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giovedì 26 novembre 2009

Operai Alcoa in corteo a Roma: forzato il cordone della polizia, che manganella. 1 operaio ferito

Ancora gli operai dell'Alcoa protagonisti, fermamente impegnati a non veder cancellato il loro futuro. Questa mattina in quasi 2mila hanno sfilato per le vie del centro di Roma, dopo essere arrivati in forze dallo stabilimento occupato di Portovesme (Iglesias), ma anche da Fusina (Marghera). Con lo striscione "Energia e basta" hanno deciso di non proseguire sul percorso prestabilito (via Molise): in largo Santa Susanna hanno deviato in via Bissolati, forzando il cordone della polizia per spingersi fin sotto il ministero dello sviluppo economico e individuando anche la vicina ambasciata americana come luogo sotto il quale portare la protesta (l'Alcoa è una multinazionale statunitense).
Dinnanzi al tentativo di superamento, sfondamento, del cordone della polizia degli operai, le forze dell'ordine hanno caricato, cercando di impedire la deviazione. Alle manganellate gli operai hanno resistito, non disperdendosi e rivendicando il loro diritto di essere incazzati dinnanzi alla prospettiva della chiusura e della cassa integrazione, di esigere garanzie per il loro futuro occupazionale. Un operai sardo di 40 anni è finito all'ospedale per le botte prese in testa.
Dopo lo scontro operai-polizia la delegazione sindacale presente al ministero del lavoro per la vertenza Alcoa ha interroto le trattative per incontrare i manifestanti. Gli operai dell'Alcoa si sono quindi spostati in presidio in piazza Barberini, mentre al ministero sono ripartire le trattative contro la chiusura dello stabilimento metallurgico. Hanno fatto la loro sfilata in piazza anche Epifani e Di Pietro. Il segretario della Cgil, con il casco da metalmeccanico con la scritta Alcoa in testa, ha dichiarato che "Questa è una vertenza troppo importante: non so cosa succederà, ma la crisi non deve diventare un problema di ordine pubblico", non cogliendo ancora una volta il significato delle questioni sul banco, più preoccupato del mantenimento della pace sociale, di un livello compatibile di protesta (quindi dell'uso della forza da parte operaia!) che della rabbia che hanno in corpo coloro che la crisi la stanno pagando duramente. Questioni che invece sono ben chiare agli operai dell'Alcoa e che stanno usando intellegentemente i mezzi a loro disposizione per porre il loro problema, i loro interessi!

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