Il 17 maggio 2009 il sindaco di destra di Buenos Aires Mauricio Macrì ha organizzato, in collaborazione con l’ambasciata israeliana, una commemorazione per il 61° anniversario della nascita dello stato sionista. A questa iniziativa si sono presentati una trentina di militanti del MTR (Movimento Teresa Rodriguez) e del FAR (il Frente de Accion Revolucianaria, che è un’organizzazione che ne unisce altre con lo scopo di rafforzare l’unità di un fronte politico anticapitalista) per distribuire volantini di denuncia del genocidio del popolo palestinese ad opera dello stato israeliano. Subito vengono attaccati dai servizi di sicurezza presenti, il MOSSAD e l’OSA (Organizzazione Sionista Argentina) e 5 militanti vengono arresati.
I governi israeliano e statunitense fanno pressioni sul “progressista” governo argentino che subito cede agli interessi sionisti e ordina la perquisizione del “cabildo”, un centro gestito dal MTR dove alcuni militanti vivono, organizzano l’attività politica e gestiscono una scuola per il quartiere popolare e, senza la presenza di nessun testimone, la polizia argentina dopo 9 ore di perquisizione “trova” due pistole e una bottiglia incendiaria. Con questa montatura orchestrata ad arte vengono arrestati altri 10 compagni del MTR e del FAR.
L’accusa è di tentato omicidio verso membri dell’OSA e dell’ambasciatore israeliano e viene indicato quale mandante intellettuale Roberto Martino, quadro del MTR-FAR conosciuto in Europa e in Italia dove l’anno passato ha tenuto una serie d’incontri sulla situazione argentina e di tutta l’America Latina.Verso di lui è stato spiccato un mandato di cattura internazionale.
Questo attacco si colloca, comunque, in una fase di forte repressione dei movimenti rivoluzionari e di opposizione sociale contro le politiche economiche del governo Argentino.
Il MTR è, infatti, una realtà che nasce all’interno del movimento dei piqueteros ma che, a differenza di altre realtà, non ha posato “le armi” con l’avvento del governo Kirchnner non facendosi ingannare dalle promesse di cambiamento sociale. Anzi il MTR ha promosso un percorso politico di unità dal basso per un fronte di lotta anticapitalista e antimperialista e ha continuato a sostenere l’aggregazione e la partecipazione popolare anche attraverso l’autogestione di interi quartieri.
E’ chiaro come ormai, non solo in Italia e in Europa, ma in tutti gli stati in cui gli interessi capitalisti e imperialisti sono molto forti sia divenuto praticamente impossibile criticare la politica dello stato di Israele.
Vengono accusati e arrestati dei compagni solo per aver denunciato le condizione in cui il popolo palestinese è costretto a vivere e morire da oltre 60 anni, si cede alle pressioni dei governi che hanno interessi economici, strategici e militari con Israele, si censura e si discreditano tutte le notizie che arrivano dai territori che non sono accondiscendenti con le politiche israeliane.
Troppe volte per scagionare le indifendibili violenze israeliane si attacca chi si schiera dalla parte del popolo palestinese utilizzando la nota equazione antisionismo = antisemitismo, critica falsa che abbiamo sempre respinto argomentando e specificando la netta e incompatibile differenza tra l’uno e l’altro.
Non bisogna stupirsi che l’imperialismo internazionale, riguardo alle politiche da tenere verso il popolo palestinese, segua le direttive che arrivano da Tel-Aviv: è, infatti, di questi giorni la notizia di una proposta di legge in discussione alla Knesset avanzata dal partito del nazista Lieberman, da poco ricevuto in Italia, che punirebbe con l’arresto il solo parlare di Nakba palestinese del 1948.
Si sta tentando di cancellare ulteriormente la memoria insanguinata di un popolo, mettendo a tacere con le armi chi ancora lotta e porta avanti forme di resistenza all’occupazione israeliana in Palestina e con la repressione, il carcere chi, fuori dai territori palestinesi, porta la propria solidarietà a un popolo in lotta e denuncia i crimini israeliani.
Per questo pretendiamo l’immediata scarcerazione dei compagni del MTR-FAR ingiustamente detenuti nelle carceri argentine e la revoca del mandato di cattura internazionale per il compagno Roberto Martino.
SOLIDARIETA’ AI COMPAGNI DEL MTR-FAR INCARCERATI!
A FIANCO DEI POPOLI IN LOTTA!
CONTRO LA REPRESSIONE SIONISTA, PER UNA PALESTINA LIBERA E ROSSA!
I compagni e le compagne del Centro Sociale Autogestito Vittoria- Milano
Per ulteriori informazioni contattare le Brigate di solidarietà per la pace di Firenze: brisop.noblogs.org
Per adesioni alla lettera di scarcerazione: brisop@inventati.org
IN PRIMO PIANO
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venerdì 29 maggio 2009
Il numero 7 del mese di Giugno del Foglio LA SPINTA!

ARTICOLI :
-ACCORDO FIAT CRYSLER:
QUALE PROSPETTIVA PER I LAVORATORI?
-LA CRISI NON ESISTE PER
PADRONI,BANCHIERI E POLITICI
PADRONI,BANCHIERI E POLITICI
- EUROPA: CONTINUA LA LOTTA OPERAIA
-Stipendi netti fermi al 1993.
e Fra il 1995 e il 2006 i guadagni delle imprese aumentano 13 volte più delle retribuzioni.
per visualizzare il Foglio cliccare sul link sotto
http://www.scribd.com/share/upload/12415722/2dkbrxcw34jvkrox4d3p
e Fra il 1995 e il 2006 i guadagni delle imprese aumentano 13 volte più delle retribuzioni.
per visualizzare il Foglio cliccare sul link sotto
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giovedì 28 maggio 2009
ASSEMBLEA DOMENICA 31 MAGGIO ORE 10,00
La prevista assemblea che doveva tenersi presso il Dopolavoro Ferroviario èstata spostata, perchè ci è stata negata dopo i fatti di Torino, presso lasede dello Slaicobas in Viale Liguria, 49 Milano (MM2 – Filovia 90/91)
Oggi non basta più criticare, come certa sinistra, la società capitalistaperché licenzia, fa le guerre, produce morti sul lavoro. Non serve cercaredi persuadere qualche capitalista dell’immoralità dello sfruttamentosognando di un altro mondo possibile o migliore . Senza cambiare gli attualirapporti di produzione che continuano a generare, i borghesi comesfruttatori e gli operai come schiavi salariati, non è possibile nessuncambiamento. E’ giunto il momento di agire, lavorando per costruirestrumenti e forme organizzative sindacale e politiche adeguate a reggere loscontro, attuale e futuro, col capitale imperialista internazionale.Soloorganizzandoci, eliminando quel cancro della società che si chiamacapitalismo e il suo Stato, è possibile costruire una società dove siproduca per soddisfare i bisogni degli esseri umani e non per il profitto.Oggi ci sono le condizioni, perché la lotta per l’emancipazione proletariariprenda nuovo vigore, per liberarci dalle nostre catene. La nostraliberazione passa necessariamente dalla capacita dei proletari coscienti,che si riconoscono in un’unica classe, di unirsi in un’unica organizzazione.Su questi temi, sul come dare continuità alla lotta proletaria per laliberazione dallo sfruttamento, sulle forme di organizzazione che dobbiamodarci nello scontro di classe in atto, e sulla necessità di un coordinamentodei proletari e dei lavoratori comunisti che sappia unire pensiero e azione,noi compagni di Work indiciamo un’assemblea domenica 31 maggio alle ore10,00.
Per contatti:
Tel.: 335-7850799
Oppure 338-1168898
E-mail: autorganizzati.milano@gmail.com*
Oggi non basta più criticare, come certa sinistra, la società capitalistaperché licenzia, fa le guerre, produce morti sul lavoro. Non serve cercaredi persuadere qualche capitalista dell’immoralità dello sfruttamentosognando di un altro mondo possibile o migliore . Senza cambiare gli attualirapporti di produzione che continuano a generare, i borghesi comesfruttatori e gli operai come schiavi salariati, non è possibile nessuncambiamento. E’ giunto il momento di agire, lavorando per costruirestrumenti e forme organizzative sindacale e politiche adeguate a reggere loscontro, attuale e futuro, col capitale imperialista internazionale.Soloorganizzandoci, eliminando quel cancro della società che si chiamacapitalismo e il suo Stato, è possibile costruire una società dove siproduca per soddisfare i bisogni degli esseri umani e non per il profitto.Oggi ci sono le condizioni, perché la lotta per l’emancipazione proletariariprenda nuovo vigore, per liberarci dalle nostre catene. La nostraliberazione passa necessariamente dalla capacita dei proletari coscienti,che si riconoscono in un’unica classe, di unirsi in un’unica organizzazione.Su questi temi, sul come dare continuità alla lotta proletaria per laliberazione dallo sfruttamento, sulle forme di organizzazione che dobbiamodarci nello scontro di classe in atto, e sulla necessità di un coordinamentodei proletari e dei lavoratori comunisti che sappia unire pensiero e azione,noi compagni di Work indiciamo un’assemblea domenica 31 maggio alle ore10,00.
Per contatti:
Tel.: 335-7850799
Oppure 338-1168898
E-mail: autorganizzati.milano@gmail.com*
martedì 26 maggio 2009
SOLIDARIETA' AI COMPAGNI ARRESTATI
Contro la repressione non si tace!
(Sugli arresti del 19/05/2009 e non solo)
Sabato 16 maggio a Torino la contestazione degli operai della fiat e dello Slai Cobas contro la possibilità di tagli dell’occupazione e gli accordi concertativi siglati dai sindacati confederati viene criminalizzata su tutti i media e da un fronte che va dall cgil cisl uil fino a confindustria e governo.
Martedi 19 maggio a Torino la polizia arresta 2 compagni dopo le cariche effettuate per disperdere un corteo di migliaia di studenti che manifestavano contro il saccheggio della scuola pubblica e il taglio dei fondi all’università.
Venerdi 22 maggio a Milano la digos interviene in una scuola elementare per rimuovere i cartelli esposti per protesta contro il taglio di un insegnate imposto dalla riforma Gelmini, cercando di indagare sugli autori di quei manifesti cosi sovversivi……..
Sabato 23 maggio a Palermo la polizia carica e opera fermi ai danni dei partecipanti alla protesta organizzata dalla Confederazione Cobas che, alla manifestazione in ricordo di Giovanni Falcone, esponeva uno striscione “la mafia ringrazia lo stato per la morte della scuola pubblica”.
Abbiamo fatto un breve panorama di questi ultimi avvenimenti, diversi per contesto, per dare il senso di quello che è ormai, nei fatti, l’unico modo di risoluzione e l’approccio del governo delle destre, alle diverse forme che il conflitto di classe e la protesta sociale possono assumere.
Specifichiamo governo Berlusconi perché diamo per scontato che ogni governo della borghesia, nelle sue diverse componenti, utilizzi la repressione e la violenza per tacitare l’opposizione nelle piazze, e da questo punto di vista il governo Prodi, da Napoli 2001 in poi non si è fatto e soprattutto non ci ha fatto mancare nulla.
Ma oggi, crediamo, di essere all’interno di un quadro di una progressiva trasformazione delle istituzioni borghesi, e di assistere ad un silenzioso e progressivo passaggio da una democrazia parlamentare borghese, con il taglio definitivo dell’ormai inutile parlamento (diventato pesante orpello per il decisionismo del “capo”) e con l’annullamento delle cosiddette mediazioni “democratiche” , ad un regime del controllo sociale e di “democrazia autoritaria” che utilizza il consenso popolare, la credibilità personale…..e lo strapotere economico del loro padre padrone, la criminalizzazione orchestrata e violenta dei media, la repressione nelle piazze con una perfetta sintonia tra magistratura e forze dell’ordine, e la concertazione come grazia concessa e auspicata dalle forze sindacali, come armi per tenere soggiogati i proletari al loro ruolo di subalternità e per costringerci a vivere con livelli di sfruttamento e precarietà della vita sempre più accentuati.
L’attuale crisi strutturale del modo di produzione capitalistico accellera e rinforza i processi repressivi e le strette autoritarie per prevenire e annullare ogni spinta che possa frenare i processi di trasformazione interna all’organizzzione capitalistica del lavoro per permettere la sopravivenza del capitalismo.
Ma non stiamo parlando, ne evidentemente paventiamo, non ipotizzabili colpi di stato o altre espressioni del potere che in altre fasi della storia la borghesia nazionale ha utilizzato.
Non pensiamo certamente alla riproposizione di un fascismo in camicia nera o a possibili parate con il fascio littorio, che comunque tanto piacerebbero a una buona parte dei ministri dell’attuale repubblica italiana.
Pensiamo e vogliamo denunciare le nuove forme in cui l’oppressione di classe si esprime ormai da tempo.
Pensiamo ad un “fascismo” più strisciante, più pervasivo, più capace di creare consenso su modelli comportamentali costruiti ad arte per trainare consumi e assecondare la pseudo cultura meritocratica che attraversa tranquillamente entrambi i poli elettorali.
Che ripropone il corporativismo e la cooptazione dei lavoratori nel proprio sfruttamento con il pagamento di parte del salario in azioni, che demolisce stato sociale e contratti nazionali seminando la convinzione che esiste un'unica società possibile e di questa società o si è “militanti”, o automi consenzienti o altrimenti se ne è espulsi.
Che costruisce artatamente il concetto di “sicurezza”, fomentando razzismo, per scaricare sui migranti il peso e la responsabilità della nostra precarietà della vita e del lavoro. ….e che, soprattutto, non sente il peso di un’opposizione di classe che fa sentire a chi questa crisi ha determinato, la rabbia di chi questa crisi si rifiuta di pagare.
Ma se questo è, molto sinteticamente, il senso della trasformazione che la crisi sta accellerando, non basta più la doverosa e scontata solidarietà a chi è colpito dalla repressione, non basta più la condivisione forte e sentita del peso delle denunce e del carcere.
Va, crediamo, analizzato e affrontato più complessivamente il quadro dello scontro, andando a ricostruire sul terreno materiale del conflitto e della solidarietà di classe, le relazioni tra i settori sociali che la ristrutturazione economica di metà anni ’70 e le modificazioni post fordiste che l’organizzazione capitalistica del lavoro ha subito e riprodotto nella classe nei termini di rottura dei vincoli solidaristici.
Va intrecciato ogni tipo di percorso di confronto collettivo all’interno del sindacalismo di Base, in rappresentanza di settori di classe “tradizionali”, con una nuova capacità di analisi sulla nuove forme che la composizione di classe assume nella fortissima e motivata convinzione che la precarietà odierna non è la stessa precarietà dell’operaio fiat prima degli accordi del1980.
E ancora sapendo coniugare e generalizzare questa prospettiva di conflitto alla pratica di resistenza sociale alle trasformazioni territoriali e ambientali.
Va rimesso in piedi un confronto di progettualità che possa camminare sia su un livello di rigidità e resistenza operaia contro i licenziamenti , come anche su forme nuove e radicali di vertenzialità sociale.
Va superato con forza il (passateci l’espressione) il corporativismo studentesco, il corporativismo precario, il corporativismo operaio, capendo oltretutto che su questi corporativismi si avvitano dinamiche di sopravvivenza di piccoli ceti politici in cerca di scadenze in cui alzare la bandierina.
Vanno bandite, una volta per tutte, le speranze di trasformazione societaria su un piano elettorale ricercando collettivamente internità al conflitto in ogni forma si esprima.
Il “se non ora quando” di cui parlavamo ai primi sentori della crisi è sempre più attuale, e con questa impellenza ogni soggettività politica e sociale dovrà fare i conti, con una capacità rinnovata di recepire stimoli per un confronto collettivo sulla fase e sugli strumenti che, per affrontarla, questa richiede.
Solidarietà ai compagni arrestati
per un rilancio del conflitto !
I compagni e le compagne del csa vittoria.
(Sugli arresti del 19/05/2009 e non solo)
Sabato 16 maggio a Torino la contestazione degli operai della fiat e dello Slai Cobas contro la possibilità di tagli dell’occupazione e gli accordi concertativi siglati dai sindacati confederati viene criminalizzata su tutti i media e da un fronte che va dall cgil cisl uil fino a confindustria e governo.
Martedi 19 maggio a Torino la polizia arresta 2 compagni dopo le cariche effettuate per disperdere un corteo di migliaia di studenti che manifestavano contro il saccheggio della scuola pubblica e il taglio dei fondi all’università.
Venerdi 22 maggio a Milano la digos interviene in una scuola elementare per rimuovere i cartelli esposti per protesta contro il taglio di un insegnate imposto dalla riforma Gelmini, cercando di indagare sugli autori di quei manifesti cosi sovversivi……..
Sabato 23 maggio a Palermo la polizia carica e opera fermi ai danni dei partecipanti alla protesta organizzata dalla Confederazione Cobas che, alla manifestazione in ricordo di Giovanni Falcone, esponeva uno striscione “la mafia ringrazia lo stato per la morte della scuola pubblica”.
Abbiamo fatto un breve panorama di questi ultimi avvenimenti, diversi per contesto, per dare il senso di quello che è ormai, nei fatti, l’unico modo di risoluzione e l’approccio del governo delle destre, alle diverse forme che il conflitto di classe e la protesta sociale possono assumere.
Specifichiamo governo Berlusconi perché diamo per scontato che ogni governo della borghesia, nelle sue diverse componenti, utilizzi la repressione e la violenza per tacitare l’opposizione nelle piazze, e da questo punto di vista il governo Prodi, da Napoli 2001 in poi non si è fatto e soprattutto non ci ha fatto mancare nulla.
Ma oggi, crediamo, di essere all’interno di un quadro di una progressiva trasformazione delle istituzioni borghesi, e di assistere ad un silenzioso e progressivo passaggio da una democrazia parlamentare borghese, con il taglio definitivo dell’ormai inutile parlamento (diventato pesante orpello per il decisionismo del “capo”) e con l’annullamento delle cosiddette mediazioni “democratiche” , ad un regime del controllo sociale e di “democrazia autoritaria” che utilizza il consenso popolare, la credibilità personale…..e lo strapotere economico del loro padre padrone, la criminalizzazione orchestrata e violenta dei media, la repressione nelle piazze con una perfetta sintonia tra magistratura e forze dell’ordine, e la concertazione come grazia concessa e auspicata dalle forze sindacali, come armi per tenere soggiogati i proletari al loro ruolo di subalternità e per costringerci a vivere con livelli di sfruttamento e precarietà della vita sempre più accentuati.
L’attuale crisi strutturale del modo di produzione capitalistico accellera e rinforza i processi repressivi e le strette autoritarie per prevenire e annullare ogni spinta che possa frenare i processi di trasformazione interna all’organizzzione capitalistica del lavoro per permettere la sopravivenza del capitalismo.
Ma non stiamo parlando, ne evidentemente paventiamo, non ipotizzabili colpi di stato o altre espressioni del potere che in altre fasi della storia la borghesia nazionale ha utilizzato.
Non pensiamo certamente alla riproposizione di un fascismo in camicia nera o a possibili parate con il fascio littorio, che comunque tanto piacerebbero a una buona parte dei ministri dell’attuale repubblica italiana.
Pensiamo e vogliamo denunciare le nuove forme in cui l’oppressione di classe si esprime ormai da tempo.
Pensiamo ad un “fascismo” più strisciante, più pervasivo, più capace di creare consenso su modelli comportamentali costruiti ad arte per trainare consumi e assecondare la pseudo cultura meritocratica che attraversa tranquillamente entrambi i poli elettorali.
Che ripropone il corporativismo e la cooptazione dei lavoratori nel proprio sfruttamento con il pagamento di parte del salario in azioni, che demolisce stato sociale e contratti nazionali seminando la convinzione che esiste un'unica società possibile e di questa società o si è “militanti”, o automi consenzienti o altrimenti se ne è espulsi.
Che costruisce artatamente il concetto di “sicurezza”, fomentando razzismo, per scaricare sui migranti il peso e la responsabilità della nostra precarietà della vita e del lavoro. ….e che, soprattutto, non sente il peso di un’opposizione di classe che fa sentire a chi questa crisi ha determinato, la rabbia di chi questa crisi si rifiuta di pagare.
Ma se questo è, molto sinteticamente, il senso della trasformazione che la crisi sta accellerando, non basta più la doverosa e scontata solidarietà a chi è colpito dalla repressione, non basta più la condivisione forte e sentita del peso delle denunce e del carcere.
Va, crediamo, analizzato e affrontato più complessivamente il quadro dello scontro, andando a ricostruire sul terreno materiale del conflitto e della solidarietà di classe, le relazioni tra i settori sociali che la ristrutturazione economica di metà anni ’70 e le modificazioni post fordiste che l’organizzazione capitalistica del lavoro ha subito e riprodotto nella classe nei termini di rottura dei vincoli solidaristici.
Va intrecciato ogni tipo di percorso di confronto collettivo all’interno del sindacalismo di Base, in rappresentanza di settori di classe “tradizionali”, con una nuova capacità di analisi sulla nuove forme che la composizione di classe assume nella fortissima e motivata convinzione che la precarietà odierna non è la stessa precarietà dell’operaio fiat prima degli accordi del1980.
E ancora sapendo coniugare e generalizzare questa prospettiva di conflitto alla pratica di resistenza sociale alle trasformazioni territoriali e ambientali.
Va rimesso in piedi un confronto di progettualità che possa camminare sia su un livello di rigidità e resistenza operaia contro i licenziamenti , come anche su forme nuove e radicali di vertenzialità sociale.
Va superato con forza il (passateci l’espressione) il corporativismo studentesco, il corporativismo precario, il corporativismo operaio, capendo oltretutto che su questi corporativismi si avvitano dinamiche di sopravvivenza di piccoli ceti politici in cerca di scadenze in cui alzare la bandierina.
Vanno bandite, una volta per tutte, le speranze di trasformazione societaria su un piano elettorale ricercando collettivamente internità al conflitto in ogni forma si esprima.
Il “se non ora quando” di cui parlavamo ai primi sentori della crisi è sempre più attuale, e con questa impellenza ogni soggettività politica e sociale dovrà fare i conti, con una capacità rinnovata di recepire stimoli per un confronto collettivo sulla fase e sugli strumenti che, per affrontarla, questa richiede.
Solidarietà ai compagni arrestati
per un rilancio del conflitto !
I compagni e le compagne del csa vittoria.
lunedì 25 maggio 2009
Ritorno al futuro: Rioccupata la Fornace! La vera riqualificazione si chiama autogestione!
Oggi, a un anno dallo sgombero del centro sociale SOS Fornace, abbiamo rioccupato l’area di via S. Martino 20.Abbiamo deciso di riprenderci quello spazio perchè l’esperienza del centro sociale è stato un vero e proprio esempio di “riqualificazione dal basso” di un’area dismessa che, attraverso l’autogestione, è stata riportata in vita, facendola diventare in tre anni un contenitore di esperienze critiche e conflittuali contro la ristrutturazione che sta subendo il nostro territorio, motore di iniziative rivolte alla città e un tentativo di risposta ai bisogni collettivi attraverso l’autorganizzazione.La scelta dell’area di via S. Martino non è dovuta alla nostalgia. Questo spazio è situato in un’area strategica rispetto al prossimo sviluppo della città e alla costruzione della città-vetrina. Nel nuovo PGT i quartieri di S. Martino e Lucernate sono infatti indicati come epicentri della trasformazione verso il futuro assetto prospettato per Rho: quello di essere un cento direzionale sul modello de “La Défense” parigina, che comporterà la riconversione delle aree produttive e la conseguente terziarizzazione del territorio attraverso la costruzione di strutture ricettive, centri commerciali, uffici e la “densificazione” dei tessuti residenziali a bassa intensità.La città-vetrina di Fiera ed Expo è un cimitero di passioni per chi ci vive. E’ una città grigia, vuota, escludente, governata dalla paura del “nemico pubblico” di turno, nella quale le politiche securitarie si abbattono contro i soggetti deboli e non omologati - materia di ordine pubblico quando non di decoro urbano - tutelando nel contempo il profitto e la rendita dei soliti affaristi e speculatori malgrado i veri produttori di ricchezza di questo territorio siano precari e migranti.Al cemento si unisce dunque il manganello, connubio ben rappresentato dalla scricchiolante maggioranza che governa la città. Da una parte, al timone delle trasformazioni, il sindaco Zucchetti: ciellino, uomo di Formigoni ed emissario della Compagnia delle opere, e quindi della Fiera; dall’altra la Lega Nord, della cui pretesa di difendere il territorio rimane solo il razzismo e l’intolleranza, visto che gli interessi dei cittadini rhodensi sono già stati ampiamente svenduti in cambio di qualche poltrona nei posti chiave di Fiera Milano e della Società di Gestione di Expo 2015.Con questa occupazione vogliamo aprire una vertenza rispetto all’assetto complessivo che questo territorio, stretto nelle mani rapaci di Fiera ed Expo, andrà ad assumere nei prossimi anni.Riporteremo in via S. Martino 20 i percorsi, le vertenzialità e il conflitto che abbiamo prodotto, autorganizzandoci, all’interno della città vetrina di Expo 2015, convinti che l’unico modo per uscire dalla crisi sia quello di riappropriarsi dal basso della ricchezza che attraversa questo territorio reclamando un welfare metropolitano che garantisca un reddito di base a carattere universale per tutti, rivendicando nel contempo spazi, diritti, reddito, beni comuni fruibili da tutti.La Fornace è essa stessa un bene comune: crediamo di non aver rubato nulla a nessuno con questa occupazione. Siamo convinti anzi di aver riconsegnato alla collettività, convertendola nuovamente a un “uso sociale”, un’area tornata ad essere, grazie allo sgombero dello scorso anno, a rischio speculazione oltre che nel medesimo stato di abbandono e incuria nel quale l’avevamo trovata quattro anni orsono.
ABBIAMO INIZIATO PER NON FERMARCI!CREIAMO CONFLITTO, LIBERIAMO SPAZI, RECLAMIAMO REDDITO, RIVENDICHIAMO DIRITTI NELLA CITTA’ VETRINA DI EXPO 2015!
SOS FORNACE Rho – Via S. Martino 20
www.sosfornace.org
sosfornace@inventati.org
Infoline: 338 1432876
ABBIAMO INIZIATO PER NON FERMARCI!CREIAMO CONFLITTO, LIBERIAMO SPAZI, RECLAMIAMO REDDITO, RIVENDICHIAMO DIRITTI NELLA CITTA’ VETRINA DI EXPO 2015!
SOS FORNACE Rho – Via S. Martino 20
www.sosfornace.org
sosfornace@inventati.org
Infoline: 338 1432876
BOICOTTA ISRAELE,SOSTIENI LA PALESTINA!

BOICOTTA ISRAELE, SOSTIENI LA PALESTINA!
Sabato 13 giugno è stata lanciata la seconda giornata di mobilitazionea livello nazionale per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzionidell’economia di guerra israeliana.La rete milanese Boicotta Israele ha prodotto in questi mesi numerosemomenti di controinformazione e denuncia ed è aperta a tutte le realtàe i singoli interessati che intendono aderire alla campagna BDS eorganizzare iniziative sul proprio territorio.Invitiamo pertanto a contattarci per coordinare le iniziative e apartecipare alla prossima riunione delle Rete che si terrà mercoledì3 giugno alle ore 18.30 presso il centro sociale Vittoria, via Friuliangolo via Muratori (MM3 Lodi).
Sabato 13 giugno è stata lanciata la seconda giornata di mobilitazionea livello nazionale per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzionidell’economia di guerra israeliana.La rete milanese Boicotta Israele ha prodotto in questi mesi numerosemomenti di controinformazione e denuncia ed è aperta a tutte le realtàe i singoli interessati che intendono aderire alla campagna BDS eorganizzare iniziative sul proprio territorio.Invitiamo pertanto a contattarci per coordinare le iniziative e apartecipare alla prossima riunione delle Rete che si terrà mercoledì3 giugno alle ore 18.30 presso il centro sociale Vittoria, via Friuliangolo via Muratori (MM3 Lodi).
Rete milanese Boicotta Israele
domenica 24 maggio 2009
PROSSIMI APPUNTAMENTI AL C.P.A.
Prossimi Appuntamenti alla:
Corte Popolare Autogestita
NERVIANO (frazione Garbatola) - MI
VIA GORIZIA n.8 [clicca qui]
Cineforum
AFRICA "il continente ricco"
Giovedì 28 Maggio: Blood Diamond di Edward Zwick (2006)
Giovedì 4 Giugno: Hotel Rwanda di Terry George (2004)
Spazio Studio al C.P.A.
dalle 16.00 alle 18.30 - dal lunedì al venerdì
La CORTE POPOLARE AUTOGESTITA offre uno spazio studio pomeridiano (dalle ore 16.00 alle ore 18.30) per studenti delle Scuole Medie, delle Scuole Superiori e dell’Università.
Sono inoltre organizzati corsi di ripetizione gratuiti in materie umanistiche e scientifiche.
LO SPAZIO E' UTILIZZABILE PER RIUNIONI DI COLLETTIVI STUDENTESCHI.
popolART
Rassegna rivolta a giovani artisti del territorio, e non solo...
7 Giugno: inaugurazione della mostra di Mattias Turini
A BREVE ULTERIORI INFORMAZIONI.
CORTE POPOLARE AUTOGESTITA
Garbatola di Nerviano
Via Gorizia 8
COLLETTIVO OLTRE il PONTE
www.collettivoltreilponte.it
http://collettivoltreilponte.wordpress.com
e-mail: collettivoltreilponte@yahoo.it
Corte Popolare Autogestita
NERVIANO (frazione Garbatola) - MI
VIA GORIZIA n.8 [clicca qui]
Cineforum
AFRICA "il continente ricco"
Giovedì 28 Maggio: Blood Diamond di Edward Zwick (2006)
Giovedì 4 Giugno: Hotel Rwanda di Terry George (2004)
Spazio Studio al C.P.A.
dalle 16.00 alle 18.30 - dal lunedì al venerdì
La CORTE POPOLARE AUTOGESTITA offre uno spazio studio pomeridiano (dalle ore 16.00 alle ore 18.30) per studenti delle Scuole Medie, delle Scuole Superiori e dell’Università.
Sono inoltre organizzati corsi di ripetizione gratuiti in materie umanistiche e scientifiche.
LO SPAZIO E' UTILIZZABILE PER RIUNIONI DI COLLETTIVI STUDENTESCHI.
popolART
Rassegna rivolta a giovani artisti del territorio, e non solo...
7 Giugno: inaugurazione della mostra di Mattias Turini
A BREVE ULTERIORI INFORMAZIONI.
CORTE POPOLARE AUTOGESTITA
Garbatola di Nerviano
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COLLETTIVO OLTRE il PONTE
www.collettivoltreilponte.it
http://collettivoltreilponte.wordpress.com
e-mail: collettivoltreilponte@yahoo.it
giovedì 21 maggio 2009
Noi la crisi non la paghiamo!’ Paese Basco fermo per lo sciopero generale dei sindacati di classe. Picchetti, barricate e sabotaggi, finora 5 arresti
Il governo basco e la federazione degli industriali continuano a parlare di fallimento dello sciopero di oggi e di adesione scarsa, pari al 12% per la Confebask e tra il 10 e il 20% per Lakua. Ma basta dare uno sguardo alle immagini e ai video postati in tempo reale sul sito approntato ad hoc – www.grebaorokorra.info – per accorgersi che le cose non stanno affatto così.
In una prima valutazione resa pubblica all’inizio della mattinata, i sindacati ELA, LAB, ESK, STEE-EILAS, EHNE e Hiru (di classe e indipendentisti, che insieme rappresentano il 60% dei lavoratori sindacalizzati) affermano che i dati sull’adesione allo sciopero generale proclamato per tutta la giornata di oggi contro ‘chi scarica la crisi sulle spalle dei lavoratori’ sono molto positivi e indicano un’ampia adesione. Gli slogan della giornata su cui è stato proclamato lo sciopero sono ‘Non mancano i soldi, è che ci sono troppi ladri’ (il riferimento è ai capitalisti che continuano ad arricchirsi nonostante i licenziamenti di massa di lavoratori), “Noi la crisi non la paghiamo”, “Abbasso il capitalismo”.
Vedi le foto: http://www.gara.net/argazki-galeriak/m21-greba/argazkiak.php
Secondo i primi dati forniti in mattinata, è stato soprattutto il settore dei lavoratori dell’industria ad aderire con più entusiasmo allo sciopero: il blocco era totale nei poligoni industriali di Bermeo, e Durango (Bizkaia), Azpeitia, Gernika e Ondarroa (Gipuzkoa), Sakana, Bera e Lesaka (Navarra). Nella provincia del Goierri, a 30 km da Donostia San Sebastian, l’adesione è stata molto alta, con imprese tra le più importanti di tutto il territorio basco come la CAF totalmente paralizzata; lo stesso avviene nella zona di Hernani.Nel settore dell’istruzione anche si apprezza un’ampia adesione allo sciopero, con centinaia di scuole rimaste chiuse (80 solo in Navarra), oltre a numerose facoltà universitarie. Nel settore pubblico, la fermata è stata maggioritaria nelle Amministrazioni Locali, importante ma non maggioritaria invece nelle amministrazioni provinciali e regionali. Nel Municipio di Donosti si registra un 33% di adesione e un 15% nel trasporto pubblico locale. A Bilbao hanno incrociato le braccia il 31% dei lavoratori della Provincia.I media di proprietà pubblica sono stati fortemente interessati dallo sciopero, come ad esempio le radio e le Tv regionali del gruppo EiTB che almeno durante la mattinata hanno trasmesso solo notiziari. Nella località di Zaratamo, il cantiere dell’Alta Velocità è completamente fermo.
Per quanto riguarda i servizi privati, i sindacati indicano una adesione elevata ma a macchia di leopardo, che ha portato alla chiusura di centri commerciali, negozi e supermercati, assicurazioni, ditte di pulizia, banche, imprese di catering ecc. Nella città di Bilbao i servizi hanno risposto bene al contrario del settore privato anche se il centro commerciale El Corte Inglés è rimasto chiuso, mentre nella città navarra di Tutera oggi gli automobilisti potranno parcheggiare gratis perché i lavoratori della OTA (strisce blu) hanno aderito allo sciopero. Buona adesione a Donostia, dove sia il settore privato che quello pubblico hanno aderito in maniera elevata all’appello dei sindacati. Nel settore dei trasporti – la Metro di Bilbao, Eusko Tren, il tram di Bilbao - funzionano solo i servizi minimi garantiti in base alla legge, e anche nelle ditte private del comparto l’adesione è stata significativa. A proposito di servizi minimi è polemica perché l’altroieri, solo due giorni prima dello sciopero generale, il nuovo ministro basco del lavoro ha imposto un aumento dei servizi da garantire in caso di sciopero tentando nei fatti di far fallire una mobilitazione alla quale non hanno voluto aderire i sindacati spagnoli che operano in territorio basco, cioè la UGT e le Comisiones Obreras. Anche la sezione basca di Izquierda Unida non ha voluto sostenere la mobilitazione, parlando di una strumentalizzazione delle ragioni dei lavoratori da parte di forze politiche nazionaliste. Ampio sostegno ai lavoratori in sciopero invece da parte di tutto il movimento di classe basco e di quello indipendentista, del movimento studentesco, dei collettivi femministi e delle associazioni antirazziste ed internazionaliste che hanno partecipato insieme ai sindacati a centinaia tra presidi e cortei organizzati già dall’inizio della mattinata in moltissime località basche. Qualche giorno fa durante una conferenza stampa circa 30 organizzazioni sindacali di classe ed indipendenti di tutti i territori dello Stato Spagnolo avevano espresso la loro solidarietà e partecipazione alla protesta indetta dai sindacati baschi di area indipendentista e nazionalista.
5 arresti, cariche e denunce
Secondo le informazioni diffuse all’ora di pranzo dal Ministero degli Interni della Comunità Autonoma Basca, il primo arresto della giornata si è registrato all’una di notte a Gasteiz, quando alcuni agenti dell’Ertzaintza (la polizia regionale) avrebbero individuato un giovane che sabotava con del silicone il portone di un liceo. Alle 10.30 sempre a Gasteiz è stata arrestata una persona perché partecipava ad un picchetto che tentava di impedire l’ingresso di alcuni lavoratori all’interno del centro commerciale El Corte Inglés e il passaggio di alcuni camion.Alle 7.00, agenti della polizia autonoma hanno arrestato a Donostia un uomo che partecipava ad un picchetto, accusato di impedire la partenza degli autobus urbani. E’ stato denunciato per ‘resistenza e disobbedienza’ alla forza pubblica. I poliziotti hanno caricato e manganellato i lavoratori per sciogliere il picchetto.La quarta detenzione si è avuta a Trapagaran, dove una persona che partecipava ad un picchetto informativo è stato arrestato per ‘aggressione’ contro gli agenti dell’Ertzaintza. Il quinto arresto ha avuto luogo nel centro commerciale Mendibil di Irun, alle 10.00. Qui l’Ertzaintza ha caricato contro un picchetto e ha detenuto un giovane.A Bilbao, l’Ertzaintza ha caricato circa 100 persone che si erano concentrate all’interno della stazione degli autobus.
Sabotaggi e barricate Numerosi tratti della linea ferroviaria nel Paese Basco sono stati sabotati a partire dalle prime ore dell’alba. In molti casi i sabotatori hanno tranciato le catene delle linee a scartamento ridotto, provocando il rallentamento o anche il blocco della circolazione. Per tutta la mattinata l’Ertzaintza è stata impegnata nel contrasto delle ‘barricate di fuoco’ erette dai manifestanti in numerose zone della geografia basca: Deusto, Zizurkil, Iruñea, Atarrabia, Asteasu, Zumaia. In altri casi alcuni istituti scolastici sono rimasti chiusi a causa del sabotaggio dei portoni con il silicone.
Guarda il video della manifestazione di Donostia: http://www.gara.net/bideoak/m21-greba/index.php* Radio Città Aperta
In una prima valutazione resa pubblica all’inizio della mattinata, i sindacati ELA, LAB, ESK, STEE-EILAS, EHNE e Hiru (di classe e indipendentisti, che insieme rappresentano il 60% dei lavoratori sindacalizzati) affermano che i dati sull’adesione allo sciopero generale proclamato per tutta la giornata di oggi contro ‘chi scarica la crisi sulle spalle dei lavoratori’ sono molto positivi e indicano un’ampia adesione. Gli slogan della giornata su cui è stato proclamato lo sciopero sono ‘Non mancano i soldi, è che ci sono troppi ladri’ (il riferimento è ai capitalisti che continuano ad arricchirsi nonostante i licenziamenti di massa di lavoratori), “Noi la crisi non la paghiamo”, “Abbasso il capitalismo”.
Vedi le foto: http://www.gara.net/argazki-galeriak/m21-greba/argazkiak.php
Secondo i primi dati forniti in mattinata, è stato soprattutto il settore dei lavoratori dell’industria ad aderire con più entusiasmo allo sciopero: il blocco era totale nei poligoni industriali di Bermeo, e Durango (Bizkaia), Azpeitia, Gernika e Ondarroa (Gipuzkoa), Sakana, Bera e Lesaka (Navarra). Nella provincia del Goierri, a 30 km da Donostia San Sebastian, l’adesione è stata molto alta, con imprese tra le più importanti di tutto il territorio basco come la CAF totalmente paralizzata; lo stesso avviene nella zona di Hernani.Nel settore dell’istruzione anche si apprezza un’ampia adesione allo sciopero, con centinaia di scuole rimaste chiuse (80 solo in Navarra), oltre a numerose facoltà universitarie. Nel settore pubblico, la fermata è stata maggioritaria nelle Amministrazioni Locali, importante ma non maggioritaria invece nelle amministrazioni provinciali e regionali. Nel Municipio di Donosti si registra un 33% di adesione e un 15% nel trasporto pubblico locale. A Bilbao hanno incrociato le braccia il 31% dei lavoratori della Provincia.I media di proprietà pubblica sono stati fortemente interessati dallo sciopero, come ad esempio le radio e le Tv regionali del gruppo EiTB che almeno durante la mattinata hanno trasmesso solo notiziari. Nella località di Zaratamo, il cantiere dell’Alta Velocità è completamente fermo.
Per quanto riguarda i servizi privati, i sindacati indicano una adesione elevata ma a macchia di leopardo, che ha portato alla chiusura di centri commerciali, negozi e supermercati, assicurazioni, ditte di pulizia, banche, imprese di catering ecc. Nella città di Bilbao i servizi hanno risposto bene al contrario del settore privato anche se il centro commerciale El Corte Inglés è rimasto chiuso, mentre nella città navarra di Tutera oggi gli automobilisti potranno parcheggiare gratis perché i lavoratori della OTA (strisce blu) hanno aderito allo sciopero. Buona adesione a Donostia, dove sia il settore privato che quello pubblico hanno aderito in maniera elevata all’appello dei sindacati. Nel settore dei trasporti – la Metro di Bilbao, Eusko Tren, il tram di Bilbao - funzionano solo i servizi minimi garantiti in base alla legge, e anche nelle ditte private del comparto l’adesione è stata significativa. A proposito di servizi minimi è polemica perché l’altroieri, solo due giorni prima dello sciopero generale, il nuovo ministro basco del lavoro ha imposto un aumento dei servizi da garantire in caso di sciopero tentando nei fatti di far fallire una mobilitazione alla quale non hanno voluto aderire i sindacati spagnoli che operano in territorio basco, cioè la UGT e le Comisiones Obreras. Anche la sezione basca di Izquierda Unida non ha voluto sostenere la mobilitazione, parlando di una strumentalizzazione delle ragioni dei lavoratori da parte di forze politiche nazionaliste. Ampio sostegno ai lavoratori in sciopero invece da parte di tutto il movimento di classe basco e di quello indipendentista, del movimento studentesco, dei collettivi femministi e delle associazioni antirazziste ed internazionaliste che hanno partecipato insieme ai sindacati a centinaia tra presidi e cortei organizzati già dall’inizio della mattinata in moltissime località basche. Qualche giorno fa durante una conferenza stampa circa 30 organizzazioni sindacali di classe ed indipendenti di tutti i territori dello Stato Spagnolo avevano espresso la loro solidarietà e partecipazione alla protesta indetta dai sindacati baschi di area indipendentista e nazionalista.
5 arresti, cariche e denunce
Secondo le informazioni diffuse all’ora di pranzo dal Ministero degli Interni della Comunità Autonoma Basca, il primo arresto della giornata si è registrato all’una di notte a Gasteiz, quando alcuni agenti dell’Ertzaintza (la polizia regionale) avrebbero individuato un giovane che sabotava con del silicone il portone di un liceo. Alle 10.30 sempre a Gasteiz è stata arrestata una persona perché partecipava ad un picchetto che tentava di impedire l’ingresso di alcuni lavoratori all’interno del centro commerciale El Corte Inglés e il passaggio di alcuni camion.Alle 7.00, agenti della polizia autonoma hanno arrestato a Donostia un uomo che partecipava ad un picchetto, accusato di impedire la partenza degli autobus urbani. E’ stato denunciato per ‘resistenza e disobbedienza’ alla forza pubblica. I poliziotti hanno caricato e manganellato i lavoratori per sciogliere il picchetto.La quarta detenzione si è avuta a Trapagaran, dove una persona che partecipava ad un picchetto informativo è stato arrestato per ‘aggressione’ contro gli agenti dell’Ertzaintza. Il quinto arresto ha avuto luogo nel centro commerciale Mendibil di Irun, alle 10.00. Qui l’Ertzaintza ha caricato contro un picchetto e ha detenuto un giovane.A Bilbao, l’Ertzaintza ha caricato circa 100 persone che si erano concentrate all’interno della stazione degli autobus.
Sabotaggi e barricate Numerosi tratti della linea ferroviaria nel Paese Basco sono stati sabotati a partire dalle prime ore dell’alba. In molti casi i sabotatori hanno tranciato le catene delle linee a scartamento ridotto, provocando il rallentamento o anche il blocco della circolazione. Per tutta la mattinata l’Ertzaintza è stata impegnata nel contrasto delle ‘barricate di fuoco’ erette dai manifestanti in numerose zone della geografia basca: Deusto, Zizurkil, Iruñea, Atarrabia, Asteasu, Zumaia. In altri casi alcuni istituti scolastici sono rimasti chiusi a causa del sabotaggio dei portoni con il silicone.
Guarda il video della manifestazione di Donostia: http://www.gara.net/bideoak/m21-greba/index.php* Radio Città Aperta
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