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A FIANCO DEL POPOLO PALESTINESE!
militare d’Israele,iniziata con giorni di pesanti bombardamenti su tutta la striscia di Gaza e seguita da una pesante operazione di terra che sta distruggendo la città di Gaza e i campi profughi all’interno di tutta la striscia, i morti causati da questa sporca operazione di guerra sono più di 1.200 di cui la maggior parte civili soprattutto donne e bambini mentre i feriti superano i 4.000.Questo è un’ulteriore passaggio verso l’annientamento del popolo Palestinese a opera dello stato d’Israele,l’esercito israeliano (uno dei più potenti e meglio equipaggiato
al mondo) sta attaccando una popolazione che non può neanche scappare perché rinchiusa in una striscia di terra da un muro costruito in questi anni da Israele,una popolazione che è ormai allo stremo.Ricordiamo che Gaza è sottoposta da due anni ad un embargo da parte di Israele,sostenuto dagli USA e dalla UE (tra cui l’Italia) che ha di fatto impedito l’entrata dei beni di prima necessità(cibo,acqua,medicine).
La situazione in Palestina è sotto gli occhi di tutti,da una parte il popolo Palestinese che sta pagando quotidianamente con massacri l’occupazione Israeliana ;dall’altra lo stato sionista d’Israele che sta portando avanti una scientifica pulizia etnica contro un’ intero
popolo.
Il vero volto di Israele e di tutte le potenze occidentali che sostengono questo stato economicamente e politicamente, si sta mostrando al mondo per quello che realmente è:
terrorista,guerrafondaio e criminale. Siamo convinti che il popolo palestinese riuscirà a resistere e respingere questa ennesima operazione di sterminio da parte di Israele. Come lavoratori ci schieriamo apertamente e senza esitazioni al fianco del popolo Palestinese e della sua resistenza
contro l’occupante e invitiamo tutti a fare altrettanto cercando di guardare la situazione
con occhi propri e non con quelli che i mass media ci vogliono far vedere.
LA LOTTA PAGA: VITTORIA A ORIGGIO!
Dopo mesi di lotta auto-organizzata e coraggiosa, i lavoratori delle cooperative Leonardo e Java operanti al magazzino di smistamento merci della Bennet di Origgio hanno vinto.
Questa lotta ha dimostrato che l’unità tra lavoratori Italiani ed immigrati di diverse nazionalità
è fondamentale per vincere le lotte e migliorare le condizioni di vita e di lavoro e soprattutto è riuscita a superare ogni ostacolo che da anni viene imposto ai lavoratori,
razzismo,paura e rassegnazione.
Dopo 5scioperi (con partecipazione dei lavoratoria gli scioperi generali del 17 novembre e 12
dicembre), con picchetti alle entrate del magazzino Bennet di Origgio, i lavoratori delle
cooperative (95% immigrati che lavorano in condizioni pessime) riescono a piegare i loro
p a d r o n i .
Dopo cinque mesi di lotta i lavoratori, quasi tutti iscritti allo Slai Cobas, hanno firmato un
accordo che prevede:
1) il rientro in azienda di Dikson, operaio licenziato, dopo una provocazione
dei capetti della coop. Leonardo,
perché delegato tra i più attivi del nostro sindacato;
2) trasferimento in altri siti di due capetti che in azienda intimidivano ed insultavano
con frasi razziste i lavoratori;
3) costituzione di una commissione, dove sono presenti insieme ai responsabili aziendali quattro lavoratori, che ha il compito di ripartire le ore tra i 160 lavoratori presenti nel magazzino Bennet
e l'organizzazione delle presenze nei turni;
4) l'attribuzione dell'ultima trance della quota una tantum di 600 euro sulla prossima busta
paga (andando contro l'accordo nazionale, siglato il 10 dicembre 2008 a Roma tra le
associazioni padronali e sindacati confederali,che, oltre alla concessione di ulteriore flessibilità
sull'orario di lavoro, introduzione dell'apprendistato di durata di 36 mesi con una
retribuzione pari al 90%, proroga al 31 dicembre del 2009 l'erogazione della quota una tantum); 5) 30 euro mensili di aumento per tutti ( tra i lavoratori delle diverse cooperative
e con diverse mansioni) sul premio di produttività subito e altri 30 euro di aumento a partire dal primo giorno di luglio 2009;
6)costituzione di una sala medica per il primopronto soccorso;
7) il riconoscimento della rappresentanza sindacale dei delegati Slai Cobas.
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pagina 2 crisi economica
IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI!
Crisi, una parola che rimbomba dai giornali e dalla televisione,che entra nella vita di tutti i giorni nei discorsi che si fanno in fabbrica e nei posti di lavoro, che ci viene venduta come un insieme di errori commessi da chi governa l’economia, come qualcosa che tanto per cambiare devono pagare in prima persona i lavoratori e da chi è sul gradino più basso di questa società.
Ma crisi di cosa? E perché arriva proprio ora? Su questo i mezzi di comunicazione fanno una confusione voluta, non parlano chiaro, si nascondono dietro giustificazioni che non stanno ne in cielo ne in terra.
Facciamo allora un po’ di chiarezza e cerchiamo di fare ciò nella maniera più semplice possibile, pur sapendo che così facendo si lascia poco spazio ad analisi più approfondite,che abbaiamo sempre tempo di fare in un secondo momento; ora cerchiamo di capire la questione fondamentale.
Il capitalismo non è solo una parola che si legge sul vocabolario o un termine antiquato che usano i soliti estremisti comunisti ( così come ci definiscono da destra e da sinistra); il capitalismo è il sistema che comanda da più di due secoli nel mondo in cui viviamo; che ci piaccia o no esistono persone che detengono i mezzi di produzione, che accumulano denaro e ricchezza sulle spalle di altre che lavorano e vengono sfruttate, esistono interi paesi dove la fame e la sete,la povertà,la non scolarizzazione, le malattie e la morte sono una costante di tutti i giorni con cui lottare. Così come in altri lo spreco e il consumismo la fanno da padroni, vivendo appunto sulla miseria e lo sfruttamento di interi popoli. L’individualismo e la competitività vengono esaltati come modello vincente, non solo nel modello americano che è il livello più alto di questo sistema, ma con diverse sfumature in tutto il mondo. Chiamiamola globalizzazione, chiamiamola come vogliamo questo è.
E se questo andava bene fino a ieri, cosa sta succedendo oggi?
Sicuramente chi ha privilegi e potere non vuole rinunciare a questo modello che noi da sempre combattiamo, e nonostante qualcosa si sia inceppato, le intenzioni non cambiano.
Ma andiamo con ordine . Ci stanno dicendo che questa è una crisi di sovrapproduzione di merci quando ci dicono che non si consuma abbastanza per fare girare la ruota dell’economia, ci stanno dicendo che qualcuno si è inventato dei soldi che non c’erano per continuare ad accumulare ricchezza e privilegi che invece ancora ci sono e se uno non è cieco li vede a chilometri di distanza; ci stanno dicendo che dobbiamo fare sacrifici per rimettere a posto le cose, come se fosse scontato che noi accettiamo che le cose vadano sempre nella direzione che vogliono loro. E nonostante noi diciamo che questo sistema è marcio e destinato a scomparire, dall’altra parte fanno di tutto per tenerlo in piedi. E’ normale che sia così, gli interessi degli sfruttatori non sono mai quelli degli sfruttati. E’ vero che il sistema è in crisi, ma questa crisi non deriva da errori o spregiudicatezza, è soltanto la logica prosecuzione di un pensiero dominante, di un economia che a furia di mungere la mucca l’ha lasciata senza latte.
E allora non ci raccontino palle del tipo “ ridistribuiamo i redditi così andremo avanti in maniera più equa” o “amministriamo l’economia in maniera limpida” o ancora “diamo un volto umano al capitalismo”.
Da questa crisi può venire soltanto altra povertà, e soprattutto la guerra che la storia ci dimostra essere stato lo strumento migliore in mano ai padroni per riprendere in mano la situazione, camminando sui cadaveri di migliaia di persone:1915,1945, e poi tutte le varie guerre fatte in nome di una libertà che di volta in volta cambiava volto ; ricordiamo il Saddam Hussein amico dell’occidente che diventa il diavolo in terra, i talebani afgani eroici liberatori che diventano pericolosi terroristi e così via.
Ma quello che preoccupa di più è la passività con cui invece chi subisce continua a subire, a credere alle menzogne che ci vengono propinate; si passa dall’odio razziale verso gli immigrati all’indifferenza verso i propri compagni di lavoro licenziati, si accettano cassa integrazione e licenziamenti molte volte senza fiatare, si accetta un graduale ma inesorabile peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro come una fatalità.
La consegna, il compito che abbiamo è diverso: rompere il silenzio, riprendere in mano in prima persona il nostro destino, e non per cambiare qualcosa che mai cambierà, qualsiasi maschera si metta questo sistema è irriformabile, è inaccettabile, non va cambiato , va abbattuto.
Non siamo in una fase rivoluzionaria, dall’oggi al domani non riusciremo a fare questo, e diciamo ciò per non correre il rischio di essere scambiato per grilli parlanti o cosa simile; però una cosa da subito possiamo farla: combattere per i nostri reali interessi, ricostruire il meccanismo della solidarietà tra i lavoratori e gli sfruttati, contro ogni razzismo, contro ogni guerra voluta dall’alto solo per dividerci ed indebolirci.
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pagina 3 cinema territorio
I SOLDI NON CI SONO?BENE, FACCIAMO IL NO EXPO!
Ormai non serve più neanche l'immaginario creato a nascondere i debiti e disastri che Expo2015
ci farà pagare nei prossimi anni. Hanno svelato,non a noi, i loro veri scopi con
la lotta di potere per il controllo della So.g.e.. Il Governo ha tracciato la strada riconfermando
la legge obiettivo e dando il via alle regalie di beni e patrimoni
pubblici (Alitalia, legge 133 e relativi tagli a università e ricerca per fare due esempi)
agli imprenditori amici e interessati al business Expo. Tra legge finanziaria e decreti collegati
sono già stati destinati più di 16 mld di Euro a Expo2-015 (1,5 mld) e grandi opere,
parecchie delle quali legate al piano infrastrutturale di Expo (TAV, TEM, Brebemi, Pedemontana).
Il solito ricatto occupazionale, il solito disco delle grandi opere
che fanno da volano all'economia.
Bugie,storie vecchie,film già visti con tutte le conseguenze del caso (devastazioni ambi en t al i ,
costi lievitanti,mafie, lavoro nero e mortale,affari per pochissimi, danni alla salute di molti). Ma "il banchetto" è solo cominciato, e si chiedono più soldi. Addirittura c'è chi, udite udite il PD o il PDL o il PDLD?, invoca mobilitazioni bipartisan per chiedere a zio Silvio di aprire ancora la borsa.
Ma quale? Tagliamo un po' di sanità? Privatizziamo l'aria? Licenziamo un po' di fannulloni?
La Moratti si appresta a privatizzare quanto di pubblico è rimasto, e con la scusa di
fare cassa si toglie di mezzo anche qualche rompiscatole incompatibile con la città vetrina.
E poi soldi per far cosa? Altri regali agli speculatori che prendono i nostri soldi, distruggono
i territori arricchendosi sul lavoro senza diritti e sicurezza, magari usando cemento
marcio? Soldi per salvare immobiliaristi e costruttori indebitati o per far lavorare un po' le
varie Coop? Soldi per garantirsi i finanziamenti dalle stesse banche che sono protagoniste
della crisi finanziaria? Perché non raccontate queste belle fiabe nei quartieri popolari
dove già la terza settimana è un miraggio, o davanti ai cancelli delle fabbriche in crisi, o andate a raccontarlo ai precari e agli studenti che con i loro soldi ci facciamo una nuova bella tangenziale attorno a Milano, così, visto che i cervelli fuggono, meglio gasarli da piccoli che arricchire la concorr e n z a s t r a n i e r a . Basta grandi eventi, basta grandi opere. Noi non pagheremo
vostra crisi e il vostro E x p o . In piena crisi economica e finanziaria l'unica cosa di buon
senso da fare è il NOEXPO 2015, ossia invertire la rotta.
Prendere tutti quei bei miliardidi soldi pubblici e detassare salari, stipendi e pens ioni ;
destinare risorse e r e d d i t o per la sicurezza sul lavoro e per ridurre la precarietà;
creare fondi di sostegno agli affitti e al recupero del patrimonio edilizio pubblico e non regalare ogni mq di terreno alla speculazione; investire nelle energie rinnovabili, nel risparmio energetico, nella ristrutturazione energetica degli edifici; migliorare il trasporto pubblico locale e investire
sulla mobilità sostenibile; investire nei cervelli e non nel cemento. Queste parole e i saperi che i territori e le lotte esprimeranno li butteremo in faccia a chi vuole decidere del nostro futuro sopra le nostre teste, a chi vede il business laddove ci sono vite, paesaggi, habi t at , beni comuni .
Al vostro Expo non abbiamo mai creduto; ora, grazie a voi, alla vostra ingordigia, siamo
meno soli. Il mostro che state progettando sarà il motore del nostro consenso e del resto chi semina vento raccoglie t e m p e s t a .
La casa del Diavolo di Lucio Monocrom
“E' stato così che ci siamo definitivamente arruolati nel
partito del diavolo, vale a dire di quel male storico che porta
alla distruzione delle condizioni esistenti, di “quella parte
sbagliata” che fa la storia rovinando ogni soddisfazione
prestabilita” G.Dbord
L'horror come genere nasce coi lavori Universal firmati da
Todd Browning e James Whale (Dracula, 1931, Frankenstein,
1931). All'interno del cinema muto è già in precedenza
presente un cinema che nelle atmosfere e nella storia è
vicino a ciò che diverrà il genere horror. In particolare nella
Germania della repubblica di Weimar si sviluppa un intero
e complesso filone in grado di influenzare il successivo
horror e che contiene cinema espressionista e affini (Wiene,
Murnau, Lang, Pabst). Siegfried Kracauer, attraverso il suo
celeberrimo saggio “Da Caligari a Hitler”, osserva come il
cinema di questi tempi sia premonitore dell'incubo nazista e
si faccia d'esso narratore ante litteram. Lo spettro del nazismo
si agita a livello sociale ben prima dell'avvento di Hitler
che semplicemente se ne fa interprete. Nosferatu e il
dottor Caligari sono testimonianza di questo fenomeno ma
Kracauer si sofferma non tanto su quel cinema dagli intenti
più propriamente artistici ma prevalentemente su quei prodotti
che potremmo definire “di livello medio”, molto più
esplicativi (a suo parere) di un modo di pensar comune. Al
di là del come e del perchè ciò accade, constatiamo il semplice
fatto che il genere horror emerge o torna in auge nei
momenti di crisi e di depressione, sia nel caso della Germania
degli anni 20 sia nel caso degli Stati Uniti degli anni 30
(la grande depressione) e degli anni 70 (la fine del
“capitalismo solidale” e l'avanzata di ciò che diverrà il reaganesimo).
La rappresentazione della paura è quindi per
alcuni critici e teorici un'occasione per riconoscere alcune
pericolose forze sotterranee interne all'inconscio sociale che
devono allarmale la vita civile in caso di emersione. Sull'argomento
è possibile ed a volte auspicabile anche un rovesciamento
di prospettiva, rovesciamento in grado di ribaltare
i ruoli all'interno della narrazione conferendo al “mostro”
una volontà di ribellione nei confronti di una società repressiva
ed autoritaria che lo esclude e, nel finale, lo sopprime.
Al di là di queste due classiche prospettive, la rappresentazione
della paura è oggi più di ieri, anche, un modo per
stimolare profitto (non solo economico). Attraverso essa si
vendono prodotti, si vincono le elezioni e, più in generale,
si controlla la società. Questo argomento mi pare oggi prevalente
e più interessante rispetto ai due precedenti percorsi
proposti, mi pare aderire maggiormente al contesto sociale
ed economico vigente in cui ogni aspetto della vita umana
viene mercificato ed ideologizzato. Il genere horror, all'interno
di questa nuova contestualizzazione, pare uscirne con
le ossa rotte in particolare sul territorio americano, suo
habitat naturale fino alla fine degli anni 90. L'eccessiva
attenzione alla forma crea nel genere quell'effetto di svuotamento
di contenuti, di mancanza di sostanza che Baudrillard
chiamò “effetto Beaubourg”. L'asservimento completo
ai bisogni dell'industria è la conseguenza più radicale di tale
involuzione. A partire da questo periodo, dominano all'interno
del genere tre principali questioni: la perdita della
centralità del cinema americano (ovvero l'irruzione sul mercato
cinematografico dell'Asia), la sterilità insopportabile
dei contenuti proposti e l'incapacità di suscitare un reale
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pagina 3 lavoro
FONDI INTEGRATIVI SANITARI: UNA STORIA CHE INSEGNA!
Negli ultimi rinnovi contrattuali in alcune categorie come i chimici, i metalmeccanici,il
commercio,sono stai introdotti i fondi sanitari integrativi.
I fondi sanitari sono costituiti tramite quote annue versate dai lavoratori aderenti,che
qualora si ammalassero possono usufruire di cure mediche nelle cliniche convenzionate
con il fondo di categoria.
Questo meccanismo,introduce l’ennesimo tassello verso la privatizzazione dellasanità pubblica.
Il fondo sanitario EST stipulato nel 2005 da CONFCOMMERCIO e CGIL-CISL-UIL nel
settore del commercio (l’adesione al fondo è obbligatoria) dimostra le reali finalità di questi
fondi sanitari.
Al fondo sanitario EST aderiscono attualmente un milione 71.390 lavoratori che versano
120 euro all’anno,mentre i potenziali aderenti sono 2,8 milioni che possono portare
nelle casse del fondo 350 milioni dieuro.
Il consiglio direttivo è formato da 36 persone che arrivano a 83 tra consiglio,giunta
e s e c u t i - va,comitato di g e s t i o n e , e c c . suddivise a metà tra rappresentanti
d e l l a CONFCOMMERCIO e d i C G I L(FILCAMS) -C I S L(FISASCAT) –UIL (UILTUCS).
Lo scorso anno il fondo ha incassato 57,9 milioni di euro, 50,4 milioni sono stati spesi per l’acquisto dei premi assicurativi mentre i restanti 7 milioni e mezzo sono stati spesi
una parte per le prestazioni sanitarie e un’-altra per “indennità e gettoni” degli organi collegiali,mentre i rimanenti (326.632 euro)sono stati spesi per la pubblicità del fondo
obbligatorio sui giornali di CGIL (filcams) –CISL (fisascat) – UIL(uiltucs).
Questa ennesima storia dimostra come i fondi sanitari hanno la funzionalità non solo di
aprire la strada allo smantellamento della sanità pubblica,ma sono ulteriori mezzi di profitto sulle spalle dei lavoratori da parte di assicurazioni,privati e parassiti di turno(sindacati confederali);
il fatto che tutto questo viene fatto con la complicità di CGIL-CISLUIL dovrebbe fare riflettere
i lavoratori che ancora fanno affidamento a questi sindacati, per noi che da molti anni abbiamo
scelto l’autorganizzazione sindacale e politica questa ennesima truffa ai danni dei lavoratori
non fa che rafforzare la nostra scelta.
La ristrutturazione non risparmia nessuno!
La Sealed Air (ex- Grace) di passirana sta vivendo per la prima volta nella sua storia la procedura di cassa integrazione,la messa in mobilità di 25 lavoratori che saranno licenziati a Passirana, la chiusura di una filiale nel Lazio e di una in Piemonte,con il trasferimento di alcune
linee produttive in Francia.
Da parte dei sindacati confederali c’è stata una sostanziale accettazione di tutto questo, e a Passirana la trattativa si è già chiusa con la firma di un accordo.
Anche questa notizia non può che confermare un ipotesi che si dimostra ogni giorno più veritiera: per quanto esista una grossa crisi del capitalismo mondiale, i padroni non perdono l’occasione di sfruttare questo pretesto per sfoltire i ranghi dei lavoratori, per licenziare, delocalizzare la
produzione. E troppo spesso non trovano nessunaopposizione nelle loro manovre.
Attenzione, purtroppo questo non è che l’inizio, ed è ora che i lavoratori si attrezzino ad affrontare questa congiuntura , arrendersi senza avere combattuto non serve a nessuno, soprattutto in questo momento.
Lo SLAI-COBAS RHO offre assistenza
sindacale il Mercoledì dalle 20 alle 21
in via dante 5 a Rho
SLAI COBAS RHO
Sindacato dei lavoratori
autorganizzati intergategoriali
http://www.slaicobasmilano.org/
http://www.slai-cobas.org/
la spinta! Si pone l’obbiettivo di collegare e contro-informare lavoratori,precari,studenti della provincia nord-ovest di Milano,per creare dei percorsi di autorganizzazione
dal basso.Collabora e fai crescere il foglio, mandaci la tua opinione e il tuo contributo e contattaci per partecipare attivamente.
Ci troviamo a Rho tutti i Mercoledì dalle 19.30in via dante 5.
PER INFO E CONTATTI:
E-MAlL: laspinta@yahoo.it
http://www.infolaspinta.blogspot.com/
IN PRIMO PIANO
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