Sabato 12 dicembre il Centro Sociale Vittoria insieme ai compagni dello Slai Cobas e ai lavoratori dell’Alfa Romeo di Arese hanno deciso di indire una piazza anticapitalista che dia voce alle molteplici realtà portatrici di dissenso e conflitto nell’area metropolitana milanese, una piazza gestita da ognuno con i propri contenuti e le proprie specificità.Crediamo vada valorizzata la diversità politica che molte realtà oggi esprimono, perché questa scelta di non omologazione e accettazione di un unitarismo al ribasso possa permettere il rilancio di un protagonismo delle diverse forma che l’anticapitalismo assume nella nostra città.
Il praticare l’unità dal basso e la condivisione di una prospettiva coerente di trasformazione radicale dell’esistente implica anche scelte di rottura e di coraggio politico che oggi pensiamo siano necessarie.Riteniamo di non poter sottoscrivere ed aderire agli appelli di una sinistra ex parlamentare che, come tradizione, si approccia alla data del 12 dicembre con trasformismo e ipocrisia provando a mischiare rapporti istituzionali e salvaguardia di prossime alleanze elettorali ad un possibile recupero di consenso all’interno della sinistra di base da sempre al di fuori dal teatrino della politica istituzionale.Non possiamo che sentirci lontani da appelli che, da sinistra, mischiano stragismo, “terrorismo” e violenza, lanciati da forze che parlano, oggi, di libertà ed emancipazione del proletariato mentre, con il governo Prodi, hanno sottoscritto tutto quello che è servito alla destra per sfondare sul piano del neoliberismo più selvaggio con privatizzazioni e precarietà, e per fomentare nuove forme di razzismo istituzionale.E questo in nome di un becero e fallimentare frontismo che, contro le destre e contro l’anomalia del potere economico/mediatico berlusconiano, ancora oggi provano a ripresentare.
Ancora una volta su una scadenza importante come il quarantennale della strage di piazza Fontana si giocano alchimie politiche che nulla hanno a che fare con il rilancio di una sinistra vera, radicalmente anticapitalista, fatta di lotte e capacità di reagire culturalmente, ideologicamente e con il conflitto, allo strapotere della destra al governo.Un destra miscuglio di neoliberismo all’italiana, populismo, fascismo, razzismo, xenofobia, una destra “istituzionale” serva degli interessi dello strapotere personale di Berlusconi, come baricentro in grado di tenere forze cosi diverse, ma anche in grado di rappresentare e mobilitare un blocco sociale fortemente caratterizzato in senso antidemocratico oltre che anticomunista.
Ma la strada che noi dobbiamo percorrere non è la speranza di un’alternanza di governo, l’unica strada da percorrere è quella del conflitto e del confronto politico quotidiano con le contraddizioni reali che i lavoratori vivono, soprattutto in questo momento di crisi, dandoci obbiettivi e praticandoli.Così provando ad immaginare una trasformazione radicale e completa dell’esistente, l’abbattimento di un modello economico e sociale che sta distruggendo posti di lavoro e definendo la precarietà come orologio che scandisce le ore della nostra vita, demolendone la qualità e assoggettando anche le relazioni interpersonali alle regole del mercato.
Per questo il 12 dicembre non è, per noi, una ricorrenza, non è recupero memorialistico, ma al contrario memoria e storia di uno scontro tra le classi mai estinto, per un recupero della combattività di quell’autunno caldo che, nel 1969, piegò la rigidità padronale portandoli a giocarsi la sopravvivenza ricorrendo allo stragismo.
I compagni e le compagne del CSA Vittoria
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