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venerdì 9 gennaio 2009

Onu: esercito israeliano rinchiude 110 civili in una casa e la bombarda. Almeno 30 morti. Come a Marzabotto

Le Nazioni Unite hanno accusato Israele di un gravissimo e deliberato massacro di civili nella Striscia di Gaza: stando agli elementi e alle testimonianze in possesso dell'Ocha, l'Ufficio dell'Onu per il Coordinamento degli Affari Umanitari, il 4 gennaio scorso soldati israeliani hanno costretto circa 110 palestinesi, "la metà dei quali erano bambini", a radunarsi in una casa a Zeitoun, un quartiere del capoluogo dell'enclave, ordinando loro di rimanere all'interno; ma 24 ore dopo la stessa abitazione sarebbe stata ripetutamente bombardata. I morti sarebbero stati come minimo trenta. Sotto alle rovine dell'edificio colpito dal fuoco israeliano potrebbero trovarsi ancora altri cadaveri, ha detto una donna sopravvissuta al massacro, che è adesso ricoverata all'ospedale Shifa di Gaza. Nel massacro la donna, di 29 anni, ha perso due dei suoi sei figli. L'episodio è avvenuto nella zona della ex colonia ebraica di Netzarim, a sud di Gaza, e ha colpito il clan familiare dei Sammuni. La donna ha precisato che le forze israeliane hanno ordinato a un centinaio di membri del clan di entrare in un magazzino, che successivamente è stato colpito da due cannonate: una all'ingresso e l'altra all'interno dell'edificio. Solo con la prima tregua umanitaria di mercoledì i feriti hanno potuto raggiungere l'ospedale Shifa di Gaza. ''Coloro che sono sopravvissuti ed erano in grado hanno camminato per due chilometri fino a via Salah Ed Din prima di essere trasportati in un ospedale su veicoli civili'', aggiunge l'Ocha. ''Tre bambini, il più giovane dei quali aveva appena cinque anni, sono morti al loro arrivo all'ospedale'', afferma l'Ocha in un rapporto. Un portavoce dell'esercito israeliano ha fatto sapere che è stata aperta un'inchiesta sull'episodio, così come su altre accuse secondo le quali civili si sono trovati sotto il fuoco di Tsahal e i soldati non hanno aiutato i civili feriti

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