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lunedì 15 marzo 2010

Giù le mani dai nostri ospedali!

Nel pieno rispetto del più scontato dei copioni di una democrazia da operetta, non poteva mancare un’inaugurazione preelettorale…
Questa volta, però, la puzza di ipocrisia è veramente insopportabile, nemmeno il profumo dello stucco e della vernice dati in fretta e furia dai poveracci che hanno lavorato giorno e notte per garantire che tutto fosse pronto, nemmeno quello della cera che ha tirato a lucido i pavimenti, riescono a coprirla.
Per questa ragione, abbiamo cercato di proteggerci il naso.
Oggi inaugurano il nuovo ingresso di un Ospedale che non più tardi di ieri, gli stessi inauguratori davano per spacciato!
Con un inguardabile faccia di palta, fino a ieri erano in piazza, in mezzo al popolo, a raccogliere le firme per dare un “futuro” a questo ospedale o rilasciavano interviste ai giornali locali fotografati con la virile tenuta di chi deve essere pronto a fronteggiare le emergenze e oggi, messo il vestito buono, non vogliono perdere l’occasione di farsi immortalare al fianco del potente di turno, quello che veramente deciderà il destino di questa struttura e al quale, ne siamo sicuri, si accoderanno in silenzio.
Oggi, i nostri inauguratori, senza nemmeno preoccuparsi di dare uno sguardo a cosa succede quotidianamente al di là di questo nuovo ingresso, si riempiranno la bocca e ci riempiranno le orecchie, con parole come “rilancio” ed “eccellenze” ma domani, nel chiuso dei loro uffici, continueranno imperturbabili a definire i piani che, attraverso nuove esternalizzazioni, attraverso nuovi tagli al personale, attraverso nuove chiusure di posti letto, avanzeranno inesorabilmente verso una silenziosa privatizzazione della sanità, in generale e del nostro ospedale, in particolare.
Oggi nemmeno si renderanno conto che sotto i loro piedi, nel vero senso della parola, si nasconde un vero e proprio monumento allo spreco del denaro pubblico, nessuno si porrà il problema di fargli vedere migliaia di metri cubi ristrutturati pochi anni fa e lasciati al più completo abbandono e all’incuria.
Nessuno avrà il coraggio di raccontargli perché un blocco operatorio nuovissimo non è dotato di una centrale di sterilizzazione ad esso adiacente e che, ogni giorno, tutta la strumentazione chirurgica deve viaggiare per sei piani per poter tornare efficiente.
Nessuno metterà in evidenza il fatto che nel solo 2009, grazie alla chiusura di interi reparti, più di 500 persone che si sono presentate al nostro Pronto Soccorso hanno dovuto essere ricoverate in altre strutture; nessuno si porrà il problema di raccontare loro quante e quali difficoltà comportano per i pazienti, per i medici e per tutti gli operatori, “parcheggiare” nei reparti specialistici uomini e donne destinati ad un ricovero nelle medicine.
Nessuno si sognerà di invitare i nostri illustri ospiti a condividere con noi un buon pasto nella mensa aziendale che, di appalto in appalto è diventata una cosa disgustosa o, peggio ancora, di condividere il contenuto di uno dei vassoio che distribuiamo a pranzo e cena ai nostri degenti.
Non pensiamo che il nostro Ospedale sia un Inferno e non crediamo che chi entra qui debba “lasciare ogni speranza”, anzi, è proprio perché non abbiamo perso la speranza di non vedere mai più dei politici che utilizzano un ospedale come strumento di propaganda elettorale, che oggi siamo qui, ed è perché non abbiamo perso la speranza che la coscienza di uomini e donne, che solo un accidente può trasformare in “pazienti”, non sia del tutto appiattita e che si possa trasformare in momenti di lotta per la difesa dei propri interessi,, accomunata alle lotte per la difesa della dignità di chi qui dentro ci lavora, che oggi siamo qui!

Slai CoBasA.O. Salvini

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