IN PRIMO PIANO

______________________________________

domenica 30 novembre 2008

GIU' LE MANI DALLA SCUOLA PUBBLICA

Giù le mani dalla scuola pubblica

Ogni legislatura ha la sua riforma della scuola, dalla Berlinguer del governo D’Alema alla Moratti del Berlusconi I, per arrivare alla riforma Fioroni in legislatura Prodi e la Gelmini dell’attuale governo. Stranamente tutti i decreti susseguitisi nel tempo formano una chiara continuità tra loro, infatti ad ogni passaggio avviene un progressivo smantellamento del servizio pubblico (con tagli dei fondi, riduzioni del tempo scuola e dei servizi secondari) a favore delle istituzioni private, una progressiva differenziazione tra formazione di serie A e formazione di serie B, ad esempio attraverso il famoso doppio canale della Moratti, ovvero la scelta obbligata tra licei e istruzione professionale, che prelude una rigorosa diversità tra studi per futura classe dirigente e formazione di operai e sfruttati in genere.
Si va a creare, pertanto, una nuova identità di scuola: un percorso puramente finalizzato all’inserimento dello studente nel mondo del lavoro, sia a livello fisico, proponendo esperienze lavorative come parte del programma d’insegnamento, che a livello contenutistico, preparando lo studente ad inserirsi nelle logiche del lavoro dipendente. In altre parole, chi sceglie il percorso di formazione professionale viene istruito ad accettare come naturale la condizione di componente precaria e sottopagata del nostro drammatico sistema capitalistico.
E’ proprio la visione classista della scuola che degrada maggiormente il bene preziosissimo della trasmissione di conoscenze: infatti già dalla riforma Berlinguer del 1999 vengono istituiti gli stage (ovvero periodi di lavoro extra-scolastico) e l’alternanza scuola-lavoro (periodi di lavoro in orario scolastico) che obbliga gli studenti a prestare la propria manodopera ad aziende esterne per l’acquisizione di crediti formativi, con i disastrosi risultati che si sono visti e che si ripeteranno senza indugio. Studenti sfruttati per mansioni degradanti , che certamente di didattico non hanno nulla, con la scusa di introdurli nel mondo del lavoro: si ricorderanno certo le proteste (una su tutte) dei ragazzi degli istituti alberghieri che venivano usati per la pulizia dei locali e delle strumentazioni aziendali, in cambio di un paio di “pregiati” crediti formativi.
Questo concetto di “scuola-impresa”, finalizzata a plasmare gli studenti secondo le esigenze e le leggi del mercato è quanto di più utile a dare un ulteriore colpo allo sviluppo della capacità critica, lasciando ancora maggiore spazio ad un completo passivismo degli studenti nei confronti della società.
Anche l’istituzione dell’autonomia scolastica, lodata sia a destra che a sinistra, in molti casi ha peggiorato la situazione economica e strutturale di scuole ed università, a causa di un’iniqua distribuzione delle risorse ai vari istituti, che ha avvantaggiato quelli più conosciuti e prestigiosi, mettendo in disparte tutti gli altri (i quali, in virtù della propria autonomia si devono arrangiare come possono a raccattare soldi anche attraverso lo sviluppo di collaborazioni con i privati, che ovviamente chiedono in cambio un qualche aumento diretto o non dei propri profitti).
L’ultimo governo, con i decreti del ministro Gelmini, istituisce anche un nuovo concetto che finora non si era molto sviluppato nelle precedenti riforme: la meritocarazia. Per premiare gli studenti migliori vengono stanziati circa 200 milioni di euro (erosi dai fondi per l’istruzione), distribuiti tra nuovi alloggi, borse di studio e vantaggi vari: nei fatti significa degradare ulteriormente i servizi di tutti per premiare pochi fortunati; in termini concettuali vuol dire che la società ti accetta se sei veramente bravo (perciò conseguentemente utile in futuro alle alte sfere), altrimenti rimani nel “girone” dei normali e subisci lo sfruttamento e i soprusi come tutti gli altri.
La crisi economica mondiale scatenata, come è palese, dall’ingordigia insaziabile della speculazione sui mercati da parte del liberismo, prima di tutto statunitense e di riflesso anche di tutti gli altri paesi occidentali, ha colpito anche la scuola.
“Giustamente” gli studenti di ogni età devono pagare il loro enorme tributo per tappare i buchi di un sistema che concentra l’intero potere nelle mani di pochi e toglie ormai anche le briciole alla restante stra-maggioranza della popolazione.
In nome dei tagli agli sprechi l’attuale governo Berlusconi nell’amministrazione pubblica sta falciando migliaia di posti di lavoro e peggiorando drasticamente i servizi pubblici in maniera diretta o indiretta. Nel nostro caso, ad esempio, viene ridotta la consistenza del personale ATA (amministrativo, tecnico ed ausiliario) del 17% in tre anni. E’ un valore enorme, significa quasi due individui in meno ogni dieci che attualmente sono impiegati: considerando che già molte scuole e soprattutto università lamentano eccessive ristrettezze organiche proprio rispetto al personale ATA, questi licenziamenti saranno veramente un brutto colpo per le strutture scolastiche pubbliche del nostro Paese.
Sempre a causa di questi tagli di spesa gli studenti alle elementari si ritroveranno un unico insegnante per classe, un unico insegnante che sia in grado chiaramente di conoscere ogni materia con la necessaria competenza (tra l’altro dopo che negli anni scorsi lo Stato ha investito grandi somme per la formazione specializzata degli insegnanti per le diverse materie). Ovviamente all’insegnante unico si associano ben due ore di insegnamento della religione cattolica, come se la sua influenza nel nostro Paese (che si definirebbe anche costituzionalmente laico) non fosse già sufficiente.
Questo è solo un piccolo frammento di quello che è il sacrificio dovuto dei futuri giovani studenti delle elementari. Sempre “giustamente” essi, come i loro “colleghi” di scuole medie e superiori, dovranno anche arrangiarsi ad avere una parte amministrativa (segreterie, presidi, bidelli, ecc) in comune con altri istituti qualora le loro scuole sia dislocate all’interno di piccoli comuni.
Per inciso, il governo vuole impegnarsi ulteriormente nei confronti dei bambini tra i 6 e gli 11 anni, infatti muove grossi sforzi per l’istituzione di classi differenziate e separate per gli studenti stranieri: ovvero ha intenzione di eliminare il forse unico collegamento ormai esistente tra italiani e stranieri, in modo che i bimbi comprendano il razzismo sin da piccoli e si sia sicuri che ogni ragazzino straniero si senta da subito una persona diversa e in qualche modo isolata da tutti gli altri italiani.
Per quanto riguarda le università è previsto un ingente tagli di fondi, che si aggiunge ai pesanti tagli già applicati dalle precedenti riforme scolastiche, che stanno mettendo in reale crisi molte scuole ed atenei italiani. Nell’intento di eliminare definitivamente la spesa pubblica per l’istruzione il governo ha definito la possibilità di trasformare gli atenei in fondazioni private, chiaramente con l’opportunità di aggregare soggetti privati come le aziende. Questo rappresenta il chiaro intento di privatizzare anche gli atenei, eliminando nei fatti l’uguaglianza tra tutti gli studenti e introducendo una distinzione per censo che non ha nulla a che vedere con i valori di giustizia sociale per cui lottiamo ogni giorno, oltre a mercificare la trasmissione di conoscenze : infatti i soggetti privati non si inseriranno nelle scuole ed università con puro disinteresse, ma è anzi è chiaro sin da ora che gli enti privati piloteranno, in maniera diretta o meno, il servizio verso i loro interessi puramente e spietatamente economici.
Infatti con questo decreto l’istruzione si convertirà da un sistema prevalentemente pubblico ed accessibile a tutti ad un sistema formato da una maggioranza crescente di istituti privati in mano, di fatto, alle aziende.
Ogni giovane saprà che potrà permettersi alcuni studi rispetto ad altri semplicemente per quanto danaro può investire la sua famiglia, nel pieno rispetto del capitalismo più feroce; peraltro questo aspetto entra in contraddizione piena con il concetto martellante di meritocrazia che cercano di propinarci come scusa ad ogni loro scempio legislativo in questo, come in altri campi (vedi pubblico impiego).
Fortunatamente contro questi ultimi decreti dell’attuale governo si sono levate proteste in tutta Italia e non solo da parte degli studenti: questa volta anche moltissimi genitori, insegnanti, dipendenti pubblici e addirittura dirigenti (come presidi e rettori) hanno protestato con cortei ed altre iniziative pubbliche in maniera decisa e continua.

Centro Sociale Autogestito Vittoriavia
Friuli angolo Muratori-Milano
tel. 02-5453986MM3 Lodi-P.ta Romana
www.csavittoria.org
vittoria@ecn.org

Nessun commento: