Nella nuova sede del sindacato, in via Marco Aurelio 31, si è svolta l’assemblea dei cobas per fare
il punto su questa fase economica e politica, sulla necessità di aprire un fronte il più largo possibile della lotta di classe e sulla valutazione delle nostre iniziative.
Al periodo di forte sviluppo capitalistico che va dal dopoguerra all’inizio degli anni ’70 è seguito
una fase di crisi, stagnazione del prodotto lordo dei vari paesi e continue recessioni con una conseguente riduzione in termini reali del PIL, fino a questa ultima, (in termini di tempo) crisi particolarmente profonda ed esplosiva.
Lo sviluppo del credito, l’intervento massiccio dello Sato nell’economia, la gestione in funzione anticiclica della massa monetaria e dei tassi d’interesse, attraverso l’azione delle banche Centrali,
hanno permesso di procrastinare l’effetto della crisi, ma hanno “drogato” il “cavallo” capitalista, fino al punto che sta collassando e i capitalisti non possono che rispondere scatenando una pesante offensiva alle condizioni di vita e di lavoro della classe operaia.
La crisi greca è lo specchio in cui si riflette l’immagine del sistema del capitale a livello mondiale e
sta ad indicare che gli effetti delle crisi non si manifestano solo alla sua periferia , ma cominciano
ad accentrarsi con forti scosse verso le metropoli dei paesi imperialisti, e il peggio deve ancora
avvenire.
Mentre intere masse di milioni di persone muoiono per fame, masse enormi di merci invendute restano a marcire nei magazzini.
E’ una crisi di sovrapproduzione di capitali e di merci e queste ultime non trovano sbocchi perché i capitalisti non traggono da esse adeguati profitti.
Milioni di lavoratori anche nelle metropoli sono spinti sull’orlo del precipizio sociale, vengono licenziati e gli ammortizzatori sociali che i borghesi mettono in campo non possono che ridursi e prosciugarsi ed allora l’attuale stato di agonia della condizione lavorativa è destinata a trasformarsi nella cruda realtà di uno scontro sempre più aperto tra le classi.
Il proletariato sarà messo sempre di più con le spalle al muro e le illusioni che i lavoratori hanno sul fatto che la “nottata” passi per poi riprendere la “normale” vita da sfruttati, tenderà a venir meno e necessariamente dovranno entrare nell’arena dello scontro, classe contro classe.
La nostra lotta sindacale non può limitarsi ad una resistenza azienda per azienda, ma uscire dal localismo collegandosi ad una prospettiva di lotta contro il capitale, per il superamento del capitalismo per la costruzione di una società non basata sul profitto.
L’assemblea ha ribadito la necessità di rafforzare la nostra resistenza nelle aziende, negli uffici, nelle cooperative, nei vari posti di lavoro, ma con la consapevolezza che le vittorie sul campo saranno effettive se saranno in grado di creare la coscienza che il nemico non è solo il proprio padrone, ma è l’insieme della classe dei capitalisti e dei loro governi.
Abbiamo ribadito che la nostra lotta sarà perdente se rafforzeremo l’illusione tra i lavoratori che bisogna battersi per un modello diverso di sviluppo capitalistico, o chiedendo “una domanda pubblica qualificata” sperando in un mondo diverso dove i capitalisti non facciano i capitalisti.
La Banca Mondiale calcola che 700 milioni di miliardi di dollari oggi vengono scambiati in modo
non ufficiale e questi non possono essere controllati dai governi, anche se si centralizzano di più.
I 750 miliardi stanziati per spegnere l’incendio in Europa e le politiche contro i lavoratori possono
solo abbassare le fiamme, ma non spegnere il fuoco che arde in tutto il mondo, ormai più nessuno,
tantomeno i governi dei paesi imperialisti apertamente in lotta ed in concorrenza per sopravvivere sono in grado di controllare capitali fittizi così ingenti che vagano sulle piazze finanziarie del mondo e questo avvicina la catastrofe e la guerra interimperialista, salvo che i proletari si organizzino per distruggere questo modo di produzione.
Nei prossimi mesi siamo impegnati a generalizzare la risposta dei lavoratori, insieme a tutti coloro che sono contro la macelleria sociale che tutti i governi del mondo stanno attuando, ma solo se si rafforzerà un reale fronte di classe e di lotta “dal basso” sarà possibile creare rapporti di forza più favorevoli per i lavoratori.
Milano 24-05-201
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