LA SPINTA N° 4 MESE NOVEMBRE
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Una scuola di “classe”
Le classi non esistono più, in molti sostengono questa tesi, ma quello che non si riesce a capire è perché la ricchezza è detenuta nelle mani di pochi gruppi finanziari o famiglie e invece chi vive sotto la soglia del livello di povertà sta aumentando, così come sta invece diminuendo il potere d’acquisto dei lavoratori.
Questo dimostra che le classi esistono eccome e che la politica di classe viene applicata in ogni settore della società.
In questo numero c’è un articolo in cui un gruppo di genitori analizza la riforma Gelmini; un articolo interessante che va compendiato da una considerazione: è da anni che attraverso le varie riforme si va nella direzione di una scuola privata d’elite riservata a chi se la può permettere, comunque sempre più finanziata dallo stato.
Questo processo sta ora subendo un ulteriore accelerazione; si dequalifica la scuola elementare, si toglie l’aiuto (insegnante di sostegno, mediatore culturale).
Anche la media e la media superiore vengono attaccate diminuendo la qualità di queste, che se dequalificate a scuole di serie b diventeranno l’area di sosta per i ragazzi che non possono permettersi la scuola privata; anche i tagli all’università sono sintomo di un ottusità estrema del capitalismo nostrano, del
berlusconismo compiuto.
Il processo di scolarizzazione di massa fu il diretto effetto delle lotte operaie degli anni 60 e 70, tutto il processo che questo fenomeno aveva aperto, nel bene e nel male, si tenta di cancellarlo( e non da adesso, questa riforma è solo la punta dell’iceberg), si sposta ancora una volta le lancette dell’orologio all’indietro.
Salutiamo con favore quindi le lotte degli studenti, degli insegnanti e dei genitori, che nonostante siano ancora molte volte timide e confuse, perché rompono il muro di silenzio e di accettazione che in questo settore, la scuola, durava da ormai troppo tempo.
Come lavoratori che lavorano attorno al progetto di un sindacato e di un’organizzazione politica di classe, cercheremo di porre la massima attenzione a quello che succederà e di interloquire con chi sta portando avantil’opposizione al progetto Gelmini-Berlusconi, e l’articolo pubblicato all’interno è una prima testimonianza di ciò.
Invitiamo anche i lavoratori della scuola, gli studenti a farci pervenire materiale in questo senso per creare dibattito sempre più ampio
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CONTRIBUTO A CURA DEL COORDINAMENTO GENITORI DEMOCRATICI DI LAINATE
Se pensate che l’istruzione sia costosa,provate l’ignoranza”
(Derek Bok, presidente dell’Università di Harvard)
La protesta di queste settimane nel Paese è una protesta che trova il suo fondamento e la sua giustificazione nell’idea di scuola che il ministro Gelmini propone alla scuola italiana con la pretesa di voler migliorare la qualità della nostra scuola. Il ministro Gelmini decide di infierire proprio sulla scuola primaria che, ad oggi, continua ad essere riconosciuta da tutti gli organismi internazionali come uno dei migliori sistemi di istruzione al mondo in termini di risultati di apprendimento e di competenze raggiunte dai bambini. Per questo governo la scuola deve semplicemente costare di meno, tutto il resto non conta, soprattutto non contano le nuove e diverse esigenze dei bambini di oggi in una società sempre più complessa e in continua evoluzione; anzi meno sanno, meglio è. Sulla base delle recenti decisioni assunte, nella scuola primaria l’innalzamento del rapporto alunni/classi produrrà la riduzione di 4.867 posti di lavoro. Ci saranno 2.900 classi in meno, cioè circa 55.000 alunni da ricollocare. Per circa 100.000 classi su 138.000 l’orario settimanale sarà ridotto mediamente di 3 ore, in questo modo saranno tagliati 14.000 posti. Il mantenimento delle classi a modulo o a tempo pieno dipenderà quindi dal numero di classi attivate a 24 ore settimanali con il “maestro unico”. L’insegnamento della lingua inglese sarà affidato solo alle insegnanti specializzate, quindi verranno tagliati tutti gli 11.200 posti delle insegnanti specialiste. In tutto per la scuola primaria il taglio sarà di 30.067 posti. A cui occorre sommare il dato di 29.740 posti nella secondaria di primo grado e 27.593 posti nella secondaria di secondo grado. Insomma, la cifra totale di posti tagliati (tra personale docente e non docente) in tre anni è di 132 mila. E tutto questo mentre il numero degli alunni è previsto in aumento. La logica dei tagli risponde ad un criterio, uno soltanto: la scuola è un centro di costo, una spesa. Non un settore di investimento. La scuola ha perso, in sette anni, oltre 32 mila docenti di ruolo. Quest’anno, nelle scuole lavorano più di 141 mila precari e il 49,54% dei docenti di sostegno nelle nostre scuole sono precari. Perché? Semplicemente perché un docente non di ruolo, un precario, costa molto meno allo Stato. Un insegnante precario viene assunto all’inizio dell’anno scolastico e licenziato alla fine dell’attività didattica, a giugno. Questo significa essere in grado di garantire una scuola di qualità per tutti, ma soprattutto per chi ne ha bisogno? Una politica di tagli non può servire a garantire la qualità del fare scuola! I tagli non si fermano qui, ma riguardano anche i finanziamenti per l’arricchimento dell’offerta formativa nelle scuole, la formazione dei docenti, gli investimenti per l’integrazione degli alunni stranieri. Sicuramente i tagli non riguardano le scuole non statali che vedono, invece, sempre aumentare i finanziamenti dello Stato. Il vero motivo dei provvedimenti governativi non è solo quello di far cassa, tagliando ulteriormente le spese per l’istruzione per dirottarle verso altri settori (infrastrutture, sicurezza…). Si vogliono azzerare, infatti, le esperienze più avanzate, dal tempo pieno alle sperimentazioni, per ridurre la scuola statale a un servizio minimo, nel quale l’offerta didattica diventi a pagamento. Viene posto in atto coscientemente un attacco frontale alla visione della scuola della nostra Costituzione, la scuola di tutti e per tutti, l’Istituzione che ha il compito di formare il cittadino della Repubblica sulla base dei principi di uguaglianza e libertà. La ventilata trasformazione delle scuole in fondazioni , l’utilizzo del principio di sussidiarietà del privato, la proposta di eliminare il valore legale del titolo di studio, svelano l’obiettivo ideologico del governo: distruggere l’esperienza che negli anni dal 1968 al 1974 ha prodotto la scuola democratica e partecipata dei decreti delegati, la media unica, la scuola dell’infanzia statale. Si vuole mettere sotto controllo ciò che viene considerato un presidio ideologico della cultura del ’68. La nostra scuola soffre di tanti problemi, ma l’analisi dei dati suggerirebbe una politica scolastica in grado di mantenere il livello di eccellenza raggiunto dalla nostra scuola primaria, di portare a compimento una riforma moderna della scuola secondaria, di risolvere il problema della fatiscenza delle strutture edilizie, di investire risorse fisiche ed umane aggiuntive nelle zone più disagiate del sud.
La politica di questo governo sulla scuola ci allontanerà sempre di più dal resto dei paesi industrializzati. Se non sapremo investire sulla nostra risorsa primaria, cioè la persona, il declino del nostro paese diventerà inarrestabile. Occorre la mobilitazione di tutta la società per contrastare con iniziative culturali e di lotta questo pesante attacco ideologico alla Scuola della Repubblica.
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La casa del Diavolo di
Lucio Monocrom
“E che cosa ne pensa della società italiana?"
“Il popolo più analfabeta con la borghesia più ignorante d'Europa”
La Ricotta, P.P.Pasolini, 1963
Negli ultimi tempi si parla molto di scuola, di università, di conoscenza e di saperi. Il dibattito televisivo, sempre più fondante del pensiero della “maggioranza silenziosa”, è molto impegnato a dividere saperi “buoni” da saperi “cattivi” o “inutili”: i saperi buoni sono legati alle scienze naturali ed all'economia, i saperi “cattivi” o “inutili” sono legati al resto delle scienze umane e a discipline “palesemente antistoriche” come la letteratura o le arti in genere. In un mondo che riesce a dividere l'economia in reale e virtuale ci si può aspettare di tutto, anche l'eliminazione del nesso fra scienze umane e naturali, fra letteratura e storia, fra teoria e pratica. Questo è il senso della citazione-provocazione iniziale tratta dalle labbra di Orson Wells. Può accadere quindi che non ci si accorga che la capacità di “leggere” la realtà, di avere opinioni sulle proprie condizioni sociali, di avere idee su quali siano i modelli di vita a cui voler aderire (indipendentemente da ciò che il mercato ti suggerisce o da ciò che il mainstream predilige che tu faccia), è elemento indispensabile per qualsiasi società produttiva.
E' possibile quindi rimuovere un'elemento fondamentale del dibattito ma non è possibile sottrarsi al ritorno di questa rimozione. Il cinema è una di quelle discipline inutili e dannose alla produttività, citato spesso come creatore di esempi negativi per i giovani e rivalutato solo quando produce grandi incassi. Questa visione del fenomeno è chiaramente pacchiana ed inverosimile ma se si domanda ai vari Tiraboschi, Boeri ed esperti vari (protagonisti in queste settimane del dibattito pubblico sulla scuola) cosa ne pensino di ciò, otterremo risposte che non si discostano troppo da questa incredibile visione.
Personalmente ritengo, al contrario, che proprio nella produzione culturale dell'ultimo decennio, produzione della quale il cinema è il campo di cui più possiedo competenze, è ben visibile ciò che ora accade all'interno della nostra realtà quotidiana, è ben visibile lo spirito e l'essenza della crisi. Nei prossimi numeri di La Spinta svilupperò un discorso sul cinema zoommando sul genere horror, modello narrativo e visivo in cui è più visibile il discorso sul ritorno del rimosso oggi in grado di offrire una lettura propositiva riguardo ad importanti fenomeni d'attualità. Il rimosso dello sfruttamento, il rimosso dell'Oriente, il rimosso della libertà, il rimosso del sapere come strumento di vita e non come mezzo per far soldi non importa come (del quale i telequiz sono l'esempio più emblematico) è più che presente nel panorama mondiale dell'horror contemporaneo.
Hai per caso paura dei fantasmi? Forse è solo perchè non li conosci.
CHIUDE LA NTL DI LEGNANO,FABBRICA DEL COMPARTO TESSILE.
L’azienda nelle scorse settimane ha comunicato ai 100 lavoratori la definitiva cessazione dell’attività produttiva e come al solito dobbiamo riscontrare la complicità dei sindacati confederali CGIL-CISL-UIL.
Il gioco è sempre lo stesso l’azienda mette in cassa integrazione e da una ridicola buona uscita di 5000 euro ,intanto i sindacati confederali firmano gli accordi e tengono buoni i lavoratori.
In questo caso la cassa integrazione era iniziata il 5 Settembre,i sindacalisti confederali avevano assicurato i lavoratori che solo lavorando fino alla fine,consegnando tutti gli ordini, sarebbero forse riusciti a salvare qualcosa (oltre al danno la beffa) , anche perché l’azienda non era in crisi e che il lavoro era talmente tanto che non riuscivano a consegnare per tempo.
Ai lavoratori della NTL va tutta la nostra solidarietà,convinti che solo attraverso l’autorganizzazione riusciremo a tutelarci e avere la possibilità di vincere le lotte.
SCIOPERO E CORTEO ALL’ARTEMIDE DI PREGNANA MILANESE.
Le scorse settimane i lavoratori dell’Artemide,fabbrica metal meccanica, sono entrati in lotta per rivendicare la stabilizzazione di tutti i lavoratori precari e un’ aumento salariale del premio di produzione di 500 euro.L’azienda da parte sua vuole concedere un’ aumento molto minore e legato alla produttività.
Un’ esempio di lotta e solidarietà
LA CRISI DEL CAPITALISMO SI FA SENTIRE
Iveco ed Eutelia due fabbriche metal meccaniche nel territorio di Pregnana,stanno subendo gli effetti della crisi economica in atto,cassa integrazione e futuro incerto sta toccando e toccherà nelle prossime settimana questi lavoratori.
Anche alla Frilvam di Nerviano ,ditta chimica inserita nel contratto della gomma-plastica,sono previsti 3 giorni alla settimana di cassa integrazione a rotazione per tutti i lavoratori.
La crisi del capitalismo la stiamo pagando inevitabilmente noi lavoratori,solo se riusciremo a organizzarci e mobilitarci riusciremo a invertire la rotta e far pagare la crisi a chi l’ha prodotta,il capitalismo,il padronato,le banche e tutti gli speculatori.
L’AFFONDO DEI FONDI PENSIONE!
Come previsto i fondi pensione si stanno rivelando un fallimento e con il calo delle borse stanno letteralmente affondando.
Da Gennaio a Settembre i fondi pensione chiusi ,quelli di categoria o aziendali hanno perso in media il 3,49 %, mentre il TFR rimasto in azienda (che si rivaluta in base al 75% dell’inflazione istat più una quota fissa dell’1,5% ) ha guadagnato il 2,7 % netto,quindi rispetto ai fondi pensione si distacca del 6 %.Questo quadro è destinato ad aggravarsi visto le pesanti perdite di borsa avvenute in Ottobre.
La maggioranza dei lavoratori ha mantenuto il proprio TFR in azienda mentre circa 3 milioni di lavoratori hanno aderito ai fondi pensione, spinti da sindacati confederali,governo,banche e assicurazioni che ancora una volta hanno cercato di fare profitto sulle spalle dei lavoratori. Ricordiamo lo slogan che con insistenza usavano i sindacalisti confederali nelle assemblee o gli economisti e i politici nelle televisioni per farci aderire ai fondi: “i fondi pensione saranno una stampella per il futuro,soprattutto dei giovani”.Intanto i lavoratori Chimici con il fondo Fonchim perdevano a settembre il 14,8 % da inizio anno,mentre i metalmeccanici del cometa il 10 % ,questi due fondi inoltre erano presenti con alcune quote nelle azioni della Lehman Brothers la banca americana fallita lo scorso Settembre.
Riportiamo la rilevazione al netto di alcuni fondi pensione in data 20/10/2008 (fonte corriere economia)
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CHIUDIAMO LA SKINHOUSE comunicato del comitato antifascista bollatese
VIA I NAZISKIN DA BOLLATE!CHIUDIAMO LA SKINHOUSE!Sabato 18 ottobre a Bollate in via Alfieri ha aperto la nuova sede della cosiddetta “skinhouse”, punto di ritrovo dell'organizzazione neofascista denominata “Hammerskin”.La “skinhouse” diventerà il punto di ritrovo (da tutta la Lombardia) per individui che si dichiarano esplicitamente antisemiti e radicalmente razzisti, che si ispirano apertamente all'ideologia nazifascista; individui che considerano normale l'utilizzo della violenza come strumento di relazione sociale.Sono numerosissimi gli episodi di violenza e di aggressioni squadriste compiuti in Italia negli ultimi anni ai danni di attivisti politici, stranieri, gay, normali cittadini e in generale nei confronti di chi viene percepito di volta in volta -da loro- come “diversi”.Dopo due anni dallo sfratto forzoso della sede di via Cannero a Milano i naziskin riaprono da noi a Bollate, la città che fu anche di Claudio Varalli assassinato a 17 anni da un militante neofascista. Città che ha visto tra i suoi cittadini numerosi partigiani e martiri della Libertà.L'apertura della skinhouse a Bollate rappresenta un gravissimo problema democratico e di incolumità per tutti. Questa sede è un insulto alla nostra Città e ai valori della nostra Costituzione.
IN PRIMO PIANO
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