Negli ultimi mesi diversi sono gli episodi che, segnando una recrudescenza dei rapporti di classe nel nostro paese, ben evidenziano la portata dell'attacco padronale e repressivo alle residue garanzie e al salario, nonché alle istanze di resistenza e lotta presenti.
All'attuale crisi sistemica il governo Berlusconi, e i centri di comando del capitalismo nazionale, cercano infatti di rispondere disgregando l'unità e la forza contrattuale dei lavoratori (esemplificativo è il contratto separato sottoscritto da Federmeccanica con la complicità di FIM e UILM) e, soprattutto, socializzando le perdite e i debiti accumulati negli ultimi trent'anni scaricandone i costi sulle classi popolari.
Strategia non difforme da quelle adottata, anche a livello internazionale, da più paesi (U.S.A. su tutti) che ha visto i rispettivi governi utilizzare enormi liquidità pubbliche al fine di garantire un precario salvataggio alle banche con conseguente aumento dell’indebitamento pubblico e giustificazione di riduzioni e/o privatizzazioni del welfare nazionale...
La prossima scadenza di gran parte degli ammortizzatori sociali concessi (in primis, cassa integrazione straordinaria) e il pericolo del profilarsi di una situazione di disoccupazione di massa in una fase di grave recessione, vengono utilizzati quali ulteriori pretesti per attaccare le condizioni salariali e costruire un modello societario sempre più autoritario che limiti la possibile esplosione di conflitti conseguenti all'oggettivo peggioramento delle condizioni di vita.
Ciò anche per il tramite del pacchetto sicurezza: strumento ideale per definire un nuovo esercito di precari utili per abbassare il costo della forza-lavoro migrante (e dei lavoratori in generale) e per gerarchizzare etnicamente il mercato del lavoro e l'intera società.
In questo fosco contesto non sono assenti tentativi padronali di “risolvere” privatamente le vertenze cui sono costretti nelle proprie aziende.
Particolarmente grave è l'irruzione squadrista dei vigilantes padronali nella sede romana di Eutelia, contro l'occupazione degli uffici iniziata dai lavoratori per fermare la chiusura dell'azienda e per il pagamento di stipendi arretrati mai corrisposti. A comandare il tentativo di sgombero l'ex amministratore delegato alla guida di una quindicina di uomini in divisa che, dopo aver sfondato le porte degli uffici, si sono spacciati per carabinieri ai lavoratori.
L'utilizzo di vigilanza privata per tentare di fermare le agitazioni non è eccezionale: a fine ottobre, infatti, la Spx di Parma ha impiegato guardie armate dentro e fuori l'azienda per provocare e disciplinare i lavoratori mobilitati per fermare la procedura di dismissione di parte della produzione e i conseguenti licenziamenti.
Casi straordinari ma non isolati, e comunque inseriti in un contesto di pesante repressione tesa a eliminare tutte quelle voci che dai territori e dai luoghi di lavoro possano segnare una possibile crescita del conflitto politico e sociale.
In questa chiave devono essere letti i pretestuosi arresti di compagni/e in Toscana (da Firenze a Pistoia e Livorno), gli sgomberi violenti di centri sociali a Catania e di case occupate in diverse città e, qui a Milano, lo sgombero della scuola serale “Gandhi” occupata dagli studenti e la gravità dell'impianto accusatorio che ha portato agli arresti venerdì scorso di alcuni studenti e alle gravi provocazioni poliziesche di stamattina al corteo degli studenti medi con ulteriori fermi.
Ma è proprio sulle ricadute sociali e sulle irrisolvibili contraddizioni che il tentativo di tamponamento delle conseguenze della crisi porta con sé (nonché connaturate alla progressiva realizzazione di ipotesi statuali sempre più autoritarie) che è possibile agire per una ricomposizione di classe e una pratica comune per rilanciare la possibile rinascita di una stagione di lotte sociali e politiche.
Crediamo infatti che investire nella costruzione di spazi di confronto e valorizzare percorsi e prospettive unitarie per la generalizzazione del conflitto sia l'unica vera soluzione per rispondere con forza alla repressione e per la conquista e l’estensione di bisogni e diritti continuamente erosi e sottratti: salario, casa, istruzione, servizi sociali.
I compagni e le compagne del Centro Sociale Autogestito Vittoria
Centro Sociale Autogestito Vittoria
via Friuli ang. via Muratori-Milano
tel. 02-5354986
vittoria@ecn.org
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