc., e rende più difficile la ricomposizione di classe, che non è la sommatoria aritmetica di varie esperienze, ma può avvenire ,solo, su base politica e attraverso un lavoro territoriale. Con sindacati capaci di sviluppare vertenze e rappresentanze che sappiano unire i lavoratori sul territorio ( la lotta sulla casa, sull’immigrazione, nella scuola, per servizi più adeguati, sono esperienze che hanno valenze specifiche, che vanno ricondotte alla centralità della classe lavoratrice sfruttata e produttrice di plusvalore ), ma questo può avvenire sul terreno anticapitalistico, favorendo l’aggregazione politica di forze che agiscono anch’esse sulla stessa base sociale.
Su questo terreno scontiamo tutti un deficit politico ed organizzativo.
Noi, nel nostro ultimo Congresso, abbiamo espresso questa necessità e pertanto ci disponiamo a lavorare in questa direzione.
La “guerra di classe”, che ci impone l’avversario, rende evidente la necessità di favorire la formazione politica e l’aggregazione dei lavoratori su questo livello. Non pensiamo che, sul versante sindacale, lo Slai Cobas sia l’organizzazione che, sviluppandosi su sé stessa a “raggera”, diventi il futuro sindacato di classe, ma che può dare un importante contributo in questa direzione.
L’esperienza di questi ultimi tempi dimostra che non è possibile, però, procedere mettendo insieme piccoli apparati, ma unendo le lotte che si determinano nei territori, su obiettivi che vanno perseguiti con determinazione.
Alcune lotte, fatte anche nell’ultimo periodo, insegnano che è possibile mettere in campo una resistenza adeguata all’attacco dei padroni, ma che in questa fase, dove i margini per le “riforme” sono risibili, solo se si unifica la forza dei lavoratori e si estende la lotta sul terreno politico, risultati importanti si possono ottenere.
Per questi e altri motivi, proponiamo ai sindacati di base di coordinarsi su lotte che abbiano alla base obiettivi come la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, per la difesa del salario, in particolar modo battersi per un salario medio garantito ai disoccupati, per diritti democratici esigibili per tutti i lavoratori immigrati, per la riduzione del costo degli affitti della casa, salari e condizioni di lavoro non differenziati tra lavoratori anziani e nuovi occupati, l’abolizione del lavoro precario e una lotta contro la chiusura delle aziende in crisi.
Pensiamo sia necessario, unire i fronti delle lotte ( studenti, disoccupati, immigrati, chi lotta per un’opposizione alle guerre imperialiste ecc. ) di tutti i movimenti, per un percorso di confronto e di lotta nei prossimi mesi.
A partire da adesso, proponiamo una prima riunione da tenere a Milano martedì 16 giugno alle ore 21,30 presso la sede dello Slai Cobas di via Liguria 49 ( mm linea verde fermata Romolo, autobus 90-91 ); una serie di altre iniziative per preparare una manifestazione nazionale nel periodo autunnale. In questa prospettiva siamo intenzionati a tenere a settembre a Napoli un’assemblea nazionale di tutti i lavoratori ( in particolar modo quelli del gruppo FIAT, precari, lavoratori delle cooperative e tutti i lavoratori che subiscono i licenziamenti ) e in questa direzione, ci impegniamo nel promuovere con altri sindacati, centri sociali, organizzazioni e movimenti politici, iniziative per costruire comitati di lotta e assemblee in altri settori e su temi politici che ci verranno proposti.

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