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mercoledì 13 gennaio 2010

ROSARNO: UNA QUESTIONE DI CLASSE!

Già nel dicembre 2008 si era parlato di Rosarno: in pochi giorni e sempre in quei pochi chilometri si consumarono l'assassinio di un bracciante italiano, un duplice omicidio, e un agguato ai lavoratori immigrati con il ferimento di due di loro vicino all'ex cartiera dismessa, dove lavoratori stranieri vivono dal 1992 in condizioni disumane e spesso vittime di violenze fin da allora (appelli dei migranti al sindaco e ai media nel 1999, 2006, 2007: diverse aggressioni, migranti uccisi, gambizzati, rapiti e minacciati di morte, nel 2006 persino un'inviata del londinese Guardian fece un servizio sulle testimonianze degli immigrati di Rosarno).
Il 12 dicembre 2008 poco dopo l'aggressione mafiosa la comunità dei migranti reagì, e in 400 manifestarono a Rosarno fino all'alba, fronteggiati dalle "forze dell'ordine" in tenuta antisommossa.
Oggi ancora si parla di Rosarno, delle violenze mafiose sui lavoratori, ancora i mafiosi e i conniventi italiani decidono della vita dei lavoratori come fossero schiavi di proprietà del padrone, oggi ancor più legittimati dal clima xenofobo e razzista e dalle derive di destra di tutte le parti politiche istituzionali.
La comunità dei migranti ha reagito giustamente con forza alle aggressioni ed allo sfruttamento, per la seconda volta sono scesi in strada a rivendicare di essere uomini, a rivendicare i loro e i nostri diritti.
Quando c'è la necessità di far fronte alla raccolta delle arance questi lavoratori sono considerati, dalla 'ndrangheta come dalla "brava gente" italiana, utili bestie da soma, animali da sfruttare e spremere per poche decine di euro al giorno. E questo accade non solo per i lavoratori stranieri di Rosarno, ma anche quelli, italiani e non, delle cooperative e delle aziende che in tutti i modi tentano di mantenere i lavoratori a livelli di schiavitù, sia in merito agli orari che alla mole di lavoro, ed anche ai salari (vedi le cooperative di Origgio, Brembio, Turate, e altre, e le fabbriche della Maflow, Metalli Preziosi, Bruno Marcegaglia, nonchè il call center Omnia Service, tanto per citarne alcuni del nord Italia, che stanno costruendo un coordinamento delle lotte). Ma se in momenti di crisi i padroni tentano si espellere dalla produzione i lavoratori regolari, di licenziarli e trasferirli, di abbassare sempre più le paghe e aumentare le ore di lavoro, a Rosarno invece quando questi immigrati non servono, quando gli stranieri iniziano ad essere percepiti come scomodi, quando la mafia e la "brava gente" si accorgono che conviene far marcire le arance perchè i miseri (molto miseri, dato il bassissimo costo della forza lavoro) costi della raccolta non valgono i miseri profitti della vendita, quando conviene perciò intascarsi i finanziamenti della Comunità Europea senza dover raccogliere nè vendere neanche un'arancia, allora le cose cambiano: gli immigrati diventano un peso, non più utili alla massimizzazione dei profitti, ma solo una voce nella lista dei costi, e devono essere eliminati, non solo licenziati e trasferiti ma portati a forza nei CIE (centri di identificazione ed espulsione), aggrediti, picchiati e investiti per indurli ad andarsene.
Non si può giustificare quanto è accaduto a Rosarno negli anni solo con la 'ndrangheta, la mafia.
Le imprese mafiose sono aziende tra le altre, anzi sono quelle più in linea con la logica capitalistica.
Questo è il capitalismo, in questo caso più violento nei metodi ma comunque capitalismo.
Questo è il sistema economico del libero mercato, è il liberismo economico che ci propugnano come valore di libertà ma in realtà profondamente oppressivo e violento , in cui l'unico obiettivo è il profitto, ed in cui, per diretta conseguenza, l'unico mezzo per raggiungere il massimo guadagno è lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, che si attua con minacce ed anche con aggressioni e violenze.
A Rosarno nel Gennaio di quest'anno sono stati feriti gravemente nove immigrati: a due hanno sparato con un fucile a pallettoni, due sono stati picchiati a sangue con spranghe e bastoni, cinque investiti da auto guidate da italiani. Gli investimenti sono avvenuti vicino a "posti di blocco" messi dagli abitanti del paese, quegli stessi italiani "brava gente" del paese che prima "tolleravano" la presenza di stranieri solo perchè come lavoratori sfruttati erano utili ai profitti.
Tutto questo rientra nella logica capitalista per cui i diritti non esistono, per cui l'uomo non è altro che forza lavoro da sfruttare a basso costo finchè è utile al sistema produttivo, e da cacciare con violenza e da deportare, prima nei CIE e poi nel paese d'origine, quando non è più necessario ai fini del guadagno economico. Questa è la logica del capitale, che sostiene il lavoro nero, sfruttato e sottopagato, dei migranti, perchè conviene ai padroni mantenere il permesso di soggiorno temporaneo e legato al contratto di lavoro, un circolo vizioso senza uscita, perchè se non hai un lavoro non puoi avere il permesso, e se non hai il permesso non puoi lavorare in regola a salari almeno minimi, e un'arma di ricatto da poter togliere ai lavoratori non appena si ribellano allo sfruttamento e alle violenze del capitale. Perciò i fatti di Rosarno sono una questione di classe.

Centro Sociale Autogestito Vittoria
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